di don Michael Dimond 1
Il 14 ottobre 2018, Francesco I (1936-2025), con una solenne cerimonia in San Pietro, ha canonizzato Paolo VI elevandolo agli onori degli altari.
Sopra: il ritratto di Paolo VI sulla facciata di San Pietro nel giorno della sua canonizzazione.
Nel precedente articolo su Giovanni XXIII abbiamo visto come il Cardinale John Heenan (1905-1975), presente al conclave del 1958 che elesse Giovanni XXIII, affermò:
Sopra: il Cardinale Giovanni Battista Montini e Giovanni XXIII.
Quindi, l'elezione del Cardinale Montini era un evento preparato da tempo dalla sètta modernista, ansiosa di vedere sulla Cattedra di Pietro uno dei suoi più fedeli corifei. I frutti non si sono fatti attendere, come testimonia questo dossier. Ebbe così inizio l'attuazione del piano di sovvertimento della Chiesa. Ciò che in Angelo Roncalli si era intravisto, più nelle tendenze che nelle dichiarazioni pubbliche e nei documenti, si è manifestato apertamente in Paolo VI in atti, discorsi e scritti che solo qualche anno prima gli avrebbero causato grossi grattacapi con il Sant'Uffizio per sospetto modernismo ed eresia. Il contrasto tra le sue affermazioni e il Magistero dei suoi predecessori è impressionante.
Si tratta realmente di una vera rottura e del tentativo di creare una «nuova chiesa» predicando un «nuovo» vangelo. Oggi, i pochi cattolici rimasti non conoscono assolutamente l'insegnamento della Chiesa precedente il Vaticano II, e quindi nella maggior parte dei casi non si avvedono del contrasto stridente tra i due insegnamenti (quello di prima e quello dopo). Ma negli anni Sessanta erano viventi molti sacerdoti, Vescovi e Cardinali, molti dei quali creati da Papa Pio XII (1876-1958), che conoscevano benissimo la dottrina cattolica a riguardo degli eretici, degli scismatici e dei non cristiani. Lo stesso dicasi per le condanne del Magistero riguardanti la libertà religiosa e l'ecumenismo. Come questi Pastori abbiano potuto rimanere in silenzio di fronte a questo tradimento della fede rimane a tutt'oggi un mistero di iniquità che lascia sconcertati.
Molti affermano che la Gerarchia di quel tempo si sia adeguata alle «novità» (in realtà, vecchi errori già condannati) per «obbedienza al Papa», dimenticando che i cattolici sono legati non solo all'obbedienza al Papa regnante, ma anche all'insegnamento dei Pontefici precedenti, il cui Magistero è perenne e non può decadere, soprattutto in materie così gravi (**). Se vi è contraddizione tra i due insegnamenti ci troviamo di fronte ad un grave dilemma che dobbiamo risolvere subito, perché in gioco c'è la salvezza della nostra anima. Sappiamo per certo che lo Spirito Santo non può contraddirsi perché Dio non cambia ed è sempre lo stesso. «Io sono il Signore, non cambio» (Ml 3, 6). L'Altissimo non segue le mode e i costumi fugaci del mondo, non si aggiorna. Tramite i Sommi Pontefici e i Concilî, lo Spirito Santo si è già espresso in maniera chiara e da secoli su ciò che dobbiamo credere.
Ẻ lecito per un Pontefice cambiare la religione e insegnare al gregge affidatogli dottrine condannate dai suoi predecessori? Ecco un estratto dal giuramento che Paolo VI ha prestato il giorno della Sua incoronazione (il 30 giugno 1963), rivolto a Nostro Signore Gesù Cristo. Giudicate voi:
Sopra: Paolo VI nel giorno della sua incoronazione.
D'altronde, anche l'Apostolo è molto chiaro sulla necessità di trasmettere integralmente ciò che si è ricevuto: «Ma anche se noi o un angelo dal cielo vi annunziasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo annunziato, sia anatema» (Gal 1, 8). Non v'è dubbio sul fatto che Paolo VI abbia predicato un nuovo vangelo, un vangelo accettabile per l'uomo moderno, così lontano dall'idea di verità immutabili, di peccato e di eternità beata o infelice, ma anche per la Massoneria, la perfida nemica della Chiesa cattolica, che da almeno tre secoli invoca tramite i suoi portavoce la libertà di religione e l'ecumenismo (errori che conducono all'indifferentismo e per effetto all'ateismo). Come dice il detto, non si può stare con un piede in due scarpe. Dobbiamo decidere da che parte stare, e farlo in fretta.
(*) Cfr. J. C. Heenan, A Crown of Thorns. An Autobiography 1951-1963 («Una corona di spine. Un'autobiografia 1951-1963»), Hodder & Stoughton, Londra 1974. (**) Molti, spinti per lo più dall'ignoranza in materia religiosa e dall'imperante «politicamente corretto», accusano i cattolici legati alla Tradizione (i cosiddetti «tradizionalisti») di disobbedire al Papa e di porsi in tal modo fuori dalla Chiesa. A dire il vero, queste persone dovrebbero chiedersi cosa significhi oggi «essere nella Chiesa», farne parte. Chi è nella Chiesa? Chi conserva la fede integra o chi la tradisce per non perdere le comodità, i vantaggi acquisiti o la buona fama? Chi non vuol tradire le promesse battesimali o chi le infrange per seguire un «papa» che puzza di eresia? San Paolo, giunto al termine della sua vita terrena esclama: «Ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa, ho conservato la fede» (2 Tim 4, 7). Ecco ciò conta: conservare la fede, costi quel che costi. (***) Dal Liber Diurnus Romanorum Pontificum, pagg. 54 o 44, P.L. 1 o 5.
