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			 di Don Nicolas Pinaud 1 
 
 
 
			 
 
 
			
			 
 Questo studio, pubblicato per la prima volta sul bollettino Le Donjon (nº 27, novembre 1998), fa il punto sulla questione della cremazione. L'Autore ha ricercato nella storia, nei documenti pontifici e nella teologia le numerose ragioni per cui la Chiesa si è sempre rifiutata di cremare le spoglie dei defunti. Si tratta di un problema di attualità. 
 L'empia pratica della cremazione, un tempo sostenuta solo dai liberi pensatori e dai massoni, oggi viene adottata da un numero crescente di battezzati, e le autorità ecclesiastiche sembrano averla accettata. Ecco dunque un ennesimo esempio di quella sovversione anticattolica e antinaturale che vuole sopraffare il vecchio mondo cristiano. 
 
			
			 
 Nel mese di novembre, la Chiesa ricorda alla nostra pietà filiale il culto dei nostri morti. Non dimentichiamolo: tra la Chiesa militante e la Chiesa trionfante, c'è la Chiesa purgante che non chiede tanto l'offerta di fiori costosi, quanto piuttosto di pregare e fare penitenza, vale a dire di accumulare meriti per essa, il che per le anime purganti è decisamente impossibile. Il culto dei nostri defunti consiste nel pregare in suffragio delle loro anime che soffrono nel purgatorio perché non hanno fatto penitenza per i loro peccati mentre erano in vita: la Chiesa ce ne da l'esempio il 2 novembre. 
 
			 «De profùndis clamàvi ad te, Dòmine» (Sl 130). «Dal profondo a te grido, o Signore». 
 Tale pratica consiste anche nel mantenere vivi i ricordi e le lezioni che abbiamo ricevuto da essi quando erano vivi. Ma uno degli atti capitali di questo culto è il rispetto che dobbiamo ai loro «resti mortali», che si esprime soprattutto nel rito delle esequie. La Chiesa ha sempre professato un grande rispetto per le salme poiché i corpi dei fedeli defunti sono stati i templi di Dio, redenti dal Sangue di Gesù Cristo e santificati dai sacramenti. Essa ha impedito per lungo tempo l'autopsia, ha vietato la cremazione e ha voluto che essi siano deposti in terra consacrata, dove si consumano naturalmente e aspettano la risurrezione della carne. 
 
			 
 Un secolo fa, le Logge massoniche si battevano per introdurre la pratica di cremare i corpi dei defunti. La Chiesa si è sempre pronunciata con forza contro questa pratica sanzionandola con le condanne più severe. Di fronte alla fermezza della Chiesa, i sostenitori della cremazione hanno dovuto lavorare nell'ombra e attendere tempi migliori. 
 Nel 1963, in linea con l'aggiornamento voluto dal Concilio Vaticano II (1962-1965), i vertici della Chiesa cattolica, che si era sempre opposta alla cremazione, hanno attenuato la sua disciplina sotto la pressione di alcuni religiosi progressisti, come Padre Michel Riquet (1898-1993), gesuita e massone! A partire da quella data, la pratica di cremare le salme ha preso sempre più piede. I suoi sostenitori suggerivano che il rilassamento della disciplina ecclesiastica stava ad indicare un'approvazione di questo pratica. 
 
			 
 Col passare del tempo, la confusione si è creata in più di una mente, per non parlare dei diversi giudizi erronei espressi su questo tema. Si legge in un libro di don Philippe Sulmont (1921-2010): 
 
 
 
			 
 Il bollettino La Foi de toujuors ha risposto: «L'atto della cremazione è intrinsecamente malvagio» 3. Quando il sole tramonta scopriamo che la luce si spegne e l'oscurità pervade la terra... E la cremazione ? È ancora condannata? Oppure è consentita, ed entro quali limiti? Chiariamo prima il significato delle parole. 
 
			 
 Alla termine «incenerimento» si preferisce quello di «cremazione», «per non confonderlo con il processo di distruzione dei rifiuti» 6. Questa distinzione presa in se stessa getta un fascio luce rivelatrice sulla questione. 
 
			 
 I Cosa ci insegna la storia dell'umanità a riguardo della sepoltura dei corpi? 
 
 
			
			 
 Mons. Charles-Émile Freppel (1827-1891), Vescovo di Angers e deputato al Parlamento di Brest, intervenendo alla Camera il 30 marzo 1886 contro la cremazione delle salme, riassunse ciò che la storia ci insegna affermando: 
 
 
 
			 
					 
					  
					 Sopra: Tobia da sepoltura ai morti. 
					Quadro di Andrea de Lione 
					(1610-1685). 
					  
					La Sacra Scrittura non incoraggia mai la pratica della 
					cremazione, e se ciò è accaduto è avvenuto accidentalmente, per motivi di grave 
					necessità, in tempo di guerra e di
					epidemia (1 Re 31, 12; Am 6, 10). Possiamo anche aggiungere 
					che alcuni reati erano
					puniti con il supplizio del fuoco (Lv 20, 14). Acan, 
					ad esempio, 
					perché aveva rubato alcuni
					oggetti del bottino dopo la cattura di Gerico, fu lapidato e 
					il suo cadavere venne bruciato per ordine di
					Giosuè (Gs 7, 15 e ss.). 
					  
					Sappiamo con quale cura gli egizi 
					imbalsamavano i cadaveri, almeno quelli di grandi 
					personaggi. Anche i persiani erano fedeli alla pratica della 
					sepoltura. Tacito (55-120), nella sua
					Historiæ 
					(V, 5), ci dice che i greci e i latini seppellivano i 
					loro morti. Ne abbiamo un'altra prova nella testimonianza di
					Plinio (L. VII, cap. 44) che afferma: 
					 
			«La pratica di 
			bruciare i corpi non è molto antica in Roma. La sua origine risale 
			alle guerre che abbiamo combattuto nelle regioni distanti; quando 
			abbiamo riportato alla luce i resti dei nostri morti, abbiamo deciso 
			di bruciarli» 8.   
			 Sopra: antico colombarium romano dove venivano deposte le ceneri delle salme cremate. 
 
					Presso i romani, l'usanza di bruciare i 
					morti non sorse che alla fine dei giorni della Repubblica, 
					quando le credenze cominciarono a scomparire e i costumi a 
					rilassarsi. Il primo, a Roma, che si è pronunciò contro la 
					pratica tradizionale, il primo promotore della cremazione 
					fu il dittatore Silla (138-78 a.C.), un uomo 
					impregnato di corruzione e di scetticismo. 
					  
					 
					Sopra: antica 
					urna cineraria romana. 
					  
