

di
Arnaud de Lassus
1

«In nessun
altro c’è salvezza; non vi è infatti altro nome (che
quello di Gesù) dato agli uomini sotto il cielo nel quale
è stabilito che possiamo essere salvati» (At 4,
12). Così si espresse San Pietro, primo Papa della Chiesa
cattolica, dinanzi al Sinedrio che lo aveva fatto arrestare
perché predicava Cristo risorto nel Tempio di Gerusalemme.
Di parere diverso sembrerebbero essere i vertici attuali
della Chiesa cattolica che a partire dalla Dichiarazione
conciliare Nostra Ætate, sulle religioni non
cristiane, e via via negli anni successivi, hanno iniziato
ad insegnare che gli ebrei non avrebbero bisogno per
salvarsi dei meriti infiniti del Sangue di Cristo. Tale
nuovo insegnamento deriva dall'opinione più volte riaffermata
negli ultimi decenni dalla Gerarchia secondo cui l'Antica Alleanza tra Dio e il popolo eletto non
sarebbe mai stata abrogata, e che quindi esisterebbero due
Alleanze, due popoli eletti (gli ebrei e la Chiesa), e
quindi due vere religioni, due vie di salvezza. Per
molti ebrei, invece, non esiste che una sola religione (il
giudaismo talmudico) e i cristiani, per essere graditi a
Dio, dovrebbero rinunciare ai dogmi della SS.ma Trinità,
dell'Incarnazione del Verbo e della Redenzione... Mentre
l'atteggiamento degli israeliti è più che comprensibile,
molto meno lo è quello dei vertici della «Chiesa
conciliare». Si è cambiata la dottrina sulla questione del
popolo ebraico così come cambia un paio di scarpe o un
vestito, gettando alle ortiche tutto l'insegnamento cattolico
sulla Redenzione e il Vangelo stesso, dimenticando nel
frattempo che il Magistero bimillenario della Chiesa è
infallibile e irreformabile... |
Introduzione
In occasione del 40º anniversario
della Dichiarazione conciliare Nostra Ætate, sulle relazioni
della Chiesa con le religioni non cristiane (promulgata
il 28 ottobre 1965), la nuova dottrina sulla religione ebraica,
presentata da oltre quarant'anni in numerosi documenti ufficiali
della Gerarchia cattolica, è stata esposta in maniera ancora più
chiara.

Uno dei testi più rilevanti è stato l'articolo di Mons.
Francis Deniau (1936-2014), Vescovo di Nevers, nonché presidente
del Comitato Episcopale per le Relazioni con l'Ebraismo, apparso nel n° 290 (settembre 2004) della rivista Sens con il
titolo «Questions ouvertes à propos d'une série d'émissions
diffusée par Arte» («Domande aperte a proposito di una serie di
trasmissioni diffuse da Arte»). Eccone un passaggio:
«Oggi, la
Chiesa ha ripudiato ogni "teologia della sostituzione"
2 e ha riconosciuto
l'attuale elezione del popolo ebraico, "il popolo di Dio
dell'Antica Alleanza che non è mai stata revocata", secondo
l'espressione usata da Giovanni Paolo II davanti
alla comunità ebraica di Magonza, il 17 novembre 1980. Ciò obbliga
ad una rilettura completa della Tradizione, ad un'opera di
reinterpretazione dei due Testamenti. Si tratta di una via alla
cui apertura Giovanni Paolo II ha contribuito in modo particolare.
La "teologia della sostituzione", che ha provocato tanto male,
non è più il pensiero della Chiesa di oggi. Il riconoscimento del
significato attuale della fedeltà d'Israele è la strada sulla quale
la Chiesa si è avviata scoprendo un approfondimento della
comprensione di se stessa, del significato della buona novella di
Cristo, e della speranza per il mondo». |

Sopra:
Mons.
Francis Deniau.
Imbarcarsi in una «rilettura
completa della Tradizione», in una «reinterpretazione dei due
Testamenti», ammettere che la teologia di ieri, in ciò che
riguarda il popolo ebraico, non sarebbe più quella di oggi...
equivale ad intraprendere una vasta operazione; si tratta di una via
nuova nella quale la Santa Sede sembra essersi impegnata con una
certa lentezza, sotto la pressione delle autorità ebraiche, la cui
azione non è mai cessata a partire dal 1945. Affrontiamo questa
importante questione trattando i seguenti punti:
-
Richiamo della posizione cattolica
tradizionale sul popolo ebraico e sulla religione ebraica:
insegnamento della Sacra Scrittura, dati della
Storia e atteggiamento che ne consegue;
-
Le concezioni ebraiche su ciò che
i cristiani dovrebbero credere e fare;
-
Come si opera il passaggio da una
concezione ad un'altra? Ciò che sembra ormai conseguito; ciò che
resterebbe da acquisire.

I
RICHIAMO DELLA POSIZIONE CATTOLICA TRADIZIONALE
SUL POPOLO EBRAICO E SULLA
RELIGIONE GIUDAICA
Le tre fasi della vera religione
Da Noè, la vera religione è passata
attraverso tre fasi:
-
La religione dei patriarchi, col
sacerdozio primitivo;
-
La religione instaurata da Mosé
col sacerdozio di Aronne;
-
La religione instaurata da Nostro
Signore Gesù Cristo col sacerdozio
cattolico.
Esse sono simboleggiate nella
parabola del Buon Samaritano. L'uomo, caduto nelle mani dei
ladri (che rappresentano Satana e gli angeli decaduti), è l'immagine
dell'umanità ferita e impotente:
«Un sacerdote
sopraggiunge e lo guarda. È il sacerdozio primitivo, quello dei
patriarchi: un sacerdozio certamente santo, ma che non basta a
risollevare la nostra natura decaduta, perché, sebbene possieda la
fede e trasmetta, con la sostanza della vera religione, il principio
della salvezza, non ha né la missione né la virtù di condurre
l'opera al suo fine [...]. La stessa cosa vale per il
sacerdozio di Aronne, raffigurato da questo levita che si presenta
dopo il sacerdote e che incontra come lui l'infelice ferito. Questa
istituzione mosaica è divina; essa contiene il deposito della verità
e della vita; ma, come insegna così sapientemente San Paolo nella
sua bella "Lettera ai Romani", constata la malattia senza riuscire a
portarvi rimedio! Essa annuncia, è vero, il medico che guarirà
tutto; lo annuncia e gli prepara la via; ma non la dà; per salutare
che sia, essa resta indubbiamente insufficiente. Il levita, dunque,
passa come il sacerdote, e il ferito giace sempre là»
3. |

Il terzo personaggio della parabola:
il Samaritano che rappresenta Cristo, l'unico che possa
effettivamente guarire le piaghe del ferito versandovi sopra l'olio
e il vino (simbolo dei Sacramenti) e condurlo all'albergo (simbolo
della Chiesa). Religione dei patriarchi, giudaismo mosaico e
cattolicesimo costituiscono le tre fasi di una medesima religione
quanto alla fede,
«poiché il
Nuovo Testamento, nel suo insieme, tende a presentare la fede
d'Israele
4
come se fosse sempre stata una fede implicita in Cristo Gesù. Negare
di credere in Cristo Gesù, quando è già venuto, implica di
conseguenza un rinnegamento obiettivo del contenuto della fede
dell'Antico Testamento» 5. |

Ma ciò che è passato è passato:
«Il giudaismo
mosaico non è nient'altro che un relitto, certamente
ricco, sapiente, carico di una pesante eredità, ma sempre un
relitto. Quello di una religione che, eccetto l'atto di adorazione
interiore di un cuore sincero, non ha più oggetto. Il suo
oggetto era l'attesa del Messia. Egli è venuto. Ormai non c'è che un
solo culto al vero Dio: il culto dovuto alla SS.ma Trinità e
all'Inviato di Dio, Suo Figlio Gesù Cristo, per mezzo della Chiesa
che ha istituito, vivificata dallo Spirito Santo, dispensatrice
delle grazie divine» 6. |

Sopra: pio ebreo prega
al Muro del Pianto.
L'Antica Alleanza e l'elezione
del popolo ebraico
Per via dell'Alleanza - detta Antica
Alleanza - conclusa tra Dio e il popolo ebraico, quest'ultimo aveva
la qualità di popolo eletto; ad esso era stata confidata una
missione: quella di preparare l'avvento di Cristo. Una volta
compiuta la missione, il popolo ebraico non avrebbe più beneficiato
né di una missione particolare che si sarebbe prolungata, né di
un'elezione esclusiva, né di un'Alleanza riservata a lui solo, come
affermato dal Cardinale Jean Daniélou (1905-1974):
«Il popolo ebraico
è stato il popolo eletto per due millenni, in vista di una missione
che aveva da compiere. Ma questa elezione era provvisoria, nel senso
che esso non era chiamato a tenerla gelosamente per sé, come un
privilegio esclusivo, ma a condividerla con tutti i popoli. Ecco
l'essenza stessa del mistero nascosto che San Paolo annuncia agli
Efesini. Ormai le nazioni sono chiamate da Dio allo stesso titolo
degli ebrei. Questo annuncio ha raggiunto certi ebrei che lo hanno
compreso e salutato con gioia, come quelli che avevano seguito Gesù.
Altri invece lo hanno rifiutato. Il fratello maggiore non ha voluto
condividere la sua elezione con il figliol prodigo. La Buona Novella
del Nuovo Testamento è, ci dice San Paolo, che "non vi è più giudeo
né greco, non vi è schiavo né libero, non maschio né femmina, ma
tutti voi siete uno solo in Cristo Gesù. E se voi siete di Cristo
siete seme di Abramo, eredi secondo la promessa" (Gal 3, 28-29). E
bisogna dire infatti che se l'elezione di un popolo particolare non
fosse stata che un'economia provvisoria in vista di una
chiamata universale alla quale tutti i popoli sarebbero stati
invitati, se essa fosse stata estesa a tutta la Storia, sarebbe
parsa inammissibile. In origine, è tutta l'umanità che è stata
chiamata da Dio: sono tutti i popoli che sono riuniti oggi nella
Chiesa. È falso parlare ancora oggi di un'elezione
particolare del popolo ebraico. E per di più è il modo migliore
di risuscitare l'antisemitismo» 7. |

Sopra: il Cardinale Jean
Daniélou.
Il ruolo del popolo eletto è ormai
attribuito alla Chiesa e a lei sola, come spiega l'ebrea convertita
Denise Judant:
«Il culto del
Tempio è stato abolito per sempre, segno eclatante del
cambiamento dei rapporti tra Dio e il popolo che un tempo aveva
scelto. Come l'elezione di Israele, fatta da Dio in vista
dell’avvento del Messia, è passata alla Chiesa, allo stesso modo è
avvenuto per il sacerdozio» 8. |

«Ed ecco il
velo del tempio si squarciò in due da cima a fondo, la terra
si scosse, le rocce si spezzarono, i sepolcri si aprirono e
molti corpi di santi morti risuscitarono. E uscendo dai
sepolcri, dopo la sua risurrezione, entrarono nella città
santa e apparvero a molti. Il centurione e quelli che con
lui facevano la guardia a Gesù, sentito il terremoto e visto
quel che succedeva, furono presi da grande timore e
dicevano: "Davvero costui era Figlio di Dio"»! (Mt
27, 51-54). |
E, da questo fatto, il nuovo Israele è la
Chiesa:
- «Dopo la
venuta del Messia, la natura stessa del popolo di Dio si
trasforma. Gesù istituisce il nuovo popolo di Dio,
proveniente dall'antico, ma con l'aggiunta dei pagani che
saranno innestati sul vecchio Israele. Il nuovo Israele è la
Chiesa, e l'Israele infedele non ne fa parte»
9.
- «La promessa di
Dio al primo popolo eletto era stata di ordine temporale: un
paese da abitare, con l'assicurazione della prosperità e
dell'indipendenza; ma era solamente la figura della vera
promessa che era di un altro ordine: la liberazione
spirituale dell'umanità. Questa promessa ha avuto il suo
compimento in Cristo e il popolo di Dio è diventato una
realtà spirituale e universale» 10. |

