Giovanni XXIII santo?

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dossier del centro culturale san giorgio

titolo paolo VI santo?

di don Michael Dimond 1

 

postato: 10 maggio 2025

 

paolo VI

 

 

«Come avrebbe potuto un successore di Pietro causare in così poco tempo alla Chiesa più danni della Rivoluzione del 1789? [...]. La più profonda e la più eccessiva della sua storia [...], ciò che nessun eresiarca è mai riuscito a fare? [...]. Abbiamo davvero un Papa o un intruso seduto sulla Cattedra di Pietro»? 2.

 

Mons. Marcel Lefebvre (1905-1991)

(commentando il pontificato di Paolo VI nel 1976)

 

 

Prefazione

 

 Il 14 ottobre 2018, Francesco I (1936-2025), con una solenne cerimonia in San Pietro, ha canonizzato Paolo VI elevandolo agli onori degli altari.

 

paolo vi canonizzato

Sopra: il ritratto di Paolo VI sulla facciata di

San Pietro nel giorno della sua canonizzazione.

 

Nel precedente articolo su Giovanni XXIII abbiamo visto come il Cardinale John Heenan (1905-1975), presente al conclave del 1958 che elesse Giovanni XXIII, affermò:

 

«Non vi fu alcun grande mistero nell'elezione di Papa Giovanni. Fu scelto perché era un uomo molto anziano. Il suo compito principale era quello di creare Cardinale Mons. Montini, Arcivescovo di Milano, in modo che potesse essere eletto nel Conclave successivo. Questa era la politica e fu attuata con precisione» (*).

 

cardinale john heenan

 

montini - roncalli

Sopra: il Cardinale Giovanni Battista Montini e Giovanni XXIII.

 

Quindi, l'elezione del Cardinale Montini era un evento preparato da tempo dalla sètta modernista, ansiosa di vedere sulla Cattedra di Pietro uno dei suoi più fedeli corifei. I frutti non si sono fatti attendere, come testimonia questo dossier. Ebbe così inizio l'attuazione del piano di sovvertimento della Chiesa. Ciò che in Angelo Roncalli si era intravisto, più nelle tendenze che nelle dichiarazioni pubbliche e nei documenti, si è manifestato apertamente in Paolo VI in atti, discorsi e scritti che solo qualche anno prima gli avrebbero causato grossi grattacapi con il Sant'Uffizio per sospetto modernismo ed eresia. Il contrasto tra le sue affermazioni e il Magistero dei suoi predecessori è impressionante.

 

Si tratta realmente di una vera rottura e del tentativo di creare una «nuova chiesa» predicando un «nuovo» vangelo. Oggi, i pochi cattolici rimasti non conoscono assolutamente l'insegnamento della Chiesa precedente il Vaticano II, e quindi nella maggior parte dei casi non si avvedono del contrasto stridente tra i due insegnamenti (quello di prima e quello dopo). Ma negli anni Sessanta erano viventi molti sacerdoti, Vescovi e Cardinali, molti dei quali creati da Papa Pio XII (1876-1958), che conoscevano benissimo la dottrina cattolica a riguardo degli eretici, degli scismatici e dei non cristiani. Lo stesso dicasi per le condanne del Magistero riguardanti la libertà religiosa e l'ecumenismo. Come questi Pastori abbiano potuto rimanere in silenzio di fronte a questo tradimento della fede rimane a tutt'oggi un mistero di iniquità che lascia sconcertati.

 

papa pio XII

 

Molti affermano che la Gerarchia di quel tempo si sia adeguata alle «novità» (in realtà, vecchi errori già condannati) per «obbedienza al Papa», dimenticando che i cattolici sono legati non solo all'obbedienza al Papa regnante, ma anche all'insegnamento dei Pontefici precedenti, il cui Magistero è perenne e non può decadere, soprattutto in materie così gravi (**). Se vi è contraddizione tra i due insegnamenti ci troviamo di fronte ad un grave dilemma che dobbiamo risolvere subito, perché in gioco c'è la salvezza della nostra anima. Sappiamo per certo che lo Spirito Santo non può contraddirsi perché Dio non cambia ed è sempre lo stesso. «Io sono il Signore, non cambio» (Ml 3, 6). L'Altissimo non segue le mode e i costumi fugaci del mondo, non si aggiorna. Tramite i Sommi Pontefici e i Concilî, lo Spirito Santo si è già espresso in maniera chiara e da secoli su ciò che dobbiamo credere.

 

«Gesù disse a Simon Pietro: "Simone di Giovanni, mi ami tu più di costoro"? Gli rispose: "Certo, Signore, tu lo sai che ti amo". Gli disse: "Pasci i miei agnelli". Gli disse di nuovo: "Simone di Giovanni, mi ami"? Gli rispose: "Certo, Signore, tu lo sai che ti amo". Gli disse: "Pasci le mie pecorelle". Gli disse per la terza volta: "Simone di Giovanni, mi ami"? Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli dicesse: Mi ami?, e gli disse: "Signore, tu sai tutto; tu sai che ti amo". Gli rispose Gesù: "Pasci le mie pecorelle"» (Gv 21, 15-17).

 

Ẻ lecito per un Pontefice cambiare la religione e insegnare al gregge affidatogli dottrine condannate dai suoi predecessori? Ecco un estratto dal giuramento che Paolo VI ha prestato il giorno della Sua incoronazione (il 30 giugno 1963), rivolto a Nostro Signore Gesù Cristo. Giudicate voi:

 

«Io prometto:
 

di non diminuire o cambiare niente in quanto trovai conservato dai miei probatissimi antecessori, e di non ammettere qualsiasi novità, ma di conservare e di venerare con fervore, come loro vero discepolo e successore, con tutte le mie forze e con ogni impegno, e ciò che fu tramandato;

 

di emendare tutto quanto emerga in contraddizione alla disciplina e di custodire i sacri Canoni e le Costituzioni Apostoliche dei nostri Pontefici, quali comandamenti divini e celesti, (essendo Io) consapevole che dovrò rendere stretta ragione davanti al (tuo) giudizio divino di tutto quello che professo; Io che occupo il tuo posto per divina degnazione e fungo come il tuo Vicario, assistito dalla tua intercessione.

 

Se pretendessi di agire diversamente, o di permettere che altri lo faccia, Tu non mi sarai propizio in quel giorno tremendo del divino giudizio [...]. Perciò, sottoponiamo al più severo anatema dell'interdizione - (si tratti di noi o di un altro!) - chiunque abbia la presunzione di introdurre qualsiasi novità in opposizione a quella Tradizione evangelica o all'integrità della fede e religione cristiana, oppure tenti di cambiare qualsiasi cosa, accogliendo il contrario, o di consentire con i presuntuosi che osannassero farlo con ardire sacrilego» (***).

 

paolo VI incoronazione

Sopra: Paolo VI nel giorno

della sua incoronazione.

 

D'altronde, anche l'Apostolo è molto chiaro sulla necessità di trasmettere integralmente ciò che si è ricevuto: «Ma anche se noi o un angelo dal cielo vi annunziasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo annunziato, sia anatema» (Gal 1, 8). Non v'è dubbio sul fatto che Paolo VI abbia predicato un nuovo vangelo, un vangelo accettabile per l'uomo moderno, così lontano dall'idea di verità immutabili, di peccato e di eternità beata o infelice, ma anche per la Massoneria, la perfida nemica della Chiesa cattolica, che da almeno tre secoli invoca tramite i suoi portavoce la libertà di religione e l'ecumenismo (errori che conducono all'indifferentismo e per effetto all'ateismo). Come dice il detto, non si può stare con un piede in due scarpe. Dobbiamo decidere da che parte stare, e farlo in fretta.

 

massoneria

 

  Paolo Baroni

  

(*) Cfr. J. C. Heenan, A Crown of Thorns. An Autobiography 1951-1963 («Una corona di spine. Un'autobiografia 1951-1963»), Hodder & Stoughton, Londra 1974.

(**) Molti, spinti per lo più dall'ignoranza in materia religiosa e dall'imperante «politicamente corretto», accusano i cattolici legati alla Tradizione (i cosiddetti «tradizionalisti») di disobbedire al Papa e di porsi in tal modo fuori dalla Chiesa. A dire il vero, queste persone dovrebbero chiedersi cosa significhi oggi «essere nella Chiesa», farne parte. Chi è nella Chiesa? Chi conserva la fede integra o chi la tradisce per non perdere le comodità, i vantaggi acquisiti o la buona fama? Chi non vuol tradire le promesse battesimali o chi le infrange per seguire un «papa» che puzza di eresia? San Paolo, giunto al termine della sua vita terrena esclama: «Ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa, ho conservato la fede» (2 Tim 4, 7). Ecco ciò conta: conservare la fede, costi quel che costi.

(***) Dal Liber Diurnus Romanorum Pontificum, pagg. 54 o 44, P.L. 1 o 5.

 

 

Premessa

 

Paolo VI (1897-1978) fu l'uomo che sedette sul trono di Pietro dal 21 giugno 1963 al 6 agosto 1978. Fu lui a chiudere il Concilio Vaticano II (1962-1965) e a promulgare la nuova Messa. Abbiamo già visto che le prove indicano che l'uomo che precedette e creò Cardinale Paolo VI, Giovanni XXIII (1881-1963), fosse vicino alla Massoneria e prossimo all'eresia. Abbiamo anche visto che i documenti del Vaticano II contengono molti errori già condannati dalla Chiesa, e che la nuova Messa, che alla fine Paolo VI promulgò, rappresentò una rivoluzione liturgica.

 

paolo VI - concilio vaticano II

Sopra: 7 dicembre 1965; Paolo VI chiude il

Concilio Vaticano II approvando gli ultimi Decreti.

 

Paolo VI ratificò solennemente tutti i sedici documenti del Vaticano II. Non è possibile che un vero Pontefice possa approvare solennemente insegnamenti contenenti errori. Come mostreremo più dettagliatamente in questo articolo, il fatto che Paolo VI abbia ratificato solennemente gli insegnamenti erronei del Vaticano II dimostra che Paolo VI non godeva dell'assistenza speciale dello Spirito Santo promessa da Cristo ai Successori di Pietro. È importante tenere presente che Paolo VI fu colui che, oltre a promulgare il nuovo Ordinario della Messa, riformò tutti gli altri riti sacramentali. Se si partecipa alla nuova Messa o si abbracciano gli insegnamenti del Vaticano II, la fiducia che si ha nella legittimità di questi insegnamenti o riforme è direttamente collegata alla fiducia che si ha nel fatto che Paolo VI fosse un legittimo successore di Pietro.

 

Ora smaschereremo le sorprendenti eresie di quest'uomo. Dimostreremo, dai suoi discorsi e dai suoi scritti ufficiali, che Paolo VI era un apostata totale e che purtroppo non era nemmeno lontanamente cattolico. Tutti i discorsi e gli scritti ufficiali del Romano Pontefice vengono riportati sul settimanale vaticano, L'Osservatore Romano. Il Vaticano ha recentemente ristampato i numeri del suo giornale dal 4 aprile 1968 ad oggi. Da quei discorsi, dimostreremo ora, con prove inconfutabili e innegabili, che Paolo VI ha infranto il suo giuramento pontificio causando l'apostasia e la rovina di tante anime. Ecco alcune delle sue più gravi affermazioni.