					Egli temeva che i 
					suoi resti mortali fossero oggetto di un trattamento 
					oltraggioso che i suoi partigiani avevano riservato a quelli 
					di Mario. Ecco perché ordinò di bruciare i corpi. Da allora 
					in poi, l'usanza di bruciare i cadaveri predominò a Roma. 
					Sembrerebbe che la cremazione fosse prevalente tra la 
					maggior parte degli antichi popoli d'Oriente. Essa è 
					ancora in uso tra gli induisti e tra i buddisti dell'Estremo 
					Oriente, che non sono modelli di moralità! Possiamo quindi 
					concludere: 
					 
			«Storicamente 
			parlando, le origini della cremazione non sono tali da rendere tale 
			pratica raccomandabile; si tratta semplicemente di un ritorno al 
			paganesimo in ciò che ha fatto di meno morale e inferiore, al 
			paganesimo materialista [...]. Storicamente, la cremazione 
			vista come una sorta di sepoltura, se è ancora permesso chiamarla così, 
			costituisce una vera battuta d'arresto nel cammino della civiltà»
			9.   
			 
					  
					Sia nella civiltà greca che in quella 
					romana, la sepoltura precede la cremazione, che gli succede 
					in tempi di decadenza. Sembra che questa sia la regola 
					generale, e il nostro tempo è qui a dimostrarlo. 
					  
			
			 
					  
					A poco a poco, con l'avvento del 
					cristianesimo, la cremazione diminuì fino a scomparire 
					dall'impero romano intorno al V secolo. Quando apparve il 
					cristianesimo, la cremazione era usata molto spesso. Lo 
					straordinario numero di sepolcri in forma di urne cinerarie, 
					di colombarium, 
					l'infinita varietà di materiali utilizzati e le numerose 
					forme indicano sia l'importanza di questo ramo del commercio 
					che l'usanza generalizzata di bruciare i corpi. 
					  Si calcola che a Roma, al momento dell'arrivo degli Apostoli, la proporzione tra i corpi sepolti e quelli bruciati fosse di uno a cinquanta. Tuttavia, fin dal primo momento, i cristiani ricorsero alla sepoltura e rifiutarono, a costo di grandi difficoltà, di bruciare i corpi: 
 
			 
 Perché tanta caparbietà da parte dei primi cristiani che rifiutavano categoricamente la cremazione a rischio di grandi pericoli? 
 
			 
 II LE CAUSE 
 
 
			 Per comprendere meglio questo ostinato rifiuto, bisogna aggiungere che non era per nulla motivato dal fatto che la cremazione sarebbe contraria al dogma, e in particolare a quello della risurrezione della carne. La fede nella risurrezione dei corpi non patisce danno dalla cremazione: non è più difficile per il potere divino ricostituire un corpo vivente dalle ceneri o dalla polvere in cui i cadaveri finiscono dopo un periodo di sepoltura più o meno lungo. Il Cardinale Louis Billot (1846-1932) insegna a questo proposito: 
 
 
 
			 
 Quindi, se la pratica della Chiesa di seppellire i cadaveri, cioè di affidarli alla terra abbandonandoli alla decomposizione naturale, è detta «più antica e migliore» 11 di quella della cremazione dal pagano Minucio Felice (che nel III secolo scriveva già che i cristiani «execrantur rogos, et damnunt ignium sepulturas»), o se Tertulliano (155-230) contrappone la «pietà» della pratica cristiana alla «crudeltà» della cremazione 12, non è assolutamente perché la risurrezione della carne è legata all'uso della sepoltura. 
 Di nuovo, perché i primi cristiani erano così attaccati a questa disciplina fino al punto di rischiare la vita? Rispondere correttamente a questa domanda è della massima importanza per noi oggi. L'aspetto massonico o antireligioso di questa contesa, anche se non irrilevante, non è la ragione di fondo, ma piuttosto il pretesto o la trappola... in cui sono caduti gli uomini di Chiesa, come appare evidente leggendo a tal proposito cosa afferma il nuovo Codice di Diritto Canonico del 1983. 
 
			 
 
			 
			La pratica della sepoltura presentava tali 
			difficoltà per i cristiani che essi vi avrebbero certamente rinunciato 
			se non l'avessero vista come un precetto apostolico. Supponendo che
			la sepoltura fosse una cosa libera e indifferente, i primi cristiani, 
			davanti alle più
			grandi difficoltà, che abbiamo elencate, non 
			l'avrebbero conservata solo allo scopo di imitare i Santi fondatori della 
			Chiesa. 
			  
			Ci doveva essere un motivo più serio che comportava il 
			rischio della vita. 
			Ne vediamo solo uno:
			solamente un'ordinanza disciplinare emanata dagli Apostoli, che imponeva ai 
			primi cristiani unicamente la
			sepoltura può spiegare questa pratica esclusiva della Chiesa primitiva. 
			Scrive Padre Valentino Steccanella s.j.: 
			 
					«Ci 
					troviamo in presenza di una consuetudine di origine 
					apostolica, di un usanza universale continuata senza 
					interruzioni fino ai nostri giorni, e che è così investita 
					di una tale autorità che dobbiamo annoverarla tra gli usi o 
					gli ordini disciplinari di valore supremo nella Chiesa. Così 
					Sant'Innocenzo I (401-417) non esitò a dichiarare che la 
					violazione di tali provvedimenti disciplinari è uno degli 
					scandali più gravi, e che non si può né abrogarli né 
					rinunciarvi se non in caso di necessità. Opinione comune, 
					fin dai primi tempi della Chiesa, che considerava queste 
					ordinanze superiori a qualsiasi autorità privata, poiché la 
					loro più forte garanzia era proprio nella Tradizione, cioè 
					nella loro preservazione fin dagli Apostoli, attraverso 
					tutti i secoli. Tertulliano, trattando del loro valore, 
					scrisse che era necessario conformarsi a tali precetti 
					inviolabilmente con la sola forza dell'argomento della 
					Tradizione, con la sola forza della consuetudine e la sua 
					costante osservanza» 13.   
			 Sopra: necropoli paleocristiana ad Agrigento. 
 
			Così, nei secoli, la Chiesa ha sempre 
			continuato a praticare la sepoltura e l'ha imposta ai popoli barbari 
			che successivamente si convertirono 
			  
			Ma, nella misura in 
			cui presero fissa dimora, essi adottarono la pratica della sepoltura, 
			come evidenziato dai numerosi tumuli risalenti al VI e VII secolo. A 
			volte, la legislazione del tempo lo imponeva ai recalcitranti. Un 
			capitolare del 789 di Carlo Magno (742-814) proibì ai sassoni 
			vinti «di bruciare cadaveri umani, secondo il rito dei pagani, 
			pena la morte» 14. Gli 
			scandinavi, i norvegesi, gli svedesi e i danesi adottarono questo 
			rito nel 1205, e lo stesso fu per i prussiani nel 1245, quando 
			furono sconfitti dai cavalieri teutonici. 
			  