Sopra: rito del
Kapparoth durante lo Yom Kippur.
Il giudaismo
attuale non è nient'altro che un relitto.
La sostituzione dell'Antica Alleanza
con la Nuova
La cosa è stabilita chiaramente da San Paolo
nella Lettera agli Ebrei:
«Noi abbiamo un
sommo sacerdote così grande che si è assiso alla destra del trono
della maestà nei cieli, ministro del santuario e della vera tenda
che il Signore, e non un uomo, ha costruito. Ogni sommo sacerdote
infatti viene costituito per offrire doni e sacrifici: di qui la
necessità che anch'egli abbia qualcosa da offrire. Se Gesù fosse
sulla terra, egli non sarebbe neppure sacerdote, poiché vi sono
quelli che offrono i doni secondo la legge. Questi però attendono a
un servizio che è una copia e un'ombra delle realtà celesti, secondo
quanto fu detto da Dio a Mosé, quando stava per costruire la Tenda:
"Guarda, disse, di fare ogni cosa secondo il modello che ti è stato
mostrato sul monte". Ora invece egli ha ottenuto un ministero tanto
più eccellente quanto migliore è l'alleanza di cui è mediatore,
essendo questa fondata su migliori promesse. Se la prima infatti
fosse stata perfetta, non sarebbe stato il caso di stabilirne
un'altra. Dio infatti, biasimando il suo popolo, dice: "Ecco vengono
giorni, dice il Signore, quando io stipulerò con la casa d'Israele
e con la casa di Giuda un'alleanza nuova; non come
l'alleanza che feci con i loro padri, nel giorno in cui li presi per
mano per farli uscire dalla terra d'Egitto; poiché essi non son
rimasti fedeli alla mia alleanza, anch'io non ebbi più
cura di loro, dice il Signore" [...]. Dicendo però
"alleanza nuova", Dio ha dichiarato antiquata la prima; ora, ciò che
diventa antico e invecchia, è prossimo a sparire» (Eb
8, 6-13) 11. |

Sopra: immagine estratta dal Messale Romano pre-conciliare
raffigurante Gesù Cristo Sommo ed Eterno Sacerdote della
Nuova Alleanza; inginocchiato alla Sua destra vi è il levita ebreo,
una raffigurazione che simboleggia la superiorità del nuovo
sacerdozio sull'antico. |
Dal commento di dom Paul Delatte o.s.b.
(1848-1937) a questo passo 12 estraiamo
la seguente argomentazione:
«Una breve
conclusione è sufficiente: definendo "nuova" l'alleanza
cristiana, il profeta (Geremia) non ha potuto farlo
che a condizione di escludere come antica e superata la
precedente alleanza, che il cristianesimo ha abrogato per
il maggior vantaggio dell'umanità. Infatti,
un'istituzione, denunciata già da più di sei secoli come
precaria e antica, è nella condizione delle cose decrepite
che non hanno altro da fare che sparire e venir meno; e se
non se ne parla più male, è, secondo l'espressione di
Sant'Agostino, per seppellire la Sinagoga con onore»
13. |

Sopra: il teologo
benedettino dom Paul Delatte.
Nel suo libro Jalons pour une théologie
chrétienne d'Israël («Punti fondamentali per una
teologia cristiana d'Israele»), Denise Judant spiega come dev'essere
compresa questa sostituzione del nuovo Israele (la Chiesa, composta
da ebrei cristiani e da pagani divenuti cristiani) al vecchio
Israele, il popolo ebraico. Essa cita la Prima Lettera di San
Pietro:
«Onore dunque a voi
che credete; ma per gli increduli la pietra che i
costruttori hanno scartato è divenuta la pietra angolare,
sasso d'inciampo e pietra di scandalo. Loro v'inciampano
perché non credono alla parola; a questo sono stati
destinati. Ma voi siete la stirpe eletta, il sacerdozio
regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato
perché proclami le opere meravigliose di lui che vi ha
chiamato dalle tenebre alla sua ammirabile luce; voi,
che un tempo eravate non-popolo, ora invece
siete il popolo di Dio; voi, un tempo esclusi dalla
misericordia, ora invece avete ottenuto misericordia» (1
Pt 2, 7-10). |

Ed ecco il suo commento a questo passo:
«Gli ebrei
"increduli" sono dunque decaduti dalle loro
prerogative del passato [...]. Gli ebrei "increduli"
che erano stati chiamati a costruire il Regno di Dio, ne
sono stati rigettati; gli ebrei "credenti" (i
cristiani), con i pagani diventati cristiani, ora formano
“un popolo di Dio”. Perciò essi hanno diritto alle stesse
espressioni che caratterizzavano il popolo eletto
dell'Antico Testamento (Es 19, 5 e ss). Forse non si è
tenuto sufficientemente conto dell'importanza dell'immagine
della pietra d'angolo per la prima teologia cristiana.
L'abbiamo trovata utilizzata da Paolo, Pietro e Giovanni.
Beninteso, Cristo è la pietra angolare, il pezzo
fondamentale dell'edificio, quella che lo "regge". Ma perché
questa immagine della pietra d'angolo? Perché essa unisce
due muri diversi, simboleggianti gli ebrei e i pagani. Tale
è [...] il pensiero di Paolo nella "Lettera agli
Efesini", ed è fondamentale. L'edificio che ha Cristo per
base, la Chiesa, è composto al tempo stesso da ebrei e da
pagani, e ciò per definizione stessa. La Chiesa sostituisce
il popolo ebraico come "popolo di Dio", come partner
dell'Alleanza, è vero, ma questa Chiesa è formata da ebrei e
da pagani» 14. |

Alla sostituzione di un'Alleanza con un'altra
corrisponde la sostituzione del culto del Tempio con un nuovo culto:
«La distruzione del
Tempio sopraggiunse e segnò in qualche maniera in modo
visibile il passaggio da un'economia all’altra. Solo così il
sacrificio di Cristo è valido presso Dio, e lo stesso vale
per il sacerdozio. "Con ciò stesso egli (Cristo) abolisce il
primo sacrificio per stabilirne uno nuovo"» (Eb
10, 9)» 15. |
L'accettazione della Nuova Alleanza
da parte di Israele
Israele (inteso in senso carnale, ossia la
discendenza di Giacobbe) ha in questa accettazione i suoi
rappresentanti più eminenti: il vecchio Simeone (di cui parleremo
più avanti), la profetessa Anna, San Giovanni Battista, la Vergine
Maria, San Giuseppe, gli Apostoli, i discepoli... Ma per prima, nel
tempo e nell'ordine di perfezione, viene certamente la Vergine
Maria:
«Ciò che ci insegna
il Nuovo Testamento, è che la venuta del Messia divide
Israele in due parti: una che riconosce il Messia e accetta
di seguire il suo insegnamento, un'altra - la maggioranza
del popolo ebraico - che lo rigetta. Dunque, è falso dire
che tutto Israele ha rifiutato il Messia. Al contrario - e
questo punto non ci sembra essere stato messo
sufficientemente in luce - il fiat della Madonna è
l'accettazione di Israele. In Maria, figlia d'Israele, il
popolo di Dio giunto per grazia al culmine della perfezione
umana, ha detta "sì"» 16. |

«Ecce Ancilla Domini, fiat mihi secundum verbum tuum»
(Lc 1, 38).
Ogni ebreo è chiamato ad accettare la Nuova
Alleanza
«Ogni ebreo è dunque
chiamato ad aderire a questa Alleanza, a questa salvezza, e
in un modo tutto particolare, diverso dal modo in cui è
chiamato un gentile, poiché è chiamato non solo come
individuo, ma anche nella sua qualità nazionale, dato che è
alla sua nazione che la prima parte della Rivelazione fu
specificamente inviata» 17. |

Sopra: da destra,
Alphonse (1814-1884) e Theodore Ratisbonne (1802-1884), due
fratelli ebrei che si convertirono al cattolicesimo e si
fecero religiosi. Ad Alphonse apparve la Vergine Maria
mentre si trovava nella basilica di Sant'Andrea delle Fratte
di Roma. Nel 1843, essi fondarono la Congregazione delle
Religiose di Nostra Signora di Sion, destinata
all'apostolato missionario nei confronti del mondo ebraico. |
«I doni e la chiamata di Dio sono
irrevocabili»
Quanto agli ebrei, la sostituzione dell'Antica
Alleanza con la Nuova, infinitamente superiore, non contraddice la
formula scritturale «i doni e la chiamata di Dio sono
irrevocabili» (Rm 11, 29). Ed è a torto che essa viene
utilizzata da coloro che ad ogni costo vogliono che oggi l'Antica
Alleanza sia mantenuta in vita a fianco della Nuova Alleanza e che
gli attribuiscono un carattere salvifico. Ad un dono irrevocabile di
Dio deve corrispondere una risposta. Da parte d'Israele questa
risposta non c'è stata. Essa è sempre possibile, ed è sempre attesa
da Dio. Ecco il commento su questo punto dell'ebrea convertita
Denise Judant:
- «È un vero
controsenso opporre, come fanno certuni, una sedicente
fedeltà degli ebrei ad una sedicente infedeltà dei
cristiani; per San Paolo, sono gli ebrei ad essere infedeli.
Ma Dio, Lui sì, resta fedele. Se gli ebrei sono stati
"eletti" nei patriarchi, non è per restare un popolo
separato, poiché al contrario l'Alleanza era aperta fin
dall'inizio ad una prospettiva universalistica; essi sono
stati eletti in vista di Cristo e dell'elezione di grazia.
Usciti dall'Alleanza, gli ebrei sono chiamati a ritornare:
tale è l'interpretazione di Rm 11, 28-29; su questo punto,
c'è un consenso unanime della Tradizione patristica»
18.
- «Questa
interpretazione impedisce di pensare che il popolo ebraico
in quanto tale resti chiamato ad un destino particolare. Ma
ci sembra l'unica conforme al pensiero di San Paolo»
19. |

Sopra: i Santi Pietro e Paolo, le due colonne postanti della
Chiesa, due israeliti nella carne che accettarono il Messia
Gesù, Figlio di Dio, mostrandosi così fedeli ai doni
irrevocabili ricevuti da Dio. |
La consacrazione suprema dell'Antica
Alleanza: il vecchio Simeone
Il quarto mistero gaudioso del Rosario ci fa
meditare questo punto:
«Simeone, che
lo Spirito di Dio conduce al Tempio per incontrare il
Bambino-Dio, è la figura vivente e la rappresentazione
personale dell'antica Legge, o piuttosto di tutta quella
santa antichità di cui la vita dei patriarchi era stata
l'esordio. È l'ultimo germoglio di questo albero, vecchio di
quaranta secoli e la cui radice è Adamo; ne è come la vetta
e l'incoronazione gloriosa; ne contiene la linfa; è il segno
e il frutto della sua maturità. Occorreva che tutto questo
grande movimento di vita naturale e soprannaturale, di vita
religiosa e sociale che, datando dalla creazione, aveva
avuto inizio con il paradiso terrestre, arrivasse al termine
che la divina Saggezza gli aveva assegnato. Tutto doveva
raggiungere Cristo, baciare Cristo, incorporarsi a Cristo,
per ricollegarsi mediante Lui a Dio. Tutte le cose erano
state orientate verso il Messia promesso; tutto ciò che,
sulla terra, era realmente accaduto, era incamminato verso
di Lui.