Paolo VI (1897-1978) fu l'uomo che sedette sul trono di Pietro dal 21 giugno 1963 al 6 agosto 1978. Fu lui a chiudere il Concilio Vaticano II (1962-1965) e a promulgare la nuova Messa. Abbiamo già visto che le prove indicano che l'uomo che precedette e creò Cardinale Paolo VI, Giovanni XXIII (1881-1963), fosse vicino alla Massoneria e prossimo all'eresia. Abbiamo anche visto che i documenti del Vaticano II contengono molti errori già condannati dalla Chiesa, e che la nuova Messa, che alla fine Paolo VI promulgò, rappresentò una rivoluzione liturgica.
Sopra: 7 dicembre 1965; Paolo VI chiude il Concilio Vaticano II approvando gli ultimi Decreti.
Paolo VI ratificò solennemente tutti i sedici documenti del Vaticano II. Non è possibile che un vero Pontefice possa approvare solennemente insegnamenti contenenti errori. Come mostreremo più dettagliatamente in questo articolo, il fatto che Paolo VI abbia ratificato solennemente gli insegnamenti erronei del Vaticano II dimostra che Paolo VI non godeva dell'assistenza speciale dello Spirito Santo promessa da Cristo ai Successori di Pietro. È importante tenere presente che Paolo VI fu colui che, oltre a promulgare il nuovo Ordinario della Messa, riformò tutti gli altri riti sacramentali. Se si partecipa alla nuova Messa o si abbracciano gli insegnamenti del Vaticano II, la fiducia che si ha nella legittimità di questi insegnamenti o riforme è direttamente collegata alla fiducia che si ha nel fatto che Paolo VI fosse un legittimo successore di Pietro.
Ora smaschereremo le sorprendenti eresie di quest'uomo. Dimostreremo, dai suoi discorsi e dai suoi scritti ufficiali, che Paolo VI era un apostata totale e che purtroppo non era nemmeno lontanamente cattolico. Tutti i discorsi e gli scritti ufficiali del Romano Pontefice vengono riportati sul settimanale vaticano, L'Osservatore Romano. Il Vaticano ha recentemente ristampato i numeri del suo giornale dal 4 aprile 1968 ad oggi. Da quei discorsi, dimostreremo ora, con prove inconfutabili e innegabili, che Paolo VI ha infranto il suo giuramento pontificio causando l'apostasia e la rovina di tante anime. Ecco alcune delle sue più gravi affermazioni.
Queste domande non ci portano affatto a discussioni infinite e complesse. Dio esiste? Sì. Chi è Dio? La Santissima Trinità. Quale conoscenza può avere l'uomo di Lui? La fede cattolica. Quale rapporto deve avere ciascuno di noi con Lui? Appartenere alla Chiesa da Lui fondata. Paolo VI affermò che queste sono domande che richiederebbero risposte infinite e complesse. Nessun cattolico affermerebbe una simile assurdità, che deride e priva di senso la fede cattolica e il vero Dio.
Qui Paolo VI affermò esplicitamente e approvò la bestemmia modernista secondo cui tutto è in stato di evoluzione. La sua eresia fu condannata da Papa San Pio X (1835-1914), il quale nell'Enciclica Pascendi Dominici gregis così spiegò la dottrina dei modernisti:
I Paolo VI sulle religioni non cristiane
La Chiesa cattolica ha sempre insegnato che tutte le religioni non cattoliche sono false. Esiste una sola vera Chiesa, al di fuori della quale nessuno può essere salvato. Questo è il dogma cattolico. Papa San Gregorio Magno (540-604) insegna:
Ed ecco invece cosa pensava Paolo VI delle religioni non cristiane create dall'uomo o dal diavolo:
Paolo VI ha affermato che le diversità religiose vengono onorate in India e che era lieto di constatarlo. Ciò significa onorare il culto di false divinità.
Qui Paolo VI ammette spudoratamente di predicare un nuovo Vangelo. Le religioni non cristiane, ci dice, non sono più un ostacolo all'evangelizzazione (mentre prima del Concilio erano considerate tali). Questa è una religione anticristica d'apostasia. Papa Gregorio XVI (1765-1846), insegna nell'Enciclica Mirari Vos (§ 13), del 15 agosto 1832:
Sopra: Paolo VI e il Dalai Lama.
Paolo VI ci dice che è giusto tenere in «profonda venerazione» le false religioni che adorano falsi dèi! Questa potrebbe essere la peggiore eresia pronunciata da Paolo VI.
Sopra: Raijin, il dio del tuono, una delle 120 divinità del pantheon scintoista.
Ii Paolo VI sul BUDDISMO
Il buddismo è una falsa religione orientale che insegna la fede nella reincarnazione e nel karma. I buddisti sostengono che la vita non valga la pena di essere vissuta, e che ogni forma di esistenza cosciente sia un male. I buddisti adorano vari falsi dèi. Il buddismo è una religione idolatra e falsa, creata dal demonio. Ecco cosa pensava Paolo VI del buddismo:
Secondo Paolo VI, la religione falsa, pagana e idolatra del
buddismo è una delle «ricchezze» dell'Asia!
Si noti la sua idolatria e apostasia nell'ammirare non solo i buddisti, ma anche la falsa religione del buddismo.
Paolo VI ha affermato innanzitutto che la Chiesa cattolica guarda con sincero rispetto allo stile di vita dei buddisti. Questa è un'eresia. Poi in questa occasione ricorda le parole di San Giovanni: «E il mondo passa con la sua concupiscenza; ma chi fa la volontà di Dio rimane in eterno» (1 Gv 2, 17). Il significato di questa affermazione è chiaramente che i buddisti vivranno per sempre; cioè, saranno salvi. Questo è totalmente eretico.
