titolo l'ossessione e la possessione diabolica

di Padre Antonio Royo Marìn o.p. 1

 

postato: 28 novembre 2011

 

esorcismo

 

In quel periodo tempestoso per la Chiesa che è stato (e che purtroppo continua ad essere) il postconcilio, diversi «teologi» di tendenza progressista, con il pretesto di andare incontro alle esigenze dell'uomo moderno, hanno iniziato a negare o a mettere in secondo piano numerose verità di fede ritenute «medievali» e «superate». A questa rivisitazione del credo cattolico in chiave razionalista non è sfuggita l'esistenza del diavolo e dell'inferno. Negli ultimi decenni però, la vertiginosa diffusione dell'occultismo nella società e il crescente numero di sètte dedite al culto di Satana hanno causato un'impennata del numero di persone costrette a ricorrere alle «cure» dell'esorcista, riportando prepotentemente alla ribalta il tema dell'attività straordinaria del demonio. Per questa ragione, abbiamo pensato - in un periodo di grande confusione dottrinale come quello attuale - di riproporre quanto scrive in proposito Padre Royo Marìn, uno degli Autori più fidati, nella sua bellissima opera Teologia della perfezione cristiana. 

 

I

L'OSSESSIONE DIABOLICA

 

La semplice tentazione è la forma più comune di cui si serve il demonio per esercitare la sua nefasta azione sul mondo. Nessuno ne va esente, neppure i più grandi Santi. L'anima sperimenta i suoi assalti in tutte le tappe della vita spirituale. Variano le forme, aumenta o diminuisce l'intensità, ma il fatto della tentazione rimane. Anche il Signore volle essere tentato per insegnarci come vincere il nemico delle nostre anime. A volte però il demonio non si accontenta della semplice tentazione. Contro le anime molto progredite, che le tentazioni ordinarie appena impressionano, dispiega tutto il suo potere infernale, e giunge, con la permissione divina, fino all'ossessione e alle volte alla possessione corporale delle sue vittime. Nell'ossessione l'azione diabolica rimane estrinseca alla persona che la patisce, mentre nella possessione il demonio entra realmente nel corpo della sua vittima e la controlla dal di dentro.

 

Natura dell'ossessione

 

C'è ossessione ogni volta che il demonio tormenta l'uomo dal di fuori in una maniera tanto forte, sensibile e certa da non lasciare dubbi sulla sua presenza e sulla sua azione. Nella tentazione non sempre appare chiara l'azione diabolica; perché, assolutamente parlando, essa potrebbe dipendere da altre cause. Ma nell'ossessione, la presenza e l'azione di Satana è cosi manifesta e cosi ben caratterizzata, che né l'anima né il suo direttore ne possono dubitare. L'anima conserva la coscienza della sua azione vitale e motrice sugli organi corporali, ma avverte in pari tempo l'azione esterna di Satana, che cerca di sopraffarla con una veemenza inaudita.

 

«L'ossessione — avverte molto bene Padre Jérôme Ribet 2è l'attacco del nemico, che si sforza di entrare in una piazzaforte della quale non è ancora padrone; e questa piazzaforte da conquistare è l'anima. La possessione, invece, è la presenza del nemico nel cuore stesso della piazzaforte che governa in modo dispotico; e questa piazzaforte invasa e ridotta in schiavitù è il corpo. C'è, come si vede, una notevole differenza tra questi due interventi diabolici. Uno è esterno, l'altro interno; l'uno si dirige al corpo, che muove e agita; l'altra si dirige all'anima, e ha per fine immediato di sollecitarla al male. L'ossessione è più pericolosa della possessione: la schiavitù del corpo è da temersi infinitamente meno di quella dell'anima».

 

Specie

 

L'ossessione può essere interna ed esterna. La prima si rivolge alle potenze interiori, in modo particolare all'immaginazione, provocando impressioni intime. La seconda tende ai sensi esterni in forme e gradi svariatissimi. È raro che l'esterna si trovi sola, dal momento che il tentatore mediante i sensi intende turbare la pace dell'anima. Tuttavia, le vite dei Santi ci offrono esempi in cui ai più furiosi attacchi di ossessioni esterne si accompagnava la più serena pace dell'anima.