Sopra: il
vecchio San Simeone riconosce nel
Bambino appena
circonciso il Messia atteso.
Fin dalla sua comparsa sul mondo, l'"incontro"
20 doveva
avere luogo e la congiunzione doveva farsi. Ma ciò era
soprattutto vero per quella testa dell'umanità che
costituiva il popolo eletto, la famiglia di Abramo, la
nazione ebraica. "Finis legis Christus": "Il termine della
legge è Cristo"
21: il suo
termine, nel senso che ne era lo scopo, il successo, la
consumazione; il suo termine anche nel senso che andava ad
abolirne la forma passeggera, per fare fiorire e
fruttificare, in un nuovo clima e sotto una forma molto più
perfetta, questa sostanza di luce e di vita divina che ne
era il fondo e che Dio stesso aveva depositato. Ne consegue
che Gesù, nelle braccia di San Simeone, è l'unione dei due
Testamenti; e se non ancora il passaggio dell'Antico al
Nuovo, almeno la consacrazione suprema dell'Antico. Tutte le
promesse sono compiute, tutti i pegni completati; la Legge e
i profeti rendono testimonianza a Cristo, e Cristo, dal
canto suo, rende testimonianza alla Legge e ai profeti. È
ormai evidente che non c'è che una sola religione.

Essa ha diverse fasi e si mostra successivamente in stati
distinti; ma rimane unica, sempre vera, sempre santa, sempre
gloriosa per Dio e salutare per gli uomini. Essa non ha che
un fine che è l'adorabile Trinità, e un solo fondamento che
è Cristo, il Verbo di Dio incarnato. Tutto si rischiara,
tutto è in ordine, tutto è strettamente collegato; il
passato è indissolubilmente saldato all'avvenire;
l'antichità ha detto la sua parola e ha fatto la sua opera;
inizia l'epoca moderna; ecco, decanta il poeta latino, che
"si apre una grande era dei secoli"
22. Allora
si comprende che "questo incontro" è di un'importanza
capitale» 23. |
Il rifiuto della Nuova Alleanza da parte
della Sinagoga
La Sinagoga 24
rifiutò la Nuova Alleanza e restò attaccata all'Antica, diventata
ormai obsoleta. Essa iniziò a combattere la Chiesa e non smetterà di
farlo fino alla venuta dell'Anticristo. La cosa è prefigurata nella
Sacra Scrittura in numerosi passi (Ismaele e Isacco, Esau e
Giacobbe, ecc...) 25, e in particolare
nel celebre giudizio di Salomone (1 Re 3, 16-28) di cui ecco il significato:
«Una delle due donne
che si appella alla sua giustizia, avendo soffocato il suo
bambino mentre dormiva, invidia la sua rivale il cui figlio
è ancora vivo. Questa donna raffigura la Sinagoga che ha
soffocato la fede in Gesù nel popolo d'Israele e che
vorrebbe impedire alla Chiesa di fare partecipare le anime
alla Risurrezione di Cristo mediante il battesimo e la
penitenza» 26. |

La conversione degli ebrei secondo la Sacra
Scrittura
Dopo avere indicato l'autentica interpretazione
del passo del capitolo XI della Lettera ai Romani che afferma
che «i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili» (Rm
11, 29), Denise Judant aggiunge:
«Questa frase sta
forse a significare che il capitolo XI della "Lettera ai
Romani" non rivela alcuna prospettiva sul destino
dell'"Israele secondo la carne"? Questa interpretazione
sarebbe del tutto inesatta come quella che fissa con
certezza questo destino. Paolo "spera" con fervore, ma senza
certezza, che gli ebrei si convertiranno e che saranno più
numerosi possibile. Riassumendo, egli non afferma né che gli
ebrei si convertiranno in massa, né che questo avvenimento
avrà luogo alla fine del mondo. Questa interpretazione è
incerta. Tutto ciò che dice San Paolo è che la salvezza
degli ebrei e dei pagani è un mistero, un mistero legato a
quello di Cristo stesso. Se gli ebrei dell'Antico Testamento
si credevano gli unici beneficiari dell'"elezione" senza
ammettervi i pagani, questi ultimi, ora ammessi
nell'Alleanza, devono guardarsi bene dal pensare che tale
Alleanza sia riservata unicamente a loro: gli ebrei restano
chiamati ad entrarvi, e chiamati in un modo tutto
particolare, in virtù stessa della loro primitiva elezione
che è ancora in ballo in questo senso, ma solo in questo
senso.

Questa concezione del futuro degli ebrei ci sembra al
tempo stesso più fedele al testo stesso di San Paolo e
all'insieme del Nuovo Testamento. Secondo Luca, discepolo di
Paolo, c'è all'interno dello stesso popolo ebraico una
distinzione tra gli ebrei cristiani e gli altri ebrei. Per
Luca, ora il popolo ebraico "incredulo" è messo sullo stesso
piano delle nazioni. Il pensiero di Luca ci permette di
comprendere meglio quello del suo maestro Paolo. D'altronde,
il mistero della chiamata sia degli ebrei che dei pagani ci
sembra evidente dal confronto tra la "Lettera di San Paolo
ai Romani" (Rm 1, 30-31) e la "Prima Lettera di San Pietro"
(1 Pt 2,10) [...]. Pietro mostra che "ora" i pagani
sono stati introdotti nell'Alleanza, grazie alla
misericordia che Dio ha usato a loro riguardo.

Egli parla
unicamente dell'"l'incredulità" degli ebrei. Quanto a Paolo,
egli non può rinunciare a vedere i suoi "fratelli" esclusi
da questa misericordia, e spera che essa raggiungerà
anch'essi, non più tardi, ma subito [...]. Il popolo di Dio è
l'insieme di coloro che Dio, nella Sua misericordia,
riunisce nella Sua Alleanza, e ciò lungo tutto questo
periodo della Storia fino alla Parusia
27. Ed è per via della sua parte
divenuta cristiana che il popolo ebraico continua ad
appartenere al popolo di Dio, da San Paolo fino alla fine
dei tempi» 28. |
Riassumendo: l'Alleanza proposta da Dio agli
uomini ha avuto due forme successive chiamate Antica e Nuova
Alleanza. Tra queste due forme, si constata al tempo stesso
continuità (su certi punti) e rottura (su altri punti):
-
L'Antica Alleanza con il popolo ebraico era
un'Alleanza temporanea che aveva per scopo l'avvento del Messia;
-
Una volta che il Messia è venuto, l'Antica
Alleanza scompare, sostituita dalla Nuova. Non esistendo più,
essa non può avere oggi un ruolo salvifico;
-
Il popolo ebraico in quanto tale non ha più
una missione particolare da svolgere che riguardi la salvezza,
né un'alleanza con Dio che gli sia
riservata: «Non vi è più giudeo né greco, non vi è schiavo né
libero, non maschio né femmina, ma tutti voi siete uno solo in
Cristo Gesù. E se voi siete di Cristo siete seme di Abramo,
eredi secondo la promessa» (Gal 3, 28-29);
-
La Chiesa è il nuovo Israele;
-
Rifiutando la Nuova Alleanza, la Sinagoga è
rimasta legata all'Antica, divenuta obsoleta. Fin dai tempi di
Nostro Signore, essa non ha mai smesso di opporsi alla Chiesa;
-
Per via della loro primitiva elezione, gli
ebrei sono chiamati, in un modo tutto particolare, ad entrare
nella Nuova Alleanza.

II
LE CONCEZIONI EBRAICHE RELATIVE A CIÒ CHE
I CRISTIANI DOVREBBERO
CREDERE E FARE 29
È evidente che sono state le autorità ebraiche
che hanno avuto l'idea di spingere la Chiesa a modificare la
dottrina tradizionale che è appena stata ricordata. Le pressioni in
questo senso, provenienti da personalità o da organismi ebraici, si
sono manifestate soprattutto dopo la Seconda Guerra Mondiale. Esse
avevano lo scopo di ottenere in primo luogo - come disse l'israelita
Gerhart Moritz Riegner (1911-2001), Segretario Generale del
Congresso Mondiale Ebraico - un «nuovo approccio della
teologia cristiana nei confronti degli ebrei»
30, e secondariamente di giungere a ciò che
il rabbino Elia Benamozegh (1823-1900) 31
definiva una riforma della Chiesa sull'ideale ebraico
32.

Le concezioni ebraiche a grandi linee
Tali concezioni sono presentate raramente nel
loro insieme. Ne diamo qui un riassunto. Due aspetti sembrano
essenziali:
Per quel che riguarda il
popolo ebraico
L'Alleanza di Dio con il popolo ebraico, che i
cristiani chiamano «Antico Testamento», non sarebbe mai stata
revocata. Il popolo ebraico resterebbe oggi come ieri un popolo
sacerdotale incaricato di una missione particolare per i non-ebrei.
La religione che pratica (non si precisa se si tratta della
religione mosaica o di quella talmudica)
33, sarebbe salvifica per gli ebrei.

Per ciò che riguarda
i popoli gentili (cristiani e pagani)
34
Non sarebbe né necessario né opportuno che tali
popoli si convertano al giudaismo. Basterebbe loro, per essere
salvati, osservare le sette leggi dette «noachidi»
35 che sarebbero state imposte a Noè
(una legge che esige la creazione di un tribunale di giustizia; sei
leggi proibiscono la bestemmia, l'idolatria, l'incesto, l'omicidio,
il furto e la consumazione della carne di un animale vivente). Si
definisce «religione noachide» quella che si limita
all'osservanza di queste sette leggi, e che comprende la credenza in
un Dio unico, implicita nella legge che condanna l'idolatria.
Ritorneremo più in dettaglio su questi due punti.

Sopra: rabbi
Oury Amos Cherki, presidente di Brit Olam,
il Noahide World
Center («Centro Mondiale Noachide»), sito a Gerusalemme.
L'Antica Alleanza non sarebbe mai
stata revocata
Scrive l'ebreo Gerhart Riegner:
«Quella che i
cristiani definiscono Antica Alleanza con gli ebrei non è
mai stata abolita ed è tutt'ora in vigore [...]. Se
si prende sul serio questa affermazione, ne consegue che
tutta la teologia che ha avuto inizio con i Padri della
Chiesa è stata abolita e che, contrariamente al suo
insegnamento tradizionale, la Chiesa non può più pretendere
di sostituire il popolo ebraico. Se l'Antica Alleanza è
sempre valida, per noi ebrei esiste qualcosa di particolare.
La teoria classica della sostituzione del vecchio Israele
(gli ebrei) con il nuovo Israele (i cristiani) è stata
corretta e modificata da questa affermazione che dunque è
primordiale [...]. Ciò modifica profondamente l'insegnamento
cristiano» 36. |

Come è già stato indicato, la dottrina
tradizionale su questo punto viene chiamata, da coloro che la
contestano, «teologia della sostituzione». Bisognerebbe quindi far
ratificare dalla Chiesa un cambiamento di dottrina
37 con le conseguenze che ne derivano:
-
Il popolo ebraico di oggi sarebbe ancora il
popolo eletto 38. Oggi come ieri,
esso sarebbe un popolo di sacerdoti, un popolo sacerdotale;
-
Per via di questo fatto, esso avrebbe una
missione a riguardo degli altri popoli (ossia di portar loro il
monoteismo) 39.
-
Da qui la necessità per la Chiesa di
riconoscere i suoi errori a riguardo del popolo ebraico
(pentimento), di convertirsi su questo punto e di riparare;
-
Ogni forma di proselitismo (ricerca della
conversione) a riguardo del popolo ebraico dovrebbe essere
proibita.