Paolo VI ha affermato che la Chiesa cattolica considera con stima le ricchezze spirituali della falsa religione del buddismo. Poi ha dichiarato di voler collaborare con il patriarca buddista per realizzare la salvezza dell'uomo! Questo è attribuire ad una falsa religione la capacità di salvare l'uomo senza riconoscere e adorare Gesù Cristo. «In nessun altro c'è salvezza; non vi è infatti altro nome [quello di Gesù] dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati» (At 4, 12).
III PAOLO VI SULL'ISLAM
L'islam è una falsa religione che nega la divinità di Cristo e rifiuta la SS.ma Trinità. Oltre a rifiutare il vero Dio, l'islam ammette la poligamia fino a quattro mogli, e i suoi seguaci (i musulmani) diffondono questa falsa religione con uno zelo senza pari. L'islam è la principale falsa religione più ferocemente anticristiana al mondo. In molti Paesi islamici convertirsi al cristianesimo significa andare incontro alla morte. La propagazione della vera fede è severamente proibita dai musulmani. La società islamica è una delle cose più malvagie della storia umana. Ecco cosa pensava Paolo VI di questa falsa religione che rifiuta Cristo e la SS.ma Trinità:
Egli ha menzionato il suo alto rispetto per la falsa fede dell'islam e commemora i musulmani che hanno testimoniato questa falsa religione attraverso la morte. Per non parlare dei «martiri» anglicani... Questa è apostasia totale.
Papa Eugenio IV (1383-1447), durante il Concilio di Firenze, nel 1441, ha decretato:
Lo stesso Pontefice durante il medesimo Concilio (Credo dogmatico atanasiano, § 1439):
IV PAOLO VI SULLA LIBERTÀ RELIGIOSA
Questo è completamente falso ed eretico. La Chiesa cattolica ha sempre affermato nel corso della sua lunga storia (fino al Concilio), a costo di oppressione e persecuzione, che la religione di Gesù Cristo è l'unica vera; e che Cristo è vero Dio e vero uomo. Tuttavia, Paolo VI voleva farci credere che i martiri furono torturati orribilmente non per la loro professione di fede in Cristo, ma affinché tutti avessero la libertà di professare la loro religione! Questa è una distorsione della verità incredibilmente eretica!
V PAOLO VI SUGLI SCISMATICI «ORTODOSSI»
Il 5 gennaio 1964, Paolo VI volle incontrare il Patriarca scismatico orientale di Costantinopoli, Atenagora (1886-1972). I due revocarono le reciproche scomuniche comminate nel 1054. Ciò significa che Paolo VI riteneva che gli «ortodossi» orientali non fossero più scomunicati, pur negando il primato petrino e la giurisdizione del Romano Pontefice su ogni singolo cristiano. Pertanto, secondo lui, il Papato non era un dogma vincolante sotto pena di scomunica. Gli «ortodossi» orientali sono scismatici che rifiutano l'infallibilità pontificia e gli ultimi tredici Concili Generali della Chiesa cattolica. Essi rifiutano che lo Spirito Santo proceda dalla seconda Persona della SS.ma Trinità; ammettono il divorzio e il secondo matrimonio; e molti di loro rifiutano il dogma dell'Immacolata Concezione.
Sopra: Paolo VI e il Patriarca scismatico Atenagora, che era massone (Fonte)
Ecco cosa pensava Paolo VI di questi scismatici:
Sopra: dicembre 1965; Paolo VI consegna al Patriarca di Eliopoli Meliton (1913-1989) il Decreto conciliare Unitatis Redintegratio.
Quindi, Paolo VI rispettava il rifiuto del Papato romano e dell'infallibilità pontificia.
Sopra: il 7 dicembre 1975, Paolo VI, con un gesto eclatante, si inginocchiò e baciò i piedi al Patriarca Meliton.
Gli «ortodossi» scismatici sono stati anatemizzati dalla Chiesa cattolica per aver negato il Papato e per non aver accettato i dogmi della fede cattolica. Ma Paolo VI ha solennemente revocato questi anatemi scagliati contro di loro, come abbiamo menzionato più sopra. Come l'affermazione precedente, questo discorso di Paolo VI significa che per lui il Papato non era un dogma che deve essere creduto sotto pena di anatema o di condanna.
Si notino due cose: in primo luogo, Paolo VI ha affermato che avrebbe pregato per l'anima dello scismatico defunto, dimenticando che fuori dalla vera Chiesa non c'è salvezza, il che è eretico. In secondo luogo, ha invocato la benedizione consolatrice di Dio sull'intera Chiesa copta ortodossa. Che dire del fatto che esiste una sola vera Chiesa e che la Chiesa copta scismatica non ne fa parte? Che dire della grazia di Dio di convertire i copti «ortodossi» alla vera Chiesa? L'affermazione di Paolo VI dimostra ancora una volta che egli riteneva che le sètte ereticali fossero vere Chiese e che la fede cattolica non fosse indispensabile per conseguire la salvezza.
Papa Gregorio XVI, il 27 maggio 1832:
Montini ha definito questo concilio scismatico «santo» e la Chiesa scismatica «venerabile». Paolo VI era uno scismatico.
Paolo VI ha chiamato il Patriarca scismatico «Santità» e ha celebrato il 50º anniversario della Chiesa scismatica.
