«Lo yoga è un metodo sperimentale per realizzare
l'uomo-Dio».
-Mircea Eliade
(1897-1986), storico delle religioni
(cfr. Tecniche dello Yoga, Boringhieri,
2013, pag. 204).
Da qualche anno lo yoga si sta sempre più
diffondendo in Occidente, tanto che ormai anche nei piccoli centri
della nostra penisola vi sono palestre in cui si pratica questa
disciplina. Secondo siti web di tendenza e riviste patinate, questa
che viene presentata come una semplice tecnica di rilassamento,
porterebbe una miriade di benefici: dalla riduzione dello stress al
miglioramento dell'equilibrio interiore, dal potenziamento del tono
muscolare all'aumento della capacità di concentrazione, e chi più ne
ha più ne metta.
A diffondere quella che ormai è diventata
indubbiamente una moda hanno contribuito anche numerose star del
mondo dello spettacolo che con sempre maggior frequenza pubblicano
foto in cui assumono le posture tipiche di questa tecnica. E se su
Internet si fa una semplice ricerca per immagini digitando la parola
«yoga», difficilmente salteranno fuori foto di vecchi guru indiani
con le barbe lunghe e i capelli unti. Compariranno invece quasi
esclusivamente foto di belle ragazze, giovani e snelle, dietro alle
quali spesso si intravvedono scenari naturali mozzafiato,
specialmente al tramonto o all'alba.
Ma è davvero tutto oro quel che luccica? Siamo sicuri
che lo yoga sia solo un metodo di rilassamento? Siamo davvero certi
che non ci sia alcuna controindicazione? Lo yoga può comportare
problemi a livello spirituale? E cosa dire della meditazione
trascendentale, che in molti casi ad esso viene associata?
Anche Sting pratica da anni lo
yoga. A destra, una immagine tipica di quelle
presenti nelle pagine web che
trattano di questo argomento.
Partiamo innanzitutto da un fatto incontestabile,
anche se non sempre pienamente compreso: lo yoga è prima di
tutto un'antica pratica religiosa orientale, non una forma di
ginnastica. Si tratta di una tecnica finalizzata all'annullamento di
sé, ad allontanarsi dal mondo, visto come mera illusione e fonte di
sola sofferenza.
«Le pratiche dello yoga potrebbero risalire alla civiltà di
Mohenjo-daro, cioè al mondo proto-dravidico che gli ariani
incontrarono quando invasero l'India, circa quattromila
anni fa. Questo yoga arcaico, che cerca una salvezza
individuale nella solitudine, ha pochi punti in comune con
la tradizione del veda importato dagli ariani. Nonostante
ciò lo yoga riuscirà non solo a
perdurare, ma sarà pienamente integrato nell’induismo.
Benché non sia essenziale nel buddismo, vi
mantiene un posto importante in quanto disciplina
raccomandabile.
Gli scritti sparsi riguardanti la disciplina
dello yoga furono raccolti per iscritto nei
primi secoli della nostra era sotto forma di sutra
[aforismi], tradizionalmente attribuiti a Patanjali
[...].
Lo yoga si afferma come un'arte rigorosa di
liberazione individuale spirituale in grado di condurre al
godimento dell'Assoluto nell'esperienza del samadhi [unione
del praticante con l’oggetto su cui medita]. Si radica in
una concezione antropologica secondo la quale la dimensione
spirituale del nostro essere, il purusha, è prigioniera del
mondo dell'esperienza empirica, prakriti, mondo volubile,
instabile e alla fine deludente. Così la confusione di
questi due livelli sarà la causa di tutte le nostre
sofferenze. Lo yoga ha quindi come mira
essenziale quella di liberare in noi l'essere
spirituale dagli elementi di natura materiale e di
restituirlo, così, al suo isolamento e alla
sua purezza originali.
Diretto dal suo guru – l’indispensabile
maestro spirituale che gli insegnerà come purusha è innestato in prakriti – l'adepto
avanza sul cammino degli otto anga,
cioè delle otto tappe che egli deve integrare in modo
progressivo al fine di arrivare all'illuminazione. Si tratta
quindi di un'autoliberazione sotto la guida di un maestro
esperto.
I due primi anga: lo yama e il niyama
presentano le prescrizioni morali, le regole di igiene e di
ascesi indispensabili alla padronanza dei desideri.