			 
			Sopra: l'imperatore 
			Carlo Magno. 
			  
			 
			  III LA CREMAZIONE: UN'ARMA 
			
			
			
			
			CONTRO LA CHIESA 
			  
			  
			
			 
			  
			
			
			
			
			Ci volle molto tempo per sentire nuovamente parlare di cremazione, e
			
			
			
			le origini di questa rinascita sono di per sé significative. Scrive 
			il Dictionnaire de théologie catholique: 
			 
					
					
					
					
					
					«Dobbiamo arrivare a
					
					
					
					tempi inaugurati dalla Rivoluzione Francese per assistere ad 
					un nuovo tentativo da
					
					
					
					parte dei cultori della cremazione»
					15.   
			
			
			
			
			È, infatti, fu tra i più acerrimi nemici della Chiesa che l'idea di
			
			
			
			la cremazione riemerse e si sviluppò. Il 21 Brumaio dell'anno V - 
			ossia l'11 novembre 1796 - una relazione favorevole alla cremazione 
			fu presentata dal Consiglio dei Cinquecento, che rimase senza eco. 
			L'Institut de France offrì un premio di 1.500 franchi a chi 
			avrebbe affrontato meglio la questione dal punto di vista 
			scientifico. 
			  
			
			
			
			
			Nel 1852, il fisiologo e politico olandese Jakob 
			Moleschott (1822-1893) fece di nuovo questa offerta allettante e 
			si vide emergere una folla di opuscoli su questo argomento. Tutti 
			invocavano motivi di economia e di igiene e argomenti (moderni?), 
			che non arrossivano di invocare la preistoria. Era la dottrina 
			cattolica ad essere presa di mira, come avviene anche oggi. 
			  
			 
			  
			
			
			
			
			Tuttavia, non è stato che alla fine del XIX secolo che l'idea di 
			cremazione assunse una certa consistenza in Europa, ossia quando le 
			società massoniche ottennero il riconoscimento ufficiale di questo 
			rito dai governi. Fu in Italia che venne aperta questa campagna; la 
			prima cremazione avvenne a Milano il 22 gennaio 1876. 
			  
			
			
			
			
			In Francia, la 
			Camera dei Deputati adottò nel marzo del 1886 un emendamento ad una 
			Legge sulla libertà dei funerali, secondo la quale ogni maggiorenne 
			o minorenne emancipato poteva scegliere liberamente tra inumazione e 
			cremazione. Un forno al cimitero Père-Lachaise fu destinato a 
			crematorio, riservato esclusivamente alla distruzione dei resti 
			umani provenienti dagli ospedali, fino alla legge del 15 novembre 
			1887, che autorizzò formalmente i metodi di sepoltura diversi 
			dall'inumazione. 
			
			 
			  
			
			
			
			
			Questa legge entrò in vigore con un decreto del 27 
			aprile 1889, che precisava le modalità della cremazione. L'autore 
			cattolico François Marie 
			Algoud (1920-2012) avrebbe potuto menzionare questa data nella 
			sua  Histoire de la volonté de 
			perversion de l'intelligence et des mœurs
			
			
			
			(«Storia della volontà di perversione dell'intelligenza e della 
			morale»), perché tale pratica può essere tranquillamente annoverata 
			tra le perversioni dell'era moderna. Con l'intenzione sèttaria di 
			sostituire il simbolismo spiritualista e cristiano della sepoltura 
			con un simbolismo materialista e pagano, i presunti motivi o 
			pretesti erano la preoccupazione per l'igiene, il sovraffollamento 
			dei cimiteri nelle grandi città, la paura di essere sepolti vivi, 
			ecc... 
			  
			 
			Sopra:
			
			
			
			François Marie 
			Algoud e il suo libro Histoire de 
			
			la volonté de 
			perversion de l'intelligence et des mœurs 
			  
			
			 
			  
			Oggi 
			
			
			
			
			questi falsi pretesti non sono cambiati. Per darvene un'idea, 
			trascriverò alcune righe da un volantino dell'Association Crématiste 
			de la Côte Basque, che alla domanda: «Perché scegliere la cremazione»?, così 
			risponde: 
			 
			
			
					   
			 
			«Scegliere 
			la cremazione significa preferire la 
			
			
			
			
			purezza delle ceneri alla decomposizione 
			del corpo».   
			
			
			
			L'obiezione igienica è un insulto a tutti i popoli più civili che 
			hanno praticato o praticano ancora la sepoltura.
			Gli ordini monastici adottarono l'usanza di seppellire i 
			proprî morti dentro
			loro chiostri, e non vi è alcuna indicazione che abbiano causato 
			infezioni o pandemie.
			I chiostri dei figli di San Francesco un tempo fungevano da luogo di 
			riposo per migliaia di 
			defunti, e questi frati non hanno mai sofferto per l'acqua che 
			attingevano nelle vicinanze, né dell'aria che respiravano... 
			  
			
			
			
			Se 
			oggi mancano le vocazioni religiose, è altrove che bisogna cercarne 
			la causa! I fautori della cremazione vorrebbero farci credere di 
			avere il cuore tenero. Quindi, insistono su un motivo che potremmo 
			definire «psicologico». Questo argomento che, come i precedenti, non 
			lo è, è ben sviluppato nel
			Dictionnaire d'Apologétique de Foi 
			Catholique:
			
			
			 
			 
					
					«La 
					
					
					
					
					cremazione, dicono i suoi sostenitori, promuove la 
					conservazione di un ricordo puro del defunto, un ricordo 
					libero da orrende visioni di sepoltura»
					22. 
			  
			Spettacolo 
			che Dom Henri Leclercq (1869-1945) riassume goffamente nel 
			suo
			Dictionnaire d'Archéologie 
			Chrétienne et de Liturgie: 
			 
					
					«Ci 
					siamo mai chiesti se i fedeli non hanno mai sperimentato la 
					sensazione di invincibile orrore all'idea di decomposizione 
					e dell'orribile e graduale annientamento di ciò che siamo 
					noi stessi. Questo lungo dramma di distruzione pezzo per 
					pezzo nel buio, con le sue nauseanti avventure, i suoi 
					episodi fetidi, di cui moltitudini di larve senza nome sono 
					sia attori che testimoni? Questo rivoltante realtà non pare 
					loro dunque più orribile del rapido annientamento nel 
					fuoco»? 23.   
			 