Questo è tutto ciò che serve per capire che Paolo VI era uno scismatico e non un cattolico. Ha fatto una Dichiarazione congiunta con un «papa» scismatico. Ha riconosciuto questo scismatico come titolare della Sede di San Marco. Questa è una bestemmia contro il Papato, poiché questo scismatico non deteneva alcuna autorità. Montini ha rifiutato ogni forma di proselitismo - cioè il tentativo di convertire al cattolicesimo gli scismatici - e ha detto: «Cessi, ovunque esista»! Paolo VI era un eretico formale e uno scismatico.
VI PAOLO VI SULLE SèTTE PROTESTANTI
Il protestantesimo ebbe origine con l'ex frate agostiniano tedesco Martin Lutero (1483-1546), che nel 1517 abbandonò la Chiesa cattolica e diede inizio alla rivoluzione protestante. Lutero negava il libero arbitrio, il Papato, l'intercessione di Maria SS.ma e dei Santi, il culto delle reliquie, il Purgatorio, la Tradizione, la Transustanziazione, l'Ordine sacro e il santo Sacrificio della Messa. Lutero sostituì la Messa con un servizio commemorativo dell'Ultima Cena. Tutti i Sacramenti, tranne il Battesimo e la Santa Cena, furono rifiutati. Lutero sosteneva che dopo la caduta di Adamo l'uomo non potesse compiere opere buone. La maggior parte dei protestanti condivide le stesse convinzioni di Lutero, ma tutti rifiutano numerosi dogmi cattolici.
Ecco cosa pensava Paolo VI di questi eretici e scismatici:
Qui Paolo VI ha rivelato che il programma del Vaticano II nei confronti delle sètte protestanti è stato quello di passare dall'opposizione polemica - in altre parole, dall'opposizione alle loro false dottrine - ad un atteggiamento di accettazione e rispetto reciproco per la loro falsa religione.
Paolo VI ha dichiarato che i protestanti non dovrebbero convertirsi e diventare cattolici, ma rimanere fedeli alle proprie sètte.
Sopra: nel 1969, Paolo VI si è recato in visita al quartier generale del Consiglio Ecumenico delle Chiese a Ginevra.
Paolo VI ha affermato che il Consiglio Ecumenico delle Chiese è stato creato per restaurare e manifestare a tutti quella perfetta comunione nella fede e nell'amore che è il dono di Cristo alla Sua Chiesa. Si noti la sorprendente implicazione di questa affermazione. La perfetta comunione nella fede e nella carità, che è il dono di Cristo alla Sua Chiesa, è l'organizzazione della Chiesa cattolica, la Chiesa universale fondata da Cristo. Ma Paolo VI ha dichiarato che questa si è manifestata nel Consiglio Ecumenico delle Chiese!
Ha sostituito la Chiesa cattolica con il Consiglio Ecumenico delle Chiese. Il Consiglio Ecumenico delle Chiese è un'organizzazione composta da molte diverse sètte e denominazioni. Un commentatore tradizionale lo definirebbe correttamente un gruppo di facciata comunista, volto a diluire e liberalizzare le chiese «cristiane» del mondo. Ma si tratta indubbiamente di un'organizzazione ecumenica profondamente eretica, composta da diverse religioni create dall'uomo.
Sopra: il logo del Consiglio Ecumenico delle Chiese. La barca che si vede non è quella di Pietro...
Papa Pio IV (1499-1565), nella Professione di fede, durante il Concilio di Trento:
Ciò significa che Paolo VI voleva unirsi alla sètta anglicana senza assorbirla, ossia senza convertirla al cattolicesimo.
Sopra: 19 settembre 1964; Paolo VI accoglie in udienza il pastore battista Martin Luther King.
Papa Gregorio XVI, il 27 maggio 1832, ha affermato:
VII PAOLO VI SUL CONTROLLO DELLE NASCITE
Paolo VI era favorevole al controllo delle nascite.
VIII PAOLO VI SULLE NAZIONI UNITE
Le Nazioni Unite sono un'organizzazione malvagia e massonica che promuove la contraccezione, la sterilizzazione e l'aborto, e mira a prendere il controllo del processo decisionale per ogni Paese del pianeta. L'ex Segretario Generale delle Nazioni Unite Maha Thray Sithu U Thant (1909-1974) elogiò il comunista Lenin (1870-1924) come un uomo i cui «ideali si riflettono nella Carta delle Nazioni Unite» 70.
Sopra: New York, 4 ottobre 1965; Paolo VI posa insieme ad Amintore Fanfani e al Segretario delle Nazioni Unite U Thant.
Ecco cosa pensava Paolo VI dell'ONU:
Sopra: Paolo VI parla davanti all'Assemblea delle Nazioni Unite.
In primo luogo, Paolo VI ha affermato che l'ONU è la via da percorrere. Ha affermato che l'ONU, e non la Chiesa cattolica, è il mezzo migliore per la causa della giustizia e della pace nel mondo. In secondo luogo, ha affermato che l'ONU è l'organismo universale (cioè cattolico) per l'umanità! Ha sostituito la Chiesa cattolica con l'ONU!
IX PAOLO VI HA PROMOSSO IL NUOVO ORDINE MONDIALE
X PAOLO VI E IL CULTO DELL'UOMO
Sopra: due ritratti dell'Adam Kadmon, l'Uomo divino della Kabbalah ebraica. Il culto dell'uomo conduce inesorabilmente al satanismo.
Pensate a questo messaggio sbalorditivo. Montini non ha detto che la teologia, lo studio di Dio, è la scienza più preziosa; egli ha affermato che è la scienza del conoscere se stessi e del sognare la propria coscienza. Ha anche detto: «Viva la festa» (cioè, viva il giorno di festa) libero da altri impegni (forse libero dalla partecipazione alla Messa?), un giorno di festa dedicato all'esplorazione dei segreti della propria vita. In altre parole, egli desiderava un giorno di festa dedicato all'uomo, senza altri impegni. Questo è chiaramente molto prossimo al culto massonico dell'uomo.