I due seguenti consistono in esercizi fisici
e psicofisiologici: le asana che, come abbiamo detto, sono un
insieme di posture che devono condurre ad un perfetto
dominio del corpo; il pranayama, o controllo del respiro,
che mira ad approfondire la respirazione e a rallentare
progressivamente il suo ritmo, fino a sospenderlo più o meno
a lungo, poiché il samadhi non
si raggiunge se non in stato di quasi inattività
respiratoria. Le ultime quattro fasi sono quelle del fissare
i pensieri della meditazione e, infine, i due livelli della
contemplazione identificante
[...].
La prima tappa di questa terza parte consiste
nel pratyahara o raccoglimento. Lo spirito si
ritira da ciò che è oggetto dei sensi, rifiuta di ricevere
qualunque cosa delle realtà sensibili. L'attività mentale è,
anch'essa, sospesa persino nella sua funzione di astrazione
di giudizio. Più nessuna idea, più nessun
giudizio, il mondo
sembra una tavola fredda e muta, senza significato.
Questa retrazione dei sensi e dello psichismo
saranno favoriti e prolungati nel dharana o concentrazione.
L'adepto fissa
la sua attenzione su un oggetto reale qualunque o su un
oggetto fittizio (un'immagine evocata in spirito). Può,
inoltre, ripetere un mantra ricevuto dal suo guru, mantra
che egli ripete fino all’infinito fino a che l'attenzione
focalizzata giunge a produrre l'arresto delle onde mentali.
L'adepto giunge alla meditazione continua o
dhyana che, in giapponese si tradurrà con
zen.
Infine, quando lo spirito si perde nel suo
oggetto, colui che medita raggiunge il
samadhi o "totale fissazione
dello spirito sull’oggetto". Questo è stato considerato il
coronamento di tutti gli sforzi dell’asceta»1.
Queste
spiegazioni sono tratte dal libro-intervista Da Cristo al Guru
andata e ritorno (a
cui rimandiamo per un esame più approfondito della materia), scritto daPadre Joseph-Marie
Verlinde,
un sacerdote
di origine belga, dottore in Filosofia e Teologia, oggi Priore della
Comunità Monastica della Famiglia di San Giuseppe in Francia, di cui
è il fondatore.
Giovane ricercatore in chimica nucleare, nel 1968
Jacques Verlinde all'età di vent'anni, iniziò ad avvicinarsi alle
pratiche ascetiche orientali, la meditazione trascendentale e lo
yoga. Divenne prima discepolo e poi segretario personale di
Maharishi Mahesh Yogi (1918-2008), il famoso guru dei
Beatles che aveva introdotto in Occidente la meditazione
trascendentale. Con Maharishi girò il mondo e passò con lui quattro
anni negli Ashrams dell'Himalaya, dove approfondì sia
l'induismo che il
buddhismo.
Padre Joseph-Marie
Verlinde e il suo libro Da Cristo al Guru andata e ritorno.
Maharishi Mahesh Yogi
(al centro), John Lennon e Paul McCartney (a sinistra),
George Harrison,
l'attrice Mia Farrow e il cantautore Donovan (a destra).
Ad un certo punto
Jacques Verlinde entrò in crisi e sentì il desiderio di ritrovare
Gesù Cristo. Nel 1974 tornò a Bruxelles, dove iniziò a frequentare
un gruppo di persone che sembrava potessero dare delle risposte ai
suoi dubbi. In realtà, dopo un po' di tempo costoro si rivelarono
seguaci di dottrine esoteriche:
«Sembravano al
corrente di alcune concezioni propagate dall'induismo,
facendo riferimento ai Vangeli. Così mi sono fidato di
questo gruppo che si dichiarava cristiano. Era molto
interessante perché mi parlavano del cristianesimo...
d'altronde... quante chiacchiere mi hanno detto sul Vangelo!
A bizzeffe! Poi mi parlavano anche di energia (questo mi
ricordava l'India), di reincarnazione. Senza saperlo
ero entrato in una scuola esoterica,
una scuola cristica, ma per niente cristiana. Così abbiamo
cominciato con queste dottrine esoteriche, con molta
prudenza, per non mostrarmi le incompatibilità con il
cristianesimo. Poi abbiamo deviato nell'occultismo. Al
giovane convertito viene detto che il Signore gli aveva dato
dei doni straordinari e che doveva, nel nome dell'obbedienza
al Vangelo, metterli al servizio del prossimo. Ed eccomi
imbarcato nelle pratiche occulte, nell'ambito
che oggi chiameremo le "energoterapie", cioè
manipolare le energie occulte per ottenere delle guarigioni.