Il carattere obbligatorio, per i
gentili, delle leggi noachidi
Negli ambienti cattolico, l'esistenza delle
leggi noachidi e il carattere obbligatorio per i gentili attribuito
loro da numerose autorità ebraiche, è cosa quasi sconosciuta.
Forniamo dunque, a questo proposito, una serie di testi che si
rafforzano gli uni gli altri; essi mostrano che si tratta di un'idea
ben radicata.
Elia Benamozegh
Questo rabbino ha voluto dare una risposta alla
domanda che si pongono i rabbini e i pensatori del giudaismo dopo
l'emancipazione degli ebrei 40 in
Europa:
«Quando avremo
ritrovato il nostro ruolo di popolo che porta la salvezza
alle nazioni, che ne sarà della religione dei cristiani
che si sono definiti il nuovo Israele»?
41. |
Il suo libro Israël et l'humanité,
che scrisse in francese, è sottotitolato Etude sur le problème
de la religion universelle et sa solution («Studio sul
problema della religione universale e sulla sua soluzione»). La
soluzione proposta è stata così riassunta dallo scrittore Michel
Laurigan:
«La Chiesa cattolica deve riformare il suo
insegnamento su tre punti:
- Essa deve cambiare il suo atteggiamento verso
il popolo ebraico che deve riabilitare come il popolo primogenito,
il popolo sacerdotale "che ha saputo conservare nella sua purezza
originaria la religione primitiva". Questo popolo non è né
deicida, né rigettato di Dio. Nessuna maledizione pesa su questo
popolo. Al contrario, esso vuole proporre la felicità e l'unità del
genere umano;
- La Chiesa deve
rinunciare alla divinità di Gesù, questo Figlio dell'uomo come
egli stesso si designava. Semplice rabbino, Gesù era un ebreo
e lo è rimasto. Bisogna predicare Gesù Cristo, ma un Gesù Cristo
umano, venuto a portare una morale per la felicità di tutti gli
uomini;
- La Chiesa deve accettare
una reinterpretazione - e non una soppressione - del mistero della
Trinità.
Accettando queste tre
condizioni, "la Chiesa cattolica diverrà la Chiesa del vero
cattolicesimo", un cattolicesimo autentico che Benamozegh definisce
noachismo, la religione per tutti i popoli che appartengono
"all'area cristiana" 42.
Questo noachismo 43
possiede una morale che la Chiesa deve per
missione far conoscere ai popoli della Terra»
44.
|

Sopra: il
libro del rabbino Elia Benamozegh Israël et l'humanité,
un'opera in cui già nel 1914 egli prospettava la necessaria
riforma dell'insegnamento cattolico sull'ebraismo.
Cinquant'anni dopo le sue richieste sono state accolte dal
Concilio Vaticano II. |
Una frase del già citato Elia Benamozegh
riassume questo pensiero: «Se il cristianesimo acconsente a
riformarsi sull'ideale ebraico, sarà sempre la vera religione dei
popoli gentili» 45. Ecco alcune
spiegazioni più recenti a riguardo delle leggi noachidi.
Gran Rabbino Jacob
Kaplan (1895-1994):
«Secondo la nostra dottrina,
la religione ebraica non è l'unica ad assicurare la salvezza. Sono
salvati tutti coloro che, pur non essendo ebrei, credono nel Dio
supremo e osservano una buona condotta morale, obbedendo così alle
leggi dette noachidi, le stesse che il Creatore ha prescritto
a Noè. Perciò, i rabbini insegnano che i giusti di tutte le nazioni
hanno diritto alla salvezza eterna. Sono solo gli ebrei che, oltre
alle leggi noachidi, devono osservare le prescrizioni della Toràh,
la Legge di Mosé, le quali hanno una loro ragion d'essere nel
progetto divino di formare un popolo destinato ad un'azione
religiosa nel mondo. La speranza d'Israele, non è dunque la
conversione del genere umano al giudaismo, ma al monoteismo. Quanto
alle religioni bibliche, esse sono - come hanno dichiarato due dei
nostri più grandi teologi - delle confessioni che hanno il compito
di preparare con Israele l'avvento dell'era messianica annunciata
dai profeti. Allora noi ci auguriamo ardentemente di lavorare
insieme alla realizzazione di questo ideale essenzialmente biblico»
46.
|

Sopra: Jacob Kaplan, Gran Rabbino
di Francia.
Dictionnaire
encyclopédique du judaïsme (1989-1993)
47:
«Voce "Leggi
noachidi": sette principî chiave della moralità che, secondo
l'opinione rabbinica, sono obbligatorie per tutta l'umanità
poiché gli uomini discendono tutti da un antenato comune. Imposte a
Noè, secondo la tradizione, queste leggi noachidi hanno preceduto la
Toràh e l'Halakhah (il sistema legale osservato unicamente dal
popolo ebraico). Secondo Maimonide, l'accettazione - sulla base
della Bibbia - dei sette precetti universali, comporterebbe che ogni
gentile giusto entrerebbe a far parte "dei giusti delle nazioni del
mondo che avranno parte nel mondo a venire". Cristiani e musulmani
sono considerati dalla maggior parte delle autorità halakhiche come
non-idolatri, purché accettino le leggi di Noè. Ecco un
quadro che riporta le sette leggi noachidi:
- Giustizia civile (il
dovere di stabilire un sistema legale);
- Divieto della bestemmia
(che comprende la falsa testimonianza);
- Rifiuto dell'idolatria;
- Proibizione dell'incesto
(così come dell'adulterio e degli altri reati sessuali);
- Interdizione
dell'omicidio;
- Proibizione del furto;
- Divieto di mangiare la
carne ("un membro") ottenuta da un animale vivo (ossia la crudeltà
sotto tutte le sue forme)».
|

The New Standard Jewish
Encyclopedia (1992):
«Voce "Leggi
di Noè": sette leggi che i rabbini considerano come
obbligatorie per tutta l'umanità; esse derivano dai primi capitoli
del Libro della Genesi (9, 4-7) 48;
sei di queste leggi sono negative e proibiscono l'idolatria, la
bestemmia, l'omicidio, l'adulterio, il furto e la consumazione della
carne di un animale vivo. L'unico precetto positivo è quello che
ordina la creazione di un tribunale di giustizia. Tali leggi furono
oggetto di numerose discussioni da parte di autori del XVII secolo a
riguardo del diritto delle persone (legge internazionale)». |

Il capitolo «Riflessioni
ebraiche» delle
Riflessioni sull'Alleanza
e la Missione , del 12 agosto 2002
49:
«L'ebraismo
considera che tutti i popoli sono tenuti a osservare una legge
universale. Questa legge, chiamata i Sette Comandamenti di Noè,
si applica ad ogni essere umano. Queste leggi sono: (1) stabilire
corti di giustizia affinché la legge governi la società, e la
proibizione (2) della blasfemia, (3) dell'idolatria, (4)
dell'incesto, (5) dello spargimento del sangue, (6) del furto e (7)
del mangiare la carne di un animale vivo». |

Solamente nel 2002 le leggi noachidi sono state
pubblicate in una Dichiarazione congiunta dalle autorità cattoliche
ed ebraiche (nella fattispecie americane); fino ad ora non
figuravano che nel capitolo «Riflessioni ebraiche» di questo
documento. Le cose sono andate più rapidamente con lo Stato
americano, come risulta dalla Legge 102-14, promulgata il 20 marzo
1991 dalla 102ª sessione del Congresso statunitense. Eccone il
testo:
Legge pubblica 102-14
102ª Sessione del Congresso
Risoluzione comune
Designazione del 26 marzo 1991 come
«Giornata dell'educazione negli Stati Uniti».
Mentre il Congresso riconosce la tradizione
storica dei valori etici e i principî che sono alla base della
società civile e su cui la nostra grande nazione è stata fondata;
- Considerando che tali valori etici e principî
sono stati il fondamento della società dagli albori della civiltà,
quando erano conosciuti come le Sette Leggi di Noè;
- Che, senza questi valori e principî etici l'edificio della civiltà
si trova in serio pericolo di un ritorno al caos;
- Considerando che la società è profondamente
interessata a causa del recente indebolimento di questi principî che
ha portato alla crisi che assedia e minaccia il tessuto della
società civile;
- Considerando che la preoccupazione
giustificata da questa crisi non deve permettere che i cittadini di
questa Nazione perdano di vista la loro responsabilità di
trasmettere questi valori etici storici distintivi del nostro
passato alle generazioni del futuro;
- Considerando che il movimento (ebraico)
Lubavitch ha favorito e promosso questi valori e principî etici
in tutto il mondo;
- Che il rabbino Menachem Mendel Schneerson,
capo del movimento Lubavitch, è universalmente rispettato e
venerato, e che il suo ottantanovesimo compleanno cade il 26 marzo
1991;
- Considerando che in omaggio a questo grande
leader spirituale - il «rebbe» - questo suo novantesimo anno
sarà visto come uno che "dà istruzione", l'anno in cui ci rivolgiamo
all'istruzione della carità per riportare il mondo ai valori morali
ed etici contenuti nel Sette Leggi di Noè, e
- Considerando che questo si rifletterà in un
documento internazionale d'onore firmato dal Presidente degli Stati
Uniti e da altri capi di Stato;
- Che la Risoluzione sia fatta dal Senato e
dalla Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti d'America riuniti
in Congresso;
- Che il 26 Marzo 1991, l'inizio del
novantesimo anno del rabbino Menachem Schneerson, leader del
movimento mondiale Lubavitch, è designato come «Giornata
dell'Educazione degli Stati Uniti».
Al Presidente è richiesto di emettere un
proclama invitando il popolo degli Stati Uniti ad osservare tale
giorno con cerimonie e attività adeguate.
Approvato e firmato il 20 marzo 1991 da
George Bush, Presidente degli Stati Uniti d'America. |

Sopra: rabbi Menachem Mendel Schneerson,
capo del potente movimento Lubavitch.
Conseguenze dell'accettazione delle leggi noachidi
Il riassunto del pensiero del succitato Elia Benamozegh ne fornisce
una prima idea. Poiché si tratta di «riformare il cristianesimo
sull'ideale
ebraico», le leggi noachidi devono essere interpretate in un'ottica
ebraica;
è dunque evidente che la legge n° 3 (il rigetto dell'idolatria)
implica
un triplice rigetto: quello del Mistero della SS.ma Trinità
(considerata dagli ebrei
come una forma di politeismo); quello del Mistero dell'Incarnazione
(Gesù non può essere Dio); quello del Mistero della Redenzione (non
essendo né il Messia né Dio, Gesù non può salvarci). Questi tre Misteri sono
effettivamente
incompatibili con l'idea che gli ebrei si sono fatti dell'unità
divina.

III
COME SI OPERA IL PASSAGGIO DALLA CONCEZIONE
CATTOLICA TRADIZIONALE ALLA
CONCEZIONE EBRAICA
Ci troviamo di fronte ad un progetto il cui
scopo è di cambiare radicalmente la teologia cattolica sugli ebrei e
sul giudaismo (che ha come conseguenza il rigetto del dogma «fuori
dalla Chiesa non c'è salvezza»). Si tratta di un processo
di lunga durata che è esordito negli anni '50 e che è stato
descritto da due documenti già citati: il libro di Gerhart Moritz
Riegner intitolato Ne jamais désespérer («Mai disperare»), e
l'opuscolo di Michel Laurigan L'Église et la Synagogue depuis
Vatican II («La Chiesa e la Sinagoga dopo il Vaticano II»).
Riportiamo qui le principali
tappe di questo passaggio indicando ciò che sembra già acquisito e
ciò che in via di compimento.