 

Udienza Generale, del 6 dicembre 1972:

 

«Dio esiste? Chi è Dio? E quale conoscenza l'uomo può avere di Lui? Quale rapporto deve avere ciascuno di noi con Lui? Rispondere a ciascuna di queste domande ci porterebbe a discussioni infinite e complesse» 3.

 

Queste domande non ci portano affatto a discussioni infinite e complesse. Dio esiste? Sì. Chi è Dio? La Santissima Trinità. Quale conoscenza può avere l'uomo di Lui? La fede cattolica. Quale rapporto deve avere ciascuno di noi con Lui? Appartenere alla Chiesa da Lui fondata. Paolo VI affermò che queste sono domande che richiederebbero risposte infinite e complesse. Nessun cattolico affermerebbe una simile assurdità, che deride e priva di senso la fede cattolica e il vero Dio.

 

Udienza Generale, del 27 giugno 1973:

 

«Tutto deve cambiare, tutto deve progredire. L'evoluzione sembra essere la legge che porta alla liberazione. Ci deve essere molto di vero e di buono in questa mentalità» 4.

 

Qui Paolo VI affermò esplicitamente e approvò la bestemmia modernista secondo cui tutto è in stato di evoluzione. La sua eresia fu condannata da Papa San Pio X (1835-1914), il quale nell'Enciclica Pascendi Dominici gregis così spiegò la dottrina dei modernisti:

 

«Di qui [i modernisti] fanno passo a quella che è delle principali fra le loro dottrine, vogliamo dire all'evoluzione. Dogma dunque, Chiesa, culto, Libri sacri, anzi la fede stessa, se non devono esser cose morte, fa mestieri che sottostiano alle leggi dell'evoluzione» 5.

 

 

papa san pio X

 

 

I

Paolo VI sulle

religioni non cristiane

 

 

La Chiesa cattolica ha sempre insegnato che tutte le religioni non cattoliche sono false. Esiste una sola vera Chiesa, al di fuori della quale nessuno può essere salvato. Questo è il dogma cattolico. Papa San Gregorio Magno (540-604) insegna:

 

«La santa Chiesa universale insegna che non è possibile adorare Dio veramente se non in essa, e afferma che tutti coloro che sono al di fuori di essa non saranno salvati» 6.

 

papa san gregorio magno


Tutte le altre religioni appartengono al demonio. Questo è l'insegnamento di Gesù Cristo, della Chiesa cattolica e della Sacra Scrittura (vedi 1 Cor 10, 20 e Salmo 95, 5). Chiunque mostri stima per le religioni non cristiane, o le consideri buone o degne di rispetto, rinnega Gesù Cristo ed è un apostata. Ecco il «magistero» di Paolo VI:

 

Udienza Generale, dell'8 novembre 1972: «L'ecumenismo è iniziato così: come rispetto per le religioni non cristiane» 7. Ecco invece cosa insegna Papa Pio XI (1857-1939) nell'Enciclica Mortalium Animos (§ 2), del 6 gennaio 1928:

 

«Non possono certo ottenere l'approvazione dei cattolici tali tentativi fondati sulla falsa teoria che suppone buone e lodevoli tutte le religioni, in quanto tutte, sebbene in maniera diversa, manifestano e significano egualmente quel sentimento a tutti congenito per il quale ci sentiamo portati a Dio e all'ossequente riconoscimento del suo dominio. Orbene, i seguaci di siffatta teoria, non soltanto sono nell'inganno e nell'errore, ma ripudiano la vera religione depravandone il concetto e svoltano passo passo verso il naturalismo e l'ateismo; donde chiaramente consegue che quanti aderiscono ai fautori di tali teorie e tentativi si allontanano del tutto dalla religione rivelata da Dio».

 

papa pio XI

 

Ed ecco invece cosa pensava Paolo VI delle religioni non cristiane create dall'uomo o dal diavolo:

 

Discorso, del 22 settembre 1973: «Le nobili religioni non cristiane...» 8. Questa è apostasia: un rifiuto totale dell'insegnamento di Gesù Cristo e della Sua Chiesa.

 

Udienza generale, del 12 gennaio 1972: «Un quadro sconcertante si apre davanti ai nostri occhi: quello delle religioni, delle religioni inventate dall'uomo; tentativi talvolta estremamente audaci e nobili» 9. Qui Paolo VI afferma che le religioni inventate dall'uomo sono a volte «estremamente audaci e nobili»! Questa va contro l'insegnamento di Gesù Cristo e della Sua Chiesa.

 

Messaggio, del 6 dicembre 1977: «Le religioni non cristiane, che la Chiesa rispetta e stima...» 10. Quale stima possiamo avere per le false religioni?

 

Messaggio, del 24 novembre 1969: «Occorre superare le divisioni, sviluppando il rispetto reciproco tra le diverse confessioni religiose» 11.

 

Discorso, del 3 dicembre 1970: «Salutiamo con rispetto i rappresentanti di tutte le altre religioni che ci hanno onorato della loro presenza» 12.

 

Udienza generale, del 6 luglio 1977: «Accogliamo con sincero rispetto la delegazione giapponese della religione Konko-kyo» 13.

 

Discorso, del 22 agosto 1969, in cui Paolo VI elogiò l'induista (e teosofo) Mahatma Gandhi (1869-1948), affermando che era «sempre cosciente della presenza di Dio» 14. Gli induisti sono pagani idolatri che adorano molti falsi dèi. Il fatto che Paolo VI abbia elogiato il famigerato Gandhi definendolo «sempre cosciente della presenza di Dio» dimostra ancora una volta che Paolo VI era un fautore dell'indifferentismo religioso. D'altronde, Paolo VI elogiò ufficialmente la falsa religione dell'induismo promulgando la Dichiarazione del Concilio Vaticano II Nostra Ætate (§ 2, sulle religioni non cristiane).

 

mahatma gandhi

 

Esortazione Apostolica, dell'8 dicembre 1975: «La Chiesa rispetta e stima queste religioni non cristiane» 15. Si noti ancora una volta che Paolo VI stimava le false religioni; ciò è diabolico.

 

Discorso, del 24 agosto 1974:

 

«Le differenze religiose e culturali in India, come avete detto, sono onorate e rispettate [...]. Siamo lieti di vedere che questo reciproco onore e stima vengono praticati» 16.

 

Paolo VI ha affermato che le diversità religiose vengono onorate in India e che era lieto di constatarlo. Ciò significa onorare il culto di false divinità.

 

Discorso al Sinodo dei Vescovi, del 2 settembre 1974:

 

«Allo stesso modo, non possiamo omettere un riferimento alle religioni non cristiane. Queste, infatti, non devono più essere considerate rivali o ostacoli all'evangelizzazione» 17.

 

Qui Paolo VI ammette spudoratamente di predicare un nuovo Vangelo. Le religioni non cristiane, ci dice, non sono più un ostacolo all'evangelizzazione (mentre prima del Concilio erano considerate tali). Questa è una religione anticristica d'apostasia. Papa Gregorio XVI (1765-1846), insegna nell'Enciclica Mirari Vos (§ 13), del 15 agosto 1832:

 

«Dovrebbero considerare la testimonianza di Cristo stesso secondo cui quelli che non sono con Cristo sono contro di Lui (Lc 11, 23), e che si disperdono infelicemente coloro che non raccolgono con Lui. Pertanto, "senza dubbio, periranno per sempre se non conserveranno integra e inviolata la fede cattolica" (Credo Atanasiano)».

 

papa gregorio XVI

 

Discorso al Dalai Lama, del 30 settembre 1973:

 

«Oggi siamo lieti di dare il benvenuto a Vostra Santità [...]. Lei viene a noi dall'Asia, culla di antiche religioni e tradizioni umane che sono giustamente tenute in profonda venerazione» 18.

 

paolo VI - dalai lama

Sopra: Paolo VI e il Dalai Lama.

 

Paolo VI ci dice che è giusto tenere in «profonda venerazione» le false religioni che adorano falsi dèi! Questa potrebbe essere la peggiore eresia pronunciata da Paolo VI.

 

Discorso, di agosto del 1969: «L'Uganda comprende diverse fedi che si rispettano e si stimano a vicenda» 19. La vera religione stima le false religioni? No, anche questo è palesemente eretico.

Messaggio ai sacerdoti scintoisti, del 3 marzo 1976: «Conosciamo la fama del vostro tempio e la saggezza che è rappresentata così vividamente dalle immagini in esso contenute» 20. Questa è una delle affermazioni più gravi e rivelatrici che Paolo VI abbia mai pronunciato. Egli ha lodato la saggezza contenuta nelle immagini del tempio pagano scintoista; in altre parole, ha lodato gli idoli dei scintoisti!

 

raijin - shintoismo

Sopra: Raijin, il dio del tuono, una delle

120 divinità del pantheon scintoista.

 

 

Ii

Paolo VI sul BUDDISMO

 

 

Il buddismo è una falsa religione orientale che insegna la fede nella reincarnazione e nel karma. I buddisti sostengono che la vita non valga la pena di essere vissuta, e che ogni forma di esistenza cosciente sia un male. I buddisti adorano vari falsi dèi. Il buddismo è una religione idolatra e falsa, creata dal demonio. Ecco cosa pensava Paolo VI del buddismo:

 

Udienza generale ad una delegazione di buddisti giapponesi, del 5 settembre 1973:

 

«È per noi un grande piacere dare il benvenuto ai membri del Tour Europeo dei buddisti giapponesi, onorati seguaci del ramo buddista Soto-shu [...]. Al Concilio Vaticano II, la Chiesa cattolica ha esortato i suoi figli e figlie a studiare e valutare le tradizioni religiose dell'umanità e ad "un dialogo sincero e comprensivo, affinché questi apprendano quali ricchezze Dio nella sua munificenza ha dato ai popoli" (Ad Gentes, § 11) [...]. Il buddismo è una delle ricchezze dell'Asia» 21.

 

Secondo Paolo VI, la religione falsa, pagana e idolatra del buddismo è una delle «ricchezze» dell'Asia!
 

Udienza generale al tour missionario buddista giapponese, del 24 ottobre 1973:

 

«Ancora una volta è per noi un piacere dare il benvenuto ad un illustre gruppo del tour missionario buddista giapponese. Siamo lieti di ribadire la stima che nutriamo per il vostro Paese, per le vostre nobili tradizioni» 22.

 

Discorso ad un leader spirituale buddista tibetano, del 17 gennaio 1975:

 

«Il Concilio Vaticano II ha espresso sincera ammirazione per il buddismo nelle sue varie forme [...]. Auguriamo a Vostra Santità e a tutti i vostri fedeli abbondanza di prosperità e pace» 23.

 

Sopra: 22 marzo 1972; Paolo VI accoglie in Vaticano il leader buddista Sri Chinmoy. In quella occasione Montini gli disse: «Il tuo messaggio e il mio sono gli stessi. Quando entrambi lasceremo questo mondo, tu ed io, ci incontreremo» (Fonte).

 

Si noti la sua idolatria e apostasia nell'ammirare non solo i buddisti, ma anche la falsa religione del buddismo.