 

- L'ossessione interna si distingue dalle tentazioni ordinarie soltanto per la sua violenza e durata. Non è facile determinare con esattezza fin dove giunga la semplice tentazione e dove incominci la vera ossessione. Tuttavia, quando il turbamento dell'anima è molto profondo e l'attrattiva verso il male molto violenta è lecito pensare ad una ossessione diabolica. L'ossessione interna può prendere gli aspetti più diversi. Alcune volte si manifesterà in forma di idea fissa sulla quale sembrano concentrarsi tutte le energie intellettuali; altre volte in forma di immagini e rappresentazioni tanto vive, che s'impongono con la forza delle più toccanti e assorbenti realtà; ora causa una ripugnanza quasi insuperabile per i doveri del proprio stato, ora fa desiderare con ardore ciò che è proibito, ecc...

 

Il turbamento dello spirito, dato l'intimo nesso che lega le facoltà, si riflette nella vita affettiva. L'anima, suo malgrado, si sente ricolma di immagini importune, ossessionanti, che la spingono al dubbio, al risentimento, alla collera, all'antipatia, all'odio, alla disperazione, e talora anche a pericolose tenerezze e al richiamo seducente della voluttà.
Il miglior rimedio contro tali assalti è l'orazione, l'umiltà di cuore, il disprezzo di sé, la fiducia in Dio e nella protezione di Maria, la frequenza ai Sacramenti e la cieca obbedienza al direttore spirituale, che deve essere tenuto al corrente di tutto.

 

le tentazioni di sant'antonio abate
Le tentazioni di Sant'Antonio Abate

 

- L'ossessione esterna e sensibile è più appariscente e impressionante, ma in realtà meno pericolosa. Può estendersi a tutti i sensi esterni, come ci dimostrano le vite dei Santi.

  • «La vista è vittima di tutta una serie di apparizioni diaboliche. A volte si tratta di immagini abbaglianti, piacevoli. Satana non esita a trasformarsi in angelo di luce per ingannare l'anima e ispirarle sentimenti di vanità, di compiacenza di sé, ecc... Da questi effetti e facendo uso delle norme che esamineremo parlando del discernimento degli spiriti 3, l'anima riconoscerà la presenza del nemico. Altre volte Satana prende forme orribili e minacciose per intimorire i servi di Dio e allontanarli dall'esercizio delle virtù, come si legge nella vita del Santo Curato d'Ars, di Santa Gemma Galgani e di altri. Altre volte ancora, si presenta in forme seduttrici e voluttuose per trascinare al male, come fece con Sant'Ilarione, con Sant'Antonio Abate, con Santa Caterina da Siena e con Sant'Alfonso Rodriguez.

  • L'udito è tormentato con strepiti e rumori spaventosi (Curato d'Ars), con oscenità e bestemmie (Santa Margherita da Cortona), oppure è ricreato con canzoni e musiche voluttuose che eccitano la sensualità.

  • L'olfatto percepisce alcune volte i profumi più soavi, altre volte un lezzo intollerabile.

  • Anche il gusto è provato in vari modi. Talora il demonio cerca di eccitare sentimenti di gola producendo la sensazione di cibi succulenti o di liquori deliziosi. Più spesso produce nell'anima una forte sensazione di nausea per impedirle di prendere il sostentamento necessario, o fà apparire nel cibo cose ripugnanti (vermi, immondizie di ogni specie), difficili a trangugiare o impossibili a digerire (spine, aghi, pietre, frammenti di vetro, ecc...).