Principali tappe del processo: date,
fatti e documenti
-
1945: Conferenza di Seelisberg, in
Svizzera, che riunì una sessantina di esperti cattolici,
protestanti ed ebrei, tra cui anche Jules Marx Isaac
(1877-1963) 50; essi redassero un
documento comune chiamato «I dieci punti di Seelisberg»,
di cui ecco il punto nº 5: «Evitare di sminuire il giudaismo
biblico o post-biblico allo scopo di esaltare il cristianesimo»
51. Esso rappresenta l'inizio dello
sforzo di riabilitazione dell'ebraismo post-biblico, detto anche
giudaismo attuale (mosaico o talmudico);
-
1948: Jules Isaac fonda L'amicizia
ebraico-cristiana;
-
13 giugno 1960: Jules Marx Isaac consegna a
Giovanni XXIII (1881-1963) un memoriale intitolato De la
nécessité d’une réforme de l'enseignement chrétien à l'égard d'Israël
(«Della necessità di una riforma dell'insegnamento cristiano
a riguardo d'Israele»);
-
1962-1965: periodo conciliare. Gerhart M.
Riegner descrive il suo interesse per il Concilio Vaticano II
con queste parole: «Ero affascinato [...]. Di colpo
la Chiesa aveva iniziato a riesaminare le sue strutture,
i suoi fondamenti e la sua azione in tutti i campi della vita»
52. Diverse associazioni ebraiche si
fecero sentire a Roma. La loro azione fu coordinata da Gerhart
M. Riegner, come egli stesso testimoniò;
-
Febbraio 1962: consegna al Cardinale
Augustin Bea (1881-1968) 53 di
un memorandum proveniente dalla World Conference of
Jewish Organisations, che esponeva le richieste degli ebrei
in occasione del Concilio Vaticano II. «Il fatto che per la
prima volta l'ebraismo organizzato si fosse rivolto alla Chiesa
cattolica era in sé molto importante» 54.

-
3 settembre 1964: un progetto di testo conciliare
sull'ecumenismo,
che faceva riferimento alla conversione degli ebrei, venne
pubblicato
sul New York Herald Tribune. Ne seguì una massiccia protesta da
parte
delle principali organizzazioni ebraiche. Un nuovo progetto
venne presentato
ai Padri conciliari il 18 settembre 1964. Ogni riferimento alla
conversione degli ebrei era stato eliminato. Ecco il commento di
Gerhart
M. Riegner: «Tutta questa storia è sbalorditiva! Prova che non
solo le persone,
ma anche le grandi assemblee sono giudicate sul modo in cui le
une e le altre si
comportano a riguardo degli ebrei» 55.
-
20 novembre 1964: adozione da parte dei Padri conciliari di
uno
schema concernente la posizione e l'atteggiamento della Chiesa
cattolica
nei confronti degli ebrei e del giudaismo:
«Dietro un'innocente apparenza di unità ecumenica, di carità
cristiana, di
filiazione spirituale comune, di riconciliazione delle Chiese,
questo voto ha una
portata molto grave perché torna a dire che per duemila anni la
Chiesa si è sbagliata, che deve fare un'onorevole ammenda e
rivedere interamente il suo atteggiamento a riguardo degli ebrei.
Questo voto dava soddisfazione alle tenaci campagne condotte in
questi ultimi anni dai portavoce delle grandi organizzazioni
internazionali ebraiche (il B'naï B'rith, il Congresso Mondiale
Ebraico, ecc...) in vista della "correzione e della purificazione
dell'insegnamento cristiano nei confronti del giudaismo"»
56. |

«Infine, quanto a
quelli che non hanno ancora ricevuto il Vangelo, anch'essi in vari
modi sono ordinati al popolo di Dio. In primo luogo quel popolo al
quale furono dati i testamenti e le promesse, e dal quale Cristo è
nato secondo la carne (Rm 9, 4-5), popolo molto amato in ragione
della elezione, a causa dei padri, perché i doni e la chiamata di
Dio sono irrevocabili (Rm 11, 28-29)». |

-
Inizio del 1965: Léon de Poncins
(1897-1975) fece distribuire a tutti i Padri conciliari
l'opuscolo Le problème juif face au Concile («Il
problema ebraico di fronte al Concilio»). In esso,
l'Autore ricordava le caratteristiche della lotta del
giudaismo contro la Tradizione cattolica e gli obiettivi
della campagna in corso condotta dalle organizzazioni
ebraiche:
- «La condanna e la
soppressione di ogni discriminazione razziale, religiosa o nazionale
a riguardo degli ebrei;
- La modifica o la
soppressione delle preghiere liturgiche riguardanti gli ebrei, e in
particolare quelle del Venerdì Santo;
- L’affermazione che gli
ebrei non sono in alcun modo responsabili della morte di Cristo, la
cui colpa ricade sull'umanità intera;
- L'accantonamento o
l'annullamento di quei passi evangelici che riferiscono alcuni
episodi cruciali della Passione, soprattutto quelli di San Matteo,
che Jules Isaac tratta freddamente da bugiardo e da falsario;
- La Chiesa deve riconoscere
di essere la sola responsabile di questo stato di guerra latente che
persiste da duemila anni tra gli ebrei, i cristiani e il resto del
mondo;
- La promessa che la Chiesa
muterà definitivamente la sua condotta in un atteggiamento di
umiltà, di contrizione e di perdono a riguardo degli ebrei, e che
infine farà tutti gli sforzi in suo potere per riparare il torto che
ha causato rettificando e purificando il suo insegnamento
tradizionale, secondo le direttive di Jules Marx Isaac»
57.
|

Sopra: Léon de Poncins.
-
28 ottobre 1965: promulgazione
della Dichiarazione sulle relazioni della Chiesa con le
religioni non cristiane Nostra Ætate. Il passo
sulla religione ebraica (§ 4) è ben lontano dal
soddisfare tutte le richieste precedenti
58, ma costituisce un passo in
avanti nel senso desiderato. In questo documento non c'è
alcun riferimento all'insegnamento tradizionale della
Chiesa. Per la prima volta, in un testo di questa
importanza, gli ebrei infedeli vengono presentati in
modo positivo: si parla di «conoscenza e stima
reciproche», di «dialogo fraterno», e non si
parla di conversione. In seguito, la frase «gli
ebrei, in grazia dei padri, rimangono ancora carissimi a
Dio, i cui doni e la cui vocazione sono irrevocabili»
(Rm 11, 28-29) è stata spesso utilizzata per
giustificare la perennità dell'Antica Alleanza. È ciò
che ha fatto, del resto, Gerhart M. Riegner:
«Nel linguaggio teologico,
l'affermazione della Dichiarazione secondo cui Dio non revoca i doni
e le promesse fatte agli uomini è estremamente importante. Alla luce
della teologia cristiana e paolina, ciò significa che quella che i
cristiani definiscono "l'Antica Alleanza con gli ebrei" non è stata
abolita e resta in vigore. È fondandosi su San Paolo e sulla sua
Lettera ai Romani che si constata che l'Antica Alleanza rimane
valida e che gli ebrei "rimangono ancora carissimi a Dio"»
59. |
-
25 gennaio 1966: in un articolo
intitolato «How the Jews Changed Catholic Thinking»
(«Come gli ebrei hanno cambiato il pensiero cattolico»),
redatto da Joseph Roddy, la rivista americana
Look (con una tiratura di sette milioni di copie)
fornì una sintesi dei risultati che sembravano
acquisiti.

Sopra: la rivista
statunitense
Look, del 25 gennaio 1966.
-
20-22 dicembre 1970: riunione a
Roma tra una delegazione cattolica (composta da
rappresentanti di numerosi dicasteri) e una delegazione
ebraica (che rappresentava il Comitato Internazionale
Ebraico per le Consultazioni Interreligiose; IJCIC),
sotto la presidenza del Cardinale Johannes
Willebrands (1909-2006). Il memorandum
adottato al termine di questa riunione parlava, tra le
altre cose, dell'eliminazione dell'antisemitismo nei
manuali d'insegnamento religioso e di Storia, e della
purificazione dei testi liturgici (cattolici) onde
evitare ogni riferimento o rappresentazione offensiva a
riguardo dell'ebraismo.

Sopra: il Cardinale Johannes
Willebrands.
«La prima Alleanza,
infatti, non è stata resa caduca dalla Nuova [...].
Il popolo ebraico ha consapevolezza di aver ricevuto, attraverso la
sua vocazione particolare, una missione universale a riguardo delle
nazioni». |
-
22 ottobre 1974: creazione della
Commissione per le Relazioni Religiose della Chiesa
cattolica con l'Ebraismo, annessa al Consiglio
Pontificio
per la promozione dell'Unità dei Cristiani.
-
3 gennaio 1975: pubblicazione da
parte di questa Commissione degli Orientamenti e
suggerimenti per l'applicazione della Dichiarazione
Nostra Ætate (n° 4). Al capitolo dedicato al dialogo
con gli ebrei si legge: «Condizione del dialogo è il
rispetto dell'altro, così come esso è soprattutto
rispetto della sua fede e delle sue convinzioni
religiose» 60. E al
capitolo intitolato «Insegnamento ed educazione»
è scritto:
«La storia dell'ebraismo
non si è conclusa con la distruzione di Gerusalemme. Questa
storia ha continuato a svolgersi sviluppando una tradizione
religiosa la cui portata, pur assumendo - crediamo noi - un
significato profondamente diverso dopo Cristo, resta tuttavia ricca
di valori religiosi». |

Commento di Gerhart M. Riegner:
«"Orientamenti e
suggerimenti per l'applicazione della Dichiarazione Nostra Ætate (nº
4)" costituisce il documento più significativo, e in un certo senso
il punto culminante di questo periodo. Gli "Orientamenti"
riaffermano ed estendono l'insegnamento di Nostra Ætate. Allo stesso
tempo, essi enunciano tutto un programma d'azione concernente il
dialogo, la liturgia, l'insegnamento e l'educazione, così come le
attività sociali comuni [...]. Personalmente, ritengo che
questi "Orientamenti" contengano quattro punti fondamentali che
vanno al di là di Nostra Ætate»
61. |

Ecco il secondo e il quarto di questi punti
fondamentali (che si ricollegano ai passi degli «Orientamenti»
appena citati):
«Il secondo principio è che
il dialogo comanda il rispetto per l’altro e soprattutto il rispetto
per la sua fede e per le sue convinzioni religiose [...]. Il
quarto nuovo concetto contenuto negli "Orientamenti" proclama che la
storia dell'ebraismo non si è conclusa con la distruzione di
Gerusalemme, ma è continuata e ha anche sviluppato una tradizione
religiosa assai ricca di valori. Rispetto alla teologia cristiana
tradizionale, questo principio è veramente rivoluzionario
[...]. Nell'insegnamento cristiano tradizionale, gli ebrei
erano rappresentati come il "popolo maledetto" e la loro dispersione
era considerata come la punizione per il rifiuto di Cristo. E qui,
d'un colpo, si dice che la tradizione ebraica "resta tuttavia ricca
di valori religiosi". La storia continua, e voi continuate a
sviluppare la vostra tradizione. Ciò equivale a riconoscere la
tradizione ininterrotta del popolo ebraico come quella di una
comunità vivente attraverso i secoli, con la sua missione. Si tratta
di un passo in avanti molto importante nella concezione cristiana
del giudaismo» 62. |

«La profondità e la
ricchezza nella nostra comune eredità ci si aprono in maniera
particolare nel dialogo amichevole nella collaborazione fiduciosa
[...]. La prima dimensione di questo dialogo, cioè l'incontro tra
il popolo di Dio del Vecchio Testamento, da Dio mai revocato
(Rm 11, 29) 63, e quello
del Nuovo Testamento, è allo stesso tempo un dialogo all'interno
della nostra Chiesa, per così dire tra la prima e la seconda parte
della sua Bibbia». |

