titolo storia della persecuzione religiosa in spagna 1936-1939

di don Gabriel Calvo Zarraute 1

 

postato: 26 gennaio 2023

ultima modifica: 19 novembre 2023

 

propaganda anticlericale comunista

Sopra: propaganda anticlericale realizzata dal sindacato di sinistra Unión General de Trabajadores (UGT). Un sacerdote, con tanto di svastica e sciabola, semina la morte. É scritto: «Come la Chiesa ha seminato la sua religione in Spagna».

 

 

Prefazione

 

Questo scritto è nato come una sorta di recensione di un grosso volume ben documentato scritto nel dopoguerra da un Monsignore e dedicato alla persecuzione religiosa nella Spagna degli anni '30. L'Autore dell'articolo si sofferma, anche se in maniera sintetica, a descrivere gli avvenimenti che hanno preceduto la guerra civile, dalla caduta della monarchia (16 aprile 1931) fino alla fine della Seconda Repubblica (marzo 1939).

 

Vista la disinformazione che regna sovrana su questo conflitto, ci è parso necessario chiarire alcuni aspetti che spesso vengono lasciati nell'ombra dalla maggior parte degli studiosi che si sono occupati di questo periodo storico. Come emerge anche tra le righe di questo articolo, la persecuzione religiosa messa in atto dalle forze di sinistra nella secondo metà degli anni '30 è stata preceduta dalla diffusione massiccia di uno stato d'animo antireligioso animato principalmente dalle menti liberali più in auge all'epoca e dalle Logge massoniche.

 

massoneria

 

Come è stato detto da più autori, spesso il comunismo è stato il boia della Massoneria. A questa prima fase (1931), che portò alla caduta della monarchia e ai primi episodi di incendi di chiese e di conventi (la quema de conventos), nel 1936 la Rivoluzione si tinse di rosso in maniera più accesa.

 

Per ben comprendere questa fase occorre andare oltre quella che fino al 1989 è stata definita la «Cortina di Ferro». Dopo la Rivoluzione di Ottobre del 1917, i vertici dell'Unione Sovietica crearono un bureau particolare, il Comintern, il cui scopo preciso era quello di studiare le modalità per esportare il comunismo nel resto del mondo.

 

comintern

 

Dopo i due tentativi falliti di sovietizzare prima la Germania nel 1919 (con la Lega Spartachista di Rosa Luxemburg e di Karl Liebknecht), e nello stesso anno l'Ungheria mediante la creazione della Repubblica Sovietica Ungherese da parte del sanguinario Béla Kun, i russi si resero conto che esportare il comunismo in Occidente non sarebbe stata un'impresa facile.

 

rosa luxemburg - karl liebknecht - bèla kun

 

Per via di una serie di valutazioni inerenti lo stato di confusione che regnava in Spagna, Stalin, su consiglio del Comintern, decise che questa nazione sarebbe stata quella giusta. La presenza sul posto di diverse formazioni politiche di sinistra e l'aiuto dall'esterno di una Brigata Internazionale di volontari sembravano rendere possibile l'impresa.

 

I russi inviarono in terra iberica consiglieri politici e militari, armi, aerei e carri armati. Plenipotenziario del Comintern in terra spagnola venne nominato un italiano, un certo «Ercoli», nome di battaglia di Palmiro Togliatti (1893-1964), un fedelissimo di Stalin, sotto la cui guida si svolse la maggior parte delle operazioni, compresa l'eliminazione dei comunisti, degli anarchici e dei trotskisti che erano riluttanti ad obbedire agli ordini emanati dal Cremlino.

 

Sopra: il Comintern negli anni '30.

Palmiro Togliatti è il secondo seduto da sinistra.

 

Sopra: Palmiro Togliatti in Spagna a colloquio con «La Pasionaria», nome di battaglia di Dolores Ibárruri (1895-1989), un'icona del comunismo spagnolo. Secondo la testimonianza di un sacerdote, Padre Llanos, la donna tornò alla fede cattolica perduta in gioventù qualche anno prima della morte.

 

Per farla breve, come in quasi tutte le rivoluzioni, la volontà popolare non giocò alcun ruolo. A guerra civile finita, gli intellettuali comunisti occidentali iniziarono a parlare di «lezione» spagnola. Secondo tale lezione, nei Paesi tradizionalmente cattolici, il comunismo non sarebbe mai riuscito ad andare al potere con la forza, ma avrebbe dovuto percorrere la via democratica.

 

Come e forse peggio che ai tempi di Diocleziano, la Rivoluzione si tolse la maschera e mostrò il suo volto demoniaco e anticristiano in maniera così spaventosa che ancora oggi queste immagini destano in chi le guarda orrore e sdegno.

 

Ma ahimè, l'uomo moderno soffre di una forma grave di amnesia storica (ancora oggi parlare delle malefatte del comunismo è considerato un tabù). É questa la ragione che ci ha spinto a riproporre questo argomento, affinché nessuno dimentichi quel che è accaduto e cosa si nasconde dietro a quella pericolosa chimera che promette un «mondo migliore» chiamata comunismo.

 

  Paolo Baroni

 

 

I

Un'opera di riferimento imperdibile

 

 

Non c'è definizione migliore per questa monumentale opera di sintesi storica intitolata Historia de la persecución religiosa en España, 1936-1939 (BAC, Madrid 2005, pagg. 883) che i cattolici hanno l'obbligo di conoscere perché la Chiesa non può dimenticare né vergognarsi dei suoi martiri. Questo gioiello bibliografico è fondamentalmente la tesi di dottorato di Mons. Antonio Montero Moreno (1928-2022), in seguito Arcivescovo di Mérida-Badajoz, in cui ha presentato il frutto della ricerca esaustiva che ha svolto durante gli anni '50, avvalendosi di tutto il materiale compilato che le diverse Diocesi e Congregazioni religiose avevano preparato sui loro martiri alla fine della guerra civile.

 

mons. antonio montero moreno - historia de la persecución religiosa en españa, 1936-1939

Sopra: Mons. Antonio Montero Moreno e la sua voluminosa opera Historia de la persecución religiosa en España, 1936-1939.

 

La prima edizione è del 1961 e fu un completo successo editoriale. Ben presto furono vendute 20.000 copie in due edizioni consecutive, esaurendosi a due anni dalla sua uscita. Questo libro ha avuto una risonanza eccezionale, dentro e fuori i confini di Spagna, riflettendo allo stesso tempo il rigore del suo lavoro investigativo, la serenità del racconto, l'ampiezza e l'equilibrio nell'uso dell'informazione, la sua incontaminazione ideologica e la chiarezza del suo stile letterario.

 

È sintomatico dell'attuale clima ecclesiale spagnolo il fatto che l'Autore si sia ripetutamente rifiutato di autorizzare una terza edizione, pura e semplice ristampa, fino al 1999. Va ricordato che le uccisioni in odio alla religione sono avvenute solo nella zona rossa o sotto il controllo del Frente Popular («Fronte Popolare»), e non nella zona controllata dalla parte nazionalista.

 

frente popular

Sopra: simbolo del Frente Popular. Sotto questa dicitura si erano alleati liberali, comunisti, anarchici e socialdemocratici.

 

Per il numero delle vittime e per il breve tempo in cui furono assassinate, la persecuzione religiosa della Seconda Repubblica si colloca indubbiamente come la più intensa nei venti secoli di storia della Chiesa cattolica, addirittura superiore alle dieci che furono perpetrate dagli imperatori romani per 250 anni, dall'islam, dai luterani, dai calvinisti e persino durante la Rivoluzione Francese e dai comunisti russi e cinesi 2.

 

Nel 1987, Giovanni Paolo II (1920-2005), iniziò l'elevazione agli altari dei primi martiri della persecuzione religiosa (i tre carmelitani di Guadalajara) dopo la paralisi di tutti i processi di beatificazione imposta nel 1964 da Paolo VI (1897-1978) per le seguenti ragioni:

  • La sua relativizzazione della reale pericolosità del marxismo e l'impegno a non attaccarlo firmato nel famoso «Patto di Metz» tra Giovanni XXIII (1881-1963) e l'Unione Sovietica 3;

  • La sua particolare visione della politica europea dovuta al radicato retaggio ideologico della sua famiglia 4;

  • La sua identificazione soggettivista di quei martiri con il Generale Francisco Franco (1892-1975) e la sua opera 5.

paolo VI - francisco franco

Sopra: se da una parte Paolo VI detestava Franco, Caudillo di Spagna, dall'altra ricevette cordialmente diversi leader marxisti massacratori di cristiani nei loro Paesi. Da sinistra: nel marzo del 1971, Montini ricevette nel quadro della ostpolitik (la politica di distensione con i Paesi comunisti) il Maresciallo Tito (1892-1980), dittatore della Yugoslavia; poi fu la volta del dittatore comunista della Romania Nicolae Ceaușescu (1918-1989); in precedenza, nel novembre del 1970, Paolo VI aveva ricevuto il Ministro degli Esteri sovietico Andrei Gromyko (1909-1989).

 

É sempre più necessario conoscere il contesto storico che ha prodotto tale spargimento di sangue e di grazia 6. In termini quantitativi, si trattò dell'assassinio di 12 Vescovi, 6.832 sacerdoti (4.184) e religiosi (2.365) e religiose (283), oltre a migliaia di fedeli, molti dei quali sadicamente torturati o braccati come animali 7. Cifre riviste dopo la pubblicazione del suddetto libro da storici competenti 8. A cui si deve aggiungere la distruzione di 20.000 chiese ed edifici religiosi di ogni genere che ebbe inizio dalla creazione della Repubblica nel maggio 1931, e non da luglio del 1936.

 

martiri vincenziani

Sopra: alcuni martiri beatificati, religiosi e laici,

dell'Ordine di San Vincenzo trucidati dai rossi.

 

 

«Se hanno perseguitato me,

perseguiteranno anche voi» (Gv 15, 18-21)

 

A cura del Centro Culturale San Giorgio

 

 

Elencare o mostrare il volto dei sacerdoti, dei religiosi e delle religiose uccisi dai repubblicani sarebbe un'impresa impossibile che esula dallo scopo di questo articolo. Dopo aver accennato ai Vescovi martirizzati, ci limiteremo unicamente a mostrare qualche immagine dei numerosi martiri, alcuni dei quali sono stati beatificati e canonizzati a partire dal 1987.

 

● Il 10 novembre 1936, 23 suore adoratrici furono prelevate dal loro convento e assassinate dai rossi presso le mura del cimitero dell'Almudena.

 

suore adoratrici martirizzate

Sopra: alcune suore adoratrici condotte alla fucilazione.

suore adoratrici martirizzate

Sopra: il volto di alcune delle suore martirizzate.

 

● Nel 1936, numerose suore della San Vincenzo (Figlie della Carità) furono trucidate dai repubblicani in tutta la Spagna. Ecco alcuni dei loro volti.

 

Sopra: il volto di alcune delle suore martirizzate.

 

● Il 24 luglio 1936 tre religiose, suor María Pilar de S. Francisco de Borja, al secolo Jacoba Martínez García (1877-1936), suor Teresa del Niño Jesús y de S. Juan de la Cruz, al secolo Eusebia García y García (1909-1936) e suor María Angeles de S. José, al secolo Marciana Valtierra Tordesillas (1905-1936), furono sorprese da un gruppo di miliziani, che spararono su di loro appena uscirono dall'edificio dove avevano cercato riparo. La prima morì sul colpo e la seconda in ospedale, mentre la terza, inizialmente scampata al fuoco, venne fucilata presso il cimitero cittadino.

 

carmelitane scalze martirizzate

Sopra: le tre suore carmelitane

scalze martirizzate a Guadalajara.

 

● Il 17 agosto 1936, a Madrid i miliziani comunisti fecero una perquisizione e trovarono il rifugio di sette religiose visitandine, e annunciando loro che sarebbero tornati il giorno seguente.

 

Verso le 7 del pomeriggio del 18, un gruppo di uomini armati andò a prelevarle. Quando uscivroo in strada si fecero coraggiosamente il segno della croce mentre la folla lanciava grida ostili all'indirizzo delle religiose. Esse furono caricate su un camion che le portò in un'area all'aperto nella stessa città di Madrid, dove vennero fucilate lo stesso giorno.

 

suore visitandine

Sopra: le sette religiose visitandine

martirizzate dai miliziani comunisti a Madrid.

 

● A mezzanotte del 21 luglio 1936, la comunità dei religiosi passionisti di Daimiel fu violentemente espulsa dal suo convento. Ventisei dei loro trenta religiosi furono martirizzati dai rossi.

 

Sopra: i religiosi passionisti

martirizzate dai repubblicani a Daimiel.

 

● Il 1º agosto 1936, numerosi religiosi colombiani della Comunità di San Giovanni di Dio, che avevano dedicato la loro vita al servizio dei malati di mente, furono trucidati dai miliziani comunisti presso Madrid.

 

martiri colombiani

Sopra: i religiosi colombiani trucidati

dai repubblicani presso Madrid.

 

L'8 settembre 1936, diversi monaci dell'Abbazia di Santa Maria de Viaceli, dell'Ordine Cistercense di stretta osservanza, nella Diocesi di Santander, furono trucidati dai miliziani rossi.

 

Sopra: i martiri cistercensi.