XI PAOLO VI SUL NATALE
Così insegnava Papa San Pio X nell'Enciclica E Supremi Apostolatus, del 4 ottobre 1903:
XII ALTRI CAMBIAMENTI INTRODOTTI DA PAOLO VI
Il 13 novembre 1964, Paolo VI ha deposto la tiara pontificia o triregno. Egli la fece mettere all'asta alla New York World's Fair («Esposizione Universale di New York») 103. La tiara papale è un segno dell'autorità di un vero Papa: le tre corone rappresentano l'autorità dogmatica, liturgica e disciplinare di un Pontefice. Regalandola, Paolo VI ha simbolicamente rinunciato all'autorità del Papato. Fu un atto simbolico di un infiltrato modernista, la cui unica missione era quella di tentare di distruggere la Chiesa cattolica.
Paolo VI fu visto indossare i molte occasioni il Pettorale del Giudizio (in ebraico Hoshen), un oggetto che non ha nulla a che vedere con i paramenti del Romano Pontefice, ma che veniva indossato nel passato dal Sommo Sacerdote ebraico per ordine di Yahwéh (Es 28, 15-21). Le dodici pietre incastonate nel Pettorale del Giudizio rappresentano le dodici tribù d'Israele.
Sopra: Paolo VI con il Pettorale del Giudizio ebraico in miniatura...
Non solo si tratta solo del Pettorale di un Sommo Sacerdote ebraico, ma secondo l'Encyclopedia of Freemasonry («Enciclopedia della Massoneria»), dell'autore massonico Albert Gallatin Mackey (1801-1887), questo oggetto viene anche «indossato durante i Capitoli americani (massonici) dell'Arco Reale, dal Sommo Sacerdote come parte ufficiale degli ornamenti che gli spettano».
Sopra: Albert G. Mackey e la sua Encyclopedia of Freemasonry.
Questo Pettorale era la veste indossata da Caifa, il Sommo Sacerdote della religione ebraica che ordinò la messa a morte per crocifissione di Nostro Signore Gesù Cristo. Paolo VI indossò il Pettorale del Giudizio del Sommo Sacerdote numerose volte. Dio permette che cose come queste accadano per dimostrare al popolo che questi uomini sono infiltrati e nemici della Chiesa cattolica.
Oltre a tutte le eresie che abbiamo elencato nei discorsi di Paolo VI, egli fu l'uomo che portò a termine l'attuazione del Concilio Vaticano II, trasformò la Messa cattolica in un servizio protestante e cambiò il rito di ogni singolo Sacramento.
Egli cambiò la materia o la forma dell'Eucaristia, dell'Estrema Unzione (divenuta «Unzione degli infermi»), dell'Ordine Sacro e della Cresima. Paolo VI voleva mettere a morte Cristo nella Messa (rimuovendola e sostituendola con una contraffazione) e voleva uccidere la Chiesa cattolica tentando di cambiarla completamente.
Entro due anni dalla chiusura del Vaticano II, Paolo VI rimosse l'Indice dei libri proibiti, una decisione che un commentatore definì giustamente «incomprensibile». Egli rimosse anche l'obbligo dell'Imprimatur, ovvero la prescrizione di un censore che dia il visto per la pubblicazione di un libro che parla di fede o di morale. Paolo VI abolì anche il giuramento antimodernista, che ogni novello sacerdote doveva recitare dopo la sua ordinazione per volontà di San Pio X, in un periodo in cui quest'ultimo era fiorente come mai prima.
Il 21 novembre 1970 104, Paolo VI escluse anche tutti i Cardinali di età superiore agli ottant'anni dalla partecipazione ai Conclavi, onde evitare che i Cardinali più anziani potessero eleggere un Papa veramente cattolico. Paolo VI sciolse la corte pontificia, sciolse la Guardia Nobile e la Guardia Palatina 105. Egli abolì il rito della tonsura, di tutti e quattro gli Ordini Minori e dell'Ordine del Suddiaconato 106.
Sotto Paolo VI, il Sant'Uffizio (l'ex santa Inquisizione) venne abolito e di fatto trasformato nella Congregazione per la dottrina della fede: ora la sua funzione non era più la difesa della fede cattolica, ma la ricerca... 108. Il 7 marzo del 1965, Paolo VI celebrò la Messa, per la prima volta nella storia della Chiesa, il lingua volgare, abolendo l'uso della lingua latina e del canto gregoriano (sostituito da canzonette e schitarrate povere di contenuto).
Il 5 agosto 1963, Paolo VI approvò il decreto con consentiva la cremazione, una pratica condannata da sempre dalla Chiesa. Secondo coloro che hanno partecipato alla visita di Paolo VI a Fatima, il 13 maggio 1967, egli non recitò in quel luogo nemmeno un'Ave Maria e non volle parlare in privato con l'ultima veggente rimasta in vita, suor Lucia dos Santos (1907-2005) 109.
Sopra: Paolo VI e suor Lucia a Fatima.
Nel 1969, Paolo VI rimosse quaranta Santi dal calendario liturgico ufficiale 110. Inoltre egli eliminò gli esorcismi solenni dal rito battesimale. Al loro posto, inserì una preghiera facoltativa che fa solo un riferimento fugace alla lotta contro il diavolo 111. Paolo VI accolse più di 32.000 richieste di sacerdoti che avevano chiesto di essere sciolti dai voti e di tornare allo stato laicale, il più grande esodo dal sacerdozio dai tempi della riforma protestante 112. La disastrosa influenza di Paolo VI fu immediatamente visibile. Ad esempio, in Olanda, nel 1970, non un solo candidato presentò domanda di ammissione al sacerdozio e nel giro di dodici mesi tutti i seminari furono chiusi 113. La distruzione spirituale era ovunque; innumerevoli milioni di persone abbandonarono la Chiesa; numerosi altri smisero di praticare la loro fede e di confessare i proprî peccati.