			  Secondo la logica, questo ragionamento è un errore perché si basa su di un sillogismo che si conclude in generale, a partire da due constatazioni molto particolari: 
 
			
			
			
			
			Permettetemi di approfondire un po' la questione del «ricordo 
			puro» della cremazione, rapida certamente, ma un po' calda e 
			pungente: «Ci vogliono quindici anni sottoterra, contro 
			settantacinque minuti di autocombustione in forno preriscaldato a 
			800 gradi», afferma il citato articolo di Southwest. 
			Innanzi tutto, sono molto sorpreso dal fatto che la menzione del 
			«forno» non infastidisca quei teneri cuoricini... 
			  
			
			
			
			
			Lo stesso vale per 
			gli 800 gradi: nessuna crema abbronzante può resistere... E se 
			questo umorismo è inappropriato, sono d'accordo, ma lasciate che vi 
			esponga la testimonianza dell'accademico Henri Lavedan (1859-1940) che 
			ha assistito, al crematorio di Milano, ad una di queste distruzioni 
			con il fuoco 24: 
			 
					
					«Certamente è la sensazione di orrore più 
			struggente che abbia mai provato, tanto che non proverò 
			nemmeno a descriverla. ricordando solo quel corpo che si contorce, 
					quel braccio che batte l'aria, implorando pietà, quelle dita 
			serrate e... 
					
					
					raggomitolate come trucioli, quelle gambe nere che 
					scalciavano i piedi e ardevano come torce (per un 
					attimo mi parve di sentirlo urlare...), mentre io tremante, 
					avevo un sudore freddo sulla fronte e col senno di poi 
					compatisco la tortura di questo morto sconosciuta la cui 
					carne ho sentito gridare e protestare»
					25.   
			 
			  
			
			
			
			
			Violare il corpo del defunto bruciandolo è una profonda mancanza 
			di rispetto. Quale figlio brucerebbe il corpo di sua madre? 
			Quale padre lo farebbe con sua moglie o con i suoi figli? Nella 
			cremazione, come nella sepoltura, si attua infatti la distruzione 
			del corpo, ma come osservò nel 1886 Mons. Jean-Arthur 
			Chollet (1862-1952), Arcivescovo di Cambrai: 
			 
					
					
					
					
					«Questo lavoro è latente mediante la sepoltura, si compie 
					impercettibilmente nelle viscere della terra, si attua 
					mediante l'azione lenta e nascosta della natura, e non per 
					mano di amici o mercenari indifferenti al dolore dei 
					genitori o all'orrore di questo spettacolo» 
					26.   
			 
			  
			
			
			
			
			Mons. Charles-Émile Freppel 
			
			
			
			non ha esitato, dalla tribuna della Camera dei Deputati, a definire 
			atto di ferocia questo operazione 
			 
					
					
					
					
					«che mira a rimuovere il più rapidamente e completamente 
					possibile possibile le spoglie mortali di coloro che ci sono 
					più cari, e questo lo stesso giorno del funerale, in mezzo 
					alle lacrime di tutta la famiglia» 27.   
			 
			  
			
			
			
			
			Insisto ancora: con la cremazione si fa tutto in un'ora. Ieri il 
			defunto era un persona vivente e siamo consapevoli che dopo la morte 
			è ancora intatto in quella bara. Poi lo vediamo scomparire in un 
			forno, e vi viene restituita un'urna contenente qualche centinaio di 
			grammi di polvere. L'urna funeraria implica l'idea dell'annientamento 
			assoluto; immagino difficilmente me stesso, un padre o una 
			moglie in lacrime o in preghiera davanti ad un contenitore in cui 
			c'è una manciata di cenere... 
			  
			 Sopra: il risultato della cremazione: 
			un pugno di cenere. 
			  
			
			
			
			
			La legge normale della psicologia 
			umana è quella di elevarsi dal sensibile che tocca il corpo 
			all'intelligibile o all'invisibile. Per questo i nostri cimiteri, 
			che peraltro sono luoghi sacri, e la terra in cui 
			giacciono i nostri morti è benedetta, mi sembrano essere un invito alla 
			preghiera perché il culto dei morti è prima di tutto un costante 
			richiamo l'aiuto spirituale che i nostri morti ci chiedono. 
			Non c'è bisogno di sviluppare ulteriormente i motivi che sono 
			destinati a favorire la cremazione e che, ipocritamente, sono solo 
			degli attacchi al cristianesimo. 
			  
			 
			Sopra: Nostra Signora 
			del Carmelo. 
			  
			 
			  IV 
			
			Ma cosa ne pensa la Chiesa? 
			  
			  
			
			 
			  
			In presenza delle manovre 
			in cui erano impegnati alcuni uomini reclutati soprattutto tra i 
			membri delle sètte massoniche per rimettere in auge le 
			
			
			
			
			pratiche pagane della cremazione, arrivando persino a formare 
			società a questo scopo particolare, la Chiesa reagì con grande 
			vigore. 
			
			 
			  I primi interventi del Sant'Uffizio contro le «società di cremazione» risalgono al 12 gennaio 1870 e i suoi moniti o condanne continuarono fino al 19 giugno 1926. I decreti principali sono quelli del 19 maggio e del 15 dicembre 1886, del 27 luglio 1892 e del 3 maggio 1897, a cui va aggiunto il canone § 1203 del Codice di Diritto Canonico promulgato nel 1917 e l'Istruzione del Sant'Uffizio Cadaverum cremationis, del 19 giugno 1926. Possiamo riassumere questi diversi testi con le seguenti proposizioni: 
 
 
 
			 Sopra: il Codice di Diritto Canonico promulgato nel 1917 da Papa Benedetto XV. 
 Il canone § 1241 ricorda che 
 
 
 Ogni canone del Diritto Canonico del 1917 è l'espressione condensata di tutta la Tradizione della Chiesa sulla materia trattata e, per quanto riguarda la cremazione, la legge è espressione della disciplina costante della Chiesa. Questi decreti chiariscono che la Chiesa intende imporre una disciplina severa che vincola i fedeli sotto pena di peccato mortale. 
 
			 Sopra: vignetta antimassonica che sottolinea l'odio feroce che la sètta nutre per il cristianesimo. 
 Queste prescrizioni non vanno però interpretate in senso eccessivo o assoluto che suggerirebbe che la cremazione sia intrinsecamente cattiva; cioè, essa non dovrebbe mai essere praticata senza possibili eccezioni. Vi sono alcune circostanze straordinarie in cui la Chiesa, espressamente o implicitamente, ha autorizzato la cremazione per il bene pubblico: in alcuni casi di epidemie o in tempo di guerra 28. Le prescrizioni disciplinari sono chiare, ma non ci indicano le ragioni che le fondano. 
 