 

Discorso ad una delegazione di buddisti, del 5 giugno 1972:

 

«È con grande cordialità e stima che salutiamo un così illustre gruppo di leader buddisti provenienti dalla Thailandia [...]. Abbiamo un profondo rispetto per [...] le vostre preziose tradizioni» 24.

 

Discorso ad un gruppo di leader buddisti, del 15 giugno 1977:

 

«Al distinto gruppo di leader buddisti provenienti dal Giappone diamo un caloroso benvenuto. Il Concilio Vaticano II ha dichiarato che la Chiesa cattolica guarda con sincero rispetto al vostro stile di vita [...]. In questa occasione siamo lieti di ricordare le parole di San Giovanni: "E il mondo passa con la sua concupiscenza; ma chi fa la volontà di Dio rimane in eterno»! 25.

 

Paolo VI ha affermato innanzitutto che la Chiesa cattolica guarda con sincero rispetto allo stile di vita dei buddisti. Questa è un'eresia. Poi in questa occasione ricorda le parole di San Giovanni: «E il mondo passa con la sua concupiscenza; ma chi fa la volontà di Dio rimane in eterno» (1 Gv 2, 17). Il significato di questa affermazione è chiaramente che i buddisti vivranno per sempre; cioè, saranno salvi. Questo è totalmente eretico.

 

Discorso al patriarca buddista del Laos, dell'8 giugno 1973:

 

«La Chiesa cattolica considera le sue ricchezze spirituali [del buddismo] con stima e rispetto, e desidera collaborare con voi, come uomini religiosi, per realizzare la vera pace e la salvezza dell'uomo» 26.

 

divinità buddiste

Sopra: divinità buddiste. In alto a sinistra, Buddha;a destra, Ganesha. In basso, la dea Ushnishavijaya. Dice il salmista: «Tutti gli dèi delle genti sono demoni» (Sl 95, 5; Bibbia Vulgata).

 

Paolo VI ha affermato che la Chiesa cattolica considera con stima le ricchezze spirituali della falsa religione del buddismo. Poi ha dichiarato di voler collaborare con il patriarca buddista per realizzare la salvezza dell'uomo! Questo è attribuire ad una falsa religione la capacità di salvare l'uomo senza riconoscere e adorare Gesù Cristo. «In nessun altro c'è salvezza; non vi è infatti altro nome [quello di Gesù] dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati» (At 4, 12).

 

 

III

PAOLO VI SULL'ISLAM

 

 

L'islam è una falsa religione che nega la divinità di Cristo e rifiuta la SS.ma Trinità. Oltre a rifiutare il vero Dio, l'islam ammette la poligamia fino a quattro mogli, e i suoi seguaci (i musulmani) diffondono questa falsa religione con uno zelo senza pari. L'islam è la principale falsa religione più ferocemente anticristiana al mondo. In molti Paesi islamici convertirsi al cristianesimo significa andare incontro alla morte. La propagazione della vera fede è severamente proibita dai musulmani. La società islamica è una delle cose più malvagie della storia umana. Ecco cosa pensava Paolo VI di questa falsa religione che rifiuta Cristo e la SS.ma Trinità:

 

Discorso, del 9 settembre 1972: «Vorremmo anche che sapeste che la Chiesa riconosce le ricchezze della fede islamica, una fede che ci lega all'unico Dio» 27. Paolo VI ha parlato delle «ricchezze» della fede islamica, una «fede» che rifiuta Gesù Cristo e la SS.ma Trinità. Egli ha affermato che questa «fede» ci lega all'unico Dio. Ma non adoriamo lo stesso Dio poiché il Dio che i cattolici adorano è indivisibilmente Uno e Trino. Questa è apostasia.

 

Discorso, del 18 settembre 1969: «I musulmani [...] adorano con noi l'unico e misericordioso Dio, che giudicherà l'umanità nell'ultimo giorno» 28. Gli islamici non adorano l'unico vero Dio, la SS.ma Trinità, insieme ai cattolici. Affermare che i musulmani adorano lo stesso Dio dei cattolici è un'eresia. Gli islamici certamente non adorano quel Dio che giudicherà l'umanità nell'ultimo giorno: Nostro Signore Gesù Cristo! Per loro Gesù è solo un profeta, e per di più inferiore a Maometto!

 

Discorso ad un ambasciatore islamico, del 4 giugno 1976: «I musulmani marocchini [...], nostri fratelli nella fede nell'unico Dio. Sarete sempre i benvenuti e troverete qui stima e comprensione» 29. Qui Paolo VI ha affermato che gli islamici sono fratelli nella fede. Questa è apostasia.

 

Discorso, del 2 dicembre 1977:

 

«I musulmani (che) professano di avere la fede di Abramo e adorano con noi l'unico Dio misericordioso, giudice degli uomini nel giorno finale, come ha solennemente dichiarato il Concilio Vaticano II» 30.

 

islam

Sopra:  nonostante la stima e la comprensione di Paolo VI nei confronti dell'islam, i musulmani continuano a perseguitare e ad uccidere i cristiani in tutto il mondo. Sui cartelli dei manifestanti è scritto: «L'islam dominerà il mondo».

 

Discorso, di agosto del 1969:

 

«Il Nostro vivo desiderio di salutare, nelle vostre persone, le grandi comunità musulmane sparse in tutta l'Africa. Voi ci permettete così di manifestare qui il Nostro alto rispetto per la fede che professate [...]. Nel ricordare i martiri cattolici e anglicani, ricordiamo volentieri anche quei confessori della fede islamica che furono i primi a soffrire la morte» 31.

 

Egli ha menzionato il suo alto rispetto per la falsa fede dell'islam e commemora i musulmani che hanno testimoniato questa falsa religione attraverso la morte. Per non parlare dei «martiri» anglicani... Questa è apostasia totale.

 

Discorso all'Angelus, del 3 agosto 1969: «Sono stati riconosciuti ventidue martiri, ma ce n'erano molti di più, e non solo cattolici. C'erano anche anglicani e alcuni maomettani» 32. Questa è probabilmente l'affermazione più scandalosa che abbiamo mai sentito riguardo all'eresia secondo cui ci sarebbero martiri non cattolici. Martire è colui che muore testimoniando la vera fede. Paolo VI ha affermato che gli islamici (che non credono nemmeno in Cristo o nella SS.ma Trinità) sono martiri, oltre agli anglicani. Questo è davvero incredibile e totalmente eretico.

 

Papa Eugenio IV (1383-1447), durante il Concilio di Firenze, nel 1441, ha decretato:

 

«Nessuno può essere salvato, per quanto abbia dato in elemosina e anche se ha versato il sangue nel nome di Cristo, se non ha perseverato nel seno e nell'unità della Chiesa cattolica» 33.

 

Lo stesso Pontefice durante il medesimo Concilio (Credo dogmatico atanasiano, § 1439):

 

«Chiunque voglia salvarsi, deve innanzitutto conservare la fede cattolica; se ciascuno non la conserva integra e inviolata, perirà senza dubbio in eterno» 34.

 

papa eugenio IV

 

 

IV

PAOLO VI SULLA

LIBERTÀ RELIGIOSA

 

 

Discorso, del 9 luglio 1969:

 

«Essa [la Chiesa] ha anche affermato, nel corso della sua lunga storia, a costo di oppressione e persecuzione, la libertà per ciascuno di professare la propria religione. Nessuno, dice, deve essere impedito di agire, nessuno deve essere costretto ad agire in modo contrario alle proprie convinzioni [...]. Come abbiamo detto, il Concilio ha richiesto una vera e pubblica libertà religiosa» 35.

 

Questo è completamente falso ed eretico. La Chiesa cattolica ha sempre affermato nel corso della sua lunga storia (fino al Concilio), a costo di oppressione e persecuzione, che la religione di Gesù Cristo è l'unica vera; e che Cristo è vero Dio e vero uomo. Tuttavia, Paolo VI voleva farci credere che i martiri furono torturati orribilmente non per la loro professione di fede in Cristo, ma affinché tutti avessero la libertà di professare la loro religione! Questa è una distorsione della verità incredibilmente eretica!

 

Messaggio, del 10 dicembre 1973: «Le ripetute violazioni del sacro diritto alla libertà religiosa nei suoi vari aspetti e l'assenza di un accordo internazionale a sostegno di tale diritto...» 36.

 

Lettera, del 25 luglio 1975: «La Santa Sede si rallegra di vedere specificamente sottolineato il diritto alla libertà religiosa» 37. Ancora una volta dobbiamo ricordare che, fino al Concilio Vaticano II, la dottrina sulla libertà religiosa è stata, di fatto, condannata da diversi Pontefici.

 

 

V

PAOLO VI SUGLI

SCISMATICI «ORTODOSSI»

 

 

Il 5 gennaio 1964, Paolo VI volle incontrare il Patriarca scismatico orientale di Costantinopoli, Atenagora (1886-1972). I due revocarono le reciproche scomuniche comminate nel 1054. Ciò significa che Paolo VI riteneva che gli «ortodossi» orientali non fossero più scomunicati, pur negando il primato petrino e la giurisdizione del Romano Pontefice su ogni singolo cristiano. Pertanto, secondo lui, il Papato non era un dogma vincolante sotto pena di scomunica. Gli «ortodossi» orientali sono scismatici che rifiutano l'infallibilità pontificia e gli ultimi tredici Concili Generali della Chiesa cattolica. Essi rifiutano che lo Spirito Santo proceda dalla seconda Persona della SS.ma Trinità; ammettono il divorzio e il secondo matrimonio; e molti di loro rifiutano il dogma dell'Immacolata Concezione.

 

paolo VI - atenagora

Sopra: Paolo VI e il Patriarca scismatico Atenagora, che era massone (Fonte)

 

Ecco cosa pensava Paolo VI di questi scismatici:

 

Discorso, del 19 aprile 1970, parlando del defunto Patriarca scismatico di Mosca: «Fino alla fine egli fu cosciente e sollecito del suo grande ministero» 38. Paolo VI ha affermato che la guida in una chiesa scismatica è un grande ministero...

 

Discorso, del 24 gennaio 1972: «Salutate tra noi un eminente rappresentante della venerabile Chiesa ortodossa [...], un uomo di grande pietà» 39.

 

Discorso, del 23 gennaio 1972: «Il grande, venerabile ed eccellente Patriarca ortodosso...» 40.

 

Discorso alla delegazione scismatica, del 27 giugno 1977: «Poi, dieci anni dopo, abbiamo fatto visita alla vostra santa Chiesa...» 41.

 

Udienza generale, del 20 gennaio 1971: «Le venerabili Chiese ortodosse orientali...» 42. Paolo VI pensava che le chiese scismatiche fossero «venerabili»...

 

Discorso in occasione della morte del Patriarca scismatico Atenagora, del 9 luglio 1972: «Vi raccomandiamo questo grande uomo, uomo di una Chiesa venerata» 43.

 

Discorso, del 25 maggio 1968: «La venerabile Chiesa ortodossa di Bulgaria...» 44.

 

Dichiarazione comune con il Patriarca della chiesa scismatica siriaca, del 27 ottobre 1971:

 

«Questo dovrebbe essere fatto con amore, con apertura ai suggerimenti dello Spirito Santo e con rispetto reciproco per gli altri e per la Chiesa di ciascuno» 45.