Sopra: il 1º
dicembre 2003, il rabbino Marvin Hier ha donato a Giovanni
Paolo II una menoràh per ringraziarlo del suo
appoggio alla religione ebraica (cfr. America, del 15
dicembre 2003). |
 |
«In quanto
all'antichità, sebbene la vostra religione (ebraica)
è la più antica, nondimeno ella non è stata da Dio
fondata per esser perpetua, ma temporale
sino alla venuta del promesso Messia; onde è che, essendo
questo Messia già venuto, ella al presente è religione
morta e riprovata da Dio».
-
Sant'Alfonso Maria
de' Liguori (1696-1787)
Vescovo e
Dottore della Chiesa.
(cfr. A. M.
de' Liguori,
Non può esser vera la religione giudaica, Amicizia
Cristiana, Chieti 2009, pag. 91). |
- «Capitolo I. Insegnamento
religioso ed ebraismo (§ 3): [...] Il Santo Padre, nel
discorso sopra citato e dopo aver di nuovo menzionato il "patrimonio
comune" fra Chiesa ed ebraismo, patrimonio "considerevole",
affermava che, "farne l'inventario in se stesso, tenendo però anche
conto della fede e della vita religiosa del popolo ebraico, così
come esse sono professate e vissute ancora adesso, può aiutare a
comprendere meglio alcuni aspetti della vita della Chiesa". Si
tratta dunque di una preoccupazione pastorale per una realtà sempre
viva, in stretto rapporto con le Chiesa. Il Santo Padre ha
presentato questa realtà permanente del popolo ebraico con una
formula teologica particolarmente felice, nell'Allocuzione
pronunciata per i rappresentanti della comunità ebraica della
Germania Federale (Magonza, 17 novembre 1980): "[...] il
popolo ebraico dell'Antica Alleanza, che non è mai stata revocata».
- «Capitolo IV. Gli ebrei
nel Nuovo Testamento: [...]. I Vangeli sono il frutto di un
lavoro redazionale lungo e complesso [...]. Non è quindi escluso
che alcuni riferimenti ostili o poco favorevoli agli ebrei abbiano
come contesto storico i conflitti tra Chiesa nascente e la comunità
ebraica. Alcune polemiche riflettono le condizioni nei
rapporti tra ebrei e cristiani che, cronologicamente,
sono molto posteriori a Gesù. Questa constatazione resta
fondamentale se si vuole cogliere per i cristiani di oggi il senso
di alcuni testi dei Vangeli». |

Commento di Gerhart M. Riegner a quest'ultimo
passaggio:
«Un altro punto riveste
un'importanza estrema, perché spiega come bisogna comprendere il
testo dei Vangeli. Come si sa, nei Vangeli ci sono numerosi passi
assai negativi, talvolta persino ostili a riguardo degli ebrei.
Questi passi sono all'origine di numerose opere antisemite. Parecchi
libri attualmente in circolazione trattano questo problema. A questo
proposito, il documento del Vaticano del 1985 è fermo e coraggioso.
Esso dichiara che questi testi non sono stati scritti al tempo di
Gesù, ma ben più tardi. Inoltre, essi devono essere letti
nel contesto dello scontro che contrapponeva a quel tempo gli adepti
della nuova religione e le comunità ebraiche. Dunque, queste
polemiche riflettono i rapporti conflittuali tra ebrei e cristiani,
di molto posteriori a Gesù. Questa constatazione è capitale
per i cristiani di oggi che vogliono cogliere il senso di certi
testi evangelici» 65. |

Bisogna riconoscere che il testo romano,
commentato da Gerhart M. Riegner (al quale fa dire più di ciò che
dice), rimette in causa la storicità
dei Vangeli (che sarebbero stati falsificati).
«La religione ebraica non ci è
"estrinseca", ma in un certo qual
modo, è "intrinseca" alla nostra religione. Abbiamo quindi verso di essa
dei rapporti che
non abbiamo con nessun’altra religione. Siete i nostri fratelli
prediletti e, in
un certo modo, si potrebbe dire i nostri fratelli maggiori»
66. |

Sopra: 13 aprile 1986;
Giovanni Paolo II e
il rabbino-capo di
Roma Elio Toaff (1915-2015).
«Penso che la nazione d'Israele, forse più che mai prima d'oggi,
si trovi al
centro dell'attenzione delle nazioni di questo mondo. Attraverso
di essa, voi
siete divenuti una grande voce di allerta per tutta l'umanità,
per tutte le nazioni,
per tutti i poteri di questo mondo, per tutti i sistemi e per
ogni uomo. Più di
chiunque altro, siete diventati questa messa in guardia
salvifica. E io penso che
in questo modo fate progredire la vostra vocazione particolare,
vi rivelate ancora
gli eredi di questa elezione alla quale Dio è fedele. È la
vostra missione nel mondo
contemporaneo davanti ai popoli, davanti alle nazioni e a tutta
l'umanità» 67. |

Sopra: Giovanni Paolo
Paul II, durante la sua visita in Israele nel 2000,
parla con i rabbini
Meir Lau (sinistra) ed Eliahu Bakshi-Doron (destra).
-
(§ 121) «L'Antico Testamento è una parte ineliminabile della
Sacra Scrittura.
I suoi libri sono divinamente ispirati e conservano un valore
perenne, poiché
l'Antica Alleanza non è mai stata revocata».
-
(§ 840) «Del resto, quando si considera il futuro, il popolo di
Dio dell'Antica
Alleanza e il nuovo popolo di Dio tendono a fini analoghi:
l'attesa della venuta
(o del ritorno) del Messia. Ma tale attesa è, da una parte,
rivolta al ritorno del
Messia, morto e risorto, riconosciuto come Signore e Figlio di
Dio, dall'altra è
rivolta alla venuta del Messia, i cui tratti rimangono velati,
alla fine
dei tempi: si ha un'attesa accompagnata dall'ignoranza o dal
misconoscimento
di Gesù Cristo». |


Sopra: i Cardinali Roger
Etcheragay e Joseph Ratzinger accendono le lampade di un candelabro
a sette braccia,
simile ad una menorah,
per chiedere perdono per le sette presunte «colpe» della Chiesa, tra
cui l'antisemitismo.
«Dio dei nostri padri, tu
hai scelto Abramo e la sua discendenza perché il tuo Nome fosse
portato alle genti: noi siamo profondamente addolorati per il
comportamento di quanti nel corso della Storia hanno fatto soffrire
questi tuoi figli, e chiedendoti perdono vogliamo impegnarci in un'autentica
fraternità con il popolo dell'Alleanza». |

-
2 agosto 2002: Con il titolo
Riflessioni sull'Alleanza e la missione, il Comitato
Episcopale americano per gli Affari Ecumenici e
Interreligiosi e il Consiglio Nazionale delle Sinagoghe
e dei Delegati hanno pubblicato una dichiarazione
congiunta i cui principali redattori erano il
Cardinale William Keeler (1931-2017) e il rabbino
Gilbert S.
Rosenthal. Questo testo comprende una
prefazione e due capitoli intitolati Riflessioni
cattoliche romane e Riflessioni ebraiche.
Ecco un estratto dalla prefazione:
«Le riflessioni cattoliche
romane descrivono il crescente rispetto per la tradizione ebraica
sviluppatosi dopo il Concilio Vaticano II. Un approfondimento
dell'apprezzamento cattolico dell'eterna Alleanza tra Dio e il
popolo ebraico, insieme al riconoscimento della missione affidata da
Dio agli ebrei di testimoniare il Suo amore fedele, conducono alla
conclusione che campagne mirate alla conversione degli ebrei al
cristianesimo non sono più teologicamente accettabili nella Chiesa
cattolica». |

Sopra: il
Cardinale William Keeler e rabbi
Gilbert S. Rosenthal.
Ecco un altro passaggio estratto del capitolo
Riflessioni cattoliche romane:
«Anche la Chiesa crede
che l'ebraismo, cioè la risposta fedele del popolo ebraico
all'irrevocabile Alleanza di Dio, è per essi salvifica, in quanto
Dio è fedele alle sue promesse [...]. Così, la Chiesa
cattolica, nel considerare l'azione di salvezza di Cristo il cuore
del processo della salvezza umana per tutti, riconosce che gli
ebrei già sono collocati in una alleanza salvifica con Dio
69 [...]. Ma ora
essa riconosce che anche gli ebrei sono chiamati da Dio a
preparare il mondo al Suo Regno. La loro testimonianza del
regno, che non trae la sua origine dall'esperienza che la Chiesa ha
del Cristo crocifisso e risorto, non deve essere interrotta dalla
ricerca della conversione del popolo ebraico al cristianesimo». |

Sopra: 11 giugno 1999; il Gran Rabbino di Polonia Menachem
Joskowicz redarguisce con arroganza Giovanni Paolo II
ingiungendogli di far
rimuovere l'ultima croce rimasta dentro all'ex campo di
concentramento nazista
Auschwitz, dopo che è stato sloggiato anche il piccolo
Carmelo che sorgeva all'interno dell'ex lager. Ormai
il giudaismo detta legge anche all'interno della Chiesa
cattolica. Anche se ad Auschwitz sono morti tantissimi
cattolici, il simbolo della croce non è gradito. Ecco i frutti del dialogo con i «fratelli
maggiori». |
«Ricorre quest'anno anche il
40° anniversario della promulgazione della Dichiarazione "Nostra
Ætate" del Concilio Ecumenico Vaticano II, che ha aperto nuove
prospettive nei rapporti ebraico-cristiani all'insegna del dialogo e
della solidarietà». |

«Ebrei e cristiani sono
chiamati a lavorare insieme per la guarigione del mondo. Se diamo un
chiaro esempio di fruttuosa collaborazione, la nostra voce nel
rispondere ai bisogni della famiglia umana sarà più convincente». |
«La visita del Papa alla
Sinagoga di Park East il prossimo 18 aprile sarà particolarmente
significativa a causa della data scelta. Per il Papa, fermarsi alla
mia sinagoga alla vigilia della Pasqua (ebraica) è una tappa
alquanto simbolica e molto importante» 70. |

Sopra: Benedetto XVI e
il rabbino Arthur Schneier.
Da parte sua, Benedetto XVI ha dichiarato:
«Cristiani ed ebrei possono
rallegrarsi insieme del senso spirituale profondo della Pasqua
ebraica, come memoriale di libertà e di redenzione. La nostro Pasqua
e la vostra Pesah, sebbene distinte e diverse, ci uniscono in una
comune speranza fondata su Dio e sulla sua misericordia. Esse ci
spingono a cooperare gli uni con gli altri». |

Sopra: 17
gennaio 2010; come il suo predecessore Giovanni Paolo II,
anche Benedetto XVI in visita la sinagoga di Roma e incontra
il Rabbino Capo della comunità ebraica di Roma Riccardo Di
Segni. |
«La Chiesa cattolica è
impegnata in modo irrevocabile sulla strada scelta dal Concilio
Vaticano II in favore di una riconciliazione autentica e duratura
tra i cristiani e gli ebrei». |

Sopra: Benedetto XVI in
visita al Memoriale dell'Olocausto Yad Vashem. Al
suo fianco Shimon Peres, Avner
Shalev, Ruby Rivlin e rabbi Yisrael Meir Lau.
-
12 maggio 2009: Come aveva già
fatto Giovanni Paolo II, il 26 marzo 2000, a
Gerusalemme, Benedetto XVI prega davanti al Muro del
Pianto e infila un foglietto contenente una preghiera
tra le pietre del Muro. Durante questo gesto è
accompagnato da Vescovi e da rabbini.

Sopra: Benedetto XVI
in preghiera al Muro del Pianto.
Dalla conferenza
di Seelisberg (1946) alla preghiera di Benedetto XVI
davanti al Muro del Pianto (2009) sono passati ventitré
anni. Non si può non rimanere colpiti dalla continuità e
dall'efficacia dell'azione ebraica, durante tutto questo
periodo, per «cambiare il pensiero cattolico»,
come scriveva Joseph Roddy sulla rivista Look,
del 23 gennaio 1966.
Inutile dire che Bergoglio, ancora più
ecumenico dei suoi predecessori, ha continuato ad andare nella
stessa direzione...