E mentre Paolo VI era la causa di questo incessante disastro e di questa distruzione spirituale, da astuto serpente qual era, distolse calcolatamente l'attenzione da sé. In quella che forse è la sua citazione più famosa, nel corso di un'omelia, il 29 giugno 1972, egli osservò che il fumo di Satana era penetrato nel Tempio di Dio: «Si direbbe che da qualche misteriosa è entrato il fumo di Satana nel Tempio di Dio» 114.
Quando Paolo VI fece questa affermazione, tutti guardarono i Cardinali, i Vescovi e i sacerdoti per scoprire da dove potesse essere uscito questo fumo. Guardarono tutti tranne l'uomo che aveva fatto quella dichiarazione. In realtà era Paolo VI che aveva fatto penetrare il fumo di Satana, e fece quella dichiarazione per sviare i sospetti da sé; e in questo ci riuscì. Ma ciò che forse è più spaventoso è che la famosa affermazione di Paolo VI fosse un riferimento al Libro dell'Apocalisse (Ap 9, 1-3):
In questi versetti dell'Apocalisse vediamo un riferimento diretto al fumo di Satana e a qualcuno a cui viene data la chiave per liberarlo. Paolo VI non aveva le chiavi di Pietro, ma gli fu data la chiave dell'abisso. Fu lui a far entrare il fumo di Satana dalla grande fornace; come disse lui stesso, da qualche fessura. Il filosofo francese Jean Guitton (1901-1999), amico intimo di Paolo VI, riferì ciò che questi gli disse prima dell'inizio della Sessione finale del Vaticano II:
Nella seguente citazione, Paolo VI ammise essenzialmente che la sua «nuova» Chiesa (la «chiesa conciliare»), si è liberata dalla sua opposizione al mondo, che caratterizza la vera Chiesa.
Qui Paolo VI ammise che la «chiesa conciliare» è una falsa chiesa che si è adattata al mondo e ne ha assimilato con zelo i costumi. Questa fu un'ammissione sbalorditiva da parte di Paolo VI. Egli ammise, senza mezzi termini, che la Chiesa post-Vaticano II è una falsa chiesa. Se si combina il fatto che Paolo VI indossasse frequentemente il Pettorale del Giudizio ebraico con tutti i suoi altri tentativi sistematici di distruggere l'intera Tradizione cattolica, si arriva alla logica conclusione che egli fosse un infiltrato 118.
Abbiamo dimostrato oltre ogni ragionevole dubbio che Paolo VI era un apostata completo, convinto che le false religioni fossero vere, che l'eresia e lo scisma fossero accettabili, e che gli scismatici non dovessero essere convertiti, solo per citare alcuni suoi errori. Se accettate il Concilio Vaticano II, la nuova Messa o i nuovi riti sacramentali - in breve, se accettate la religione del Concilio Vaticano II - questo è l'uomo di cui state seguendo la religione, un infiltrato palesemente eretico, la cui missione era quella di tentare di sovvertire e distruggere quanto più possibile la fede cattolica. Se vogliono rimanere tali, i cattolici non devono avere nulla a che fare con la Messa di quest'uomo (il Novus Ordo Missæ) e devono rifiutare completamente il Concilio Vaticano II e i nuovi riti sacramentali. I cattolici devono rifiutare completamente il «magistero» di Paolo VI.
Note
1 Traduzione dall'originale inglese «"Saint" Paul VI (manifest heretic who claimed to be Pope from 1963-1978)», a cura di Paolo Baroni. Articolo reperibile alla pagina web https://vaticancatholic.com/anti-pope-paul-vi/ L'Autore di questo articolo usa per Paolo VI la parola «antipapa», che nel vocabolario ecclesiastico richiede la presenza di un Papa legittimo, e che quindi non risponde alla realtà dei fatti. 2 Dichiarazione di Mons. Marcel Lefebvre di agosto del 1976. Purtroppo Mons. Lefebvre non volle mai dare una risposta definitiva alla questione scottante e centrale dell'Autorità, lasciando i suoi seguaci nel dubbio e nell'incertezza. Per contro, per non interrompere i suoi rapporti con la «Roma modernista», cacciò dal suo seminario di Ecône tutti coloro che si dichiaravano sedevacantisti. Se da una parte Mons. Lefebvre ha avuto tanti meriti nella difesa della Messa tridentina e della Tradizione della Chiesa, la sua posizione ambigua e contraddittoria sul grave problema dell'Autorità nella Chiesa ha provocato nel mondo di chi non accetta il Vaticano II lotte intestine, divisioni e scivolamenti inevitabili della sua creatura (la Fraternità Sacerdotale San Pio X), soprattutto dopo la sua morte, verso un accordo pratico con i modernisti al potere in Vaticano che egli stesso rimproverava per aver perso la fede (N.d.T.). 