 

paolo vi - patriarca meliton

Sopra: dicembre 1965; Paolo VI consegna al Patriarca di Eliopoli

Meliton (1913-1989) il Decreto conciliare Unitatis Redintegratio.

 

Quindi, Paolo VI rispettava il rifiuto del Papato romano e dell'infallibilità pontificia.

 

Telegramma in occasione dell'elezione del nuovo Patriarca scismatico di Costantinopoli, di luglio del 1972: «Nel momento in cui assumete un grave incarico al servizio della Chiesa di Cristo...» 46. Ciò significa che per Paolo VI la Chiesa «ortodossa» scismatica era la Chiesa di Cristo...

 

Discorso, del 14 dicembre 1976:

 

«Carissimi fratelli, inviati dalla venerabile Chiesa di Costantinopoli [...], abbiamo compiuto il solenne e sacro atto ecclesiale di revocare gli antichi anatemi, atto con il quale abbiamo voluto cancellare per sempre il ricordo di questi eventi dalla memoria e dal cuore della Chiesa» 47.

 

paolo VI - meliton

Sopra: il 7 dicembre 1975, Paolo VI, con un gesto eclatante,

si inginocchiò e baciò i piedi al Patriarca Meliton.

 

Gli «ortodossi» scismatici sono stati anatemizzati dalla Chiesa cattolica per aver negato il Papato e per non aver accettato i dogmi della fede cattolica. Ma Paolo VI ha solennemente revocato questi anatemi scagliati contro di loro, come abbiamo menzionato più sopra. Come l'affermazione precedente, questo discorso di Paolo VI significa che per lui il Papato non era un dogma che deve essere creduto sotto pena di anatema o di condanna.

 

Lettera, del 7 marzo 1971, in occasione della morte di due Patriarchi scismatici:

 

«Commossi dalla morte di Sua Santità il Patriarca Kyrillos VI, esprimiamo la nostra sincera partecipazione con l'assicurazione delle nostre preghiere per l'eterno riposo del vostro amato pastore e per la consolante benedizione di Dio sull'intera Chiesa copta ortodossa» 48.

 

kyrillos VI

 

Si notino due cose: in primo luogo, Paolo VI ha affermato che avrebbe pregato per l'anima dello scismatico defunto, dimenticando che fuori dalla vera Chiesa non c'è salvezza, il che è eretico. In secondo luogo, ha invocato la benedizione consolatrice di Dio sull'intera Chiesa copta ortodossa. Che dire del fatto che esiste una sola vera Chiesa e che la Chiesa copta scismatica non ne fa parte? Che dire della grazia di Dio di convertire i copti «ortodossi» alla vera Chiesa? L'affermazione di Paolo VI dimostra ancora una volta che egli riteneva che le sètte ereticali fossero vere Chiese e che la fede cattolica non fosse indispensabile per conseguire la salvezza.

 

Papa Gregorio XVI, il 27 maggio 1832:

 

«Non ingannarti, fratello mio; se qualcuno segue uno scismatico, non otterrà l'eredità del regno di Dio» 49.

 

Lettera agli ortodossi scismatici, di novembre del 1976:

 

«La prima Conferenza Pan-Ortodossa in preparazione al Grande e Santo Concilio delle Chiese ortodosse sta iniziando i suoi lavori [...] per il miglior servizio della venerabile Chiesa ortodossa» 50.

 

Montini ha definito questo concilio scismatico «santo» e la Chiesa scismatica «venerabile». Paolo VI era uno scismatico.

 

Udienza generale, del 24 gennaio 1973: «Il nostro fratello di venerata memoria, il Patriarca ecumenico di Costantinopoli...» 51.

 

Messaggio riguardante un defunto scismatico russo, del 7 aprile 1972:

 

«Esprimiamo a Vostra Eminenza e al Santo Sinodo della Chiesa ortodossa georgiana le nostre sincere condoglianze, con l'assicurazione delle nostre preghiere per l'eterno riposo del vostro pastore» 52.

 

paolo VI - scismatico

 

Messaggio, del 23 maggio 1968, al Patriarca scismatico di Mosca:

 

«Santità, in occasione delle celebrazioni per il cinquantesimo anniversario del giorno in cui il Sinodo di tutta la Chiesa ortodossa di Russia ha ristabilito la Sede Patriarcale di Mosca [...], abbiamo delegato a partecipare alle solenni celebrazioni che avranno luogo nella vostra Città Patriarcale i nostri carissimi fratelli nell'Episcopato» 53.

 

Paolo VI ha chiamato il Patriarca scismatico «Santità» e ha celebrato il 50º anniversario della Chiesa scismatica.

 

Discorso ad uno scismatico, del 1º luglio 1978: «Vi riceviamo con affetto e stima» 54.

 

Udienza generale, del 30 novembre 1977:

 

«Vi salutiamo con gioia, amati fratelli, che rappresentate qui Sua Santità il Patriarca Pimen e la Chiesa ortodossa russa [...]. Tutta la nostra stima e il nostro amore fraterno a Sua Santità il Patriarca Pimen, al suo clero e a tutto il popolo fedele» 55.

 

patriarca pimen

 

Lettera riguardante lo scismatico Atenagora, di luglio del 1972: «Preghiamo il Signore di accoglierlo nel suo regno celeste...» 56.

 

Dichiarazione congiunta con il «papa» scismatico Shenouda III (1923-2012), del 10 maggio 1973:

 

«Paolo VI, Vescovo di Roma e Papa della Chiesa cattolica, e Shenouda III, Papa di Alessandria e Patriarca della Sede di San Marco [...]. In nome di questa carità, rifiutiamo tutte le forme di proselitismo [...]. Cessi, ovunque esista...» 57.

 

patriarca shenouda III

 

Questo è tutto ciò che serve per capire che Paolo VI era uno scismatico e non un cattolico. Ha fatto una Dichiarazione congiunta con un «papa» scismatico. Ha riconosciuto questo scismatico come titolare della Sede di San Marco. Questa è una bestemmia contro il Papato, poiché questo scismatico non deteneva alcuna autorità. Montini ha rifiutato ogni forma di proselitismo - cioè il tentativo di convertire al cattolicesimo gli scismatici - e ha detto: «Cessi, ovunque esista»! Paolo VI era un eretico formale e uno scismatico.

 

 

VI

PAOLO VI SULLE

SèTTE PROTESTANTI

 

 

Il protestantesimo ebbe origine con l'ex frate agostiniano tedesco Martin Lutero (1483-1546), che nel 1517 abbandonò la Chiesa cattolica e diede inizio alla rivoluzione protestante. Lutero negava il libero arbitrio, il Papato, l'intercessione di Maria SS.ma e dei Santi, il culto delle reliquie, il Purgatorio, la Tradizione, la Transustanziazione, l'Ordine sacro e il santo Sacrificio della Messa. Lutero sostituì la Messa con un servizio commemorativo dell'Ultima Cena. Tutti i Sacramenti, tranne il Battesimo e la Santa Cena, furono rifiutati. Lutero sosteneva che dopo la caduta di Adamo l'uomo non potesse compiere opere buone. La maggior parte dei protestanti condivide le stesse convinzioni di Lutero, ma tutti rifiutano numerosi dogmi cattolici.

 

martin lutero

 

Ecco cosa pensava Paolo VI di questi eretici e scismatici:

 

Discorso all'Angelus, del 17 gennaio 1971: «Dall'opposizione polemica tra le diverse confessioni cristiane siamo passati al rispetto reciproco...» 58.

 

Qui Paolo VI ha rivelato che il programma del Vaticano II nei confronti delle sètte protestanti è stato quello di passare dall'opposizione polemica - in altre parole, dall'opposizione alle loro false dottrine - ad un atteggiamento di accettazione e rispetto reciproco per la loro falsa religione.

 

Discorso ai rappresentanti delle Chiese non cattoliche a Ginevra, nel giugno del 1969:

 

«Lo spirito che ci anima [...], questo spirito pone, come prima base di ogni fruttuoso contatto tra le diverse confessioni, che ciascuno professi lealmente la propria fede» 59.

 

paolo VI - michael ramsey

Sopra: il 23 marzo 1966, Paolo VI ricevette Michael Ramsey (1904-1988), «arcivescovo» anglicano di Canterbury. Montini gli fece dono del suo anello episcopale che portava quando era Arcivescovo di Milano. Papa Leone XIII si pronunciò per l'invalidità del rito di ordinazione anglicano a causa dell'eliminazione della formula sulla potestà eucaristica, e lo annunciò il 13 settembre 1896 con la Bolla Apostolicæ curæ.

 

Paolo VI ha dichiarato che i protestanti non dovrebbero convertirsi e diventare cattolici, ma rimanere fedeli alle proprie sètte.

 

Omelia, del 25 gennaio 1973: «[Vorrei] esprimere un rispettoso e affettuoso pensiero in Cristo ai cristiani di altre confessioni residenti in questa città e assicurare loro la nostra stima» 60. Ecco un'omelia incredibile. In essa Paolo VI ha manifestato agli eretici di altre confessioni la sua stima. Si consideri che Paolo VI non conosceva nemmeno personalmente tutte le persone che stimava. Non sapeva nulla di loro se non che appartenevano a una di queste sètte, e su questa base assicurava loro la sua stima!

 

Lettera del 6 agosto 1973 al Consiglio Ecumenico delle Chiese:

 

«Il Consiglio Ecumenico delle Chiese è stato creato per servire, con la grazia di Dio, le Chiese e le Comunità ecclesiali nei loro sforzi per restaurare e manifestare a tutti quella perfetta comunione nella fede e nell'amore che è il dono di Cristo alla Sua Chiesa» 61.

 

paolo VI - consiglio ecumenico delle chiese

Sopra: nel 1969, Paolo VI si è recato in visita al quartier

generale del Consiglio Ecumenico delle Chiese a Ginevra.

 

Paolo VI ha affermato che il Consiglio Ecumenico delle Chiese è stato creato per restaurare e manifestare a tutti quella perfetta comunione nella fede e nell'amore che è il dono di Cristo alla Sua Chiesa. Si noti la sorprendente implicazione di questa affermazione. La perfetta comunione nella fede e nella carità, che è il dono di Cristo alla Sua Chiesa, è l'organizzazione della Chiesa cattolica, la Chiesa universale fondata da Cristo. Ma Paolo VI ha dichiarato che questa si è manifestata nel Consiglio Ecumenico delle Chiese!

 

Ha sostituito la Chiesa cattolica con il Consiglio Ecumenico delle Chiese. Il Consiglio Ecumenico delle Chiese è un'organizzazione composta da molte diverse sètte e denominazioni. Un commentatore tradizionale lo definirebbe correttamente un gruppo di facciata comunista, volto a diluire e liberalizzare le chiese «cristiane» del mondo. Ma si tratta indubbiamente di un'organizzazione ecumenica profondamente eretica, composta da diverse religioni create dall'uomo.

 

consiglio ecumenico delle chiese

Sopra: il logo del Consiglio Ecumenico delle Chiese.

La barca che si vede non è quella di Pietro...