 

don martín martínez pascual

Sopra: don Martín Martínez Pascual divenne sacerdote nel 1935. Allo scoppio della guerra civile, saputo che i miliziani della repubblica avevano l'ordine di catturare e fucilare tutti i sacerdoti, si diede alla latitanza che terminò quando, saputo che il padre era stato messo in prigione in sua vece, si presentò volontariamente ai soldati dell'esercito repubblicano. Il 18 agosto del 1936, insieme ad altri sacerdoti, venne prelevato dalla sua prigione e fucilato presso il cimitero cittadino, sulla strada per Alcañiz. I membri del plotone d'esecuzione posero i prigionieri di spalle, ma don Martín preferì voltarsi. I soldati del plotone gli chiesero allora se aveva un ultimo desiderio ed egli rispose: «Non voglio altro che darvi la mia benedizione affinché Dio non vi imputi la follia che state per commettere». E dopo averli benedetti aggiunse: «E ora lasciatemi gridare con tutte le mie forze: viva Cristo Re»! La fotografia è stata scattata pochi minuti prima della fucilazione. Il volto lascia trasparire la gioia di chi sta per incontrare il suo Creatore e Redentore nell'abbraccio eterno del Cielo.

 

Oltre a terribili profanazioni, fu una catastrofe artistica senza precedenti nella storia della Spagna e dell'Europa, se si esclude la Rivoluzione bolscevica del 1917 9. L'obiettivo era chiaro: l'eliminazione fisica, sia umana che artistica e architettonica, della fede cattolica 10. Detta in un altro modo più spiccio: cancellare Dio dalla Spagna.

 

Una persecuzione di tale portata non poteva essere stata realizzata da pochi elementi facinorosi che avevano agito individualmente, come sosteneva la propaganda o la mitologia della Seconda Repubblica e che oggi continua a ripetere - quasi letteralmente - la storia ufficiale della «Memoria Storica» con il suo implicito approccio marxista 11

 

Sopra: spesso le immagini sono più eloquenti della parole. Statue di Cristo, della Vergine Maria o dei Santi divelte, fatte a pezzi o prese a picconate, confessionali trasformati in orinatoi dal 1931 al 1939.... Ecco i frutti dell'odio iconoclasta dei repubblicani verso Gesù Cristo e la sua Chiesa. Ecco il vero volto degli amici del popolo e degli operai!

 

Di conseguenza, sorge spontanea questa domanda: com'è potuta accadere una simile ondata di barbarie nella Spagna cattolica? Chi erano quelle vittime e come hanno potuto rinunciare alla loro vita per amore di Gesù Cristo perdonando i loro carnefici? Il testo di Mons. Montero è avvincente, combinando l'erudizione storica con un racconto spirituale che rimanda agli antichi Atti dei martiri 12. Nei suoi diversi capitoli questo libro raccoglie i martiri per gruppi: Vescovi, religiosi, laici; o per luoghi: Barbastro, Paracuellos, Catalogna, ecc...

 

FOTOGRAFIE DIMENTICATE

 

A cura del Centro Culturale San Giorgio

 

 

Ecco alcune fotografie che illustrano l'intento dei rossi di eliminare fisicamente non solo il clero e i religiosi, ma anche i laici cattolici che si rifiutavano di vivere nella nuova Spagna sovietica. Come molte delle fotografie contenute in questo articolo, difficilmente le incontrerete nei libri di Storia.

 

cattolici fucilati

Sopra: oppositori cattolici fucilati in un cimitero.

 

cattolici fucilati

Sopra: ottobre 1936, Casa de Campo, appena fuori Madrid. Miliziani repubblicani guardano soddisfatti i cattolici che hanno appena giustiziato.

 

cuartel de la montaña

Sopra: luglio 1936, Cuartel de la Montaña, presso Madrid; i rossi fanno strage di civili durante l'assedio di questa località da parte delle truppe franchiste.

 

guerra civil 1936-1939

Sopra: i miliziani rossi fucilano un prigioniero politico.

 

Un'introduzione alle origini dell'anticlericalismo ottocentesco come preludio a quello repubblicano, insieme ad una dettagliata appendice documentaria sulla legislazione episcopale, pontificia e repubblicana, chiudono questa elegia che lascerà il lettore scioccato, ma altamente edificato e orgoglioso di coloro che, nel proprio Paese, città o a pochi chilometri da dove vive, sono morti gridando: ¡Viva Cristo Rey! Viva Cristo Re!

 

la traca

Sopra: tre numeri de La Traca, un settimanale satirico e anticlericale con sede a Valencia. In queste tre copertine, il clero viene presentato come propugnatore del fascismo, godereccio e si pregusta la sua cacciata dalla Spagna.

 

Prima di addentrarci nelle pagine vibranti di questo libro, per coloro che sono stati vittime della visione faziosa della storia spagnola, in particolare del XX secolo, che è stata inoculata dalla scuola e dagli schermi televisivi, è necessario insistere su una serie di verità storiche che sono state taciute e manipolate fin dagli anni Sessanta nelle Università e progressivamente dagli anni Settanta nel resto dei settori educativi.

 

 

II

Il mito della Repubblica democratica

o dell'irrazionalità fatta politica


 

Alla luce dei dati sintetici, la storia della Seconda Repubblica è semplicemente sconcertante. Il nuovo regime venne instaurato in seguito al risultato di elezioni comunali in cui i monarchici ottennero un numero di consiglieri quattro volte superiore a quello dei repubblicani.

 

Domenica 5 aprile fu fatta la proclamazione delle candidature che non avevano liste all'opposizione e che produsse cifre di 14.018 consiglieri monarchici e 1.832 repubblicani. La domenica successiva, il famoso 12 aprile 1931, il risultato fu di 22.150 consiglieri monarchici contro 5.775 repubblicani. «In poche parole, il voto monarchico era praticamente quattro volte quello repubblicano» 13.

 

«Ma se queste cifre equivalgono solo a poco più di un quarto dei consiglieri eleggibili, che fine hanno fatto gli altri? La Repubblica non li ha mai comunicati ufficialmente; e un'elezione in cui i risultati non vengono comunicati ovviamente non è un'elezione democratica» 14.

 

vittoria del frente popular

Sopra: il quotidiano La Voz, del 17 febbraio 1936, comunica la «vittoria»

delle sinistre. In realtà, si trattò di un vero e proprio colpo di Stato.

 

Esattamente la stessa cosa accadde nelle elezioni del 14 febbraio 1936 in cui il Frente Popolar si dichiarò vincitore anche se è stato documentato essere nient'altro che un completo inganno della sinistra 15. Tuttavia, quando nelle grandi città i monarchici si trovarono in minoranza, si accelerò un esito che non era stato immaginato da nessuno 16.

 

Pur non rischiando di cadere in anacronismi demografici, va ricordato che le grandi città spagnole, nei primi trent'anni del '900, erano molto meno popolate (20%) rispetto ad oggi, mentre i numerosi comuni che compongono la Spagna c'erano molte più città (80%) di oggi. In definitiva, la somma totale della popolazione rurale era maggiore di quella urbana, come si dimostrò durante la disastrosa Riforma Agraria che il Governo repubblicano avrebbe poi applicato 17.

 

Nacque così la Repubblica con il sigillo dell'originaria illegittimità 18. Nelle parole ancora più forti del nuovo ministro repubblicano Miguel Maura (1887-1971) - figlio del conservatore Antonio Maura (1853-1925) - «ci hanno regalato il potere» 19. Alejandro Lerroux (1868-1949), leader repubblicano, affermò:

 

«La monarchia è crollata da sola, nessuno l'ha fatta crollare. Quello che hanno fatto i repubblicani è stato di mettere la Repubblica al suo posto, già vacante» 20.

 

 

Tuttavia, anche il pusillanime monarca Alfonso XIII (1886-1941) non fece nulla per restare al potere, e fu preso da un profondo terrore dovuto alla possibilità che anche lui e la sua famiglia fossero vittime di una carneficina simile a quella compiuta dai comunisti russi con lo zar e la famiglia imperiale 21. Né voleva che scoppiasse una lunga e sanguinosa guerra civile come era avvenuto in Russia 22.

 

 

Tutti i suoi consiglieri, come il Generale Dámaso Berenguer (1873-1953) o il conte di Romanones (1863-1950), caddero in una profonda depressione e finirono per convincerlo a fuggire immediatamente dalla Spagna. Ancor prima di conoscere il risultato finale di un'elezione in cui nessuno, a cominciare dagli stessi antimonarchici, si aspettava un simile esito, la monarchia borbonica si suicidò 23. Così, la Repubblica venne insediata per «ordine reale», come disse il politico ed economista spagnolo Francesc Cambó (1876-1947), leader del nazionalismo catalano di destra, con una transizione inaspettata,  emanata dalle alte sfere, illegale e truccata 24.

 

dámaso berenguer - conte di romanones - francesc cambó

 

Quelle elezioni, il cui esito finale fu favorevole alla monarchia, dimostrarono che in Spagna c'erano monarchici, socialisti e anarchici (i comunisti erano ancora una piccola minoranza nata da una scissione dal Partido Socialista Obrero Español - PSOE), ma non repubblicani 25. Le elezioni non avevano lo scopo di rimuovere in quel momento le fondamenta della già screditata monarchia, nonostante la stanchezza dei cittadini per i suoi errori.

 

Gli spagnoli non votarono a favore della Repubblica, ma piuttosto come protesta per la disastrosa gestione di Alfonso XIII, conseguenza della crisi morale in cui la monarchia si trovava sempre più impantanata 26. Tuttavia, avvenne una rivoluzione che determinò un cambio di regime e la Repubblica fu proclamata illegittimamente perché in quelle elezioni si votò per la nomina di sindaci e dei consiglieri, e non per la sostituzione della forma di governo.

 

partido socialista obrero español

 

I brogli elettorali ebbero luogo perché quelle elezioni non erano politiche, ma semplicemente amministrative, e le Corti Costituenti del 1931 che derivavano da tali elezioni - che non rappresentavano la vera nazione - furono messe in carica in un momento di convulsioni e di violenze pubbliche.

 

«La monarchia crollò per l'abbandono del re e dei politici monarchici, e non per il risultato elettorale o per le pressioni dei repubblicani» 27.

 

La defenestrazione di Alfonso XIII era stata decisa fin dalla fine della dittatura del Generale Miguel Primo de Rivera (1870-1930), durata dal 1923 al 1930, nonostante il trattamento di favore riservato dai militari ai membri del Partido Socialista Obrero Español e a quelli dell'Unión General de Trabajadores, unico centro sindacale consentito per minare l'egemonia sindacale anarchica della Confederación Nacional del Trabajo (CNT) 28, un sindacato di tendenza anarchica. Ciò contribuì in modo decisivo al suo consolidamento fino a trasformare il socialismo nel movimento egemonico all'interno della sinistra.

 

generale miguel primo de rivera

 

confederación nacional del trabajo - unión general de trabajadores

Sopra: i simboli dei vari sindacati di sinistra, tra cui quello della Confederación Nacional del Trabajo, dell'Unión General de Trabajadores e della Federación Anarquista Ibérica. Il nero e il rosso nel simbolo della CNT, della Federacion Anarquista Iberica (FAI) e della Confederación General del Trabajo (CGT) sono i colori della bandiera anarchica.

 

partido obrero de unificación marxista

Sopra: bandiera del Partido Obrero de Unificación Marxista,

una corrente di sinistra di tendenza trotzkista.

 

Le elezioni municipali furono l'occasione propizia per verificare se il monarca non fosse difeso da nessuna delle istituzioni fondamentali della nazione: né dalla magistratura, né dall'esercito, né dalla guardia civile 29. In definitiva, il processo che portò alla proclamazione della Seconda Repubblica non fu democratico ma rivoluzionario. La proclamazione fu fatta nelle strade di Madrid e di Barcellona con il consenso dei poteri legittimi 30.

 

Il caos fu particolarmente evidente a Barcellona con la proclamazione della «Repubblica catalana» da parte del socialista Francesc Maciá (1859-1933), all'interno di un irreale «Stato federale spagnolo», che esisteva solo nella sua immaginazione deformata 31. Gli intellettuali, in virtù del loro sradicamento dalla tradizione politica e religiosa della Spagna, «si sentivano in dovere» di procurare l'avvento della Repubblica.

 

francesc maciá

 

In cosa dovesse consistere concretamente quella Repubblica era qualcosa su cui non si erano ancora fermati a pensare. Ecco perché il filosofo e sociologo spagnolo José Ortega y Gasset (1833-1955) più tardi si pentì e disse: «Non è quello, non è quello» 32. Dal loro piedistallo intellettuale élitario e pedante, essi consideravano la Spagna tradizionale come «chiusa», con le sue radici nelle istituzioni provinciali, già smantellate dalla monarchia liberale della regina Isabella II (1830-1904) 33. Le istituzioni erano in balia delle fluttuazioni storiche e delle correnti di opinione ispanofobe che acriticamente accettavano dal resto d'Europa senza nemmeno fermarsi a pensare alle contraddizioni interne dei loro propositi.

 

josé ortega y gasset - regina isabella II

 

Il suo complesso di inferiorità provinciale rispetto alle nazioni del Nord Europa, come nel caso di Ortega y Gasset e, ad esempio, dello storico e critico letterario spagnolo Américo Castro (1885-1972), nascondeva un'assoluta e colpevole ammirazione e ignoranza di origine protestante per la cultura europea 34. Arrivò la tanto attesa Repubblica e bisognava consolidarla, ma su quali partiti? Il primo presidente della Repubblica, il cattolico progressista Niceto Alcalá Zamora (1877-1949), disse che la Repubblica «non è nata ipotecata» 35. È stata la più grande menzogna politica che sia stata pronunciata fin dall'inizio della vicenda.