Ho fatto amicizia con un naturopata e al suo
contatto scoprii che le tecniche orientali avevano
sviluppato in me una forte medianità, che mi invitava
a sfruttare utilizzando le forze occulte, con le
quali potevo mettermi in comunicazione senza difficoltà.
Avevo ripreso un'attività professionale, ma le sedute di
guarigione prendevano la maggior parte del mio tempo libero.
Vedevo delle cose spettacolari, operavamo anche a distanza,
sbloccavamo delle occlusioni nasali senza toccare nulla,
solo con il lavoro occulto. Le persone sono guarite da
questo tipo di pratiche? No, c'è uno
spostamento dei sintomi, ma anche questo l'ho scoperto
molto dopo. Quante volte vediamo che una persona riceve una
guarigione occulta: il sintomo sparisce, ma dopo quindici
giorni c'è un altro sintomo.
E così ritorna alla seduta e il
sintomo sparisce di nuovo, e così via. Invece di riflettere
usando il buon senso: "Ma guarda, è strano... Se devo
ritornare dal mio medico ogni quindici giorni, c'è qualcosa
che non va! E di solito cambio medico! Invece no,
progressivamente c’è un'alienazione della libertà, c'è un
legame che si instaura. L'uomo non avrebbe nessun
potere sulle cose occulte, senza la collaborazione
con le entità che governano la cosa occulta sulla quale
lavora.
Entità viene dal latino entitas, che vuol dire "qualcosa che
esiste". Noi nelle nostre tradizioni parleremo di demoni»2.
Abbiamo riportato
questo estratto da una sua videointervista poiché la sua
testimonianza è particolarmente preziosa, visto che ha avuto modo di
sperimentare gli errori e i pericoli comuni sia alle dottrine
orientali che all'esoterismo, abbandonandoli definitivamente con
l'aiuto di un esorcista e comprendendo alla fine che l'unica verità
risiede solamente in Gesù Cristo e nella fede cattolica. Non sono
pochi infatti quelli che iniziano con lo yoga e la
meditazione, ma poi un po' alla volta, quasi senza rendersene conto,
finiscono per entrare nel mondo dell'occultismo.
Come
racconta Padre Verlinde e come del resto confermano molti «maestri»
orientali, queste tecniche possono portare a sviluppare particolari
poteri medianici, specie dopo l'apertura dei chakra
(ipotetici punti energetici situati lungo la spina dorsale) e
l'attivazione di una particolare energia, la kundalini,
spesso simboleggiata da un serpente avvolto alla base della
colonna vertebrale.
Di solito, molte persone si approcciano allo
yoga e alla meditazione per curiosità ma anche con molta
leggerezza. Quando poi si tira in ballo la possibilità di migliorare
l'efficienza della pratica sessuale tramite il risveglio della
kundalini, per molti l'attrazione diventa irresistibile. E a chi
inizia a praticare yoga raramente vengano raccontati gli
inquietanti risvolti negativi.
I chakra e la
kundalini.
- «Si
tratta di magia?
-
In una certa maniera. Gli indù conoscono quelli che potremmo
chiamare poteri occulti, siddhis in sanscrito, che l'adepto
acquisisce spontaneamente a mano a mano che la kundalini,
salendo, attiva i chakra.
Patanjali censisce trentacinque siddhis che suddivide in
nove grandi siddhis superiori, otto poteri mediani e
diciotto poteri minori. Tra i maggiori si cita il potere, in
una forma minima, di diventare leggeri come una piuma
(levitazione) o di accrescere a volontà il proprio peso, di
essere presenti in qualunque luogo (bilocazione), di
diventare invisibili, di entrare nel corpo di un altro, di
materializzare oggetti. Ciascuno di questi siddhis è da
mettere in rapporto ad un chakra particolare. Così il potere
di levitazione è legato all’apertura del chakra del coccige,
la capacità di camminare sui carboni ardenti implica
l'apertura del centro solare, la lettura del pensiero degli
altri e l’agire a distanza sono legati all’attività del
chakra cardiaco; la conoscenza del passato e del futuro al
centro laringeo, la chiaroveggenza al centro frontale,
ecc....