 

Discorso, del 12 dicembre 1968: «I nostri figli sono in rapporti amichevoli con i loro fratelli cristiani, gli evangelici luterani» 62.

 

Papa Pio IV (1499-1565), nella Professione di fede, durante il Concilio di Trento:

 

«Questa vera fede cattolica, al di fuori della quale nessuno può essere salvato [...], io ora professo e credo veramente...» 63.

 

papa pio IV

 

Discorso, del 28 aprile 1977:

 

«Le relazioni tra la Chiesa cattolica e la Comunione anglicana [...], queste parole di speranza: "La Comunione anglicana unita, non assorbita", non sono più un mero sogno» 64.

 

Ciò significa che Paolo VI voleva unirsi alla sètta anglicana senza assorbirla, ossia senza convertirla al cattolicesimo.

 

Discorso, del 2 agosto 1969:

 

«Abbiamo voluto incontrare la Chiesa anglicana che fiorisce in questo Paese. Abbiamo voluto rendere omaggio a quei figli di cui essa è più orgogliosa, coloro che - insieme ai nostri martiri cattolici - hanno dato la generosa testimonianza della loro vita al Vangelo» 65.

 

Discorso in occasione della morte del protestante Martin Luther King (1929-1968), del 7 aprile 1968: «Condivideremo tutti le speranze che il suo martirio ispira in noi» 66.

 

paolo VI - martin luther king

Sopra: 19 settembre 1964; Paolo VI accoglie in

udienza il pastore battista Martin Luther King.

 

Papa Gregorio XVI, il 27 maggio 1832, ha affermato:

 

«Infine, alcuni di questi sviati tentano di persuadere se stessi e gli altri che gli uomini non ci si salva solo nella religione cattolica, ma che anche gli eretici possono raggiungere la vita eterna» 67.

 

 

VII

PAOLO VI SUL CONTROLLO

DELLE NASCITE

 

 

Paolo VI era favorevole al controllo delle nascite.

 

Discorso, del 16 novembre 1970: «Questo, tra gli altri effetti, favorirà senza dubbio un controllo razionale delle nascite da parte delle coppie» 68.

 

Allocuzione, del 24 agosto 1969: «La libertà dei coniugi non vieta loro una limitazione morale e ragionevole delle nascite» 69.

 

Enciclica Humanæ Vitæ (§ 16), del 25 luglio 1968 (in piena Rivoluzione Sessuale):

 

«In rapporto alle condizioni fisiche, economiche, psicologiche e sociali, la paternità responsabile si esercita, sia con la deliberazione ponderata e generosa di far crescere una famiglia numerosa, sia con la decisione, presa per gravi motivi e nel rispetto della legge morale, di evitare temporaneamente od anche a tempo indeterminato, una nuova nascita».

 

Nota a cura del

Centro Culturale San Giorgio

san giorgio

 

Di per sè, l'Enciclica Humanæ Vitæ non contiene errori. Essa permette agli sposi cristiani di poter usare i cosiddetti «metodi naturali» (Billings, Ogino-Knaus, ecc...) per distanziare le nascite e solo in caso di grave necessità. Negli anni '60, in occasione dell'uscita sul mercato farmaceutico della pillola contraccettiva, Paolo VI decise di formare una commissione che studiasse la situazione venutasi a creare. Alla fine Montini scelse di proibire la pillola, una decisione che gli Episcopati di diversi Paesi (Olanda, Germania, Francia, ecc...) decisero di non adottare affermando che quell'Enciclica non facesse parte del Magistero, e che quindi non obbligava le coscienze.

 

Quello che stupisce è il fatto che in realtà, la Chiesa si era già espressa chiaramente su questa materia vietando l'uso di contraccettivi. Lo aveva fatto Papa Pio XI con l'Enciclica Casti connubii (del 31 dicembre 1930), e Papa Pio XII in diversi documenti, e in particolare con il Discorso al Congresso dell'Unione Cattolica Italiana delle Ostetriche (del 29 ottobre 1951). Ma Paolo VI ignorò totalmente l'insegnamento dei suoi predecessori.

 

 

VIII

PAOLO VI SULLE NAZIONI UNITE

 

 

Le Nazioni Unite sono un'organizzazione malvagia e massonica che promuove la contraccezione, la sterilizzazione e l'aborto, e mira a prendere il controllo del processo decisionale per ogni Paese del pianeta. L'ex Segretario Generale delle Nazioni Unite Maha Thray Sithu U Thant (1909-1974) elogiò il comunista Lenin (1870-1924) come un uomo i cui «ideali si riflettono nella Carta delle Nazioni Unite» 70.

 

Sopra: New York, 4 ottobre 1965; Paolo VI posa insieme

ad Amintore Fanfani e al Segretario delle Nazioni Unite U Thant.

 

Ecco cosa pensava Paolo VI dell'ONU:

 

Discorso, del 5 febbraio 1972: «Abbiamo fiducia nell'ONU» 71.

 

Messaggio, del 26 aprile 1968:

 

«Possano tutti gli uomini di cuore unirsi pacificamente affinché i principî delle Nazioni Unite siano non solo proclamati, ma anche attuati, e non solo la Costituzione degli Stati li promulghi, ma anche le autorità pubbliche li applichino» 72.

 

Discorso al Segretario Generale delle Nazioni Unite, del 9 luglio 1977:

 

«Desideriamo ascoltare la voce del rappresentante autorizzato dell'Organizzazione delle Nazioni Unite [...]. Tutto ciò non fa che sottolineare ulteriormente il ruolo benefico e insostituibile dell'Organizzazione delle Nazioni Unite» 73.

 

paolo VI - ONU

Sopra: Paolo VI parla davanti all'Assemblea delle Nazioni Unite.

 

Messaggio all'ONU, del 4 ottobre 1970:

 

«Oggi auspichiamo ancora una volta per ripetere le parole che abbiamo avuto l'onore di pronunciare il 4 ottobre 1965 dalla tribuna della vostra assemblea: "Questa Organizzazione rappresenta la via da percorrere per la civiltà moderna e per la pace nel mondo [...]. Dove altro, d'altronde, questi governi e questi popoli potrebbero trovare meglio un ponte che li unisca, una tavola attorno alla quale riunirsi, un tribunale dove perorare la causa della giustizia e della pace? [...]. Chi meglio dell'Organizzazione delle Nazioni Unite e delle sue agenzie specializzate potrà raccogliere la sfida rivolta a tutta l'umanità? [...]. Esiste in effetti un bene comune dell'uomo, e spetta alla vostra Organizzazione, per la sua dedizione all'universalità, che è la sua ragion d'essere, promuoverlo instancabilmente» 74.

 

In primo luogo, Paolo VI ha affermato che l'ONU è la via da percorrere. Ha affermato che l'ONU, e non la Chiesa cattolica, è il mezzo migliore per la causa della giustizia e della pace nel mondo. In secondo luogo, ha affermato che l'ONU è l'organismo universale (cioè cattolico) per l'umanità! Ha sostituito la Chiesa cattolica con l'ONU!

 

 

IX

PAOLO VI HA PROMOSSO

IL NUOVO ORDINE MONDIALE


 

Messaggio al Presidente di una Conferenza delle Nazioni Unite, di maggio del 1976: «Questo nuovo ordine economico internazionale che deve essere costruito senza sosta...» 75.

 

Messaggio, dell'8 settembre 1977: «Oggi si insiste legittimamente sulla necessità di costruire un nuovo ordine mondiale...» 76.

 

Messaggio alle Nazioni Unite, del 24 maggio 1978:

 

«Siamo consapevoli che il cammino che deve condurre all'avvento di un nuovo ordine internazionale [...]. Non può in alcun caso essere così breve come vorremmo [...]. Disarmo, nuovo ordine mondiale e sviluppo sono tre obblighi indissolubilmente legati tra loro» 77.

 

nuovo ordine mondiale

 

 

X

PAOLO VI E IL CULTO DELL'UOMO


 

Discorso, del 7 febbraio 1971: «Onore dunque all'uomo»! 78.

 

Discorso, dl 1º agosto 1969: «Non lasciatevi scoraggiare dagli ostacoli e dalle difficoltà che costantemente sorgono; non perdete la fede nell'uomo» 79.

 

Messaggio, del 25 marzo 1971: «...l'uomo, al quale tutto quanto esiste sulla terra deve essere riferito, come a suo centro e a suo vertice» 80. Questa è una bestemmia. Paolo VI stava citando il Vaticano II (Gaudium et spes § 12).

 

Discorso, del 18 novembre 1971: «Nella nostra visita a Bombay abbiamo sottolineato: "L'uomo deve incontrare l'uomo 81.

 

Udienza, del 10 gennaio 1972: «Perché le esigenze della giustizia, signori, possono essere colte solo alla luce della verità, quella verità che è l'uomo» 82. Ciò significa che non Dio, ma è l'uomo ad essere la verità.

 

Discorso, dell'11 aprile 1973: «...sempre ansiosi di salvaguardare, sopra ogni cosa, il primato dell'uomo» 83.

 

Discorso all'Angelus, del 27 gennaio 1974: Paolo VI parlò positivamente del «culto dell'uomo per l'uomo...» 84.

 

Discorso, del 15 febbraio 1974: «Come Vostra Eccellenza ha giustamente ricordato, che il fine ultimo è l'uomo» 85.

 

Discorso, del 29 dicembre 1968: «Il mistero cristiano che si fonda sull'uomo...» 86.

 

Udienza, del 28 aprile 1969: «In ultima analisi, non c'è vera ricchezza se non nell'uomo» 87.

 

Discorso all'Angelus, del 20 luglio 1969: «Faremo bene a meditare sull'uomo...» 88.

 

Udienza generale, del 28 luglio 1971: «La dignità dell'uomo! Non la apprezzeremo mai abbastanza» 89.

 

Discorso, del 4 settembre 1968:

 

«I temi che oggi preoccupano la religione, cattolica o non cattolica, convergono tutti, da diverse direzioni, verso un unico punto centrale e dominante: l'uomo. "Secondo l'opinione quasi unanime dei credenti e dei non credenti, tutte le cose sulla terra devono essere riferite all'uomo come al loro centro e al loro vertice 90.

 

adam kadmon

Sopra: due ritratti dell'Adam Kadmon, l'Uomo divino della Kabbalah

ebraica. Il culto dell'uomo conduce inesorabilmente al satanismo.

 

Messaggio all'Angelus, del 13 luglio 1975:

 

«La scienza più preziosa di tutte, la scienza di conoscere se stessi, di riflettere, quasi sognare, sulla propria coscienza [...]. Viva il giorno di festa libero da altri impegni, ma occupato a esplorare i segreti della propria vita» 91.

 

Pensate a questo messaggio sbalorditivo. Montini non ha detto che la teologia, lo studio di Dio, è la scienza più preziosa; egli ha affermato che è la scienza del conoscere se stessi e del sognare la propria coscienza. Ha anche detto: «Viva la festa» (cioè, viva il giorno di festa) libero da altri impegni (forse libero dalla partecipazione alla Messa?), un giorno di festa dedicato all'esplorazione dei segreti della propria vita. In altre parole, egli desiderava un giorno di festa dedicato all'uomo, senza altri impegni. Questo è chiaramente molto prossimo al culto massonico dell'uomo.