 

américo castro - niceto alcalá zamora

 

E si è detto non a caso, visto che i socialisti e gli anarchici affermavano che la vittoria elettorale apparteneva a loro e insieme ai comunisti parlavano con disprezzo dei «repubblicani delle urne» come se le elezioni avessero avuto una reale importanza senza di loro. La vera sinistra - cioè i rivoluzionari - ha negato la paternità della lettera del repubblicanesimo inviata a persone, istituzioni e giornali, in cui ricordavano benissimo la vecchia appartenenza alla monarchia di pochi giorni prima, anche se tanti monarchici annacquati si proclamavano repubblicani «per la vita» 36.

 

Il rappresentante della sinistra giacobina, Manuel Azaña (1880-1940), e i socialisti Indalecio Prieto (1883-1962) e Francisco Largo Caballero (1869-1946), salutato dalla Pravda come «il Lenin spagnolo», divennero il triumvirato veramente importante nella nascente Repubblica 37. Nella sua consueta linea ideologica, cioè alieno della realtà, Azaña non tardò a proclamare ufficialmente che «la Spagna ha cessato di essere cattolica», negando che nel Paese esistessero ancora molti milioni di cattolici, oltre ad una storia, alla cultura, all'arte e all'educazione cattolica che hanno permeato profondamente la vita sociale 38.

 

manuel azaña - indalecio prieto - francisco largo caballero

 

Dichiarazioni di questo tipo portarono al fatto che, in meno di un mese dall'instaurazione della Repubblica, l'11 maggio 1931, la sinistra più violenta incendiò un centinaio di monasteri, biblioteche e scuole religiose in tutto il Paese 39. In seguito, Manuel Azaña affermò, difendendo il non intervento della forza pubblica, che «tutti i conventi di Madrid non valgono la vita di un lavoratore» 40.

 

Sopra: l'11 maggio 1931, il convento di Nuestra Señora de las Maravillas, con annessa la scuola di San José, gestito dalle religiose mercedarie e sito in Madrid, fu incendiato dagli anticlericali anarchici e liberali. La scuola fu riaperta nel 19331 in uno chalet situato al numero 54 del Paseo de la Castellana con il nome di Colegio-Academia Menéndez Pelayo, fino al 20 luglio 1936 quando fu preso nuovamente d'assalto dai rossi in circostanze drammatiche. L'educazione dei giovani venne così strappata alla Chiesa a favore di un'istruzione laica.

 

Sopra: il 10 e 11 maggio 1931 viene presa di mira il convento

e la chiesa annessa di Santa Teresa d'Avila.

 

chiesa incendiata

Sopra: una statua del Sacro Cuore rimasta

indenne tra le macerie di una chiesa incendiata.

 

crocifisso profanato

Sopra: Cristo crocifisso divelto dalla croce nel convento

dei carmelitani scalzi a Madrid, nel 1936.

 

barcellona - chiese in fiamme

Sopra: la città di Barcellona vista dall'alto.

Le chiese e i conventi bruciano incendiate dai rossi.

 

miliziani franchisti

Sopra: due miliziani franchisti mettono in salvo

un crocifisso per evitare che venga fatto a pezzi.

 

Sopra: nella cartina della Spagna sono indicate con il simbolo delle fiamme le città in cui nel maggio del 1931 si verificò l'incendio di chiese, conventi e scuole cattoliche. Risulta evidente che questi roghi non furono opera di scalmanati isolati, o di una provocazione dei monarchici, ma il risultato di un'operazione pianificata e realizzata contemporaneamente in tutto il Paese.

 

la libertad

Sopra: il 12 maggio 1931, il quotidiano repubblicano La Libertad pubblicò un articolo infamante e falso in cui si addossava la responsabilità degli incendi di edifici ecclesiastici ad una «insensata provocazione» da parte delle forze monarchiche.

 

E infatti, dopo il massacro dei contadini anarchici di Casas Viejas, nel 1932, molti dei quali a sangue freddo, che lo stesso Azaña indicò con il «sinistro ordine di sparare alla pancia», era evidente che la vita dell'operaio era notevolmente diminuita di valore 41. Il politico spagnolo di estrema sinistra Álvaro de Albornoz (1879-1954), in un discorso alle Cortes (il parlamento) affermò con inequivocabile chiarezza che la libertà di educazione non era un principio liberale. L'istruzione è laica solo se è di proprietà statale, poiché se la libertà di istruzione favorisce i cattolici, quella libertà deve finire. Egli affermò con energia che l'alternanza dei partiti è un patto tra nemici inconciliabili e che in Spagna non ci sarebbero più stati «abbracci di Vergara» 42.

 

àlvaro de albornoz

 

Era un riferimento alla pace firmata tra i liberali e la maggioranza dei carlisti nel 1837 come conclusione della prima guerra carlista 43. E continuò dicendo che l'unica cosa morale che la reazione avrebbe potuto fare sarebbe stata una guerra civile, ma che non avrebbe dovuto aspettarsi un posto nella nuova Costituzione repubblicana. Da parte sua, di tutto questo insieme di affermazioni, la stolta ala destra di José Maria Gil-Robles (1898-1980) si ridusse ad un continuo accumulo di sciocchezze 44.

 

josé maria gil-robles

 

Dal fronte comune contro la dittatura di José Antonio Primo de Rivera (1903-1936), che durò dal 1923 al 1930, si passò al Frente Popular, per la normale logica degli eventi 45. La Repubblica era solo un'entità della ragione, uno stato transitorio verso la rivoluzione, poiché quella iniziata in Spagna nel 1931 fu una vera Rivoluzione che si sarebbe consumata nel 1936 46. Ma neanche la sinistra repubblicana, giacobina, ma meno estremista, se ne accorse.

 

josé antonio primo de rivera

 

falange spagnola

Sopra: il fregio della Falange spagnola, il movimento di

destra di cui José Antonio Primo de Rivera fu leader.

 

 

III

Il mito della Chiesa

ostile alla Repubblica

 

Sebbene non fosse il sentimento della maggioranza dei cattolici che sostenevano la monarchia, tradizionale istituzione spagnola, la Gerarchia ecclesiastica accolse la Repubblica con le migliori disposizioni fin dall'inizio del governo provvisorio. Essa accolse il nuovo regime, non con entusiasmo, ma con il massimo rispetto 47. Non invano Alcalá Zamora, ex ministro di Alfonso XIII, aveva offerto una repubblica moderata e i Vescovi avevano accettarono il nuovo regime per espresso ordine di Papa Pio XI (1857-1939) al Nunzio Mons. Federico Tedeschini (1873-1959) che lo trasmise prontamente all'Episcopato iberico 48.

 

papa pio XI - mons. federico tedeschini

 

Anche se, come è evidente, ciò non significava che il clero avrebbe continuato a sostenere politicamente i proprî avversari. Tuttavia, il Vaticano e la Gerarchia ecclesiastica hanno chiarito fin dall'inizio che il nuovo regime è sempre stato rispettato. Anche la separazione tra Chiesa e Stato è stata accettata, in modo pratico, ma non teorico, poiché seguendo la dottrina pontificia, è stata difesa la dottrina tradizionale del Regno Sociale di Gesù Cristo 49. La dottrina che la Chiesa «conciliare» avrebbe in seguito rinnegato con conseguenze disastrose per tutti i fedeli 50.

 

viva cristo re

Christus vincit! Christus regnat! Christus imperat!

 

Si limitarono ad insistere, seguendo una politica di basso profilo, sui diritti civili della Chiesa, che furono sistematicamente violati come si vedrà poi nella stesura della Costituzione del 1931. In una Lettera Pastorale del Cardinale Primate Pedro Segura (1880-1957), Arcivescovo di Toledo, del 1° maggio 1931, espresse un grato ricordo della decaduta istituzione monarchica.

 

Detto testo, lungi dall'essere una bellicosa provocazione, permise di verificare che, al momento della sconfitta, solo una timida voce si levò per ringraziare la monarchia per quanto quell'istituzione aveva fatto per secoli in favore della fede cattolica. E questo senza smettere di incoraggiare i fedeli a sottomettersi ai poteri di fatto 51.

 

cardinale pedro segura

 

La stessa dottrina - senza riferimento in questo caso al regime decaduto - venne espressa dai Vescovi metropoliti nel loro documento del 9 maggio 1931, reso pubblico solo un mese dopo, quando nonostante gli incendi e gli assalti agli edifici ecclesiastici, si voleva mantenere a tutti i costi la precaria sintonia con il potere politico. La caratteristica intolleranza dei dirigenti repubblicani si manifestò nelle reazioni al testo del Cardinale Segura.

 

La sinistra aveva il progetto di bandire la Chiesa da ogni presenza sociale e instaurare un laicismo che non fosse una semplice neutralità, ma una militanza anticattolica 52. Episodi come il rogo di conventi ebbero la capacità di portare alla ribalta del dibattito politico la questione religiosa che le forze che tenevano in mano il timone della Repubblica non erano disposte a relegarla in secondo piano o a regolarla in un modo che implicasse una rinuncia alle loro vecchie pretese laiche. Una pretesa che a lungo andare crebbe enormemente 53.

 

Sopra: 18 luglio 1936; miliziani comunisti, posano armati, fingendo pietà religiosa o ridendo, puntando le loro armi su crocifissi, statue di santi, arredi sacri, ecc..., presi in una chiesa che hanno appena profanato. Dopo la foto tutto è stato dato alle fiamme.

 

profanazione chiesa

Sopra: 1936; miliziani repubblicani posano armati in una chiesa che hanno profanato indossando paramenti liturgici e la berretta che indossano i sacerdoti.

 

profanazione chiesa

Sopra: 1936; anche in questa fotografia i rossi indossano per burla paramenti sacri (pianete, stole, camici, ecc...) e mostrano libri liturgici presi in una chiesa che hanno profanato.

 

Sopra: 1936; dopo aver profanato un monastero carmelitano questi miliziani repubblicani mostrano il loro «bottino», tra cui teschi e ossa di monaci dissotterrati. Questa pratica barbara e disumana divenne comune durante gli assalti alle chiese e ai conventi.

 

Sopra: 1936; miliziani repubblicani inscenano l'esecuzione di due finti preti cattolici che pregano. Purtroppo questa burla corrisponde a ciò che los rojos («i rossi») fecero anche nella realtà. Notate in basso a sinistra il corpo senza vita di una bambina...

 

profanazione chiesa

Sopra: 1936; los rojos irrompono nel palazzo arcivescovile di Madrid e si fanno immortalare a pugno chiuso sotto l'immagine di Pio XI, l'allora Papa regnante.

 

profanazione chiese

Sopra: 1936; immagini sacre, dipinti, statue di Santi, arredi, libri liturgici, paramenti, ecc..., presi nelle varie chiese profanate e ammassati nelle piazze prima di essere bruciati o distrutti.

 

profanazione oggetti sacri

Sopra: 1936; intere biblioteche contenenti libri sacri, vite dei santi e altre opere religiose ammassati nelle piazze delle città spagnole ancora nelle mani dei miliziani repubblicani vengono dati alle fiamme

 

profanazione sepolcro

Sopra: 1936; a Siviglia, miliziani anarchici mostrano con orgoglio i resti mortali di un sacerdote che hanno dissotterrato.

 

profanazione sepolcro

Sopra: 1936; miliziani comunisti posano vicino alle spoglie di una monaca di cui hanno profanato il sepolcro.

 

Sopra: 1937; all'esterno della chiesa di Enseñanza, a Barcellona, due senza-Dio osservano da vicino i resti mortali di una suora dissotterrata dileggiandola.

 

profanazione tombe

Sopra: Barcellona 1936; le spoglie dei sacerdoti salesiani vengono dissotterrate ed esposte al pubblico ludibrio.

profanazione tombe religiosi

Sopra: altre immagini dallo stesso contenuto.

 

Sopra: un falangista nazionalista e una statua della Vergine Maria hanno subito la stessa sorte: gli sono stati cavati gli occhi.

 

andrés nin

«La classe operaia ha risolto il problema della Chiesa, semplicemente non ne ha lasciato in piedi nemmeno una [...]. Abbiamo soppresso i suoi sacerdoti, le chiese e il culto».

 

- Andrés Nin (1892-1937), sindacalista.

 

(POUM, La Vanguardia, del 2 agosto 1936).

 

solidaridad obrera

«Le chiese non serviranno più a favorire i luridi ruffiani. Le torce del popolo le hanno polverizzate [...]. Gli ordini religiosi devono essere sciolti. Vescovi e Cardinali devono essere fucilati. E i beni ecclesiastici devono essere espropriati».

 

(dalla rivista anarchica Solidaridad Obrera, del 15 agosto 1936).

 

comunismo ateo

Sopra: esempio del camaleontismo comunista raccomandato soprattutto da Lenin nelle sue opere. Nel primo dopoguerra, per conquistare il consenso dei cattolici prima delle elezioni, il Partito Comunista Italiano si proclama non ateo. Quando si dice faccia di bronzo!

 

Il potere politico oppresse e violò senza sosta la più fondamentale e profonda di tutte le esperienze umane: la religione. In questo senso le provocazioni dei repubblicani erano all'ordine del giorno e colmarono tutte le misure umanamente sopportabili. La storia della Seconda Repubblica non fu quella di un'arcadia felice di incontaminata pulizia democratica, di pace e di progresso, ma piuttosto una grande ondata di violenza da parte di un regime carico di zavorre ideologiche e messianiche e, quindi, settario, che portò a politiche e al caos sociale molto prima che scoppiasse la guerra.