-
Parecchi dei poteri che lei ha elencato si ritrovano nel
contesto dello sciamanismo…
-
Sicuro! Avremo l’occasione di ritornarci, ma diciamo
semplicemente che tutti i poteri occulti, non importa quale
sia la loro origine, implicano una facoltà medianica da
parte di colui che li esercita, cioè l’apertura di un certo
livello di energia, la cui padronanza condiziona il potere.
Gli
sciamani sovente utilizzano piante allucinogene che
favoriscono la paralisi momentanea della coscienza oggettiva
inducendo a stati di trance medianica. Anche Patanjali
menziona – ma non raccomanda – la possibilità di utilizzare
tali piante per svegliare i
chakra.
- A
che livello si situerebbe l'azione dei siddhis?
-
Certamente non a livello del corpo fisico. Per lo yoga
tantrico, l’uomo è fornito di "veicoli" (koshas) o, se si
preferisce la terminologia esoterica, di corpi più "sottili"
del corpo fisico. L'apertura di un chakra significherebbe
l'accesso a uno di quei corpi sottili, una specie di "copie
energetiche" del corpo fisico. Ci sarebbe, quindi, un certo
numero di corpi – all'inizio sette, ma il numero cambia
secondo le tradizioni – di energia sempre più sottile, dal
corpo fisico fino al livello più elevato, ultima
differenziazione in seno all'"energia primordiale" divina. I
siddhis si otterrebbero con la padronanza dell'agire a
livello di questi involucri. Tuttavia, siccome a ogni piano
corrisponde uno stato di coscienza che mantiene colui che
esercita i siddhis nell'illusione dell’io personale, i
veri maestri spirituali mettono severamente in guardia i
loro discepoli contro l'esercizio di questi poteri
che costituiscono temibili ostacoli nel cammino verso la
"liberazione". Ramakrishna invitava a evitare i
siddhis come si evita il fango perché colui che fissa in
essi il suo spirito vi affonderà come nelle sabbie mobili.
E Swami Vivekenanda diceva (cito a memoria): "Non
giocate all’apprendista stregone: libererete
forze che non potrete più controllare"»!
Sopra:
Swami Vivekenanda.
-
Che genere di forze?
-
Innanzitutto le forze o energie occulte stesse. Per il
tantrismo, la kundalini è, prima di tutto, l'energia
sessuale. Cerchi di capire: l'energia occulta responsabile
del dinamismo vitale della genitalità. La funzione dei
chakra consisterebbe nel far circolare questa energia tra i
differenti corpi sottili. Ma questa dinamica sessuale ha dei
pericoli; può essere praticata solo sotto la guida di un
maestro e dagli yogi che abbiano perfettamente integrato le
prime due tappe del percorso, yama e niyama e che abbiano,
dunque, raggiunto un perfetto dominio di sé e purezza di
cuore. Una
brutale risalita della kundalini,
provocata da una pratica non controllata delle tecniche
dello yoga, può comportare problemi psicologici gravi
o turbe mentali talvolta irreversibili. Tutti gli
insegnamenti tradizionali insistono sul pericolo per la
salute fisica e mentale dell'apertura indebita dei
chakra.
Il serpente della kundalini.
Ma bisogno aggiungere un altro avvertimento che
viene dai maestri, che turba di più ed è senza dubbio più
inquietante: la possibilità, per l’avventuriero
presuntuoso, di essere "infestato" da
"entità
spirituali" inferiori che approfitterebbero dello
stato di medianità indotto dall’apertura dei chakra,
per agire sui corpi sottili risvegliati in modo
incontrollato. Senza approfondire oltre questo problema,
notiamo semplicemente che, nell'induismo, queste "entità"
sono nominate nel contesto di un severo avvertimento contro
l'uso dei poteri che sviano l'adepto dalla finalità del
cammino che ha intrapreso»3.