			
			 
 La prima ragione che giustifica la legislazione della Chiesa sulla cremazione sono le circostanze particolari che fanno della cremazione una professione pubblica di irreligione e di materialismo. Tuttavia, sarebbe infantile credere che la Chiesa abbia condannato la cremazione solo perché la Massoneria l'ha promossa. Se, domani, la Massoneria promuovesse la sepoltura, la Chiesa dovrebbe condannare la sepoltura? 
 Quindi, la condanna della cremazione va ben oltre la sètta massonica, ed è molto importante capire e ricordare per poter in seguito giudicare il cambiamento nell'atteggiamento dei vertici umani della Chiesa a partire dal 1963. La cremazione è un fattore di irreligione se viene eseguita per manifestare apertamente la negazione della risurrezione e quindi l'annientamento finale e senza ritorno del corpo. Ma la cremazione è empia in quanto distrugge nelle menti dei fedeli il mirabile simbolismo che la cerimonia funebre rappresenta in relazione alle nostre speranze (anche se il dogma della risurrezione rimane intatto anche con la cremazione). 
 
			 Sopra: particolare dell'affresco Resurrezione dei corpi nel Duomo di Orvieto ad opera di Luca Signorelli (1441-1523). 
 Analizzare questo simbolismo ci aiuterà a capire la saggezza della Chiesa nel vietare la cremazione. Questo simbolismo sembra espresso meravigliosamente da queste parole di Nostro Signore: 
 
 
 
			 
 Nella dottrina cristiana la morte è una punizione che oscura ogni vanità terrena e in cui la carne contaminata dal peccato ritorna dalla polvere da cui è stata tratta. Tuttavia, non è una distruzione assoluta e definitiva. Questo seme mortale che la Chiesa affida al camposanto deve germogliare nell'immortalità: «Così anche la risurrezione dei morti: si semina corruttibile e risorge incorruttibile» (1 Cor 15, 42) 29. 
 
			 
 
 Il cimitero, come suggerisce il suo nome, è un «dormitorio» dove dormono i fedeli, riposando dalla loro giornata nell'attesa di svegliarsi: «Quelli che dormono; riposano dopo il lavoro» (1 Ts 4, 11; Ap 14, 13) 30. Infatti, il «luogo del riposo», il luogo in cui si dorme, ci ricorda che colui che vi riposa non è morto per sempre, ma che si risveglierà più tardi. Scrive infatti San Giovanni Crisostomo (344-407): 
 
 
 
			 Sopra: San Giovanni Crisostomo. 
 
			
			
			
			
			La cremazione distrugge questa dolce e consolante idea di sonno; il 
			nome «cimitero» non ha più senso. Non è più quel luogo «dove 
			riposa la polvere dei nostri morti come una stirpe immortale sotto 
			le ali di Dio», secondo la bella definizione del giornalista 
			francese Louis Veuillot (1813-1883). Se bruciamo i corpi 
			invece di seppellirli, tutte queste immagini e le verità che 
			simboleggiano scompaiono. Così come il grano, se viene cotto, non è 
			più adatto alla semina, così anche il corpo umano, se è ridotto in 
			cenere, perde la sua figura di seme e non risponde più alla 
			concezione divina espressa da San Paolo. 
			  
			 
			  
			
			
			
			
			Questo è il motivo per cui 
			i primi cristiani non incidevano sulle loro sepolcri le espressioni 
			pagane di «situs» («messo»), «positus» («posizionato») 
			e «compositus» («disposto»). Ma nella fede che il corpo del 
			loro caro defunto non fosse che un deposito affidato alla terra, 
			essi usavano le espressioni «depositus» («depositato», 
			«affidato») o «depositio» («deposto»). La Chiesa ha fatto 
			prevalere queste idee in tutta la sua liturgia riguardo alla 
			benedizione dei cimiteri e alla sepoltura dei morti. Santa Teresa 
			d'Avila (1515-1582) ha detto nelle sue Memorie: 
			«Darei la vita per la più piccola cerimonia nella Chiesa». 
			  
			 
			  
			
			
			
			
			Ma la 
			contraddittoria opposizione tra la cremazione e l'immagine 
			tradizionale del corpo che è come un seme affidato alla terra, è 
			solo il più piccolo dei rimproveri e delle condanne che la Chiesa 
			formula contro la cremazione. I decreti citati più sopra ci 
			forniscono motivi per una condanna molto più radicale quando 
			affermano che la cremazione è «detestabilem abusum» («un 
			detestabile abuso»; decreto del 19 maggio 1886). 
			  
			
			
			
			
			La condanna 
			solenne dell'Istruzione del 19 giugno 1926 è ancora più ricca. Essa 
			si eleva contro questo «gravis abusus» («grave abuso»), 
			e dichiara ripugnante questa barbara usanza non solo alla pietà 
			cristiana, ma anche alla pietà naturale 32. 
			A parte i casi straordinari che legittimano l'uso della cremazione e 
			che sono leciti solamente nei casi di estrema necessità, la 
			Chiesa ricorda che voler fare della cremazione l'uso comune di 
			trattare i morti, volendo emanare una norma ordinaria, è 
			scandaloso e, di conseguenza, gravemente illecito
			33. 
			  
			
			
			
			
			Ora è impossibile affermare che la 
			Chiesa vieti la cremazione per per puro motivo di attaccamento alla 
			sua dottrina, il che non è privo di importanza perché, come diceva
			Sant'Ireneo di Lione (135-203), «per vederci chiaro bisogna 
			interrogare la Tradizione degli Apostoli». È impossibile 
			affermare che la Chiesa si rifiuti di bruciare i cadaveri solo per 
			opporsi alla Massoneria. La Chiesa rifiuta la cremazione perché è un 
			rito «barbaro», riservato ai selvaggi che hanno perso o non hanno 
			mai avuto il senso della «pietà naturale verso il defunto».
			
			
			 
			  
			 
			Sopra: Sant'Ireneo di 
			Lione. 
			  
			
			 
			  
			Qualunque cosa dicano i 
			suoi detrattori, in materia di civiltà, la Chiesa cattolica ha 
			dimostrato di essere maestra in questo campo. Confidando in Lui, 
			essa ha ricevuto luce da Dio per illuminare le nazioni e non ha 
			nulla da aspettarsi da «coloro che acconsentono ad essere 
			arrostiti come maiali»! 34. 
			  