 

Così lo storico antifranchista e socialista Javier Tusell (1945-2005) definì la Repubblica nel suo libro Alfonso XIII: el rey polémico: «Una democrazia poco democratica» 54. Il che significa il crollo del principale mito della propaganda: non è stata la guerra a distruggere la democrazia, ma, al contrario, la distruzione della democrazia è stata la causa della guerra 55. La cura pastorale del Cardinale Segura e la comparsa di alcuni segni di reazione nelle file conservatrici, eccitarono i rivoluzionari paranoici che, vittime di un'isteria collettiva, videro ovunque manovre contro il nuovo regime.

 

javier tusell - alfonso XIII: el rey polémico

Sopra: Javier Tusell e la sua opera

Alfonso XIII: el rey polémico.

 

Si giunse a considerare che tutto ciò che non rispettava quanto arbitrariamente imposto dalla sinistra, compreso il legittimo esercizio della libertà di espressione e del potere politico all'approssimarsi delle elezioni delle Cortes costituenti, venne interpretato come segno inequivocabile di violenza e provocazione 56.

 

Una lettura che continua ad essere ripetuta con insistenza dagli attuali rappresentanti delle correnti storiografiche di matrice marxista in cui le più irreali e paradisiache apologetiche della Repubblica vanno di pari passo con i più esaltati e brutali attacchi alla Chiesa e al suo impatto nella storia della Spagna 57. Naturalmente, come non potevano mancare nella mitologia della sinistra, i furiosi attacchi diretti contro colui che salvò la Chiesa cattolica dallo sterminio: Franco 58.

 

 

IV

La Repubblica incendiaria:

odio e assenza di responsabilità

 

 

I fatti di Madrid iniziarono, senza un nesso di causa-effetto, ma a causa dell'agitazione di piazza della sinistra 59. Nella notte del 10 maggio 1931 cominciarono ad essere pronunciate le prime minacce contro frati e suore, soprattutto contro i gesuiti 60. Da una finestra del Ministero dell'Interno, il ministro Miguel Maura chiese a gran voce l'espulsione degli Ordini religiosi, mentre il governo rimase in Consiglio riunito in un ufficio dello stesso edificio 61.

 

All'Ateneo vennero distribuiti gli elenchi dei conventi che si era deciso di incendiare il giorno dopo, oltre alla benzina e agli stracci per procedere. Il ministro della Guerra, Manuel Azaña, si rifiutò di intervenire tra i membri dell'Ateneo e assunse una posizione - sostenuta da altri ministri - di opposizione all'intervento della Guardia Civil per impedirlo. Questo centro, presieduto dallo stesso Azaña, era diventato per mesi un centro di agitazione repubblicana con una forte influenza massonica 62.

 

massoneria

Sopra: i simboli del Grand'Oriente di Spagna e della Gran Loggia.

 

massoneria in spagna

Sopra: il periodico El Español intitola in prima pagina «La Massoneria contro la Spagna». Secondo fonti massoniche, durante la repressione franchista nel dopoguerra furono giustiziati non meno di 300 Fratelli.

 

Centinaia di persone indifese rimasero senza casa, molti bambini (figli di lavoratori) persero le scuole gratuite, centinaia di anziani le loro case, e importanti biblioteche e opere d'arte di incalcolabile valore furono distrutte 63. Un'impressione di stupore, di delusione e di timore rivelò la spavento di tutti coloro che avevano creduto nella possibilità di una repubblica dignitosa e onesta con tutti gli spagnoli 64.

 

Ciò che fu caratteristico di tali eventi è che in una città socialmente problematica come Barcellona, questi fatti ​​non si verificarono a causa della minima serietà del governatore civile. Fu il permissivismo delle forze dell'ordine pubblico, già al servizio della Repubblica, a lasciare impuniti tali oltraggi. Azaña, l'uomo forte durante i cinque anni del regime repubblicano, nonostante i continui alti e bassi, impedì minacciosamente l'intervento della Guardia Civil e dei vigili del fuoco 65.

 

In questo modo, il permissivismo divenne di fatto protezione degli incendiari e si giunse addirittura ad accusare le stesse vittime, i religiosi e le religiose, di essere stati loro stessi ad appiccare il fuoco alle loro case. Tale inizio della Repubblica mostrò lo spirito anticattolico di un governo che era già evidente al mondo intero. A nulla sono valse le proteste di Alcalá Zamora o di Ortega y Gasset, né quelle di vari ambasciatori. Il 17 maggio 1931, il governo provvisorio espulse Mons. Mateo Múgica (1870-1968), Vescovo di Vitoria, uno dei prelati più illustri dell'epoca, la cui linea di pensiero era legata al tradizionalismo carlista.

 

mons. mateo múgica

 

Il motivo della sua espulsione consisteva nell'aver protestato pubblicamente contro tali incendi 66. Il Cardinale Segura era già stato espulso dalla Spagna a causa della Lettera Pastorale a cui abbiamo accennato più sopra.

 

cardinale pedro segura

Sopra: luglio 1931, il Cardinale Segura viene espulso dalla

Spagna dal governo repubblicano e ripara in Francia.

 

In pochi giorni, 107 edifici religiosi furono ridotti in cenere o fortemente deteriorati e saccheggiati, ma non solo chiese e conventi, ma anche centri educativi cattolici, come la Escuela de Artes y Oficios («Scuola dell'Arte e delle Professioni») di Calle Areneros, dove si erano formati migliaia di lavoratori, il Colegio de la Doctrina Cristiana de Cuatro Caminos, dove centinaia di figli di lavoratori avevano ricevuto un'istruzione gratuita.

 

escuela de artes y oficios

Sopra: il rogo della Escuela de Artes y Oficios.

 

Tuttavia, la sinistra si proclamò rappresentante esclusiva della classe operaia. I rossi bruciarono anche biblioteche importanti, come quella dei gesuiti in Calle de la Flor, con 80.000 volumi, inclusi incunaboli ed edizioni principesche di Lope de Vega (1562-1635), di Quevedo (1580-1645) o di Calderón de la Barca (1600-1681) 67.

 

convento dei gesuiti

Sopra: l'11 maggio 1931 i repubblicani incendiarono il Collegio dei gesuiti in Calle del Flor. Su di un muro hanno lasciato questa scritta: «Abbasso i gesuiti. La giustizia del popolo per i ladroni».

 

suore salvate

Sopra: 11 maggio 1931; due religiose attive presso il convento dei gesuiti scampano al rogo soccorse da passanti, mentre gli aniclericali incendiano la chiesa, il monastero e distruggono tutte le immagini e i paramenti sacri.

 

I materiali bibliografici, frutto di anni di approfondite ricerche, collezioni uniche di manoscritti, dipinti e immagini unici di Zurbarán, Valdés Leal, Coello, Alonso Cano, furono distrutti da un incendio e quelli che riuscirono a sopravvivere furono fatti a pezzi. Tuttavia, la sinistra si è proclamata la salvatrice della cultura, come continua a fare oggi, descrivendo l'era franchista come un «deserto culturale» e fece lo stesso in qualsiasi altro settore in cui non deteneva il potere 68.

 

La questione dei responsabili è stata volutamente lasciata nell'ombra. Il governo non era interessato a chiarimenti profondi, e i responsabili sarebbero rimasti nell'ombra. Il governo repubblicano rispose sospendendo la tiratura dei giornali conservatori ABC e El Debate, che non avevano avuto alcun ruolo negli eventi, e che avrebbero potuto servire come legittimo canale di espressione per le loro vittime. Il presidente Alcalá Zamora fornì ai corrispondenti stranieri la bizzarra e cinica risposta che in Spagna c'erano troppi conventi.

 

 

 

I repubblicani giustificarono i roghi attribuendoli al «popolo» - un vago concetto rapito dalla sinistra - eccitato da una provocazione (senza dire quale fosse stata) da parte dei monarchici. Ma, se è ingiusto identificare il popolo con alcune bande di rivoluzionari e di delinquenti, quanto accaduto è difficilmente conciliabile con una mancanza di organizzazione e di metodo o con un semplice movimento spontaneo 69. La stessa scusa assurda venne in seguito usata nel 1936 dal Fronte Popolare 70.

 

Al contrario, i fatti suggeriscono che ci fosse un'evidente complicità tra i membri del governo provvisorio. Il giorno successivo la Confederación Nacional del Trabajo diffuse un volantino che ordinava uno sciopero generale, e il Partido Comunista de España riconobbe il suo totale coinvolgimento nell'agitazione e nei roghi perfettamente sincronizzati, con l'obiettivo di rovesciare il Governo, come accadde in Russia quando Lenin (1870-1924), nel 1917, lanciò le masse contro il governo di Alexander Kerensky (1881-1970), socialista moderato 71.

 

Sopra: simbolo del Partito Comunista spagnolo. La foggia è identica a quello del Partito Comunista dell'Unione Sovietica.

 

alexander kerensky

 

 

LA SOVIETIZZAZIONE DELLA SPAGNA

 

A cura del Centro Culturale San Giorgio

 

 

Diversi storici e osservatori politici hanno fatto notare che i comunisti spagnoli non amavano realmente la loro patria, quanto piuttosto la Russia, ritenuto da molti a quel tempo - e anche in futuro - il «paradiso» dei lavoratori. Questo fenomeno, non esclusivo della Spagna, è testimoniato da numerose immagini che ritraggono Stalin, Lenin e altri protagonisti della rivoluzione bolscevica nelle vie e nelle piazze spagnole, soprattutto negli anni 1936-1939. Eccone una piccola rassegna.

 

Sopra: i ritratti di Trotskij (a sinistra) e di Lenin (al centro) esposti nella Puerta de Alcalà, nel centro di Madrid. Sopra, si notano gli striscioni con la scritta «Viva la U.R.S.S.».

 

spagna - russia

Sopra: la stessa porta al centro di Madrid. Oltre alla solita scritta «Viva la U.R.S.S.», al centro questa volta appare il volto di Stalin. Lo foto è del 1937.

 

stalin spagna

Sopra: il volto di Stalin insieme a falce e martello nel centro di Madrid nel 1933. Il cartellone è stato realizzato per ordine del Ministero dell'Istruzione. Sezione Propaganda. Settore Nord Comunista.

 

stalin lenin spagna

Sopra: ritratti di Stalin e Lenin in corteo nel

corso di una manifestazione comunista.

 

stalin russia

Sopra: a Puerta del Sol, a Madrid nel 1936, è stato esposto il volto di Stalin con una sua frase: «Antifascisti spagnoli, avanti fino vincere il fascismo. Il popolo russo è con voi. J. Stalin».

 

lenin bilbao

Sopra: un enorme cartellone che ritrae

Lenin nella città di Bilbao, nel 1937.

 

stalin spagna

Ancora il volto di Stalin

per le vie di Barcellona.

 

stalin spagna

Sopra: il ritratto di Stalin nel 1937 a Siviglia. Sotto diverse fotografie scattate nel «paradiso» sovietico è scritto: «Avere una vita felice»...

 

stali - lenin - spagna

Sopra: Barcellona, 1933. Sulla facciata dell'Hotel Colon, a Barcellona, appaiono i volti di Stalin e di Lenin. Uno striscione recita: «Partito Socialista Unificato di Catalogna».

 

lenin stalin barcellona

Sopra: sulla facciata dello stesso Hotel, nei pressi della Cattedrale di Barcellona, sono esposti i volti di Lenin e di Stalin. Sullo striscione sottostante è scritto: «Onore agli eroici combattenti della brigata internazionale» (quest'ultima era composta da repubblicani non spagnoli provenienti da tutto il mondo a combattere per la gloria del socialismo...).

 

stalin - spagna

Sopra: lo scultore di Valencia Ricard Boix (1894-1949) sta ultimando un bassorilievo di Stalin che verrà portato in «processione» per le vie di Madrid.

 

stalin lenon spagna

Sopra: tre poster propagandistici stampati dai comunisti spagnoli. Quello di sinistra, con i volti di Stalin e Lenin, è stato realizzato dall'«Associazione degli amici dell'Unione Sovietica». Quello al centro, realizzato nel 1937, celebra i vent'anni dalla «liberazione dell'URSS» dal giogo zarista. Quello a destra celebra il XIX anniversario della Rivoluzione bolscevica di ottobre del 1917.

 

Sopra: il 7 novembre 1937, la Gran Via di Madrid cambiò nome in «Corso dell'Unione Sovietica», un omaggio voluto dagli amici ispanici del «paradiso» dei lavoratori.

 

russia - spagna

Sopra: striscione del Partito Comunista spagnolo in cui è scritto: «Russia! La nostra ammirazione e la nostra gratitudine di fratelli».

 

russia spagna

Sopra: manifesto repubblicano in cui figura un soldato sovietico e la scritta: «La URSS difende la libertà del mondo. Aiutiamola»!

 

Sopra: un miliziano rosso della Brigata Internazionale (un italiano) cancella dalla facciata di una sede dell'armata nazionalista il motto «Arriba España», dipinge falce e martello e scrive «Lunga vita alla Russia».

 

azaña - soviet

Sopra: il giornale La Prensa, del 21 febbraio 1936, titola in prima pagina una frase di Largo Caballero: «Quando Azaña cadrà, in Spagna ci saranno i soviet». Sotto il titolo è scritto: «Ora il socialismo esige una dittatura proletaria». E ancora: «Fra cinque anni la Spagna sarà sovietica». Ecco dunque il programma dei repubblicani: sovietizzare la nazione ispanica!