Non
si pensi che queste siano delle semplici esagerazioni di un
fanatico cattolico. Si tratta di pericoli reali. A comprova
di ciò dovrebbe far riflettere il fatto che lo yoga
venne introdotto in Occidente dagli occultisti. Tanto
per fare un nome,
Alesteir Crowley (1875-1947), il famoso mago nero
che evocava demoni, suggeriva di praticare sacrifici di
bambini e che nel corso degli anni divenne un punto di
riferimento per moltissime star del mondo della
musica, scrisse un libro dedicato allo yoga,
Eight Lectures on Yoga, che venne pubblicato nel
1939. Crowley era stato iniziato allo yoga a Ceylon
dall'amico Allan Bennett (1872-1923) - come lui ex
membro della sètta
Golden Dawn - che a sua volta l'aveva appreso da
un membro di una sètta shivaita, Sri Parananda Ramanathan
(1851-1930)4.
Aleister Crowley, il suo libro
Eight Lectures on Yoga
ed Allan Bennett.
Diversi esponenti della
Teosofia, dottrina occultistica secondo la quale il vero dio
sarebbe Lucifero, nei loro testi hanno preso seriamente in
considerazione lo yoga, da
Helena Petrovna Blavatksy (1831-1891) ad
Alice Bailey (1880-1941), fino al pittore russo Nicholaj
Roerich (1874-1947) fondatore dell'Agni Yoga.
Anche il filosofo ed esoterista
Julius Evola (1898-1974) scrisse un libro, Lo Yoga
della potenza, dedicato al tantrismo, una delle dottrine
orientali più nefaste.
Da
sinistra: Helena P. Blavatsky, Alice Bailey, Nicholaj Roerich e
Julius Evola.
Il famoso storico delle religioni Mircea Eliade
(1907-1986) definì lo yoga «un metodo sperimentale per
realizzare l'uomo-Dio»5.
E probabilmente è proprio questo aspetto ad aver attratto Crowley e
gli occultisti in genere. Le pratiche esoteriche mirano tutte
all'auto-divinizzazione dell'uomo. Sono pervase dall'idea gnostica
che alcuni individui abbiano una scintilla divina o che siano parte
di un tutto universale coincidente con Dio. Il principio alla fin
fine è il medesimo delle varie forme di satanismo: «Tu sei il dio
di te stesso»!
Sopra:
Mircea Eliade.
Una conferma la si può trovare nella formula di saluto che di
solito si fa all'inizio delle sessioni di yoga, ossia «Namastè»,
che si può tradurre con «Mi
inchino al divino in te». E infatti, secondo quanto
riportato in un video per HM Television da Maria Rosa
Ramirez, ex-maestra di yoga e massaggiatrice messicana, «arriva
un punto in cui pensi di essere un dio». La stessa Ramirez ha
rivelato chele stesse posture hanno dei significati ben
precisi, in quanto costituiscono un linguaggio del corpo
rivolto a false divinità, che altro non sono che demoni.
Ad esempio la posizione del fiore di loto sarebbe di fatto
un'adorazione a Shiva6.
Ma lo yoga
sarebbe così di moda se negli articoli in cui se ne parla, al posto
di foto
di leggiadre
fanciulle, ci venissero presentati anziani santoni indù con le barbe
unte?
Ci sono
stati in passato e ci sono tutt'ora sacerdoti che hanno cercato di
coniugare yoga e meditazione con il cattolicesimo. Ci sono
cristiani che ritengono che lo yoga non sia incompatibile con
Cristo e che sono convinti di praticare lo yoga solo come
esercizio fisico. Cosa dire loro? Semplicemente che stanno
commettendo un grosso errore! Lo yoga non è mai una semplice
ginnastica!
Sopra: Padre
Thomas Ryan, un religioso paolino
americano, che dal 1991
è istruttore di Kripalu Yoga, insegna i suoi parrocchiani a
praticare lo yoga.
Ancora Padre Verlinde, ribadendo tra l'altro che «non
esiste uno yoga cristiano,
ma che ci sono cristiani che praticano lo yoga»7, ha rivelato
che lo stesso Maharishi irrideva gli occidentali che si illudevano
di utilizzare lo yoga solo come un semplice esercizio di
rilassamento, in quanto questo atteggiamento non avrebbe impedito
allo yoga di produrre il suo effetto:
- «Lei sembra
affermare che non si possono separare le tecniche dello yoga
dall'orizzonte induista al quale esse appartengono.