			I 
			massoni non sono quindi condannati per mancanza di senso cristiano, 
			ma soprattutto per mancanza di umanità, per l'assenza di virtù 
			naturali. Ciò deve risultare assai sgradevole per i presunti 
			specialisti della stessa «fratellanza». Ma non abbiamo 
			nulla di cui essere sorpresi. Ditemi: chi conosce meglio l'uomo, chi 
			lo vuole più buono e felice della Chiesa? In definitiva, la lotta per 
			il riconoscimento della cremazione o, ancora per l'abolizione della 
			sepoltura si unisce, in fondo alle Logge, alla lotta per il 
			riconoscimento dell'aborto, dell'eutanasia, delle
			
			coppie omosessuali... 
			  
			 
			  
			Mi fermo; la punizione di Dio sarà terribile! E 
			questi selvaggi hanno il coraggio di dirci che entrare in 
			un'associazione per la cremazione significa entrare «nella catena 
			di unione umanistica universale che si batte in difesa dei valori 
			umani...». Questa catena è formata solo da anelli distruttivi: 
			la vita nascente viene distrutta dall'aborto, la vita che si sta 
			spegnendo viene distrutta dall'eutanasia, e il corpo, opera di Dio, 
			viene distrutto dalla cremazione. 
			  
			 
			  V 
			
			La nuova disciplina 
			ecclesiastica 
			  
			  
			Logicamente, potremmo 
			pensare che visto il Magistero perenne ecclesiastico la cremazione 
			sia stata definitivamente «incenerita», ossia «sepolta»...; e che la 
			Chiesa è e sarà sempre contraria alla cremazione dei corpi. La 
			Chiesa sì, ma gli uomini che oggi indegnamente la rappresentano non 
			lo sono... Le «due Città» sono sempre in presenza l'una dall'altra. 
			  
			L'odio satanico di cui i nostri cimiteri sono spesso oggetto 
			da qualche anno a questa parte lo sta a dimostrare. 
			All'inizio del 1963, al Sant'Uffizio fu chiesto di riconsiderare la 
			questione
			
			
			
			della cremazione «secondo le nuove situazioni» e per 
			attenuare la
			
			
			
			disciplina rigida che abbiamo visto.
			
			
			
			I Cardinali del Sant'Uffizio si riunirono in sessione plenaria l'8 
			maggio 1963 e il
			
			
			
			5 agosto dello stesso anno il testo redatto fu presentato dal 
			Cardinale Alfredo Ottaviani (1890-1979) a Paolo VI 
			(1897-1978) che 
			lo 
			
			
			approvò lo stesso giorno. 
			  
			 
			  
			
			
			
			
			Curiosamente, questa istruzione non fu promulgata che quindici mesi 
			dopo e fu
			
			
			
			inserita nel nº 13 degli Acta Apostolicæ Sedis recante la 
			data del 24 ottobre 1964.
			
			
			
			Perché un tale ritardo?
			
			
			Questo lasso di tempo indica forse delle reazioni?
			
			
			
			In ogni caso, quando questo testo è apparso, molti hanno tratto la 
			conclusione che d'ora in poi la Santa Sede «autorizzava» la 
			cremazione. 
			  
			
			 
			  
			Esso ricorda 
			l'attaccamento della Chiesa alla sepoltura: 
			 
			«La 
			Chiesa ha sempre voluto incoraggiare la pia e costante consuetudine 
			cristiana di seppellire i corpi, o circondando questo atto con riti 
			destinati a mettere in risalto la significato simbolico e religioso, 
			o pronunciando sanzioni canoniche contro coloro che si ribellavano 
			contro una pratica così salutare, specialmente quando l'opposizione 
			fu ispirata da uno spirito ostile ai costumi cristiani e alle 
			tradizioni ecclesiastiche, suscitate da un sèttarismo che si 
			proponeva di sostituire la cremazione funeraria come segno di 
			violenta negazione dei dogmi cristiani [...]. Il 
			miglioramento di detto stato d'animo, unito alla 
			ripetizione sempre più frequente di circostanze chiare che oggi si 
			oppongono alla sepoltura, spiega che molte richieste sono state 
			rivolte alla Santa Sede per l'adempimento della cremazione, non per 
			odio alla Chiesa o per protestare contro le usanze cristiane, ma 
			solo per motivi di igiene, economia, o altro come l'ordine pubblico 
			o privato [...]. La nostra santa madre, la Chiesa [...] 
			ha deciso quanto segue: 
			  
			
			
			
			
			I. - Si avrà cura di mantenere fedelmente l'usanza di seppellire il 
			corpo dei fedeli defunti. Gli Ordinari, mediante istruzioni e 
			avvertimenti a tempo opportuno, faranno sì che il popolo cristiano 
			non incenerisca e non abbandoni, se non in casi di effettiva 
			necessità, l'uso della sepoltura, a cui la Chiesa è sempre stata 
			attaccata e ha consacrato con riti solenni. 
			
			
			
			
			II. - Tuttavia, per non aumentare più del necessario le difficoltà 
			derivanti da circostanze attuali e per non aumentare il 
			numero dei casi di esenzione dalle leggi vigenti, è sembrato 
			opportuno attenuare le prescrizioni di legge canonico sula 
			cremazione. D'ora in poi, le prescrizioni di canoni 1203 § 2 
			(divieto di eseguire un mandato di cremazione) e 1240 § 1 (rifiuto 
			sepoltura a colui che ha chiesto la cremazione), non sarà più 
			osservata in tutto casi, ma solo quando si scopre che la cremazione 
			è desiderata come a 
			
			
			negazione dei dogmi cristiani, per spirito sèttario o per odio della 
			religione cattolica o della Chiesa. 
			
			
			
			
			III. - I sacramenti e le preghiere pubbliche seguono lo stesso 
			addolcimento. 
			
			
			
			
			IV. - Per non indebolire l'attaccamento del popolo cristiano alla 
			tradizione ecclesiastiche e per manifestare l'avversione della 
			Chiesa alla cremazione, i riti della la sepoltura ecclesiastica e i 
			successivi suffragi non possono mai essere celebrate nel luogo in 
			cui avviene la cremazione. Non si dovrà nemmeno accompagnare il 
			corpo in quel luogo». 
			  
			
			
			
			
			Questo è il succo di questo testo, che è un tipico esempio di 
			ambiguità modernista. Innanzitutto, un richiamo alla verità: la consuetudine 
			costante della Chiesa, i lati positivi della sepoltura, l'avversione 
			ispirata dalla Chiesa verso la cremazione, il desiderio della Chiesa 
			che i fedeli siano sepolti. 
			  