 

juan negrín

Sopra: Juan Negrín (1892-1956), prima Ministro delle Finanze e in seguito capo del governo della Seconda Repubblica dal 1937 al 1939. Egli si occupò del trasferimento delle riserve auree della Banca Centrale spagnola in Unione Sovietica. Viva la Russia! Non viva la Spagna!

 

Nessun processo è mai stato avviato contro gli autori di tali eccessi. Questa formale assenza di intervento dell'autorità giudiziaria ci dice già che il governo si è rifiutato di chiarire l'accaduto. La conclusione che se ne deve trarre è che gli incendi dimostrarono come il governo provvisorio della Repubblica fosse disposto a mettere le ali al laicismo più aggressivo dei partiti rivoluzionari, tollerando e, proprio per questo, incoraggiando le loro manifestazioni di violenza, giacché rimase impunito.

 

Sopra: il soldato indicato dalla freccia è lo scrittore britannico George Orwell (1903-1950) che partì per combattere nelle file del Partito Obrero de Unificacion Marxista. Dopo l'esperienza spagnola, di fronte alle brutalità e ai metodi stalinisti (anche nei confronti dei comunisti o anarchici in disaccordo con gli ordini di Mosca), Orwell divenne fortemente anti-sovietico fino a scrivere nel 1944 La Fattoria degli Animali, un romanzo allegorico in cui condanna il comunismo reale d'oltre cortina.

 

GLI SQUADRONI DELLA MORTE

(I ROSSI UCCIDONO... I ROSSI)

 

A cura del Centro Culturale San Giorgio

 

ceka

Sopra: il simbolo della CEKA.

 

Quando si parla della guerra di Spagna, i rossi rievocano immediatamente la dura repressione franchista, ma nessuno osa rivelare che durante la guerra civile la CEKA, la polizia segreta sovietica antenata del KGB, organizzò dei reparti speciali - gli squadroni della morte - per eliminare tutti i miliziani repubblicani - spagnoli o stranieri - che non obbedivano alle direttive di Mosca. Secondo una recente ricerca dello storico britannico Donald Rayfield,

 

«Stalin, Yezhov e Beria diffidavano dei partecipanti sovietici alla guerra di Spagna. Consiglieri militari come Vladimir Antonov-Ovseenko o giornalisti come Koltsov, erano esposti al contagio delle eresie, in particolare di quelle di Trotsky, prevalente tra i sostenitori della Repubblica. Gli agenti della CEKA inviati in Spagna erano quindi più propensi a rapire e ad uccidere gli antistalinisti tra i leader repubblicani e i comandanti della Brigata Internazionale che a combattere Francisco Franco. La sconfitta della Repubblica, agli occhi di Stalin, fu causata dal tradimento degli eretici» (*).

 

Sopra: i membri della Patrulla del Amanecer, un famigerato squadrone della morte cekista specializzato nella caccia agli «eretici» anarchici e trotskisti.

 

Il membro più famoso delle squadre di assassini stalinisti fu Erich Mielke (1907-2000), futuro capo della Stasi, la polizia segreta della Germania dell'Est.

 

Sopra: Erich Mielke.

 

Secondo lo storico statunitense Stanley George Payne,

«durante i primi mesi dei combattimenti, la maggior parte dei morti non proveniva da scontri sul campo di battaglia, ma da esecuzioni politiche nelle retrovie
[...]. Il terrore consisteva in azioni semi-organizzate perpetrate da quasi tutti i gruppi di sinistra e dai nazionalisti baschi, alleati dei repubblicani» (**).
 

(*) Cfr. D. Rayfield, Stalin and his Hangmen: The Tyrant and Those Who Killed for Him, Random House, 2004, pagg. 362–363.

(**) Cfr. S. G. Payne, A History of Spain and Portugal, University of Wisconsin, 1973, pagg. 649-650.

 

Per mantenere l'ordine, i membri del governo avrebbero dovuto affrontare gli stessi che li avevano portati al potere poche settimane prima, e ciò avrebbe significato la negazione dello spirito rivoluzionario con cui si era configurata la Seconda Repubblica. Spirito che ebbe la sua espressione nel Patto di San Sebastián del 1930, per rovesciare la monarchia e nella formazione del governo provvisorio, ponendo fine al periodo della Restaurazione 72.

 

Allo stesso tempo, gli incendi hanno permesso di porre la questione religiosa come un problema scottante in cui il laicismo élitario e borghese dei vecchi partiti repubblicani e liberali si univa con l'attivismo terroristico dei socialisti (sempre più immersi nella loro deriva bolscevica), degli anarchici e dei comunisti.

 

propaganda repubblicana

propaganda repubblicana

 

 

V

La strategia dell'odio:

i fatti in linea con le idee

 

 

Non cessa di essere evocato dai politici e dai media di sinistra che il 14 aprile 1931 nasceva la Seconda Repubblica come formula per cercare la democrazia 73. L'orientamento e i valori dei vertici repubblicani si sono però rivelati in sole quattro settimane, l'11 maggio, data del famigerato «rogo dei conventi» di fronte all'assoluta passività delle autorità. È ovvio che proprio quest'11 maggio, e non il 14 aprile, avrebbe simboleggiato a lungo termine il contenuto politico del nuovo regime 74.

 

L'incendio dei conventi, vantato come una minaccia fin dall'inizio della Repubblica, iniziò a Madrid la mattina dell'11 maggio, con l'incendio e il saccheggio di 107 chiese, conventi, biblioteche e scuole religiose. Si diffuse rapidamente in molte città del Sud e dell'Est, in particolare a Siviglia, a Granada, a Malaga, a Cadice, a Valencia e ad Alicante. All'inizio, il governo adottò l'atteggiamento cinico secondo cui «la gente si stava divertendo» e si rifiutò di far intervenire la Guardia Civil per ristabilire l'ordine 75.

 

sacrilegi

Sopra: la furia iconoclasta dei rossi porta alla distruzione di chiese, conventi, santuari, statue, crocifissi, oggetti sacri, ecc... Solo un odio satanico può aver animato questi mostri.

 

In seguito, quando le dimensioni mostruose della vicenda furono più che evidenti, si andò all'estremo opposto, dichiarando la legge marziale con l'intervento dell'esercito per ristabilire l'ordine. Questa sarebbe diventata la prassi abituale dei governi di sinistra lungo tutta la storia della Repubblica: prima ignorare l'applicazione della legge e della Costituzione se ad essere lesi erano solo gli interessi della destra, e poi, una volta che fosse stato superato ogni limite, iniziare a colpire alla cieca con una forza maggiore, ma potenzialmente indiscriminata.

 

A lungo termine, questa politica di ordine del tutto irresponsabile avrebbe portato al collasso costituzionale e al clamoroso fallimento della Repubblica 76. Per la società odierna, profondamente secolarizzata e indifferente in materia di religione, il violento anticattolicesimo della sinistra nella prima metà del XX secolo può essere difficile da comprendere. Secondo il leader socialista Indalecio Prieto, «l'anticlericalismo costituiva l'unico bagaglio comune dei numerosi settori repubblicani» 77.

 

anticlericalismo

Sopra: soldati repubblicani con statue sacre e reliquiari

asportati da una chiesa e destinati alle fiamme.

 

confessionale

Sopra: una rivista di sinistra mostra un confessionale preso da una chiesa madrilena che viene utilizzato sulla strada dai repubblicani per raccogliere fondi per i combattenti al fronte. «I confessionali nella strada». «Dalla penombra del tempio alla luce delle piazze più frequentate».

 

confessionale profanato

Sopra: un confessionale trasformato

in garitta dai miliziani comunisti.

 

Esso fu il prodotto di una fase intermedia di scristianizzazione, quando per la prima volta le nuove ideologie radicali e messianiche si erano rafforzate, mentre le credenze tradizionali avevano più vigore di quanto pensasse la sinistra. Tutti i totalitarismi - liberalismo, anarchismo, socialismo, comunismo, giacobinismo e fascismo - si presentano spesso come una religione sostitutiva, motivo per cui sono stati chiamati «religioni politiche» 78.

 

lenin

Sopra: una stella rossa al cui centro c'è un ritratto di Lenin da bambino. Normalmente in Russia questa spilla veniva indossata dai più giovani.  In questo caso, è evidente il tentativo di sostituire le immagine sacre cristiane con figure alternative dal sapore quasi religioso. Il bisogno del sacro è una necessità insita anche nei sedicenti atei... 

 

In Spagna, i movimenti ideologici di sinistra alimentarono un odio speciale per il cattolicesimo e per la Chiesa come fondamento spirituale del vecchio ordine che essi pensavano di distruggere, in modo tale da diventare il nemico per eccellenza da sterminare senza concessioni 79.

 

Essi sapevano che la loro visione del mondo poteva essere dichiarata trionfante solo sopprimendo l'unico baluardo che poteva resisterle: la religione cattolica e l'intero ordine politico-sociale-culturale da essa creato. Così la demagogia congenita della sinistra spalancò le cateratte dell'odio e del fanatismo.

 

Il clima di settarismo fu creato, fomentato e alimentato dagli stessi partiti e organizzazioni sindacali di sinistra che hanno nascosto e - quando non c'era modo umano di farlo - negato ciò che la Chiesa aveva fatto dalla fine dell'800 a favore della classe operaia attraverso i sindacati cattolici, i circoli operai e la loro preziosa rete di assistenza sociale.

 

Ma di fronte alle insistenti campagne diffamatorie e alle menzogne ​​abilmente diffuse dalla stampa laicista, la Chiesa non ha fatto quasi nulla per smascherare tante calunnie. Inoltre, i movimenti rivoluzionari hanno suscitato uno speciale clima di ostilità, una coltivazione sistematica di odio intenso, fanatico e irrazionale, attraverso la propaganda e l'attivismo per infettare i loro seguaci e motivarli a consumare la Rivoluzione 80.

 

Parallelamente alle rivoluzioni giacobina (del 1789) e a quella bolscevica (del 1917), questo atteggiamento violento aveva come mezzo e come fine la completa eliminazione di tutti i nemici di classe, inclusa la Chiesa che era in cima alla lista dei nemici da eliminare 81.

 

 

«Non vogliamo che costui regni su di noi» (Lc 19, 14)

 

A cura del Centro Culturale San Giorgio

 

 

El Cerro de los Ángeles («La collina degli Angeli») si trova a Getafe, a circa dieci chilometri a Sud di Madrid, al centro della Spagna. Nel 1919 vi venne edificato per ordine di re Alfonso XIII di Borbone un gigantesco monumento di pietra calcarea dedicato al Sacro Cuore di Gesù.

el cerro de los àngeles

Sopra: il monumento dedicato al Sacro Cuore (a destra) e il monastero

carmelitano femminile di Nuestra Señora de los Ángeles (a sinistra).

 

el cerro de los àngeles

Sopra: la statua del Sacro Cuore insieme a due gruppi raffiguranti la Chiesa trionfante e la Chiesa militante. Sotto la statua di Cristo a braccia aperte era scritto: «Io regno in Spagna».

 

Il 30 Maggio 1919, il monarca, alla presenza di tutte le autorità civili e militari del regno spagnolo, recitò l'atto solenne di consacrazione della Spagna al Sacro Cuore di Gesù durante la cerimonia religiosa per l'inaugurazione del monumento.

 

el cerro de los àngeles

Sopra: re Alfonso XIII legge davanti al SS.mo Sacramento esposto e alle autorità civili e religiose l'Atto di Consacrazione della Spagna al Sacro Cuore di Gesù Cristo.

 

Il 7 agosto 1936, primo venerdì del mese dedicato al culto del Sacro Cuore, le forze repubblicane (probabilmente degli anarchici) fecero irruzione nel santuario e inscenarono la fucilazione della statua dedicata al Redentore...

 

el cerro de los àngeles

Sopra: la fucilazione simbolica del Re dei re.

 

La stampa di sinistra pubblicò la fotografia della fucilazione definendola la «scomparsa di un ostacolo». Poi con delle funi, i rossi abbatterono la statua del Sacro Cuore...

 

el cerro de los àngeles

 

... e con l'esplosivo fecero saltare il resto del monumento e baldanzosi del sacrilegio appena compiuto salirono sui resti del monumento e fecero il saluto del pugno chiuso.

 

el cerro de los àngeles

Come aveva affermato Azaña al momento della proclamazione

della Repubblica, «la Spagna ha cessato di essere cattolica».

 

Sotto Franco il monumento venne riedificato di dimensioni maggiori: la statua del Sacro Cuore è alta undici metri e mezzo, il basamento 28 metri. All'interno dell'ampia piattaforma quadrangolare che sostiene il monumento è stata realizzata una cripta-basilica.

 

el cerro de los àngeles

Sopra: l'attuale basilica dedicata al Sacro Cuore.

 

All'esterno della Basilica è stato affissa una lapide su cui è scritto: «Il primo venerdì di agosto del 1936 questo monumento venne profanato. Francisco Franco, Caudillo di Spagna, ordinò la costruzione del nuovo monumento che inaugurò il 25 giugno 1965 rinnovando la Consacrazione della Spagna al Sacro Cuore di Gesù».

 

el cerro de los àngeles

Sopra: la lapide posta in ricordo della

ricostruzione del monumento.

 

Gli attacchi a chiese, sacerdoti, religiose, fedeli, monumenti e le manifestazioni pubbliche furono incessanti e crescenti 82. Senza questa strategia dell'odio, non è realmente possibile comprendere la pratica del violento anticattolicesimo che continuò nella rivoluzione che nel 1934 colpì le Asturie raggiungendo il suo apice negli omicidi più brutali che furono perpetrati dopo la ripresa della guerra il 18 luglio 83.