Sopra: 17 gennaio
2016; Francesco vista la sinagoga di Roma.

Sopra: 26 maggio 2014;
Francesco in visita allo Yad Vashem
bacia la mano a sei
sopravvissuti all'Olocausto.

Sopra: lo stesso
giorno, come è ormai consuetudine, si è recato
al Muro del Pianto
introducendo il solito biglietto di scuse.

Concludiamo questa rassegna con una fotografia più che
eloquente. Sempre durante il suo viaggio in Israele,
trovandosi a colloquio con il rabbino sefardita e quello
aschenazita, Bergoglio ha pensato bene di nascondere il
crocifisso pettorale per non infastidire i suoi
interlocutori. |
Ciò che sembra acquisito
I seguenti punti sembrano ormai parte
integrante dell'«insegnamento» impartito dai vertici della Gerarchia
cattolica:
-
L'Antica Alleanza non è mai stata revocata
71; è dunque essa è sempre in vigore;
-
Il popolo ebraico (il popolo di Dio
dell'Antica Alleanza) è incaricato da Dio, oggi come ieri, di
una missione particolare riguardante i popoli del mondo
72;
-
Non bisogna ricercare la conversione del
popolo ebraico che possiede la sua via di salvezza (che non
passa per Cristo). Questo dato risulta logicamente dal primo
punto.
Come è già stato detto, la Dichiarazione
conciliare Nostra Ætate, nel capitolo dedicato alla religione
ebraica, pur dispiacendosi del fatto che la maggioranza degli ebrei
non abbia accettato il Vangelo, non parla di conversione. E il
documento del 2 agosto 2002 Riflessioni sull'Alleanza e la
missione afferma chiaramente che non bisogna ricercare la
conversione del popolo ebraico: ciò non sarebbe più
«teologicamente accettabile».
Ciò che resterebbe da acquisire
Principalmente tutto ciò che riguarda le leggi
noachidi. Cosa non acquisita, ma di cui si inizia a parlare, come
mostra l'estratto della Dichiarazione del 13 agosto 2002. Per un
cattolico, aderire alla religione noachide comporta rinunciare a
credere nei Misteri della SS.ma Trinità, dell'Incarnazione e della
Redenzione. Ogni indebolimento nell'esposizione e nell'affermazione
di questi Misteri avvicina i cattolici a questa religione. Ora,
simili indebolimenti oggi sono frequenti, particolarmente per ciò
che riguarda la SS.ma Trinità 73.

Sopra: il simbolo della
religione noachide,
definita dai suoi sostenitori
un «monoteismo etico».

IV
CONCLUSIONE
Dopo aver ricordato la dottrina cattolica
tradizionale sul popolo ebraico e sulla religioni giudaica, e
mostrato su quali punti diverse autorità ebraiche si augurano che
questa dottrina sia modificata, abbiamo descritto le tappe del
processo che assicura il passaggio dalla concezione cattolica alla
concezione ebraica. Dei due punti essenziali che gli ebrei
vorrebbero fare ammettere ai cristiani, uno - l'Antica Alleanza non
sarebbe mai stata revocata - sembra ormai acquisito.
L'altro punto -
l'obbligo di praticare le leggi noachidi - inizia ad essere
presentato qua e là. L'operazione così condotta mira a far cambiare
la teologia cattolica dagli stessi uomini di Chiesa. Si tratta di un
aspetto della «rivoluzione in tiara e cappa» annunciato nel
1819 dall'alta Massoneria italiana denominata
Alta Vendita
nelle sue Istruzioni Segrete 74.
Occorre ora vedere dove conduce il punto che sembra già acquisito
(la perennità dell'Antica Alleanza) 75.

Sopra: l'8 gennaio 2019, a Casa Nathan, si è svolto un
incontro tra Stefano Bisi, Gran Maestro del Grand'Oriente d'Italia,
e Riccardo Di Segni, Rabbino Capo della Comunità ebraica romana. Tra
i temi trattati c'è stato anche il cosiddetto «complotto
giudaico-massonico», un'accusa di cui si sarebbe resa responsabile
alla fine dell'800 La Civiltà Cattolica, la prestigiosa
rivista dei gesuiti, le cui bozze venivano corrette dal Sommo
Pontefice del tempo (Leone XIII).
|
Sul piano logico
Per i cattolici, ammettere che l'Antica
Alleanza non è mai stata abrogata comporta l'ammettere l’esistenza,
in parallelo, di due religioni, entrambe salvifiche, una che
rifiuta la divinità di Cristo, l'altra fondata su di essa. Per gli
ebrei, ammettere che l'Antica Alleanza non è mai stata abolita
conduce ad ammettere l'esistenza, in parallelo, di due religioni: la
religione ebraica per il popolo ebraico, popolo sacerdotale,
e la religione cattolica riformata sull'ideale ebraico, e dunque una
religione per i non-ebrei che hanno abbandonato i tre Misteri su cui
si fonda la fede cattolica: la SS.ma Trinità, l'Incarnazione e la
Redenzione.

Sopra: se
l'Antica Alleanza non è mai stata abrogata è chiaro che (per
i cattolici) esistono due popoli eletti (per gli ebrei ne
esiste uno solo: il loro). E infatti, il cappuccino Walbert
Bühlmann ha giustamente intitolato il suo libro I popoli
eletti (1988). Siamo in piena eresia! |
Sul piano pratico
Credere nella perennità dell'Antica Alleanza
conduce necessariamente a credere che ci si può salvare anche senza
credere nei Misteri della SS.ma Trinità, dell'Incarnazione e della
Redenzione. Un tale errore rischia di spingere molti cattolici ad
accettare la soluzione noachide che ben presto verrà loro proposta
in tutti i modi. Altra conseguenza più immediata. Non essendo
destinata agli ebrei, la verità cattolica non dovrebbe essere loro
presentata.
Ora, come ha osservato l'ebrea convertita Judith Cabaud,
«il vero antisemitismo consiste nel non dir loro questa verità»
76. Per non rendersi colpevoli di un
tale antisemitismo, per non essere tentati da un'apostasia di tipo
noachide, e, semplicemente, per non essere obbligati ad accettare
logicamente una posizione insostenibile, bisogna assolutamente
rifiutare questa falsa idea secondo cui l'Antica Alleanza non
sarebbe stata revocata. La cosa è facile da spiegare; e, per quelli
che l'hanno compresa, è un dovere spiegarlo a coloro che li
circondano.

Sopra: Judith Cabaud.
E concludiamo con questa bella preghiera
indulgenziata da Leone XIII (1810-1903) e da San Pio X
(1835-1914):
«Dio di bontà, Padre di
misericordia, Vi supplichiamo per il Cuore Immacolato di Maria, per
l'intercessione dei Patriarchi e dei Santi Apostoli, di volgere uno
sguardo di compassione ai resti d'Israele affinché essi conoscano il
nostro unico Salvatore Gesù Cristo e abbiano parte alle grazie
preziose della Redenzione. Signore, perdonateli perché non sanno
quello che fanno»! |