 

Messaggio all'Angelus, del 26 settembre 1976: «Siamo in estasi di ammirazione per il volto umano...» 92.

 

Discorso, del 16 ottobre 1976: «Se il Vangelo è per l'uomo, noi cristiani siamo completamente per il Vangelo» 93. Si noti che egli ha affermato che siamo per il Vangelo solo se il Vangelo è per l'uomo...
 

Discorso, del 4 dicembre 1976:

 

«Al di sopra di tutti i condizionamenti ideologici, la grandezza e la dignità della persona umana devono emergere come l'unico valore da promuovere e da difendere» 94.

 

Messaggio natalizio, del 25 dicembre 1976: «Onoriamo l'umanità decaduta e peccatrice» 95.

 

Discorso, del 10 giugno 1969: «Perché in ultima analisi non c'è vera ricchezza se non la ricchezza dell'uomo» 96. E la ricchezza di Dio?

 

 

XI

PAOLO VI SUL NATALE

 

 

Udienza Generale, del 17 dicembre 1969: «Il Natale è il compleanno della vita. Della nostra vita» 97. Il Natale è il compleanno di Gesù Cristo. Non è il compleanno della nostra vita perché noi non siamo Gesù Cristo. Ma questo è ciò che Paolo VI predicava.

 

Discorso all'Angelus, del 21 dicembre 1974: «Buon Natale a voi [...]. È la festa della vita umana...» 98.

 

Messaggio natalizio, del 25 dicembre 1976: «Fratelli, onoriamo nella nascita di Cristo, la vita incipiente dell'uomo» 99. La parola «incipiente» significa «inizio», «in uno stadio iniziale» 100. Quindi, Paolo VI ha affermato che nella nascita di Cristo troviamo gli stadi iniziali della vita dell'uomo. Ciò implica, ancora una volta, che l'uomo è Cristo.

 

Messaggio all'Angelus, del 18 dicembre 1976: «Il Natale è una festa dell'umanità [...], dedicata, come felice effetto, a onorare l'esistenza umana» 101.

 

Discorso, del 12 settembre 1970: «L'unica parola che spiega l'uomo è Dio stesso fatto uomo, il Verbo fatto carne» 102. Ciò significa chiaramente che l'uomo è Dio stesso fatto uomo, Nostro Signore Gesù Cristo.

 

 

Così insegnava Papa San Pio X nell'Enciclica E Supremi Apostolatus, del 4 ottobre 1903:

 

«..è il carattere proprio dell'anticristo, l'uomo stesso, con infinita temerità, si e posto in luogo di Dio».


Paolo VI era un eretico manifesto...

 

 

XII

ALTRI CAMBIAMENTI

INTRODOTTI DA PAOLO VI

 

 

Il 13 novembre 1964, Paolo VI ha deposto la tiara pontificia o triregno. Egli la fece mettere all'asta alla New York World's Fair («Esposizione Universale di New York») 103. La tiara papale è un segno dell'autorità di un vero Papa: le tre corone rappresentano l'autorità dogmatica, liturgica e disciplinare di un Pontefice. Regalandola, Paolo VI ha simbolicamente rinunciato all'autorità del Papato. Fu un atto simbolico di un infiltrato modernista, la cui unica missione era quella di tentare di distruggere la Chiesa cattolica.

 

 

Paolo VI fu visto indossare i molte occasioni il Pettorale del Giudizio (in ebraico Hoshen), un oggetto che non ha nulla a che vedere con i paramenti del Romano Pontefice, ma che veniva indossato nel passato dal Sommo Sacerdote ebraico per ordine di Yahwéh (Es 28, 15-21). Le dodici pietre incastonate nel Pettorale del Giudizio rappresentano le dodici tribù d'Israele.

 

pettorale del giudizio

 

paolo VI - pettorale del giudizio

Sopra: Paolo VI con il Pettorale del Giudizio ebraico in miniatura...

 

Non solo si tratta solo del Pettorale di un Sommo Sacerdote ebraico, ma secondo l'Encyclopedia of Freemasonry («Enciclopedia della Massoneria»), dell'autore massonico Albert Gallatin Mackey (1801-1887), questo oggetto viene anche «indossato durante i Capitoli americani (massonici) dell'Arco Reale, dal Sommo Sacerdote come parte ufficiale degli ornamenti che gli spettano».

 

albert gallatin mackey - encyclopedia of freemasonry

Sopra: Albert G. Mackey e la sua Encyclopedia of Freemasonry.

 

Sopra: pendaglio massonico, sormontato da una Stella di Davide, appartenete ad un Gran Maestro. Tra la Squadra e il Compasso appare il Pettorale del Giudizio.

 

Questo Pettorale era la veste indossata da Caifa, il Sommo Sacerdote della religione ebraica che ordinò la messa a morte per crocifissione di Nostro Signore Gesù Cristo. Paolo VI indossò il Pettorale del Giudizio del Sommo Sacerdote numerose volte. Dio permette che cose come queste accadano per dimostrare al popolo che questi uomini sono infiltrati e nemici della Chiesa cattolica.

 

Oltre a tutte le eresie che abbiamo elencato nei discorsi di Paolo VI, egli fu l'uomo che portò a termine l'attuazione del Concilio Vaticano II, trasformò la Messa cattolica in un servizio protestante e cambiò il rito di ogni singolo Sacramento.

 

messa cattolica

Sopra: la Messa cattolica, detta Tridentina o di San Pio V, abolita da Paolo VI. Il Messale romano nella forma giunta sino a noi risale all'XI secolo, ma il Canone (la parte centrale che il sacerdote recita in silenzio) era di origine apostolica.

 

nuovus ordo missae - cena protestante

Sopra: a sinistra, il Novus Ordo Missæ di Paolo VI, a destra, un servizio protestante. Entrambi i riti vengono celebrati in faccia al popolo, in lingua volgare e su di una semplice tavola. La somiglianza è evidente... La nuova Messa entrò in vigore la 1ª domenica di Quaresima del 1969.

 

comunione in ginocchio e in piedi

Sopra: a sinistra, nel vecchio rito della Messa la Comunione la si faceva in ginocchio alla balaustra e sulla lingua. A destra, Paolo VI da la Comunione ai fedeli in piedi, come i protestanti...

 

comunione nella mano

Sopra: il nuovo rito della Messa ha portato con sé la desacralizzazione e la conseguente perdita di fede nella Presenza Reale di Gesù Cristo nel SS.mo Sacramento. Con il tempo, la Comunione è stata data nella mano (e chi se ne frega dei minuscoli frammenti che possono cadere a terra!), senza piattello, e magari anche da laici, nominati «ministri straordinari dell'Eucarestia». E nel giro di pochi anni le chiese si sono svuotate...

 

Egli cambiò la materia o la forma dell'Eucaristia, dell'Estrema Unzione (divenuta «Unzione degli infermi»), dell'Ordine Sacro e della Cresima. Paolo VI voleva mettere a morte Cristo nella Messa (rimuovendola e sostituendola con una contraffazione) e voleva uccidere la Chiesa cattolica tentando di cambiarla completamente.

 

Entro due anni dalla chiusura del Vaticano II, Paolo VI rimosse l'Indice dei libri proibiti, una decisione che un commentatore definì giustamente «incomprensibile». Egli rimosse anche l'obbligo dell'Imprimatur, ovvero la prescrizione di un censore che dia il visto per la pubblicazione di un libro che parla di fede o di morale. Paolo VI abolì anche il giuramento antimodernista, che ogni novello sacerdote doveva recitare dopo la sua ordinazione per volontà di San Pio X, in un periodo in cui quest'ultimo era fiorente come mai prima.

 

Il 21 novembre 1970 104, Paolo VI escluse anche tutti i Cardinali di età superiore agli ottant'anni dalla partecipazione ai Conclavi, onde evitare che i Cardinali più anziani potessero eleggere un Papa veramente cattolico. Paolo VI sciolse la corte pontificia, sciolse la Guardia Nobile e la Guardia Palatina 105. Egli abolì il rito della tonsura, di tutti e quattro gli Ordini Minori e dell'Ordine del Suddiaconato 106.

 

«Paolo VI restituì ai musulmani lo stendardo di Lepanto. La storia della bandiera era venerabile. Essa fu sottratta ad un ammiraglio turco durante la grande battaglia navale nel 1571. Mentre Papa San Pio V digiunava e pregava il Rosario, una flotta cristiana in inferiorità numerica sconfisse una flotta musulmana molto più numerosa, salvando così la cristianità dagli infedeli. In onore della miracolosa vittoria, Pio V istituì la festa della Madonna del santissimo Rosario per commemorare la sua intercessione. Con un atto drammatico, Paolo VI rinunciò non solo ad una straordinaria vittoria cristiana, ma anche alle preghiere e ai sacrifici di un grande Papa e Santo» 107.

 

Sotto Paolo VI, il Sant'Uffizio (l'ex santa Inquisizione) venne abolito e di fatto trasformato nella Congregazione per la dottrina della fede: ora la sua funzione non era più la difesa della fede cattolica, ma la ricerca... 108. Il 7 marzo del 1965, Paolo VI celebrò la Messa, per la prima volta nella storia della Chiesa, il lingua volgare, abolendo l'uso della lingua latina e del canto gregoriano (sostituito da canzonette e schitarrate povere di contenuto).

 

Sopra: a sinistra, il 7 marzo 1965 Paolo VI celebrò per la prima volta la Messa in italiano su di una tavola e in faccia al popolo. A destra, il 10 aprile 1970, Paolo VI posa in Vaticano con i sei pastori protestanti che hanno collaborato attivamente alla stesura del nuovo ordinario della Messa.

 

Il 5 agosto 1963, Paolo VI approvò il decreto con consentiva la cremazione, una pratica condannata da sempre dalla Chiesa. Secondo coloro che hanno partecipato alla visita di Paolo VI a Fatima, il 13 maggio 1967, egli non recitò in quel luogo nemmeno un'Ave Maria e non volle parlare in privato con l'ultima veggente rimasta in vita, suor Lucia dos Santos (1907-2005) 109.

 

Sopra: Paolo VI e suor Lucia a Fatima.

 

Nel 1969, Paolo VI rimosse quaranta Santi dal calendario liturgico ufficiale 110. Inoltre egli eliminò gli esorcismi solenni dal rito battesimale. Al loro posto, inserì una preghiera facoltativa che fa solo un riferimento fugace alla lotta contro il diavolo 111. Paolo VI accolse più di 32.000 richieste di sacerdoti che avevano chiesto di essere sciolti dai voti e di tornare allo stato laicale, il più grande esodo dal sacerdozio dai tempi della riforma protestante 112. La disastrosa influenza di Paolo VI fu immediatamente visibile. Ad esempio, in Olanda, nel 1970, non un solo candidato presentò domanda di ammissione al sacerdozio e nel giro di dodici mesi tutti i seminari furono chiusi 113. La distruzione spirituale era ovunque; innumerevoli milioni di persone abbandonarono la Chiesa; numerosi altri smisero di praticare la loro fede e di confessare i proprî peccati.