 

 

I SOLDATI DI CRISTO

 

A cura del Centro Culturale San Giorgio

 

 

Tra le forze che nel 1936, dopo l'Alzamiento («Sollevazione») si allearono con i nazionalisti vanno senz'altro ricordati i carlisti. Si trattava di sostenitori di Carlos María Isidro de Borbón-Spagna (1788-1855) che, rifiutando di accettare l'abrogazione della legge salica operata da Ferdinando VII, nel 1833 si proclamò re di Spagna.

 

carlista - requeté

Sopra: la bandiera carlista.

 

Il carlismo, nella storia della Spagna, è sempre stato un movimento conservatore di stampo cattolico-tradizionalista, non fascista, che sorse per difendere il diritto al trono dei discendenti di don Carlos, primo pretendente carlista al trono di Spagna.

 

carlista - requeté

 

Durante la guerra civile spagnola essi si distinsero non solo per il coraggio, ma soprattutto per la loro grande fede espressa nel loro motto «Per Dio, per la patria e per il re».

 

carlista - requeté

«Davanti a Dio non sarai mai un eroe anonimo».

 

«Dio Patria Re».

 

I carlisti, detti anche requetés, portavano un basco rosso (la boina), una medaglia del Sacro Cuore, e insieme alla bandiera usavano un grande crocifisso portato dal crucifero. Ecco alcune foto di questo esercito cattolico formato da 60.000 uomini.

 

carlista - requeté

carlista - requeté

carlista - requeté

Sopra: cappellano carlista benedice le truppe prima della battaglia.

 

antonio molle lazo

Sopra: un giovane di Jerez, Antonio Molle Lazo (1915-1936), crudelmente martirizzato durante la Crociata Nazionale in Spagna del 1936 dalle orde comuniste, continua ad edificarci oggi con il suo esempio su cosa significhi vivere e morire per l'ideale più alto. Coerentemente con il suo amore per la verità e sostenendo i fondamenti del Magistero della Chiesa Cattolica nella difesa nella fede, ha donato i suoi vent'anni di vita all'impresa più grande che un uomo possa avere nella vita in questo esilio: Cristo Re. Oggi Antonio Molle Lazo non sarebbe solo un esempio di generosa dedizione al martirio e alla difesa dei valori nazionali, ma anche un esempio di vita cristiana; Nella sua infanzia fu membro della Congregazione dell'Immacolata nella scuola dei Fratelli delle Scuole Cristiane che riuniva gli alunni più pii, terziario carmelitano in gioventù come vero devoto di Maria SS.ma, e nell'ultima anni soldato requeté per la difesa del cristianesimo.

 

Le storie di migliaia di martiri si presentano al lettore colme di una fede salda e di una carità vissute con una naturalezza così completa da farlo immediatamente immedesimare in esse mentre considera la possibilità, non così difficile da cristallizzare, se lui stesso dovesse affrontare una nuova persecuzione simile a quella narrata.

 

L'appendice finale che elenca tutti i martiri è semplicemente travolgente. La «cristianofobia» coltivata in Spagna per diversi decenni non permette di considerare irreale o allucinato chi pensa che la violenza fisica non possa essere scatenata contro la Chiesa, dopo due generazioni di metodico avvelenamento contro tutto ciò che è cattolico 84.

 

La Chiesa spagnola, sin dall'epoca post-conciliare, obbedendo alle indicazioni di Paolo VI, ha operato instancabilmente per disattivare la presenza della fede cattolica nella politica in modo che la società non si polarizzasse come era avvenuto nella Seconda Repubblica.

 

Con questa premessa, che implica il primato della politica sulla fede, dopo il Concilio Vaticano II (1962-1965) la Chiesa spagnola si è compromessa accettando di fatto il divorzio, l'aborto, l'educazione laica impartita dallo Stato e tanti altri oltraggi contro quella società che, appunto, lei stessa pretendeva di difendere da qualcosa di ben peggiore, a suo giudizio, che la distruzione della vita e della famiglia: lo scontro politico tra i nemici della civiltà cristiana e i cattolici.

 

I suoi progetti politici, come quelli religiosi, si sono rivelati un clamoroso fallimento, poiché chi è tornato alla dialettica aggressiva nei confronti della Chiesa e di tutto ciò che essa rappresenta è stata la sinistra, anche se la domanda è ineludibile: davvero la sinistra era diventata moderata o era solo una strategia di accelerazione?

 

Gran parte dell'Episcopato spagnolo, ai giorni nostri, è convinto che l'ala sinistra della Costituzione del 1978 non sia più l'erede del 1936. I Vescovi ritenevano che poiché la Chiesa timorosa del 1975 non viveva e non insegnava più le stesse verità che predicava del 1936, lo stesso avrebbe fatto la sinistra. Essi confondevano i loro desideri con la realtà, mostrando un'ignoranza oceanica della mutazione che era stata operata dalla sinistra a partire dalla Rivoluzione Sessuale di maggio del 1968 85. Ottant'anni dopo la fine della guerra - che fu definita la «Crociata» da coloro che l'hanno vissuta - la dura realtà della radicalizzazione della sinistra li colpisce ancora nel suo endemico e impenitente buonismo 86.

 

 

FRANCO: DITTATORE FASCISTA O SALVATORE

DELLA CHIESA E DELLA SPAGNA?

 

a cura del Centro Culturale San Giorgio

 

francisco franco

 

Esprimere un giudizio storico e politico su Francisco Franco esula dal proposito di questo scritto. Tuttavia occorre puntualizzare alcune cose, almeno da un punto di vista religioso. Normalmente, Il Caudillo viene etichettato con disprezzo dalle persone di sinistra come un «dittatore fascista», del tutto simile a Mussolini o a Hitler, con i quali egli, d'altro canto, si alleò per combattere le forze repubblicane.

 

franco - mussolini - hitler

Sopra: Franco insieme a Mussolini e ad Hitler.

 

Franco viene soprattutto criticato dalla sinistra per la repressione messa in atto a guerra civile finita, ossia a partire dal 1939, nei confronti dei repubblicani rimasti in Spagna.

 

Secondo le fonti di sinistra tale repressione avrebbe causato circa 400.000 morti, ma dubitiamo fortemente che si tratti di una cifra attendibile dato che per i marxisti la «verità» corrisponde a ciò che risulta utile alla vittoria del comunismo.

 

Gente dalla memoria corta, soprattutto quando si tratta di fare la conta dei milioni di morti che hanno fatto nel mondo intero («calunnie della propaganda reazionaria»..., come direbbe il compagno Peppone del grande Guareschi).

 

Ma anche ammettendo - almeno in parte - questi fatti, come cattolici non possiamo non dire che, al contrario del Duce e del Führer, egli si dichiarò e si manifestò sempre e ovunque figlio devoto di santa Romana Chiesa.

 

Questa e altre fotografie in cui Franco e alcuni ecclesiastici fanno il saluto romano sono oggetto di critica di sdegno da parte delle persone di sinistra che accusano la Chiesa di aver collaborato con un regime fascista. A questi individui vorremmo ricordare che la Chiesa non è né di destra, né di centro, né di sinistra. Essa si cura della salvezza delle anime, al di là del colore politico. Il fascismo, a differenza del comunismo, è stato un fenomeno eterogeneo. In effetti, il fascismo franchista aveva poco da spartire con gli altri fascismi (soprattutto con quello nazionalsocialista), e che questi ecclesiastici con il loro saluto volevano unicamente manifestare la loro gratitudine al Caudillo per aver salvato la Chiesa spagnola dal terror rojo terrore rosso»). Va anche detto che Franco, durante la Seconda Guerra Mondiale, non solo evitò di far entrare la Spagna nel conflitto, ma fece avere, tramite le sue ambasciate sparse in Europa, i salvacondotti che permisero a tantissimi ebrei di rifugiare negli Stati Uniti.

 

In effetti, una delle ragioni che nel 1936 lo spinse a prendere la guida dell'esercito nazionalista e a liberare la Spagna dal giogo sovietico fu la brutale persecuzione messa in atto contro la Chiesa cattolica, la distruzione delle chiese e dei conventi e l'efferata uccisione di tanti consacrati e laici cattolici.

 

Tant'é che a guerra finita, la Gerarchia ecclesiastica spagnola (almeno quella scampata alla strage) lo ringraziò e lo premiò per aver salvato la Chiesa spagnola dall'estinzione totale.

 

franco a messa

Sopra: 1936; Franco e il suoi subalterni seguono la santa Messa in ginocchio.

 

francisco franco cattolico

Sopra: a sinistra, Francisco Franco riceve dai vertici della Gerarchia spagnola il Collare del Supremo Ordine di Cristo; a destra, mentre bacia una reliquia.

 

franco - virgen del pilar

Sopra: 15 giugno 1949; Francisco Franco in ginocchio davanti alla statua della Virgen del Pilar durante una visita al Santuario a Lei dedicato.

 

francisco franco cattolico

Sopra: Franco assiste alla santa Messa in ginocchio insieme alla moglie María del Carmen Polo Martínez-Valdés (1900-1988).

 

Crediamo che le poche immagini contenute in questo articolo testimonino ad abundantiam la disumanità e la ferocia degli implacabili nemici della Croce e della Spagna con cui il Caudillo si dovette confrontare.

 

Inoltre, non dimentichiamo che se non ci fosse stato Franco la Spagna sarebbe diventata una colonia sovietica nel cuore dell'Europa, da cui Stalin sarebbe partito alla conquista di altre nazioni trasformandole in altrettanti gulag

 

Semmai dovessimo attribuire delle colpe a Franco, crediamo che egli abbia commesso nel dopo guerra l'errore di lasciare che l'Opus Dei, una congregazione religiosa dai tratti sèttari, prendesse il controllo di buona parte del cattolicesimo spagnolo (e della sua economia).

 

opus dei

 

Un'altra sua deprecabile decisione fu quella di riconsegnare il potere alla sua morte a re Juan Carlos I di Borbone, un uomo dalle idee liberali che nel volgere di pochi anni trascinò la Spagna nel marciume morale, che regna ormai in tutto l'Occidente. Sarebbe stato molto meglio optare come pretendente al trono ad un discendente di don Carlos, certamente più cattolico di Juan Carlos, ma Franco non lo fece.

 

francisco franco - juan carlos

Sopra: Franco insieme al futuro re Juan Carlos.

 

Ecco un estratto del suo testamento in cui testimonia la sua fede cattolica:

 

«Spagnoli: quando verrà per me il momento di consegnare la mia vita davanti all'Altissimo e di comparire davanti al Suo giudizio finale, chiedo a Dio di accogliermi benignamente alla Sua presenza, perché ho voluto vivere e morire da cattolico. Nel nome di Cristo mi onoro, ed è stata mia costante volontà essere un figlio fedele della Chiesa, nel cui seno morirò. Chiedo perdono a tutti, come perdono di cuore coloro che si sono dichiarati miei nemici, senza che io li abbia mai avuti come tali. Credo e vorrei non averne altri che quelli che venivano dalla Spagna, che amo fino all'ultimo momento e che ho promesso di servire fino all'ultimo respiro della mia vita, che so già essere vicino».

 

Nel 1975, Franco morì passando dal giudizio fallibile degli uomini a quello infallibile di Dio. Per sua volontà, nel suo feretro, nel giorno dei funerali, venne deposto il braccio di Santa Teresa d'Avila e il velo dell'Aparecida (un manto che si dice sia appartenuto alla Madonna).

 

 

vitaliano mattioli - massoneria e comunismo contro la chiesa in spagna 1931-1939

Per chi volesse approfondire l'argomento trattato in questo articolo, consigliamo caldamente la lettura dell'opera di don Vitaliano Mattioli intitolata Massoneria e comunismo contro la Chiesa in Spagna 1931-1939 (Effedieffe, Milano 2000). Cliccare sulla copertina per andare direttamente alla pagina in cui è possibile acquistare il libro.

 

Links utili:

 

https://www.persecucionreligiosa.es/

https://laverdadofende.blog/2013/11/01/la-barbarie-bolchevique-revolucionaria-en-toledo/

 

 

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Note

 

1 Traduzione dall’originale spagnolo Historia de la persecución religiosa en España 1936-1939, a cura di Paolo Baroni. Articolo reperibile alla pagina web

https://infovaticana.com/blogs/criterio/historia-de-la-persecucion-religiosa-en-espana-1936-1939/

2 Cfr. J. C. Martínez de la Hoz, Breve historia de las persecuciones contra la Iglesia («Breve storia delle persecuzioni contro la Chiesa»), Rialp, Madrid 2015, pag. 183.

3 Cfr. R. de la Cierva, Las puertas del infierno. La historia de la Iglesia jamás contada («Le porte dell'inferno. La storia della Chiesa mai raccontata»), Fénix, Toledo 1995, pagg. 599, 667; R. Wiltgen, El Rin desemboca en el Tíber. Historia del Concilio Vaticano II («Il Reno si getta nel Tevere. Storia del Concilio Vaticano II»), Criterio Libros, Madrid 1999, pag. 313. L'Autore si riferisce all'incontro segreto avvenuto a Metz, in Francia, nell'agosto del 1962 tra il Cardinale Eugène Tisserant (1884-1972) e il metropolita russo Nikodim (1929-1978). In quella sede, il Cardinale invitò il metropolita russo - agli ordini del Cremlino - a partecipare al Concilio assicurandogli che l'assise non avrebbe pronunciato alcuna condanna contro il comunismo (N.d.T.).