			
			
			
			
			Poi vengono concesse strutture per 
			praticare la cremazione, per ragioni capziose in quanto si tratta di 
			«igiene, economia o altro» 35. Ma 
			il § 1 ricorda tuttavia che si tratta unicamente di casi di 
			«effettiva necessità». Questo atteggiamento contraddittorio è 
			stato codificato nei canoni del nuovo Codice di Diritto Canonico 
			promulgato nel 1983 da Giovanni Paolo II (1920-2005): 
			 
			
			
			
			
			• «La Chiesa raccomanda vivamente che 
			si conservi la pia consuetudine di seppellire i corpi dei defunti;
			tuttavia non proibisce la cremazione, a meno che 
			questa non sia stata scelta per ragioni contrarie alla dottrina 
			cristiana» 
			(Can. 1176 § 3). 
			  
			
			
			
			
			• 
			«Devono essere privati 
			delle esequie ecclesiastiche: coloro che scelsero la cremazione del 
			proprio corpo per ragioni contrarie alla fede cristiana»
			
			
			
			(Can. 1184 § 2).   
			 
			Sopra: Giovanni Paolo II e il 
			nuovo Codice di 
			Diritto Canonico da lui 
			promulgato nel 1983. 
			  
			Il 
			nuovo Codice di Diritto Canonico del 1983 facilita la cremazione ancora 
			più ampiamente dell'Istruzione di 5 luglio 1963, poiché non richiede 
			più nemmeno l'«effettiva necessità». La grande innovazione 
			introdotta nel 1963 e rafforzata nel 1983 è che la cremazione, 
			di per sé, non è più considerata un peccato, salvo per i 
			sèttari che lo scelgono come manifestazione della loro incredulità o 
			del loro odio per la religione cattolica.   
					UN ACCORDO 
					TRA UN CARDINALE E UN MASSONE... 
					Sappiamo con 
					certezza che il barone Yves Marsaudon (1899-1985), 
					33º Grado della Massoneria, membro del
					Supremo Consiglio del Rito 
					Scozzese Antico e Accettato, collegato alla Gran Loggia 
					Nazionale Francese, negli anni '50 divenne amico dell'allora 
					Nunzio Apostolico a Parigi, il Cardinale Angelo Roncalli 
					(1881-1963). La loro amicizia è testimoniata da 
					numerosi documenti, e Roncalli continuò a frequentare Marsaudon anche dopo essere divenuto Giovanni XXIII, colui 
					che indisse il Concilio Vaticano II per attuare l'«aggiornamento» 
					della Chiesa... Nel suo libro L’Œecuménisme vu par 
					un Franc-Maçon de Tradition (éditions 
					Vitiano, Parigi 1964), scrive Marsaudon (pag. 121): 
					  
					«Essi 
					(i cattolici) non dovranno dimenticare che ogni strada 
					(ossia ogni religione)  
					conduce a Dio 
					e mantenersi in questa coraggiosa nozione di libertà di 
					pensiero, che - a tale proposito si può veramente 
					parlare di rivoluzione partita dalle nostre Logge 
					massoniche - si è estesa magnificamente sotto il 
					Duomo di San Pietro». 
					
					 
					 
					
					 
					«In una 
					lettera, Mons. Bruno B. Heim, collaboratore a suo tempo del 
					Nunzio Mons. Angelo Giuseppe Roncalli (futuro Giovanni 
					XXIII) alla nunziatura di Parigi, scrive che il barone
					Yves Marsaudon, amico di Mons. Roncalli, "venne (a 
					trovarlo) per proporre la soppressione del divieto della 
					cremazione; a suo dire ciò non aveva più nulla a che 
					vedere con l'ideologia massonica"». 
					  
					(in 
					Controrivoluzione, 
					nn. 67-68, 2000, pag. 28). 
					    
					 
					
					«L'8 
					dicembre 1869, il Congresso Internazionale dei Liberi 
					Muratori ha imposto a tutti i suoi membri il dovere di 
					fare tutto ciò che è in loro potere per cancellare il 
					cattolicesimo dalla faccia della terra.
					
					
					
					La cremazione è stata proposta come un mezzo idoneo a questo 
					fine, poiché è stata voluta per minare gradualmente la 
					fede del popolo nella risurrezione della carne e nella vita 
					eterna». 
					  
					
					- 
					
					
					
					
					(P. J. Laux m.A.,
					Catholic Morality, 1932 pag. 106).   
			
			
			
			Tuttavia, questo nuovo 
			atteggiamento mostra una grande ingenuità da parte del uomini di 
			Chiesa, che possono essere corretti, a meno che non si tratti di 
			voler compiacere i nemici della Chiesa. La cremazione, si 
			dice, non è diretta contro la vera religione, ma si oppone solo alla 
			sua contraffazioni; ecco una musica che si suona ogni volta o tutte 
			le volte in cui si vuole creare un rinnovato anticattolicesimo. 
			  
			
			
			
			Se è 
			vero che non tutti coloro che scelgono la cremazione lo fanno in 
			primo luogo per ragioni anticristiane, non si dovrebbe essere così 
			ingenui da ignorare che quelli che gestiscono le associazioni per la 
			cremazione e chi diffonde questa pratica sono persone ispirate da 
			idee anticristiane e per lo più massoniche. 
			  
			 
			Sopra: «messa» (sic!) 
			celebrata il 20 agosto 2012 da don Geraldo Magela Silva, parroco di 
			Bom Jardim, nello Stato di Pernambuco, in Brasile, alla presenza di 
			diversi massoni, i quali si sono pure comunicati. Queste foto danno 
			un'idea di quanti uomini di Chiesa si siano stoltamente avvicinati 
			alla sètta massonica nel tentativo ecumenico di compiacere i nemici 
			infernali di Nostro Signore Gesù Cristo. 
			  
			
			
			
			Non dobbiamo dimenticare 
			che il già citato gesuita Padre Riquet, che i 
			
			
			circoli per la cremazione onorano per aver operato in loro favore, 
			era massone. L'Istruzione del 5 luglio 1963, anche se concede 
			facilitazioni per la cremazione ammorbidendo la disciplina 
			precedente, è tuttavia ben lungi dall'essere un riconoscimento di 
			questa pratica verso la quale la Chiesa non può che provare 
			«avversione» poiché è un «rito barbaro» praticato da quei selvaggi che 
			ignorano la «pietà naturale». 
			 
			
			
			
			
			«La pietà filiale, l'amore coniugale, 
			l'amore fraterno, e anche l'amicizia non vanno molto d'accordo con 
			questa frettolosa e brutale distruzione di un corpo che, durante la 
			sua vita, è stato circondato da tanto affetto e considerazione»
			36. 
			