 

E mentre Paolo VI era la causa di questo incessante disastro e di questa distruzione spirituale, da astuto serpente qual era, distolse calcolatamente l'attenzione da sé. In quella che forse è la sua citazione più famosa, nel corso di un'omelia, il 29 giugno 1972, egli osservò che il fumo di Satana era penetrato nel Tempio di Dio: «Si direbbe che da qualche misteriosa è entrato il fumo di Satana nel Tempio di Dio» 114.

 

 

Quando Paolo VI fece questa affermazione, tutti guardarono i Cardinali, i Vescovi e i sacerdoti per scoprire da dove potesse essere uscito questo fumo. Guardarono tutti tranne l'uomo che aveva fatto quella dichiarazione. In realtà era Paolo VI che aveva fatto penetrare il fumo di Satana, e fece quella dichiarazione per sviare i sospetti da sé; e in questo ci riuscì. Ma ciò che forse è più spaventoso è che la famosa affermazione di Paolo VI fosse un riferimento al Libro dell'Apocalisse (Ap 9, 1-3):

 

«Gli fu data la chiave del pozzo dell'Abisso; egli aprì il pozzo dell'Abisso e salì dal pozzo un fumo come il fumo di una grande fornace, che oscurò il sole e l'atmosfera. Dal fumo uscirono cavallette che si sparsero sulla terra e fu dato loro un potere pari a quello degli scorpioni della terra».

 

In questi versetti dell'Apocalisse vediamo un riferimento diretto al fumo di Satana e a qualcuno a cui viene data la chiave per liberarlo. Paolo VI non aveva le chiavi di Pietro, ma gli fu data la chiave dell'abisso. Fu lui a far entrare il fumo di Satana dalla grande fornace; come disse lui stesso, da qualche fessura. Il filosofo francese Jean Guitton (1901-1999), amico intimo di Paolo VI, riferì ciò che questi gli disse prima dell'inizio della Sessione finale del Vaticano II:

 

«Era l'ultima sessione del Concilio, la più essenziale, in cui Paolo VI avrebbe donato a tutta l'umanità gli insegnamenti del Concilio. Me lo annunciò quel giorno con queste parole: "Sto per suonare le sette trombe dell'Apocalisse 115.

 

jean guitton

 

Discorso al Seminario Lombardo, del 7 dicembre 1968: «La Chiesa si trova in un'ora inquieta di autocritica, si direbbe meglio di autodemolizione [...]. La Chiesa quasi quasi viene a colpire se stessa» 116. Qui Paolo VI si prese nuovamente gioco del popolo dicendo che la Chiesa è in una fase di «autodistruzione» e sta colpendo se stessa. Si riferiva ancora una volta a se stesso, perché era lui che cercava di distruggerla e ferirla a ogni piè sospinto!

 

Nella seguente citazione, Paolo VI ammise essenzialmente che la sua «nuova» Chiesa (la «chiesa conciliare»), si è liberata dalla sua opposizione al mondo, che caratterizza la vera Chiesa.

 

Udienza Generale, del 1º ottobre 1969:

 

«D'altra parte, essa [la Chiesa] cerca anche di adattarsi e di assimilarsi ai costumi del mondo; si spoglia della sua caratteristica veste sacrale, perché vuole sentirsi più umana e terrena. Tende a lasciarsi assorbire dall'ambiente sociale e temporale. È quasi presa dal rispetto umano al pensiero di essere in qualche modo diversa e costretta ad avere uno stile di pensiero e di vita che non è quello del mondo. Sta subendo i cambiamenti e le degradazioni del mondo con uno zelo conformista, quasi avanguardistico» 117.

 

Qui Paolo VI ammise che la «chiesa conciliare» è una falsa chiesa che si è adattata al mondo e ne ha assimilato con zelo i costumi. Questa fu un'ammissione sbalorditiva da parte di Paolo VI. Egli ammise, senza mezzi termini, che la Chiesa post-Vaticano II è una falsa chiesa. Se si combina il fatto che Paolo VI indossasse frequentemente il Pettorale del Giudizio ebraico con tutti i suoi altri tentativi sistematici di distruggere l'intera Tradizione cattolica, si arriva alla logica conclusione che egli fosse un infiltrato 118.

 

Conclusione

 

Abbiamo dimostrato oltre ogni ragionevole dubbio che Paolo VI era un apostata completo, convinto che le false religioni fossero vere, che l'eresia e lo scisma fossero accettabili, e che gli scismatici non dovessero essere convertiti, solo per citare alcuni suoi errori. Se accettate il Concilio Vaticano II, la nuova Messa o i nuovi riti sacramentali - in breve, se accettate la religione del Concilio Vaticano II - questo è l'uomo di cui state seguendo la religione, un infiltrato palesemente eretico, la cui missione era quella di tentare di sovvertire e distruggere quanto più possibile la fede cattolica. Se vogliono rimanere tali, i cattolici non devono avere nulla a che fare con la Messa di quest'uomo (il Novus Ordo Missæ) e devono rifiutare completamente il Concilio Vaticano II e i nuovi riti sacramentali. I cattolici devono rifiutare completamente il «magistero» di Paolo VI.

 

 

 

Sotto il pontificato di Paolo VI, diversi leader comunisti, come il sovietico Andrej Gromyko (1909-1989), l'ungherese Janos Kadar (1912-1989), il polacco Edward Gierek (1913-2001), il Maresciallo Tito, il Presidente rumeno Nicolae Ceauşescu (1918-1989) e il sovietico Nikolaj Podgornyj (1903-1983) furono accolti in Vaticano a braccia aperte, anche se nel frattempo 50.000.000 di cristiani subivano atroci persecuzioni dietro la Cortina di Ferro. Qualcosa di impensabile sotto Pio XII, che nel 1949 i comunisti li aveva scomunicati (vedi sotto).

 

scomunica dei comunisti

Sopra: con un Decreto del Sant'Uffizio, pubblicato il 1º luglio 1949, e approvato da Papa Pio XII, si dichiarava illecita l'iscrizione al Partito Comunista Italiano, nonché ogni forma di appoggio ad esso. La Congregazione dichiarava inoltre che coloro che professavano la dottrina comunista erano da ritenere apostati, quindi incorrevano nella scomunica.

 

Al contrario, Paolo VI...

 

paolo vi - andrej gromyko

Sopra: Paolo VI incontrò cinque volte (1965, 1966, 1970, 1974 e 1975) Andrej Gromyko, ministro degli Esteri dell'Unione Sovietica; il primo incontro del 1965 avvenne a New York durante il suo viaggio negli Stati Uniti dal 4 al 5 ottobre, tutti gli altri in Vaticano. L'iniziativa di questi incontri veniva dal Vaticano, poiché Paolo VI teneva a scambiare opinioni col ministro sovietico su diverse questioni.

 

paolo vi - janos kadar

Sopra: il 9 giugno 1977, Paolo VI ricevette in udienza in Vaticano Janos Kadar, Presidente del Consiglio dell'Ungheria, il persecutore del Cardinale Jozsef Mindszenty (1892-1975), arrestato due volte dal regime comunista ungherese e condannato all'ergastolo, poi liberato solo in seguito all'insurrezione anticomunista del 1956.

 

paolo vi - edward gierek

Sopra: il 1º dicembre 1977, Paolo VI ricevette in udienza in Vaticano Edward Gierek, Primo Segretario del Comitato Centrale del Partito Operaio Unificato Polacco, ossia del regime comunista che gestiva la dittatura in Polonia.

 

paolo vi - maresciallo tito

Sopra: il 29 marzo 1971, Paolo VI ricevette in Vaticano Josip Broz Tito, dittatore jugoslavo con le mani macchiate del sangue delle decine di migliaia di vittime delle Foibe, tra cui centinaia di sacerdoti. L'Arcivescovo di Zagabria, Mons. Alojzije Stepinac, creato Cardinale da Pio XII, venne processato e condannato a sedici anni di carcere, morì nel 1960 per i maltrattamenti e verosimilmente avvelenato.

 

paolo Vi - ceausescu

Sopra: il 26 maggio 1973, Paolo VI ricevette in udienza nel Palazzo Apostolico il dittatore della Repubblica Socialista di Romania, Nicolae Ceauşescu, accompagnato dalla moglie.

 

paolo VI - nikolaj podgornyj

Sopra: il 30 gennaio 1967, Paolo VI concesse udienza in Vaticano a Nikolaj Podgornyj, Presidente del Presidium del Soviet Supremo dell'Unione Sovietica. Si trattò della prima udienza pontificia pubblica concessa ad un capo comunista.

 

comunisti assassini

 

Sopra: necrologio della Federazione Comunista

di Roma per la scomparsa di Paolo VI.

 

giordano gamberini massone

Giordano Gamberini (1915-2003), ex Gran Maestro della Massoneria di Palazzo Giustiniani (Grand'Oriente d'Italia), in occasione della morte di Paolo VI scrisse questo elogio funebre su La Rivista Massonica (nº 5, luglio 1978):

 

«Per noi è la morte di chi ha fatto cadere la condanna di Clemente XII e dei suoi successori. Ossia, è la prima volta – nella storia della Massoneria moderna – che muore il Capo della più grande religione occidentale non in stato di ostilità coi massoni [...]. Per la prima volta, nella Storia, i massoni possono rendere omaggio al tumulo di un Papa, senza ambiguità né contraddizione».

 

 

 

 

 

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Note

 

1 Traduzione dall'originale inglese «"Saint" Paul VI (manifest heretic who claimed to be Pope from 1963-1978)», a cura di Paolo Baroni. Articolo reperibile alla pagina web

https://vaticancatholic.com/anti-pope-paul-vi/

L'Autore di questo articolo usa per Paolo VI la parola «antipapa», che nel vocabolario ecclesiastico richiede la presenza di un Papa legittimo, e che quindi non risponde alla realtà dei fatti.

2 Dichiarazione di Mons. Marcel Lefebvre di agosto del 1976. Purtroppo Mons. Lefebvre non volle mai dare una risposta definitiva alla questione scottante e centrale dell'Autorità, lasciando i suoi seguaci nel dubbio e nell'incertezza. Per contro, per non interrompere i suoi rapporti con la «Roma modernista», cacciò dal suo seminario di Ecône tutti coloro che si dichiaravano sedevacantisti. Se da una parte Mons. Lefebvre ha avuto tanti meriti nella difesa della Messa tridentina e della Tradizione della Chiesa, la sua posizione ambigua e contraddittoria sul grave problema dell'Autorità nella Chiesa ha provocato nel mondo di chi non accetta il Vaticano II lotte intestine, divisioni e scivolamenti inevitabili della sua creatura (la Fraternità Sacerdotale San Pio X), soprattutto dopo la sua morte, verso un accordo pratico con i modernisti al potere in Vaticano che egli stesso rimproverava per aver perso la fede (N.d.T.).

3 Cfr. L'Osservatore Romano, del 14 dicembre 1972, pag. 1.

4 Cfr. L'Osservatore Romano, del 5 luglio 1973, pag. 1.

5 Cfr. Papa Pio X, Enciclica Pascendi Dominici gregis (§ 26), dell'8 settembre 1907.

6 Cfr. C. Carlen, The Papal Encyclicals («Le Encicliche papali»), The Pierian Press, Raleigh 1990, vol. III (1903-1939), pag. 82.