4 Cfr. R. de Mattei, Vaticano II. Una historia nunca escrita («Vaticano II. Una storia mai scritta»), Homo Legens, Madrid 2018, pagg. 482-486. Montini era nato in una famiglia cattolica, ma di tendenze liberali con simpatie a sinistra (N.d.T.).

5 Cfr. J. Tusell, La oposición democrática al franquismo 1939-1962 («L'opposizione democratica al franchismo 1939-1962»), Planeta, Barcelona 1977, pag. 327; V. Cárcel Ortí, Pablo VI y España («Paolo VI e la Spagna»), BAC, Madrid 1997, pag. 226; F. Torres, Franco o la venganza de la historia («Franco o la vendetta della storia»), Criterio Libros, Madrid 2000, pag. 266.

6 Cfr. G. Redondo, Historia de la Iglesia en España 1931-1939 («Storia della Chiesa in Spagna 1931-1939»), La guerra civil (1936-1939), Rialp, Madrid 1993, vol. II, pag. 32; L. Suárez, Francisco Franco y su tiempo («Francisco Franco e il suo tempo»), Fundación Nacional Francisco Franco, Madrid 1984, vol. VII, pag. 22; Franco, Ariel, Barcelona 2005, pag. 707; Franco y la Iglesia («Franco e la Chiesa), Homo Legens, Madrid, 2011, pagg. 460-461; R. de la Cierva, Franco. La historia («Franco. La storia»), Fénix, Toledo 2001, pag. 885; P. Moa, Franco. Un balance histórico («Franco. Un bilancio storico»), Planeta, Barcelona 2005, pag. 154.

7 Cfr. J. A. Gallego-Antonio-M. Pazos, La Iglesia en la España contemporánea 1936-1999 («La Chiesa nella Spagna contemporanea 1936-1939»), vol. II, 1999, pag. 12; Mons. A. Montero Moreno, Historia de la persecución religiosa en España 1936-1939 («Storia della persecuzione religiosa in Spagna 1936-1939»), BAC, Madrid 2005, pag. 263; Los mitos de la represión de la guerra civilI miti della repressione della guerra civile»), Grafite, Madrid 2005, pag. 233; Ministerio de Justicia, Causa General. La dominación roja en EspañaCausa Generale. Il dominio rosso in Spagna»), Akrón, León 2008, pag. 263.

8 Cfr. Á. D. Martín Rubio, Salvar la memoria. Una reflexión sobre las víctimas de la guerra civilSalvare la memoria. Una riflessione sulle vittime della guerra civile»), Badajoz 1999, pag. 165; V. Cárcel Ortí, Víctimas caídos y mártires. La Iglesia y la hecatombe de 1936 («Vittime cadute e martiri. La Chiesa e l'ecatombe del 1936»), Espasa, Madrid 2008, pag. 452.

9 Cfr. J. R. Hernández Figueiredo, Destrucción del patrimonio religioso en la II República 1931-1936 («Distruzione del patrimonio religioso nella Seconda Repubblica 1931-1936»). Alla luce delle informazione provenienti dall'Archivo Segreto Vaticano, BAC, Madrid, 2009, pag. 226; F. Jiménez Losantos, Memoria del comunismo. De Lenin a Podemos («Memoria del comunismo. Da Lenin a Podemos»), La esfera, Madrid 2018, pag. 320.

10 Cfr. S. Payne, 40 Preguntas fundamentales sobre la guerra civil 40 domande fondamentali sulla guerra civile»), La esfera, Madrid 2000, pag. 146; V. Cárcel Ortí, Persecuciones religiosas y mártires del siglo XX («Persecuzioni religiose e martiri del XX secolo»), Palabra, Madrid 2001, pag. 121; J. J. Esparza, El libro negro de la izquierda españolaIl libro nero della sinistra spagnola»), Chronica, Barcellona 2011, pag. 63.

11 Cfr. P. Moa, La quiebra de la historia progresista. En qué y por qué yerran Beevor, Preston, Juliá, Viñas, Reig…, («Il fallimento della storia progressista. In cosa e perché sbagliano Beevor, Preston, Juliá, Viñas, Reig…»), Encuentro, Madrid 2007, pag. 31; La Guerra Civil española (1936-1939). Un análisis críticoLa guerra civile spagnola (1936-1939). Un'analisi critica), Fajardo el bravo, Murcia 2014, pag. 9.

12 Cfr. D. Ruiz Bueno, Actas de los mártires («Atti dei martiri»), BAC, Madrid 1951, pagg. 149-150.

13  Cfr. J. L. Comellas, Historia de España moderna y contemporánea («Storia della Spagna moderna e contemporanea»), Rialp, Madrid 1974, vol. V, tomo II, pag. 557; J. Tussel, Historia de España. El directorio y la Segunda RepúblicaStoria della Spagna. Il direttorio e la Seconda Repubblica»)), Espasa, Madrid 2004, vol. XV, pag. 240; C. Vidal, La guerra que ganó Franco. Historia militar de la guerra civil española («La guerra vinta da Franco. Storia militare della guerra civile spagnola»), Planeta, Barcellona 2006, pag. 74.

14 Cfr. R. de la Cierva, Historia actualizada de la Segunda República y la guerra de España 1931-1939 («Storia aggiornata della Seconda Repubblica e della Guerra di Spagna 1931-1939»), Fénix, Toledo 2003, pag. 39.

15 Cfr. M. Á. Tardío-R. Villa García, 1936 Fraude y violencia en las elecciones del Frente Popular («1936 Frodi e violenze nelle elezioni del Fronte Popolare»), Espasa, Madrid 2017, pagg. 580-601.

16 Cfr. S. Payne, El colapso de la República. Los orígenes de la guerra civil 1933-1936 («Il crollo della Repubblica. Le origini della guerra civile 1933-1936), La esfera, Madrid 2005, pag. 23.

17 Cfr. F. García de Cortázar, Breve historia de España («Breve storia di Spagna»), Alianza, Madrid, 2016, pag. 512; J. Pérez, Historia de España («Storia di Spagna»), Crítica, Barcellona 2014, pag. 586.

18 Cfr. J. Arrarás Iribarren, Historia de la Cruzada española. Años precursores Storia della crociata spagnola. Anni precursori»), Madrid 1984, vol. I, pag. 225.

19 Cfr. R. Menéndez Pidal, Historia de España («Storia di Spagna»), Espasa, Madrid 1985, vol. XL, pagg. 8, 10.

20 Cfr. V. Cárcel Ortí, La gran persecución. España 1931-1939. Historia de cómo intentaron aniquilar a la Iglesia CatólicaLa grande persecuzione. Spagna 1931-1939. Storia di come hanno cercato di annientare la Chiesa cattolica»), Planeta 2000, pag. 29.

21 Cfr. H. Rappaport, Las hermanas Romanov. Vida de las hijas del último zarLe sorelle Romanov. La vita delle figlie dell'ultimo zar»), Taurus, Barcelona 2015, pag. 429; Atrapados en la Revolución rusa 1917Coinvolto nella Rivoluzione russa del 1917»), Palabra, Madrid 2017, pag. 162; R. Pipes, La Revolución rusa, Debate («La rivoluzione russa, dibattito»), Barcelona 2017, pag. 818; S. Sebag Montefiore, Los Romanov 1613-1918 («I Romanov 1613-1918»), Crítica, Barcelona 2016, pag. 835.

22 Cfr. J. L. Comellas, Historia breve del mundo contemporáneo («Breve storia del mondo contemporaneo»), Rialp, Madrid 2002, pag. 267; E. Mawosley, Blancos contra rojos. La guerra civil rusa («Bianchi contro rossi. La guerra civile russa»), Desperta Ferro, Madrid 2017, pag. 271; M. Milosevich, Breve historia de la Revolución rusa («Breve storia della Rivoluzione russa»), Galaxia Gutenberg, Barcellona 2017, pag. 107; R. A. Wade, 1917 La Revolución rusa («La Rivoluzione russa»), La esfera, Madrid 2017, pag. 385.

23 Cfr. J. A. Vaca de Osma, Historia de España para jóvenes del siglo XXI («Storia della Spagna per i giovani del XXI secolo»), Rialp, Madrid 2010, pag. 370; M. Platón, Segunda República. De la esperanza al fracaso («Seconda Repubblica. Dalla speranza al fallimento»), ACTAS, Madrid 2017, pag. 22.

24 Cfr. P. Moa, Una historia chocante. Los nacionalismos vasco y catalán en la historia contemporánea de EspañaUna storia scioccante. I nazionalismi baschi e catalani nella storia contemporanea della Spagna»), Encuentro, Madrid 2004, pag. 239.

25 Cfr. M. Avilés Fernández, Nueva historia de España. El apasionante siglo XXNuova storia della Spagna. L'emozionante XX secolo»), Edaf, Madrid 1974, vol. V, pag. 258; S. Payne, España. Una historia única («Spagna. una storia unica», Temas de hoy, Madrid 2007, pag. 257.

26 Cfr. P. Moa, Nueva historia de España. Desde la II Guerra Púnica hasta el siglo XXI Nuova storia della Spagna. Dalla seconda guerra punica al XXI secolo»), La Esfera, Madrid 2010, pag. 789; España contra España. Claves y mitos de su historiaSpagna contro Spagna. Chiavi e miti della sua storia»), Libros Libres, Madrid 2012, pag. 112.

27 Cfr. R. de la Cierva, Historia de España para jóvenes («Storia della Spagna per i giovani»), Fénix, Toledo 2006, pag. 506.

28 Cfr. G. Ranzato, El eclipse de la democracia. La guerra civil española y sus orígenes, 1931-1939 L'eclisse della democrazia. La guerra civile spagnola e le sue origini, 1931-1939»), Siglo XXI, Madrid 2006, pag. 67; J. Canal, Historia contemporánea de España. 1808-1931 («Storia contemporanea della Spagna. 1808-1931»), Taurus, Barcelona 2017, vol. I, pag. 646.

29 Comandato allora nientemeno che dal Generale Sanjurjo. La Repubblica lo ringraziò per questo atteggiamento, che gli salvò la vita dopo il ridicolo tentativo di colpo di Stato di agosto del 1932. Va anche notato che il Generale Queipo de Llano - famoso più tardi nella guerra civile e nel primo regime franchista - presiedeva l'Associazione dei militari repubblicani (cfr. M. López Corral, La Guardia Civil. Claves históricas para entender a la Benemérita y a sus hombres 1844-1975 («La Guardia Civile. Chiavi storiche per comprendere la benemerita e i suoi uomini 1844-1975»), La Esfera, Madrid 2011, pag. 292.

30 Cfr. R. de la Cierva, Historia total de España («Storia totale della Spagna»), Fénix, Toledo, 2003, pag. 838.

31 Cfr. J. Lainz, España contra Cataluña. Historia de un fraude («Spagna contro Catalogna. Storia di una frode»), Encuentro, Madrid 2014, pag. 253; J. M. Marco, Sueño y destrucción de España. Los nacionalistas españoles 1898-2015 («Sogno e distruzione della Spagna. I nazionalisti spagnoli 1898-1915»), Planeta, Barcellona 2015, pag. 188.

32 Cfr. P. Moa, Los mitos de la guerra civil («I miti della guerra civile»), La Esfera, Madrid 2003, pag. 242.

33 Cfr. J. L. Comellas, Historia de España moderna y contemporánea (Storia della Spagna moderna e contemporanea»), Rialp, Madrid 2003, pag. 262; J. Paredes, Historia de España contemporánea («Storia della Spagna contemporanea»), Ariel, Barcellona 2011, pag. 334.

34 Cfr. M. E. Roca Barea, Hispanofobia y leyenda negra («Ispanofobia e leggenda nera»), Siruela, Madrid 2016, pag. 408.

35 Cfr. S. de Madariaga, España. Ensayo de historia contemporáneaSpagna. Saggio di storia contemporanea»), Espasa, Madrid 1979, pag. 314.

36 Cfr. F. Ximénez de Sandoval, La piel de toro. Breve historia de EspañaLa pelle di toro. Breve storia della Spagna»), Buenos Aires 2000, pag. 289.

37 Cfr. P. Moa, Los personajes de la República vistos por ellos mismosI personaggi della Repubblica visti da se stessi»), Encuentro, Madrid 2000, pag. 217.

38 Cf. V. Cárcel Ortí, Breve historia de la Iglesia en España («Breve storia della Chiesa in Spagna»), Planeta, Barcelona 2003, pag. 388.

39 Cf. G. Redondo, Historia de la Iglesia en España 1931-1939. La Segunda República 1931-1936Storia della Chiesa in Spagna 1931-1939. La Seconda Repubblica 1931-1936»), Rialp, Madrid 1993, vol. I, pag. 138.

40 Cfr. S. Payne, La Guerra Civil Española («La guerra civile spagnola»), Rialp, Madrid 2014, pag. 26.

41 Cfr. A. Beevor, La guerra civil española («La guerra civile spagnola»), Crítica, Barcellona 2005, pag. 39; J. M. Marco, Manuel Azaña. Una biografía, Libros Libres, Madrid 2007, pag. 212; M. Fernández Álvarez, España. Biografía de una nación («Spagna. Biografia di una nazione»), Espasa, Madrid 2010, pag. 486; H. Kamen, Brevísima historia de España («Brevissima storia della Spagna»), Espasa, Madrid 2014, pag. 225.