- È esatto. Ricordo il sorriso
divertito del guru davanti alle motivazioni addotte dagli
occidentali per praticare lo yoga: rilassamento,
distensione, dominio, ecc. In sostanza, egli rispondeva: "Siete
sorprendenti: voi praticate queste tecniche sacre per
degli effetti periferici ai quali noi non diamo alcuna
importanza e non ponete la minima attenzione alle
trasformazioni profonde che esse inducono in voi"! E
faceva spallucce con l’aria di dire: "Che
sciocchezza! La vostra ignoranza o la vostra mancanza
di interesse per quegli effetti profondi non impediscono
alle tecniche di produrre in voi quello per il quale esse
sono concepite...»8.
Sopra: Maharishi
attorniato dai suoi discepoli occidentali.
Padre
Verlinde ribadisce l'incompatibilità tra yoga, meditazione e
fede cattolica:
«Il contesto religioso nel quale queste tecniche sono usate
è francamente incompatibile con un'autentica adesione alla
persona di Cristo. Come potrebbe un cristiano accettare di
prostrarsi davanti al simulacro di maestri di una tradizione
che non è la sua per adorarli e, in seguito, ripetere un
mantra che, nella maggior parte dei casi, non
è altro che il nome di una divinità? Come potrebbe
accettare di partecipare a tale liturgia che è un culto
idolatrico rivolto a creature divinizzate»?9.
Per
fortuna, almeno gli esorcisti solitamente diffidano dal praticare
yoga. Nel 2011 ad esempio Padre Gabriele Amorth (1925-2016)
fece scalpore con una sua dichiarazione:
«Pratiche orientali apparentemente
innocue come lo yoga sono subdole e
pericolose. Pensi di farle per scopi distensivi, ma
portano all’induismo. Tutte le religioni
orientali sono basate sulla falsa credenza della
reincarnazione»10.
Sopra:
Padre Gabriele Amorth.
Significativa anche la testimonianza dell'ex attrice Claudia Koll,
arrivata a sperimentare sulla propria pelle l'attacco del demonio,
dopo aver praticato la meditazione trascendentale
11.
«La meditazione trascendentale era per me il modo di
rilassarmi, di trovare la pace, per concentrarmi prima di
lavorare... ma era una ricerca dell'io, molto egoistica».
Durante la
meditazione cominciò ad avere dei fenomeni paranormali: il tappetino
utilizzato per la meditazione mandava delle scintille; una
fotografia da sola si spostava da terra fin sul tavolo. Ad un certo
punto, iniziò a sentire la voce di una famosa attrice defunta. Un
giorno, dopo una accesa discussione telefonica con la sua agente,
sentì la stessa voce che la rimproverava di non aver odiato
l'interlocutrice.
«Questo è stato un punto di svolta della mia esistenza.
Prima cosa: ho sentito repulsione, ho sentito di non
appartenere e di respingere questa forza che quasi mi
obbligava ad odiare. Seconda cosa: ho affermato l’amore. E
le ho detto: io sono fatta per amare [...]. Nel
momento in cui ho affermato l'amore, il maligno si è
arrabbiato, questa voce ha detto che era la morte, che era
venuta per uccidermi e mi ha aggredito fisicamente. In quel
momento mi sono trovata a combattere con una forza che non
vedevo, che non conoscevo. Non era un film, non era una cosa
finta, perché io sentivo salire sulle gambe un’edera
che strisciava, che mi faceva male perché mi
stritolava[...]. Ho cominciato a camminare su e
giù per la stanza per cercare di fermarla, perché comunque
mi fermava avvolgendomi. Ho cominciato a pregare
il Padre Nostro. Perché? Non lo so, penso che abbia
agito con me il sacramento del Battesimo, l'infanzia con mia
nonna, però in quel momento è stata la grazia di Dio che ha
operato, ne sono sicura. Quando ho pregato il Padre Nostro
ho stretto tra le mani un crocifisso che non avevo appeso al
muro [...] me lo avevano regalato, ma io l'avevo
appoggiato sul comò. In quel momento l'ho afferrato perché
mi ricordavo di un film che avevo visto negli anni '70 da
ragazzina e che andava di moda, "L'esorcista". Mi sono
ricordata che il sacerdote aveva fra le mani il crocifisso.