					   
			   
				
				
				
				
				
				Conclusione     
				
				
				
				
				È quindi ovvio per noi che resta moralmente illecito per qualsiasi cristiano di fare il selvaggio chiedendo di essere 
				cremato, e che nessuno è tenuto a rispettare la volontà 
				depravata di un defunto che ha chiesto di essere cremato. A meno 
				che non vi sia un vero caso di necessità, continueremo ad 
				applicare le leggi del Diritto Canonico del 1917, espressione 
				della costante disciplina della Chiesa cattolica fin dai tempi apostolici: 
					
					
					
					I corpi dei fedeli defunti devono essere sepolti, essendo la 
				loro cremazione proibita; 
					
					
					
					Saranno privati della sepoltura 
				ecclesiastica coloro che hanno ordinato che i loro corpi di 
					vengano cremati. 
				
				
				
				Non manchiamo, 
				soprattutto nel mese di 
				novembre, di attenerci a tutti i nostri doveri verso coloro che non ci 
				sono più, senza dimenticare che «seppellire i morti» è, 
				come ricorda San Tommaso d'Aquino (1225-1274) 37, la settima ed ultima 
				opera di misericordia corporale. 
				  
				 
				  
			 
 Note 
 1 Traduzione dall'originale francese Incinération. Ce qu'en pense l'église. Quelle conduit tenir? (Le Sel 2007), a cura di Paolo Baroni. 2 Cfr. P. P. Sulmont, Curé à Domqueur, pag. 90. 3 Cfr. La Foi de toujours, nº 42, novembre-dicembre 1992. Bollettino della FSSPX delle Antille. 4 Cfr. Dictionnaire Catholicisme, vol. III, col. 294. 5 Cfr. Dictionnaire Catholicisme, vol. V, col. 1636. 6 Informazione estratta da un articolo pubblicato sulla rivista Sud-Ouest, consacrato all'Association Crématiste de la Côte Basque. 7 Cfr. Mons. C.-é. Freppel, Œuvres polémiques, vol. VIII, pag. 536 e ss. 8 Vedi Dictionnaire de Théologie Catholique, voce «Crémation», di E. Valton, col. 2316; Dictionnaire de la Bible, vol. II, col. 110, voce «Crémation», di F. Vigouroux. 9 Cfr. Mons. C.-é. Freppel, op,. cit., pagg. 535, 538. 10 Cfr. Card. L. Billot, De Novissimis, pag. 136. 11 Cfr. M. M. Felix, PL III, col. 347, Octavius, cap. XXIV. 12 Cfr. Tertulliano, PL II, col. 737 e 795; De anima, II; De resurrectione carnis, I. 13 Cfr. P. V. Steccanella s.j., La Guerre aux morts («La guerra ai morti»), pag. 152. 14 Cfr. S. Baluze, Capitularia regum Francorum, vol. I, col. 252; L'Ami du clergé, 1965, pag. 220. 15 Cfr. Dictionnaire de théologie catholique, voce «Cremazione», col. 2319. 16 Dichiarazione completamente gratuita senza alcun riferimento verificabile. L'incenerimento, come abbiamo visto, avvenne solo nei periodi di declino. Parlare della preistoria è un modo facile per impressionare gli ignoranti, ma anche un modo pericoloso, perché è riferirsi alla fin troppo famosa evoluzione dell'uomo! In realtà, la cremazione è una grave battuta d'arresto per la civiltà. 17 Non così ovviamente. Alcuni si interrogano sui fastidi che potrebbe provocare fumo dai forni crematori... perché alla fine niente si crea e niente si distrugge, ma tutto si trasforma (N.d. R.). 18 «Vediamo che il posto riservato ai morti si estende, mentre i viventi vivono in aree sempre più ristrette». Questa osservazione è in parte falsa: in molti cimiteri i morti sono «ammassati»; ma bisogna aggiungere che i cimiteri non sono in alcun modo responsabili del sovraffollamento umano nelle città e dell'inquinamento dello strato di ozono o delle falde acquifere… Ovviamente gli ambientalisti hanno ancora molte cose più preoccupanti dei nostri cimiteri! 19 Purtroppo non abbiamo gli stessi modelli! E temo che queste persone provengano da quel mondo per cui Nostro Signore non ha nemmeno voluto pregare! Non ho mai sentito di un solo Santo che sia stato cremato... 20 Dal 1889, i funerali sono gratuiti, quindi la lotta è per qualcos'altro: la scomparsa di ogni traccia di cristianesimo! 21 Per chiarire, basta leggere sullo stesso foglietto: «Aderire all'Associazione per la Cremazione significa entrare a far parte della catena d'unione umanistica universale in difesa dei valori umani». Questa è la definizione stessa, o almeno in parte, della Massoneria. 22 Cfr. Dictionnaire d'Apologétique de Foi Catholique, voce «Cremazione», col. 630 e ss. 23 Cfr. Dictionnaire d'Archéologie Chrétienne et de Liturgie, voce «Cremazione», 1927, vol. VIII, col. 505. 24 Lo spettacolo della cremazione, in contrapposizione all'«orribile visione della sepoltura», era un tempo visibile; peccato che oggi le famiglie dei defunti non possono assistere a questa scena. 25 Cfr. Questions actuelles, vol. LXXII, pag. 290. 26 Cfr. Revue des sciences ecclésiastiques, 1886, vol. LIV, pag. 500. 27 Ibid., pag. 549. 28 «Quamvis igitur cadaverum crematio, quippe non absolute mala…»; Istruzione del Sant'Uffizio, del 19 giugno 1926. 29 «Seminatur in corruzione, surget in incorrupione». 30 «Eos qui dormierunt; requiescant a laboribus». 31 Cfr. San Giovanni Crisostomo, «Omelia sulla parola Cimitero e sulla croce», in Œuvres complètes traduites en français, éd. Jeanin, vol. III, pag. 210. 32 «Barbarum hunc morem, necdum christianæ sed e naturalis erga defunctorum corpora pietatis» (in Atti di Pio XI, Ed. BP, vol. III, pag. 305). 33 «Communiter tamen ac veluti ex regula ordinaria eidem operam vel favorem præstare, impium et scandalosum ideoque graviter illicitum esse nemo non videt». 34 Cfr. Dictionnaire pratique des connaissances religieuses, vol. II, col. 585. 35 Sarebbe stato interessante specificare questi «altri» motivi, anche se le «circostanze» che li giustificano sono «manifeste». 36 Cfr. Dictionnaire de théologie catholique, voce «Cremazione», col. 2322. 37 Cfr. Somma Teologica, II-II, q. 32, a. 2. 
 
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