42 L'Accordo di Vergara, popolarmente noto come Abrazo de Vergara, fu un trattato firmato a Oñate il 31 agosto 1839 tra il Generale elisabettiano Espartero e tredici rappresentanti del Generale carlista Maroto e che pose fine alla prima guerra carlista nel Spagna settentrionale. L'accordo fu confermato con l'abbraccio che Espartero e Maroto si scambairono, quello stesso giorno, prima che le truppe di entrambi gli eserciti si radunassero nei campi di Vergara (N.d.T.).

43 Cfr. J. Aróstegui, J. Canal, E. G. Calleja, El carlismo y las guerras carlistas. Hechos, hombres e ideas («Il carlismo e le guerre carliste. Fatti, uomini e idee»), La Esfera, Madrid 2011, pag. 63.

44 Cfr. M. Álvarez Tardío, Gil Robles. Un conservador en la República («Gil Robles. Un conservatore nella Repubblica»), FAES, Madrid 2016, pag. 57.

45 Cfr. R. Menéndez Pidal, Historia de España. Los comienzos del siglo XX. La población, la economía, la sociedad 1898-1931 («Storia della Spagna. Gli inizi del XX secolo. Popolazione, economia, società 1898-1931»), Espasa, Madrid 1984, vol. XXXVII, pag. 669.

46 Cfr. B. Bolloten, La guerra civil española. Revolución y contrarrevolución («La guerra civile spagnola. Rivoluzione e controrivoluzione»), Alianza, Madrid 2015, pag. 210.

47 Cfr. A. Bullón de Mendoza-L. E. Togores, La República y la Guerra Civil setenta años después («La Repubblica e la guerra civile settant'anni dopo»), ACTAS, Madrid 2008, pag. 306.

48 Cfr. V. M. Arbeloa, La Iglesia que buscó la concordia 1931-1936 («La Chiesa che cercava la concordia 1931-1936»), Encuentro, Madrid 2008, pag. 38; S. Payne, Alcalá Zamora. El fracaso de la República conservadoraAlcalà Zamora. Il fallimento della Repubblica conservatrice»), FAES, Madrid 2016, pag. 61.

49 Cfr. J. M. Cuenca Toribio, Catolicismo contemporáneo de España y Europa. Encuentros y divergencias («Cattolicesimo contemporaneo in Spagna e in Europa. Incontri e divergenze»), Encuentro, Madrid 1999, pag. 49; L. Cano, Reinaré en España. La mentalidad católica a la llegada de la II República («Regnerò in Spagna. La mentalità cattolica all'arrivo della Seconda Repubblica»), Encuentro, Madrid 2009, pag. 154.

50 Cfr. R. de Mattei, op. cit., pag. 391.

51 Cfr. C. Robles, Muñoz, La Santa Sede y la II República 1931. De la conciliación al conflictoLa Santa Sede e la Seconda Repubblica 1931. Dalla conciliazione al conflitto»), Visión Libros, Madrid 2013, pag. 405.

52 Cfr. V. Cárcel Ortí, La persecución religiosa en España durante la Segunda República 1931-1936 La persecuzione religiosa in Spagna durante la Seconda Repubblica 1931-1936»), Rialp, Madrid 1990; M. Álvarez Tardío-R. Villa García, El precio de la exclusión. La política durante la Segunda Republica («Il prezzo dell'esclusione. La politica durante la Seconda Repubblica»), Encuentro, Madrid 2010, pag. 157.

53 Cfr. V. M. Arbeloa, La semana trágica de la Iglesia en España. 8-14 octubre 1931 («La tragica settimana della Chiesa in Spagna. 8-14 ottobre 1931»), Encuentro, Madrid 2006, pag. 349.

54 Cfr. J. Tusell-G. García Queipo de Llano, Alfonso XIII: el rey polémico («Alfonso XIII: il re controverso»), Penguin, Madrid 2001; S. Payne, La revolución española 1936-1939. Un estudio sobre la singularidad de la guerra civilLa rivoluzione spagnola 1936-1939. Uno studio sulla singolarità della guerra civile»), Espasa, Madrid 2019, pag. 35.

55 Cfr. S. Payne, La democracia española. La Segunda República, 1931-1936La democrazia spagnola. La Seconda Repubblica, 1931-1936»), Paidós, Barcelona 1995, pag. 419.

56 Cfr. V. Cárcel Ortí, 1936 El vaticano y España («Il Vaticano e la Spagna»), San Román, Madrid 2016, pag. 49.

57 Cfr. R. Aron, Introducción a la filosofía política. Democracia y revolución («Introduzione alla filosofia politica. Democrazia e rivoluzione»), Página indómita, Barcelona 2015, pag. 172.

58 Cfr. S. Payne, El régimen de Franco («Il regime di Franco»), Alianza, Madrid 1987, pag. 210; R. de la Cierva, Historia actualizada de la Segunda República y la guerra de España 1931-1939 («Storia aggiornata della Seconda Repubblica e della Guerra di Spagna 1931-1939»), Fénix, Toledo 2003, pag. 845.

59 Cfr. S. de Madariaga, Ensayo de historia contemporánea («Saggio di storia contemporanea»), Espasa, Madrid 1979, pag. 462; J. M. Martínez Bande, Los años críticos. República, conspiración, revolución y alzamiento («Gli anni critici. Repubblica, cospirazione, rivoluzione e rivolta»), Encuentro, Madrid 2007, pag. 40.

60 Cfr. R. García Villoslada, Historia de la Iglesia en España. La Iglesia en la España contemporánea («Storia della Chiesa in Spagna. La Chiesa nella Spagna contemporanea»), BAC, Madrid 1979, vol. V, pag. 349.

61 Cfr. M. Maura, Así cayó Alfonso XIIICosì cadde Alfonso XIII), Ariel, Barcellona 1968, pag. 240.

62 Cfr. C. Vidal, Los masones. La sociedad secreta más influyente de la historia («I massoni. La società segreta più influente della storia»), Planeta, Barcelona 2007, pag. 247.

63 Cfr. V. Cárcel Ortí, Víctimas, caídos y mártires. La Iglesia y la hecatombe de 1936 («Vittime, caduti e martiri. La Chiesa e l'ecatombe del 1936»), Espasa, Madrid 2008, pag. 68.

64 Cfr. H. Thomas, La Guerra Civil española («La guerra civile spagnola»), Random House, Barcellona 2011, vol. I, pag. 79.

65 Cfr. N. Alcalá Zamora, La victoria republicana 1930-1931. El derrumbe de la monarquía y el triunfo de una revolución pacífica («La vittoria repubblicana 1930-1931. Il crollo della monarchia e il trionfo di una rivoluzione pacifica»), La Esfera, Madrid 2012, pag. 397.

66 Cfr. Fliche-Martín, Historia de la Iglesia. Guerra Mundial y Estados totalitarios («Storia della Chiesa. Guerra mondiale e Stati totalitari»), vol. XXVI, Edicep, Valencia 1979 tomo I, pag. 494.

67 Cfr. S. Payne, El catolicismo español («Il cattolicesimo spagnolo»), Planeta, Barcellona, 2006, 204; F. Martínez Fernández-J. C. Martín de la Hoz, Historia de la Iglesia en España («Storia della Chiesa in Spagna»), Palabra, Madrid 2009, pag. 250.

68 Cfr. P. Moa, El iluminado de la Moncloa y otras plagas («L'illuminato della Moncloa e altre piaghe»), Libros Libres, Madrid 2006, pag. 73; Años de hierro. España en la posguerra 1939-1945 («Anni di ferro. La Spagna nel dopoguerra 1939-1945», La Esfera, Madrid 2007, pag. 588; Ensayos polémicos. España en la encrucijada («Saggi controversi. La Spagna al bivio»), Fajardo El Bravo, Madrid 2013, pag. 209; J. M. de Prada, La nueva tiranía. El Sentido común frente al Mátrix progre («La nuova tirannia. Buon senso contro la Matrix progressista»), Libros Libres, Madrid 2009, pagg. 103, 305.

69 Cfr. S. Payne, En defensa de España. Desmontando mitos y leyendas negrasIn difesa della Spagna. Smantellamento di miti e leggende nere»), Espasa, Madrid 2017, pag. 148.

70 Cfr. C. Vidal, Mitos y falacias de la historia de EspañaMiti e fallacie della storia della Spagna»), Ediciones B, Barcellona 2009, pag. 253.

71 Cfr. G. Redondo, Historia universal. La consolidación de las libertades («Storia universale. Il consolidamento delle libertà»), EUNSA, Pamplona, vol. XII, pag. 57; S. Payne, La Europa revolucionaria. Las guerras civiles que marcaron el siglo XX L'Europa rivoluzionaria. Le guerre civili che hanno segnato il XX secolo»), Temas de hoy, Barcellona 2011, pag. 70.

72 Cfr. R. de la Cierva, Historia básica de la España actual 1800-1975Storia di base dell'attuale Spagna 1800-1975»), Planeta, Barcellona 1975, pag. 265; J. M. Marco, Una historia patriótica de España. Una visión completamente diferente de nuestro pasado («Una storia patriottica della Spagna. Una visione completamente diversa del nostro passato»), Planeta, Barcellona 2011, pag. 497.

73 Cfr. J. M. Cuenca Toribio, Ocho claves de la historia de España contemporánea («Otto chiavi per la storia della Spagna contemporanea»), Encuentro, Madrid 2003, pag. 173.

74 Cfr. E. Cantero, La contaminación ideológica de la historia. Cuando los hechos no cuentan («La contaminazione ideologica della storia. Quando i fatti non contano»), Libros Libres, Madrid 2009, pag. 76; S. Payne, ¿Por qué la República perdió la guerra civil? («Perché la Repubblica ha perso la guerra civile»?), Espasa, Madrid 2011, pag. 24.

75 Cfr. L. Suárez-J. L. Comellas, Breve historia de los españoles («Breve storia degli spagnoli»), Ariel, Barcellona 2006, pag. 354.

76 Cfr. P. Moa, El derrumbe de la II República y la guerra civil («Il crollo della Seconda Repubblica e la guerra civile», Encuentro, Madrid 2001, pag. 41; S. Payne, El fascismo («Il fascismo», Alianza, Madrid 2013, pag. 228.

77 Cfr. V. Cárcel Ortí, La gran persecución («La grande persecuzione), Planeta, Barcelona 2000, pag. 38.

78 Cfr. F. Furet-E. Nolte, Fascismo y comunismo («Fascismo e comunismo»), Alianza, Madrid 1999, pag. 50; A. de Benoist, Comunismo y nazismo. 25 reflexiones sobre el totalitarismo en el siglo XX 1917-1989 («Comunismo e nazismo. 25 riflessioni sul totalitarismo nel XX secolo 1917-1989»), Áltera, Barcelona 2005, pagg. 110-111; R. Aron, El marxismo de Marx («Il marxismo di Marx»), Siglo XXI, Madrid 2010, 106; Sigfredo Hillers de Luque, Nazismo y comunismo, Galland Books, Madrid 2016, 279 y 507; R. Aron, Democracia y totalitarismo, Página Indómita, Barcellona 2017, pagg. 297.

79 Cfr. B. Bennasar, El infierno fuimos nosotros. La guerra civil española 1936-1942... («L'inferno siamo stati noi. La guerra civile spagnola 1936-1942...»), Taurus, Barcellona 2005, pag. 302.

80 Cfr. P. Moa, La guerra civil y los problemas de la democracia en EspañaLa guerra civile e i problemi della democrazia in Spagna»), Encuentro, Madrid 2016, pag. 145.

81 Cfr. F. Díaz-Plaja, Francia 1789, España 1936. Dos revoluciones y un paralelo («Francia 1789, Spagna 1936. Due rivoluzioni e un parallelo»), Rialp, Madrid 1991, pag. 116.

82 Cfr. R. de la Cierva, Historia de la Guerra Civil Española («Storia della guerra civile spagnola»), Fénix, Madrid 2006, pag. 4.

83 Cfr. P. Moa, 1934: Comienza la guerra civil. El PSOE y la Esquerra emprenden la contienda («1934: inizia la guerra civile. Il PSOE e l'Esquerra iniziano la lotta»), Áltera, Barcellona 2004, pag. 129; 1936: El asalto final a la República, Áltera, Barcelona 2005, 159; Franco para antifranquistas. En 36 preguntas clave, Áltera, Barcelona 2009, 85; Gerald Brenan, El laberinto español. Antecedentes sociales y políticos de la guerra civil, Austral, Barcelona 2016, 362.

84 Cfr. J. M. de Prada, Nadando contra corriente («Nuotando contro corrente»), Buenas Letras, Madrid 2010, pag. 64.

85 Cfr. P. Moa, La sociedad homosexual y otros ensayosSocietà omosessuale e altri saggi»), Criterio Libros, Madrid 2001, pag. 50; J. Barraycoa, Los mitos actuales al descubierto («I miti attuali allo scoperto»), Libros Libres, Madrid 2008, pag. 129; R. Aron, El opio de los intelectuales («L'oppio degli intellettuali»), Página Indómita, Barcellona 2018, pag. 31; F. Ovejero, La deriva reaccionaria de la izquierdaLa deriva reazionaria della sinistra»), Página Indómita, Barcellona 2018, pag. 105.

86 Cfr. P. Moa, Falacias de la izquierda, silencios de la derecha. Claves para entender el deterioro de la política española actual («Inganni della sinistra, silenzi della destra. Chiavi per comprendere il deterioramento dell'attuale politica spagnola»), Libros Libres, Madrid 2008, pag. 193.

 

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