Note
1
Traduzione dell'originale francese
Le catholicisme
revu et corrigé par la Synagogue (Action Familiale et Scolaire,
2ª edizione, giugno 2009), a cura di
Paolo Baroni.
Sito web Action Familiale et Scolaire:
https://www.afs.ovh/
2
Secondo la dottrina tradizionale della Chiesa, l'Antica Alleanza è
stata sostituita dalla Nuova. Questo punto di dottrina viene spesso
chiamato da coloro che la contestano «teologia della sostituzione».
3
Cfr. Mons. C.-L. Gay,
Elévations sur la vie et la doctrine de Notre Seigneur Jésus-Christ
(«Elevazioni sulla vita e sulla dottrina di Nostro Signore Gesù
Cristo»), 31ª elevazione.
4
Ricordiamo che Israele (in senso carnale, quello qui utilizzato)
designa la discendenza di Giacobbe, detta anche «popolo ebraico».
5
Cfr. A. Santogrossi,
L'Évangile prêché à Israël («Il Vangelo predicato a
Israele»), pag. 8.
6
Cfr. D. Granville,
Le mystère d'Israël et la tentative de judaïsation du catholicisme
(«Il mistero d'Israele e il tentativo di giudaizzazione del
cattolicesimo»), Action Familiale et Scolaire, 1986, pag. 29.
7
Cfr. Card. J. Daniélou,
«L'Église devant le judaïsme» («La Chiesa di fronte
all'ebraismo»), in Le Figaro, del 28-29 aprile 1973. Articolo
che analizza un documento del Comitato Episcopale Francese per le
Relazioni con l'Ebraismo, diffuso il 16 aprile 1973 e intitolato
«Orientations pastorales destinées à mettre en oeuvre pour la France
les directives de la Déclaration "Nostra Ætate" du Concile Vatican
II» («Orientamenti pastorali destinati a mettere in atto per la
Francia le direttive della Dichiarazione "Nostra Ætate" del Concilio
Vaticano II). Daniélou, un gesuita, era un progressista, ma contestò
la nuova dottrina sull'ebraismo.
8
Cfr. D. Judant,
Judaïsme et christianisme («Ebraismo e cristianesimo»), pag.
104.
9
Cfr. D. Judant, Les
deux Israël («I due Israele»), pag. 89.
10
Ibid., pag. 110. Quando si designa la Chiesa con l'espressione
«Nuovo Israele», si utilizza la parola «Israele» in senso spirituale
e non carnale.
11
Il testo contiene una citazione dal profeta Geremia (Ger 31,
31-34).
12
Cfr. Dom P. Delatte,
Les épîtres de Saint Paul replacées dans le milieu historique des
Actes des Apôtres («Le Lettere di San Paolo ricollocate
nell'ambiente storico degli Atti degli Apostoli»), vol. II, pagg.
376-381.
13
Cfr. Dom P. Delatte,
op. cit., pagg. 380-381. Aggiungiamo questa osservazione
estratta dal già citato articolo del Cardinale Daniélou, pubblicato
da Le Figaro, del 28-29 aprile 1973: «Scrivere che "la
prima Alleanza non è stata resa caduca dalla Nuova" equivale a
confondere tutto. Che cosa significano allora i termini di Antica e
Nuova Alleanza, di Antico e di Nuovo Testamento? Gli ebrei sono più
coerenti quando si rifiutano di utilizzare questi termini, perché,
per essi, non c'è che un'Alleanza. Ma parlare di Nuova Alleanza
equivale a dire che l'Antica è superata. Dire che l'Antica Alleanza
non è caduca, in quanto è "la radice, la sorgente, il fondamento e
la promessa”, significa giocare con le parole. Proprio perché essa è
la promessa che implica il compimento».
14
Cfr. D. Judant,
Jalons pour une théologie chrétienne d'Israël, pag. 51.
15
Ibid., pag. 64.
16
Cfr. D. Judant, Les
deux Israël, pag. 76.
17
Cfr. M. Beaumont, «Dialogue
judéo-chrétien contre foi catholique» («Dialogo
ebraico-cristiano contro la fede cattolica»), in Fideliter,
n° 151, gennaio-febbraio 2003, pag. 9.
18
Cfr. D. Judant,
Judaïsme et christianisme, pagg. 263-271.
19
Cfr. D. Judant,
Jalons pour une théologie chrétienne d'Israël, pag. 83.
20
È noto che la parola «incontro» è il vocabolo con cui i greci
celebrano questa festa (nota di Mons. Charles Louis Gay).
21
Rm 10, 4.
22
«Magnus... sæclorum nascitur ordo» (Virgilio,
Eglog., IV).
23
Cfr. Mons. C.-L. Gay,
op. cit., 20ª elevazione.
24
Il Dictionnaire encyclopédique du judaïsme fornisce per la
parola «sinagoga» la
seguente definizione: «Istituzione religiosa centrale del
giudaismo; luogo destinato alla preghiera pubblica e ad altre
attività religiose e comunitarie». Attribuiremo a questo
vocabolo il primo di questi significati: «Istituzione religiosa
centrale del giudaismo», detto anche giudaismo organizzato
(l'espressione «giudaismo organizzato» è utilizzato da G. M.
Riegner nel suo libro Ne jamais désespérer di cui parleremo
in seguito. Vedi la nota nº 30 a pag. 19, e la citazione di G. M.
Riegner a pag. 20.
25
Vedi a questo proposito il libro di P. J.
Meinvielle, Les
juifs dans le mystère de l'histoire («Gli ebrei nel mistero
della Storia»), e in particolare le pagg. 17-21.
26
Commento del Messale di dom Gaspar Lefebvre (1940) per il lunedì
della quarta settimana di Quaresima.
27
La Parusia è la seconda venuta gloriosa di Cristo alla fine dei
tempi.
28
Cfr. D. Judant,
Jalons pour une théologie chrétienne d'Israël, pagg. 83-84.
29
A questo riguardo, sono reperibili dati di grande interesse nei
seguenti documenti:
- Opuscolo di Michel Laurigan
L'Église et la Synagogue depuis Vatican II, (Éditions du Sel,
Couvent de la Haye-aux-Bonshommes), che riproduce, con molti
supplementi, un articolo apparso sul n° 46 (Autunno 2003, della
rivista Le Sel de la terre). Attingeremo abbondantemente a
questo opuscolo nelle pagine che seguono.
- Libro di Gerhart M. Riegner Ne
jamais désespérer, Éditions du Cerf, 1999. Negli anni '60-'90,
Riegner sostenne un ruolo di primo piano nelle discussioni con la
Santa Sede relative alle relazioni tra ebrei e cristiani; ruolo di
cui parla nel capitolo IV del suo libro (un centinaio di pagine).
30
Cfr. G. M. Riegner,
op. cit., pag. 351.
31
Rabbino di Livorno, uno dei maestri del pensiero ebraico
contemporaneo, Benamozegh è l'autore del libro Israël et l'humanité
(«Israele e l'umanità»), pubblicato a Parigi nel 1914 e
ripubblicato, in una versione abbreviata, nel 1961 dall'Editore
Albin Michel.
32
«Se il cristianesimo acconsente a riformarsi sull'ideale ebraico,
sarà sempre la vera religione dei popoli gentili» (cfr. E.
Benamozegh, op.
cit., pag. 18).
33
- Religione mosaica:
essa è fondata principalmente sulla Toràh. Toràh è il
nome che gli ebrei danno al Pentateuco, i primi cinque libri
della Bibbia, e più specialmente alla Legge di Mosé. Il giudaismo
mosaico non è che un relitto (vedi il testo di D.
Granville, op. cit.,
pag. 9)
-
Religione talmudica:
essa si fonda principalmente sul Talmud, composto dal libro
della Mishnah, completato dai commenti, chiamati Gemarah,
e stabilito dalle scuole ebraiche di Palestina e di Babilonia. Ecco
le definizioni fornite dal Dictionnaire Le Robert della
Mishnah e del Talmud: «Mishnah o Michna. Nel
giudaismo, compilazione degli insegnamenti e delle decisioni di un
certo numero di rabbini (tanniam, "insegnanti"), interpretando la
Toràh». «Talmud. In ebraico "Insegnamento". Vasta opera
ebraica che si presenta come un commento della Mishnah e che mira a
dare un insegnamento completo e delle regole da seguire nella vita
religiosa e civile degli ebrei».
34
Ricordiamo che gli israeliti sono chiamati gentili i non-ebrei
(cristiani e pagani).
35
35 Nel vocabolario ecclesiastico di un tempo, la parola «noachide»
designava i discendenti di Noè, e il termine «noachico» ciò che si
riferisce a Noè. Oggi, si utilizza «noachide» in quest'ultimo senso.
36
Cfr. G. M. Riegner,
op. cit., pag. 417.
37
È forse necessario far notare che la nozione stessa di «cambiamento
di dottrina» non è cattolica? La Chiesa non può rinnegare ciò che ha
insegnato per duemila anni senza ammettere intrinsecamente che essa
non è indefettibile, che può sbagliare e ha sbagliato.
38
Vedi a questo proposito G. M.
Riegner, op. cit., pag. 452. dove si dice: «La
permanenza d'Israele (a differenza di tanti popoli antichi che sono
scomparsi senza lasciare traccia) è un fatto storico e un segno da
interpretare nel piano di Dio. In ogni caso, bisogna sbarazzarsi
della concezione tradizionale del popolo punito, conservato come
l'argomento vivente per l'apologetica cristiana. Esso resta il
popolo eletto».
39
Esponiamo qui le concezioni ebraiche su ciò che i cristiani
dovrebbero credere, il che non è necessariamente coerente con la
religione talmudica. Ecco a questo proposito un'osservazione
dell'ebreo Israël Shahak nel suo libro Histoire juive, religion
juive. Le poids de trois millénaires («Storia ebraica, religione
ebraica. Il peso di tre millenni»), pag. 73: «Non tratterò in
dettaglio che la più importante di queste illusioni popolari: l’idea
che la religione ebraica è, ed è sempre stata, monoteista
[...]. Questo opinione non storica è completamente erronea».
40
Introduzione civile e legale degli ebrei in seno alle società
cristiane; si produsse in Europa alla fine del XVIII secolo e nella
prima metà del XIX.
41
Cfr. M. Laurigan,
op. cit., p.35.
42
Espressione del Cardinale Jean-Marie Lustiger (1926-2007). Vedi M.
Laurigan, op. cit.,
pag. 23.
43
Il noachismo non sembra unicamente riservato all'«area cristiana».
I musulmani scrutano con interesse questa mutazione della religione
cattolica. È possibile leggere on line uno studio (di 27
pagine) che alcuni islamici hanno redatto, intitolato Le
Noachisme et les sectes occultes («Il noachismo e le sètte
occulte); nota di Michel Laurigan.
44
Cfr. M. Laurigan,
op. cit., pagg. 35-36.
45
Cfr. E. Benamozegh,
op. cit., pag. 18.
46
Da un discorso di Jacob Kaplan, Gran Rabbino di Francia, nel corso
di un dialogo con Padre Daniélou avvenuto il 10 febbraio 1966 al
Teatro degli Ambasciatori a Parigi (cfr. M.
Laurigan, op. cit.,
pag. 3).
47
Éditions du Cerfe, 1993.
48
In realtà, questo passo della Genesi, non contiene che il
divieto di omicidio e quello di consumare la carne di un animale con
il suo sangue. Si tratta dunque di un'interpretazione talmudica di
questo passo biblico.
49
Dichiarazione redatta dal Comitato Episcopale Americano per gli
Affari Ecumenici e Interreligiosi e dal Consiglio Nazionale delle
Sinagoghe e dei Delegati. Essa comprende una prefazione e due
capitoli: «Riflessioni cattoliche romane» e «Riflessioni
ebraiche».
50
«Storico francese assai noto, Jules Isaac era un ebreo
assimilato. Per più di trent'anni, e fino alla guerra, il suo
manuale di Storia, conosciuto con il nome "Mallet et Isaac", fu il
libro scolastico più popolare in Francia. Isaac era abbastanza
lontano dall'ebraismo e non si preoccupava in modo particolare delle
sue origini semite. Poi la Shoah, la "catastrofe", si è abbattuta su
di lui. Sua moglie e sua figlia furono deportate. La sua disgrazia
personale portò Jules Isaac a scrivere un libro, Jésus et Israël,
un'opera in cui esaminava le sorgenti dell'antisemitismo moderno. Il
libro è stato scritto durante il periodo in cui Isaac era obbligato
a vivere nella clandestinità per sfuggire alla deportazione. Egli
giunse alla conclusione che l'insegnamento cristiano ha fornito le
basi all'antisemitismo moderno» (cfr. G. M.
Riegner, op. cit.,
pag. 353).
51
Il testo di questi dieci punti è riprodotto in M.
Laurigan, op. cit.,
pag. 54.
52
Cfr. M. Laurigan,
op. cit., pag. 361.
53
Il Cardinale Bea era all'epoca presidente del Segreteriato per
l'Unità dei cristiani. I negoziati che intavolò con le autorità
ebraiche erano segreti e divennero di dominio pubblico per la prima
volta grazie alla rivista americana Look (del 25 gennaio
1966) che pubblicò un articolo intitolato «Come gli ebrei hanno
cambiato il pensiero cattolico».
54
Cfr. M. Laurigan,
op. cit., pag. 361.
55
Ibid., pag. 382.
56
Cfr. L. de Poncins,
Le problème juif face au Concile («Il problema ebraico di fronte
al Concilio»), pag. 5.
57
Ibid., pag. 20.
58
Fortunatamente, i documenti consegnati ai Padri conciliari da Léon
de Poncins e da altri autori (in particolare da Maurice Pinay,
autore del libro Il complotto contro la Chiesa) esercitarono
una certa influenza.
59
Cfr. G. M.
Riegner, op. cit.,
pag. 417. Vedi più sopra la confutazione di tale tesi da parte
dell'ebrea convertita Denise Judant.
60
In questa definizione, si ritrova il principio liberale del rispetto
per l'errore.
61
Cfr. G. M.
Riegner, op. cit.,
pag. 420.
62
Ibid., pagg. 420-421.
63
«Die erste Dimension diesis Dialogs, nämlich die Begegnung
zwischen dem Gottesvolk dei von Gott nie gekündigten Alten Bundes».
64
Cfr. Documentation catholique, n° 1900, 21 luglio 1985.
65
Cfr. G. M.
Riegner, op. cit.,
pag. 428.
66
Allocuzione di Giovanni Paolo II alla Sinagoga di Roma, 13 aprile
1986.
67
Il testo di questo discorso è presente nel già citato libro di G. M.
Riegner.
68
Tra i sette peccati commessi dalla Chiesa figurava anche una
«confessione delle colpe nei rapporti con Israele».
69
Se «gli ebrei già sono collocati in una alleanza salvifica con
Dio», e se quindi l'Antica Alleanza è ancora in vigore ed è
salvifica, oggi come ieri, il popolo ebraico non avrebbe bisogno di
Cristo per salvarsi.
70
Il testo originale inglese di questo discorso è reperibile alla
pagina web
http://www.newsday.com/news/local/newyork/ny-lipope0404,0,3344730.story
71
Cfr. Catechismo della Chiesa cattolica, n° 121.
72
Discorso di Giovanni Paolo II, luglio 1987.
73
A titolo di esempio, ricordiamo la soppressione, nella nuova messa
di Paolo VI, di molti richiami al Mistero della SS.ma Trinità che
figurano nella Messa tridentina.
74
Ecco il testo da cui è stata estratta l'espressione: «Avrete
predicato una rivoluzione in tiara e cappa, camminando con la croce
e la bandiera, una rivoluzione che non avrà bisogno se non che di
essere un po' spronata per mettere il fuoco ai quattro lati del
mondo». Testo citato da J.
Crétineau-Joly, L'Église
romaine en face de la Révolution («La Chiesa romana di fronte
alla Rivoluzione»), vol. II, pag. 78. In realtà, questa
«rivoluzione in tiara e cappa» non può essere vittoriosa; la
cosa è evidente perché la Chiesa è divina, procede dallo Spirito
Santo e beneficia del suo appoggio in modo tale che «le porte
dell'inferno non prevarranno contro di essa».
75
Cfr. Catechismo della Chiesa cattolica, n° 121.
76
Cfr. L'Homme Nouveau, del 2 febbraio 2003.
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