di R. C. e Paolo Baroni
Il brano The Rhythm of the Night (ZYX, 1993), fu l'esordio e il maggiore successo commerciale del gruppo dance Corona, progetto del produttore e compositore Francesco Bontempi (alias Lee Marrow). Il pezzo era cantato da Jenny B., ma come frontwoman venne scelta la modella brasiliana Olga Maria de Sousa. Nel corso del 1994, il singolo raggiunse i primi posti delle classifiche di mezza Europa, diventando una hit persino in Australia e in Nuova Zelanda.
Sopra: il DJ Francesco Bontempi e la cover del singolo The Rhythm of the Night.
Al di là del testo, piuttosto convenzionale, ci interessa analizzare il video poiché presenta dei particolari interessanti. Lo svolgimento è tipico di questo genere musicale: la protagonista (Olga de Sousa) danza dall'inizio alla fine del brano, seppure con ambientazioni diverse: al tramonto, in un luna park, in una grande città.
Ad un certo punto nel filmato compare fugacemente un altro personaggio: una cartomante che mostra i Tarocchi, le carte solitamente utilizzate per la divinazione.
Non è questo però che ha catturato la nostra attenzione, bensì una serie di immagini proiettate sullo sfondo in più di un'occasione. Non si possono considerare subliminali visto il tempo di esposizione, ma si susseguono una dopo l'altra, in flash rapidissimi. Ne mostriamo solo qualcuna a titolo di esempio:
Ma che cosa rappresentano queste figure? Non si tratta di normali disegni geometrici o zodiacali. Siamo di fronte a simboli, presi dalla Kabbalah, detti «Sigilli» (contenenti il più delle volte nomi divini o angelici in ebraico e spesso Esagrammi), utilizzati nelle pratiche magiche (soprattutto nella Magia del Caos) per i consueti usi: fornire protezione, rimuovere il malocchio, legare persone, ottenere ricchezze, ecc... Non sappiamo il perché di questi inserimenti, se ci sia sul serio un qualche scopo magico propiziatorio o se si tratti semplicemente di un modo come un altro di riempire lo sfondo.
Ci limitiamo a segnalarlo più che altro per proporre alcune riflessioni che vanno al di là del brano in questione. La prima è che il video dimostra ancora una volta che i richiami all'esoterismo permeano da tempo un po' tutti i generi di musica moderna, nessuno escluso. Che poi ciò accada per un effettivo coinvolgimento dei protagonisti nell'occulto o che ci siano scopi più banali (ragioni «estetiche», provocazioni, voglia di farsi pubblicità, ecc...), va valutato caso per caso, anche se spesso, in mancanza di esplicite ammissioni, è difficile conoscere le motivazioni reali.
Poi abbiamo rinvenuto il Settimo Pentacolo di Saturno, usato per provocare terremoti.
E infine il Terzo Pentacolo di Saturno, usato di notte per l'evocazione spiritica (*).
Qualunque sia la ragione, va detto che si tratta di rimandi ad un mondo oscuro che sarebbe meglio non pubblicizzare. E qui vorremmo aggiungere una seconda considerazione. La magia è una pratica da sempre condannata nella Bibbia: «Non praticherete alcuna sorta di divinazione o di magia» (Lv 19, 26) (ovviamente, i passi in cui si citano negativamente queste pratiche sono molti di più).
Da ciò si capisce chiaramente come Dio non voglia che i suoi figli invece di affidarsi soltanto a Lui con la preghiera, vadano dai maghi per conoscere il futuro, procurarsi amuleti, ottenere ricchezza, salute, amore, lavoro, ecc... La magia (bianca o nera) infatti non viene da Dio, bensì dal diavolo: sia le pratiche da molti considerate innocue (lettura delle carte), sia le evocazioni di spiriti (dalla tavola Oujia al giochino Charlie Charlie Challenge che ultimamente va di moda tra i ragazzi), sia i malefici veri e propri.
Sopra, a sinistra la tavola Ouija; a destra, Charlie Charlie Challenge.
Per chi vi ricorre, anche a distanza di anni, le conseguenze spirituali possono essere serie: vessazioni, ossessioni e persino possessioni diaboliche. Affidarsi alla magia perciò vuol dire incorrere in grossi pericoli non solamente per il proprio portafogli, ma soprattutto per la propria anima.
Per concludere una terza ed ultima considerazione. Anche l'ambiente delle discoteche in passato divenne un luogo di reclutamento da parte di alcune sètte, che con la promessa di esperienze trasgressive, riuscirono ad accalappiare più di qualche sprovveduto. Nel 1994 fece scalpore l'allarme lanciato da Padre Martino Siciliani, benedettino della basilica di San Pietro a Perugia, che spiegava come in certe discoteche della zona si facesse propaganda alla magia e al satanismo, con tanto di disc jockey che invitavano il pubblico a invocare Satana dopo aver spento le luci e bloccato la musica 1.
Certo, è probabile che il tutto venisse spacciato come un gioco o una cosa divertente, visto che già all'epoca Satana veniva da molti considerato come un personaggio da film horror, alla stregua di Dracula o di Freddie Kruger. Ma evidentemente la cosa prese una piega più seria, tanto che la denuncia trovò spazio nei principali quotidiani nazionali:
Sopra: un paio di manifesti di rave party che attingono all'immaginario horror-diabolico.
Episodi come questo costituiscono sicuramente casi limite, ma va ricordato che, più o meno negli stessi anni, le discoteche furono tra le prime a diffondere in Italia la moda della festa di Halloween, conosciuta sì attraverso i film americani, ma tutto sommato fino ad allora del tutto estranea alla cultura del nostro Paese.
Intendiamoci: sappiamo benissimo che chi frequenta la discoteca ci va per ballare, divertirsi, incontrare ragazze o ragazzi. Ma si sa che il diavolo può insinuarsi anche nei divertimenti più innocenti. I fenomeni di satanismo saranno anche piuttosto rari, ma non si possono negare le tentazioni più ordinarie che vengono offerte da questi ambienti (abuso di alcool, droga, sesso occasionale, ecc..). Troppi ragazzi in questi anni hanno perso la vita dopo lo «sballo» in discoteca o in qualche rave party.
Note
(*) Vedi pagina web http://oakthorne.net/wiki/index.php?title=Pentacles_of_Saturn 1 Cfr. D. Milani, «Nelle discoteche perugine invocazioni a Satana», in Il Corriere della Sera, del 19 dicembre 1994, pag. 13. 2 Cfr. «Allarme Satana in discoteca. Il prete: messe nere e riti», in La Repubblica, del 19 dicembre 1994.
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