7 Ibid., vol. I (1740-1878), pag. 230.

8 Cfr. L'Osservatore Romano, del'11 ottobre 1973, pag. 10.

9 Cfr. L'Osservatore Romano, del 20 gennaio 1972, pag. 1.

10 Cfr. L'Osservatore Romano, del 22 dicembre 1977, pag. 2.

11 Cfr. L'Osservatore Romano, del 18 dicembre 1969, pag. 2.

12 Cfr. L'Osservatore Romano, del 17 dicembre 1970, pag. 7.

13 Cfr. L'Osservatore Romano, del 14 luglio 1977, pag. 12.

14 Cfr. L'Osservatore Romano, del 9 ottobre 1969, pag. 5.

15 Cfr. L'Osservatore Romano, del 25 dicembre 1975, pag. 5.

16 Cfr. L'Osservatore Romano, del 12 settembre 1974, pag. 2.

17 Cfr. L'Osservatore Romano, del 10 ottobre 1974, pag. 7.

18 Cfr. L'Osservatore Romano, del 11 ottobre 1973, pag. 4.

19 Cfr. L'Osservatore Romano, del 14 agosto 1969, pag. 12.

20 Cfr. L'Osservatore Romano, del 11 marzo 1976, pag. 12.

21 Cfr. L'Osservatore Romano, del 13 settembre 1973, pag. 8.

22 Cfr. L'Osservatore Romano, del 1º novembre 1973, pag. 1.

23 Cfr. L'Osservatore Romano, del 30 gennaio 1975, pag. 5.

24 Cfr. L'Osservatore Romano, del 15 giugno 1972, pag. 5.

25 Cfr. L'Osservatore Romano, del 23 giugno 1977, pag. 5.

26 Cfr. L'Osservatore Romano, del 21 giugno 1973, p. 5.

27 Cfr. L'Osservatore Romano, del 21 settembre 1972, pag. 2.

28 Cfr. L'Osservatore Romano, del 2 ottobre 1969, pag. 2.

29 Cfr. L'Osservatore Romano, del 24 giugno 1976, pag. 4.

30 Cfr. L'Osservatore Romano, del 22 dicembre 1977, pag. 2.

31 Cfr. L'Osservatore Romano, del 14 agosto 1969, pag. 10.

32 Cfr. L'Osservatore Romano, del 7 agosto 1969, pag. 1.

33 Cfr. Denzinger-Schönmetzer § 714. L'Enchiridion symbolorum, definitionum et declarationum de rebus fidei et morum, in forma più abbreviata Enchiridion Symbolorum, citato oggi anche come Denzinger-Schönmetzer, è una raccolta del Magistero della Chiesa cattolica (N.d.T.).

34 Cfr. Decrees of the Ecumenical Councils («Decreti dei Concilî Ecumenici»), vol. I, pagg. 550-553; Denzinger-Schönmetzer, The Sources of Catholic Dogma («Le fonti del dogma cattolico»), B. Herder Book. Co., 13ª edizione, 1957, nn. 39-40.

35 Cfr. L'Osservatore Romano, del 17 luglio 1969, pag. 1.

36 Cfr. L'Osservatore Romano, del 20 dicembre 1973, pag. 3.

37 Cfr. L'Osservatore Romano, del 14 agosto 1975, pag. 3.

38 Cfr. L'Osservatore Romano, del 23 aprile 1970, pag. 12.

39 Cfr. L'Osservatore Romano, del 10 febbraio 1972, pag. 3.

40 Cfr. L'Osservatore Romano, del 27 gennaio 1972, pag. 12.

41 Cfr. L'Osservatore Romano, del 14 luglio 1977, pag. 10.

42 Cfr. L'Osservatore Romano, del 28 gennaio 1971, pag. 1.

43 Cfr. L'Osservatore Romano, del 13 luglio 1972, pag. 12.

44 Cfr. L'Osservatore Romano, del 6 giugno 1968, pag. 5.

45 Cfr. L'Osservatore Romano, del 4 novembre 1971, pag. 14.

46 Cfr. L'Osservatore Romano, del 27 luglio 1972, pag. 12.

47 Cfr. L'Osservatore Romano, del 1º gennaio 1976, pag. 6.

48 Cfr. L'Osservatore Romano, 18 marzo 1971, pag. 12.

49 Cfr. C. Carlen, op. cit., vol. I (1740-1878), pag. 230.

50 Cfr. L'Osservatore Romano, del 30 dicembre 1976, pag. 8.

51 Cfr. L'Osservatore Romano, del 1º febbraio 1973, pag. 12.

52 Cfr. L'Osservatore Romano, dell'11 maggio 1972, pag. 4.

53 Cfr. L'Osservatore Romano, del 6 giugno 1968, pag. 4.

54 Cfr. L'Osservatore Romano, del 13 luglio 1978, pag. 3.

55 Cfr. L'Osservatore Romano, del 15 dicembre 1977, pag. 4.

56 Cfr. L'Osservatore Romano, del 13 luglio 1972, pag. 12.

57 Cfr. L'Osservatore Romano, del 24 maggio 1973, pag. 6.

58 Cfr. L'Osservatore Romano, del 21 gennaio 1971, pag. 12.

59 Cfr. L'Osservatore Romano, del 19 giugno 1969, pag. 9.

60 Cfr. L'Osservatore Romano, dell'8 febbraio 1973, pag. 7.

61 Cfr. L'Osservatore Romano, del 6 settembre 1973, pag. 8.

62 Cfr. L'Osservatore Romano, del 26 dicembre 1968, pag. 4.

63 Cfr. Denzinger-Schönmetzer § 1000.

64 Cfr. L'Osservatore Romano, del 5 maggio 1977, pag. 1.

65 Cfr. L'Osservatore Romano, del 14 agosto 1969, pag. 1.

66 Cfr. L'Osservatore Romano, del 18 aprile 1968, pag. 2.

67 Cfr. C. Carlen, op. cit., vol. I (1740-1878), pag. 229.

68 Cfr. L'Osservatore Romano, del 26 novembre 1970, pag. 7.

69 Cfr. L'Osservatore Romano, del 5 settembre 1968, pag. 10.

70 http://www.worldnetdaily.com/news/article.asp?ARTICLE_ID=16291 or http://www.wnd.com/2000/02/2916/

71 Cfr. L'Osservatore Romano, del 17 febbraio 1972, pag. 5.

72 Cfr. L'Osservatore Romano, del 2 maggio 1968, pag. 4.

73 Cfr. L'Osservatore Romano, del 21 luglio 1977, pag. 6.

74 Cfr. L'Osservatore Romano, del 15 ottobre 1970, pag. 3.

75 Cfr. L'Osservatore Romano, del 17 giugno 1976, pag. 3.

76 Cfr. L'Osservatore Romano, del 22 settembre 1977, pag. 11.

77 Cfr. L'Osservatore Romano, del 15 giugno 1978, pag. 3.

78 Cfr. L'Osservatore Romano, dell'11 febbraio 1971, pag. 12.

79 Cfr. L'Osservatore Romano, del 14 agosto 1969, pag. 8.

80 Cfr. L'Osservatore Romano, del 27 maggio 1971, pag. 5.

81 Cfr. L'Osservatore Romano, del 2 dicembre 1971, pag. 3.

82 Cfr. L'Osservatore Romano, del 20 gennaio 1972, pag. 7.

83 Cfr. L'Osservatore Romano, del 19 aprile 1973, pag. 9.

84 Cfr. L'Osservatore Romano, del 7 febbraio 1974, pag. 6.

85 Cfr. L'Osservatore Romano, del 28 febbraio 1974, pag. 3.

86 Cfr. L'Osservatore Romano, del 2 gennaio 1969, pag. 12.

87 Cfr. L'Osservatore Romano, dell'8 maggio 1969, pag. 3.

88 Cfr. L'Osservatore Romano, del 24 luglio 1969, pag. 12.

89 Cfr. L'Osservatore Romano, del 5 agosto 1971, pag. 12.

90 Cfr. L'Osservatore Romano, del 12 settembre 1968, pag. 1.

91 Cfr. L'Osservatore Romano, 24 luglio 1975, pag. 2.

92 Cfr. L'Osservatore Romano, del 7 ottobre 1976, pag. 2.

93 Cfr. L'Osservatore Romano, del 28 ottobre 1976, pag. 4.

94 Cfr. L'Osservatore Romano, del 16 dicembre 1976, pag. 4.

95 Cfr. L'Osservatore Romano, del 30 dicembre 1976, pag. 1.

96 Cfr. L'Osservatore Romano, del 19 giugno 1969, pag. 6.

97 Cfr. L'Osservatore Romano, del 25 dicembre 1969, pag. 3.

98 Cfr. L'Osservatore Romano, del 1º gennaio 1976, pag. 11.

99 Cfr. L'Osservatore Romano, del 30 dicembre 1976, pag. 1.

100 Cfr. The Oxford Illustrated Dictionary, pag. 425.

101 Cfr. L'Osservatore Romano, del 30 dicembre 1976, pag. 5.

102 Cfr. L'Osservatore Romano, del 24 settembre 1970, pag. 2.

103 Cfr. P. J. Saenz Y Arriaga, The New Montinian Church («La nuova chiesa montiniana»), 1971, pagg. 394-395.

104 Cfr. L'Osservatore Romano, del 3 dicembre 1970, pag. 10.

105 Cfr. G. Weigel, Witness to Hope («Testimone della speranza), 2001, pag. 238.

106 Cfr. The Reign of Mary («Il regno di Maria»), vol. XXVI, nº 81, pag. 17.

107 Cfr. M. Fellows, Fatima in Twilight («Fatima nel crepuscolo»), Marmion Publications, Niagra Falls, 2003, pag. 193.

108 Ibid.

109 Ibid., pag. 206.

110 Cfr. N. Lo Bello, The Incredible Book of Vatican Facts and Papal Curiosities («Il libro incredibile dei fatti vaticani e delle curiosità papali»), Liguori Pub., Ligouri 1998, pag. 195.

111 Cfr. The Reign of Mary, vol. XXVIII, nº 90, pag. 8.

112 Cfr. G. Weigel, op. cit., pag. 328.

113 Cfr. P. Compton, The Broken Cross («La croce spezzata»), Veritas Pub. Co. Ptd Ltd, Cranbrook 1984, pag. 138.

114 Cfr. L'Osservatore Romano, del 13 luglio 1972, pag. 6.

115 Cfr. «Nel segno dei Dodici», intervista a Jean Guitton di Maurizio Blondet, in Avvenire, dell'11 ottobre 1992.

116 Cfr. L'Osservatore Romano, del 19 dicembre 1968, pag. 3.

117 Cfr. L'Osservatore Romano, del 9 ottobre 1969, pag. 1.

118 La famiglia Montini è elencata nel Libro d'Oro del Nobile Retaggio Italiano (1962-1964, pag. 994): «Un ramo della [...] nobile famiglia bresciana [...] da cui proviene il loro nobile blasone e che dichiara come suo sicuro tronco e fondatore, un Bartolomeo (Bartolino) de Benedictis, disse che Montini era di origine ebraica» (cfr. P. J. Saenz Y Arriaga, op. cit., pag. 391).

 

 

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