3 Cfr. L'Osservatore Romano, del 14 dicembre 1972, pag. 1. 4 Cfr. L'Osservatore Romano, del 5 luglio 1973, pag. 1. 5 Cfr. Papa Pio X, Enciclica Pascendi Dominici gregis (§ 26), dell'8 settembre 1907. 6 Cfr. C. Carlen, The Papal Encyclicals («Le Encicliche papali»), The Pierian Press, Raleigh 1990, vol. III (1903-1939), pag. 82. 7 Ibid., vol. I (1740-1878), pag. 230. 8 Cfr. L'Osservatore Romano, del'11 ottobre 1973, pag. 10. 9 Cfr. L'Osservatore Romano, del 20 gennaio 1972, pag. 1. 10 Cfr. L'Osservatore Romano, del 22 dicembre 1977, pag. 2. 11 Cfr. L'Osservatore Romano, del 18 dicembre 1969, pag. 2. 12 Cfr. L'Osservatore Romano, del 17 dicembre 1970, pag. 7. 13 Cfr. L'Osservatore Romano, del 14 luglio 1977, pag. 12. 14 Cfr. L'Osservatore Romano, del 9 ottobre 1969, pag. 5. 15 Cfr. L'Osservatore Romano, del 25 dicembre 1975, pag. 5. 16 Cfr. L'Osservatore Romano, del 12 settembre 1974, pag. 2. 17 Cfr. L'Osservatore Romano, del 10 ottobre 1974, pag. 7. 18 Cfr. L'Osservatore Romano, del 11 ottobre 1973, pag. 4. 19 Cfr. L'Osservatore Romano, del 14 agosto 1969, pag. 12. 20 Cfr. L'Osservatore Romano, del 11 marzo 1976, pag. 12. 21 Cfr. L'Osservatore Romano, del 13 settembre 1973, pag. 8. 22 Cfr. L'Osservatore Romano, del 1º novembre 1973, pag. 1. 23 Cfr. L'Osservatore Romano, del 30 gennaio 1975, pag. 5. 24 Cfr. L'Osservatore Romano, del 15 giugno 1972, pag. 5. 25 Cfr. L'Osservatore Romano, del 23 giugno 1977, pag. 5. 26 Cfr. L'Osservatore Romano, del 21 giugno 1973, p. 5. 27 Cfr. L'Osservatore Romano, del 21 settembre 1972, pag. 2. 28 Cfr. L'Osservatore Romano, del 2 ottobre 1969, pag. 2. 29 Cfr. L'Osservatore Romano, del 24 giugno 1976, pag. 4. 30 Cfr. L'Osservatore Romano, del 22 dicembre 1977, pag. 2. 31 Cfr. L'Osservatore Romano, del 14 agosto 1969, pag. 10. 32 Cfr. L'Osservatore Romano, del 7 agosto 1969, pag. 1. 33 Cfr. Denzinger-Schönmetzer § 714. L'Enchiridion symbolorum, definitionum et declarationum de rebus fidei et morum, in forma più abbreviata Enchiridion Symbolorum, citato oggi anche come Denzinger-Schönmetzer, è una raccolta del Magistero della Chiesa cattolica (N.d.T.). 34 Cfr. Decrees of the Ecumenical Councils («Decreti dei Concilî Ecumenici»), vol. I, pagg. 550-553; Denzinger-Schönmetzer, The Sources of Catholic Dogma («Le fonti del dogma cattolico»), B. Herder Book. Co., 13ª edizione, 1957, nn. 39-40. 35 Cfr. L'Osservatore Romano, del 17 luglio 1969, pag. 1. 36 Cfr. L'Osservatore Romano, del 20 dicembre 1973, pag. 3. 37 Cfr. L'Osservatore Romano, del 14 agosto 1975, pag. 3. 38 Cfr. L'Osservatore Romano, del 23 aprile 1970, pag. 12. 39 Cfr. L'Osservatore Romano, del 10 febbraio 1972, pag. 3. 40 Cfr. L'Osservatore Romano, del 27 gennaio 1972, pag. 12. 41 Cfr. L'Osservatore Romano, del 14 luglio 1977, pag. 10. 42 Cfr. L'Osservatore Romano, del 28 gennaio 1971, pag. 1. 43 Cfr. L'Osservatore Romano, del 13 luglio 1972, pag. 12. 44 Cfr. L'Osservatore Romano, del 6 giugno 1968, pag. 5. 45 Cfr. L'Osservatore Romano, del 4 novembre 1971, pag. 14. 46 Cfr. L'Osservatore Romano, del 27 luglio 1972, pag. 12. 47 Cfr. L'Osservatore Romano, del 1º gennaio 1976, pag. 6. 48 Cfr. L'Osservatore Romano, 18 marzo 1971, pag. 12. 49 Cfr. C. Carlen, op. cit., vol. I (1740-1878), pag. 230. 50 Cfr. L'Osservatore Romano, del 30 dicembre 1976, pag. 8. 51 Cfr. L'Osservatore Romano, del 1º febbraio 1973, pag. 12. 52 Cfr. L'Osservatore Romano, dell'11 maggio 1972, pag. 4. 53 Cfr. L'Osservatore Romano, del 6 giugno 1968, pag. 4. 54 Cfr. L'Osservatore Romano, del 13 luglio 1978, pag. 3. 55 Cfr. L'Osservatore Romano, del 15 dicembre 1977, pag. 4. 56 Cfr. L'Osservatore Romano, del 13 luglio 1972, pag. 12. 57 Cfr. L'Osservatore Romano, del 24 maggio 1973, pag. 6. 58 Cfr. L'Osservatore Romano, del 21 gennaio 1971, pag. 12. 59 Cfr. L'Osservatore Romano, del 19 giugno 1969, pag. 9. 