Con quelle poche nozioni, perché non ero più una cristiana
praticante, mi sono aggrappata al crocifisso, pregando il
Padre Nostro.
Quando la preghiera è diventata un grido dell'anima, il
Signore mi ha liberata immediatamente. Ho sentito proprio
una liberazione. Non c'è stata solamente un'assenza di male,
perché altrimenti non avrei percepito la presenza di Dio. La
presenza di Dio l'ho percepita con una grande pace che mi ha
avvolta, nella quale ho riposato, perché ero tutta
spaventata».
Claudia Koll.
Tra le riflessioni proposte dalla Koll, molto
importante il ricordare che ad aumentare la pericolosità di queste
pratiche vi è soprattutto la lontananza da una vita cristiana e
dalla preghiera.
«C'è un grande rischio in queste
contaminazioni quando si incrociano le culture. Noi siamo
cristiani però a volte andiamo all'istituto di bellezza e ci
parlano dell'agopuntura, ci parlano quindi di un altro modo
di vedere le cose, ci parlano dell'hata yoga per distendere
i muscoli. E quindi io piano piano mi sono fatta tutto
questo percorso dall'hata yoga alla meditazione
trascendentale per trovare la pace e la serenità e
soprattutto la concentrazione per lavorare. Quindi non
pregavo, non andavo in chiesa, non facevo
adorazione eucaristica, che sono in realtà gli
strumenti che il Signore ha dato a noi cristiani per
incontrarLo e avere come dono la pace. E invece cercavo
la mia pace attraverso un paradiso artificiale, la musica,
la meditazione... me le ero fatte tutte, ero arrivata fino
al reiki, il flauto giapponese, le campane di ghiaccio, mi
sono fatta tutto il repertorio della New Age».
Alla luce di quanto rivelato finora, vorremmo perciò
mettere in guardia chi fosse interessato a praticare yoga o
meditazione trascendentale. Alla maggior parte dei nuovi adepti di
solito viene spiegato che non ci sono incompatibilità con la propria
fede, che si può tranquillamente continuare ad essere cattolici e
che ci si può dedicare semplicemente alle sole posture e agli
esercizi di respirazione e concentrazione.
In realtà, abbiamo visto
che non è possibile scindere queste tecniche dal contesto religioso
in cui sono nate e dagli scopi per cui vengono in realtà utilizzate,
anche perché le stesse posizioni e i mantra hanno significati ben
precisi. Dalle testimonianze riportate è emerso inoltre che
l'adesione a queste pratiche, soprattutto se condotta ai livelli più
avanzati, può comportare gravi pericoli spirituali, come la perdita
della propria fede o l'esposizione ad entità maligne.
La potenziale
acquisizione di facoltà medianiche può inoltre costituire una forte
tentazione a seguire la via dell'occultismo o delle religioni
orientali, con il risultato di dover ricorrere all'aiuto di un
esorcista quando inevitabilmente arriveranno i problemi. A tutti
coloro che pensano di trovare benefici nello yoga e nella
meditazione trascendentale vorremmo piuttosto suggerire
un'alternativa: l'adorazione eucaristica (specialmente se fatta in
silenzio).
È un modo straordinariamente efficace per ritrovare la
serenità nell'animo, che può portare ristoro anche a chi è lontano
dalla fede o non ama seguire le cerimonie religiose. Questa forma di
devozione verso il Santissimo Sacramento è l'esatto opposto dello
yoga: qui abbiamo l'incontro con una Persona, ossia Gesù Cristo
presente nell'Eucarestia, mentre nello yoga ci si indirizza
solamente dentro se stessi con lo scopo di annullarsi. Con
l'adorazione eucaristica invece possiamo rivolgerci direttamente al
Signore, esponendogli i nostri dubbi e le nostre angosce. E
ritrovare la tanto agognata pace interiore e l'amore di Dio.
«Io sono la via, la verità e la vita.
Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me»
(Gv 14, 6).
10Cfr.
A. BECCARIA-d. turrini,
«L'esorcista Padre Amorth: "Fare yoga è satanico. Porta al
male come Harry Potter"», in Il Fatto Quotidiano, del 24
novembre 2011
11
Tutte le citazioni di Claudia Koll
sono riprese dal video Chieti - Claudia
Koll testimonianza di una conversione Chiesa San Francesco
Caracciolo,
2 febbraio 2018