60 Cfr. L'Osservatore Romano, dell'8 febbraio 1973, pag. 7. 61 Cfr. L'Osservatore Romano, del 6 settembre 1973, pag. 8. 62 Cfr. L'Osservatore Romano, del 26 dicembre 1968, pag. 4. 63 Cfr. Denzinger-Schönmetzer § 1000. 64 Cfr. L'Osservatore Romano, del 5 maggio 1977, pag. 1. 65 Cfr. L'Osservatore Romano, del 14 agosto 1969, pag. 1. 66 Cfr. L'Osservatore Romano, del 18 aprile 1968, pag. 2. 67 Cfr. C. Carlen, op. cit., vol. I (1740-1878), pag. 229. 68 Cfr. L'Osservatore Romano, del 26 novembre 1970, pag. 7. 69 Cfr. L'Osservatore Romano, del 5 settembre 1968, pag. 10. 70 http://www.worldnetdaily.com/news/article.asp?ARTICLE_ID=16291 or http://www.wnd.com/2000/02/2916/ 71 Cfr. L'Osservatore Romano, del 17 febbraio 1972, pag. 5. 72 Cfr. L'Osservatore Romano, del 2 maggio 1968, pag. 4. 73 Cfr. L'Osservatore Romano, del 21 luglio 1977, pag. 6. 74 Cfr. L'Osservatore Romano, del 15 ottobre 1970, pag. 3. 75 Cfr. L'Osservatore Romano, del 17 giugno 1976, pag. 3. 76 Cfr. L'Osservatore Romano, del 22 settembre 1977, pag. 11. 77 Cfr. L'Osservatore Romano, del 15 giugno 1978, pag. 3. 78 Cfr. L'Osservatore Romano, dell'11 febbraio 1971, pag. 12. 79 Cfr. L'Osservatore Romano, del 14 agosto 1969, pag. 8. 80 Cfr. L'Osservatore Romano, del 27 maggio 1971, pag. 5. 81 Cfr. L'Osservatore Romano, del 2 dicembre 1971, pag. 3. 82 Cfr. L'Osservatore Romano, del 20 gennaio 1972, pag. 7. 83 Cfr. L'Osservatore Romano, del 19 aprile 1973, pag. 9. 84 Cfr. L'Osservatore Romano, del 7 febbraio 1974, pag. 6. 85 Cfr. L'Osservatore Romano, del 28 febbraio 1974, pag. 3. 86 Cfr. L'Osservatore Romano, del 2 gennaio 1969, pag. 12. 87 Cfr. L'Osservatore Romano, dell'8 maggio 1969, pag. 3. 88 Cfr. L'Osservatore Romano, del 24 luglio 1969, pag. 12. 89 Cfr. L'Osservatore Romano, del 5 agosto 1971, pag. 12. 90 Cfr. L'Osservatore Romano, del 12 settembre 1968, pag. 1. 91 Cfr. L'Osservatore Romano, 24 luglio 1975, pag. 2. 92 Cfr. L'Osservatore Romano, del 7 ottobre 1976, pag. 2. 93 Cfr. L'Osservatore Romano, del 28 ottobre 1976, pag. 4. 94 Cfr. L'Osservatore Romano, del 16 dicembre 1976, pag. 4. 95 Cfr. L'Osservatore Romano, del 30 dicembre 1976, pag. 1. 96 Cfr. L'Osservatore Romano, del 19 giugno 1969, pag. 6. 97 Cfr. L'Osservatore Romano, del 25 dicembre 1969, pag. 3. 98 Cfr. L'Osservatore Romano, del 1º gennaio 1976, pag. 11. 99 Cfr. L'Osservatore Romano, del 30 dicembre 1976, pag. 1. 100 Cfr. The Oxford Illustrated Dictionary, pag. 425. 101 Cfr. L'Osservatore Romano, del 30 dicembre 1976, pag. 5. 102 Cfr. L'Osservatore Romano, del 24 settembre 1970, pag. 2. 103 Cfr. P. J. Saenz Y Arriaga, The New Montinian Church («La nuova chiesa montiniana»), 1971, pagg. 394-395. 104 Cfr. L'Osservatore Romano, del 3 dicembre 1970, pag. 10. 105 Cfr. G. Weigel, Witness to Hope («Testimone della speranza), 2001, pag. 238. 106 Cfr. The Reign of Mary («Il regno di Maria»), vol. XXVI, nº 81, pag. 17. 107 Cfr. M. Fellows, Fatima in Twilight («Fatima nel crepuscolo»), Marmion Publications, Niagra Falls, 2003, pag. 193. 108 Ibid. 109 Ibid., pag. 206. 110 Cfr. N. Lo Bello, The Incredible Book of Vatican Facts and Papal Curiosities («Il libro incredibile dei fatti vaticani e delle curiosità papali»), Liguori Pub., Ligouri 1998, pag. 195. 111 Cfr. The Reign of Mary, vol. XXVIII, nº 90, pag. 8. 112 Cfr. G. Weigel, op. cit., pag. 328. 113 Cfr. P. Compton, The Broken Cross («La croce spezzata»), Veritas Pub. Co. Ptd Ltd, Cranbrook 1984, pag. 138. 114 Cfr. L'Osservatore Romano, del 13 luglio 1972, pag. 6. 115 Cfr. «Nel segno dei Dodici», intervista a Jean Guitton di Maurizio Blondet, in Avvenire, dell'11 ottobre 1992. 116 Cfr. L'Osservatore Romano, del 19 dicembre 1968, pag. 3. 117 Cfr. L'Osservatore Romano, del 9 ottobre 1969, pag. 1. 118 La famiglia Montini è elencata nel Libro d'Oro del Nobile Retaggio Italiano (1962-1964, pag. 994): «Un ramo della [...] nobile famiglia bresciana [...] da cui proviene il loro nobile blasone e che dichiara come suo sicuro tronco e fondatore, un Bartolomeo (Bartolino) de Benedictis, disse che Montini era di origine ebraica» (cfr. P. J. Saenz Y Arriaga, op. cit., pag. 391).
|