  • Il tatto, diffuso per tutto il corpo, risente in mille maniere la nefasta influenza del demonio. Si avvertono percosse terribili come risulta dalla vita di Santa Caterina da Siena, di Santa Teresa, di San Francesco Saverio e di Santa Gemma Galgani; abbracci e carezze voluttuose, come racconta di sé stesso Sant'Alfonso Rodriguez. Altre volte l'azione diabolica giunge a estremi e turpitudini incredibili, senza colpa alcuna da parte di colui che le subisce» 4.

santo curato d'ars santa caterina da siena
Santo Curato d'Ars S. Caterina da Siena Santa Gemma Galgani

 

Cause dell'ossessione diabolica

 

L'ossessione diabolica può avere molte cause:

  • La permissione di Dio che intende così purificare l'anima e aumentare i suoi meriti. In questo caso acquista il valore di una prova passiva o notte mistica dell'anima. Da Giobbe al Curato d'Ars si può dire che non ci sia stato Santo che, in una forma più o meno intensa, non l'abbia sperimentata qualche volta in vita.

  • L'invidia e la superbia del demonio che non può tollerare la vista delle anime che cercano con impegno la propria santificazione, la gloria di Dio e la salvezza del prossimo.

  • L'imprudenza dell'ossesso, che ebbe l'audacia di provocare o sfidare Satana come se fosse cosa semplice il vincerlo. Abbiamo vari esempi di queste imprudenze, che le anime veramente umili non si permetteranno mai.

  • Benché più di raro, può avere origine anche dalla propensione naturale dell'ossesso, che offre a Satana il punto debole per attaccarlo. Questa ragione non vale per le ossessioni esterne, che non hanno nulla a che vedere cui temperamento di colui che le patisce; ma è importante per le ossessioni interne, che trovano il terreno favorevole in un temperamento melanconico e incline scrupoli, alle inquietudini, alle tristezze. In ogni caso, l'ossessione, per quanto violenta, non priva mai il soggetto della sua libertà, e con la grazia di Dio può sempre essere vinta.

Condotta del direttore spirituale

 

Anzitutto è necessaria molta discrezione e perspicacia per distinguere la vera ossessione dalle malattie nervose e dagli squilibri mentali, con i quali ha molti aspetti comuni. Sarebbe eretico negare la realtà dell'azione diabolica nel mondo, dal momento che risulta espressamente attestata dalle fonti della Rivelazione ed è stata comprovata mille volte con fatti indiscutibili nelle vite dei santi 5. Però bisogna riconoscere che numerosi fenomeni apparentemente diabolici hanno un'origine molto più modesta. Prudenza vuole che non si attribuisca all'ordine soprannaturale o preternaturale quello che in qualche modo si può spiegare mediante cause naturali. Un direttore spirituale agirà con prudenza se si atterrà a queste norme:

  • L'ossessione non si produce ordinariamente se non in anime molto progredite nella virtù. Il demonio per perseguitare le anime ordinarie e mediocri si accontenta di tentazioni ordinarie.

  • Occorre esaminare con ogni diligenza se ci troviamo di fronte ad un'anima normale, perfettamente equilibrata, di sano giudizio, nemica delle esagerazioni, o se si tratta, al contrario, di uno spirito inquieto, squilibrato, malaticcio, isterico, tormentato dagli scrupoli, oppresso moralmente da qualche complesso d'inferiorità. Tuttavia, non si deve emettere un giudizio precipitato: anche un soggetto isterico e squilibrato può essere vittima dell'ossessione diabolica. La diagnosi per stabilire quello che spetta all'azione del demonio e quello che dipende dallo squilibrio nervoso in pratica non sarà facile, ma neanche impossibile. In ogni caso, il direttore dovrà guardarsi da una soluzione semplicistica attribuendo tutto a una causa o tutto all'altra. Suggerisca all'anima tribolata le norme di carattere morale richieste dal suo ufficio e per il resto la indirizzi ad uno psichiatra o medico cattolico.

  • Manifestazioni indiscusse di vera ossessione diabolica devono ritenersi certi segni visibili (traslazione da un luogo all'altro di un oggettosatana tenta gesù cristo mediante una mano invisibile), o certe impronte (lividure, ferite) che si riscontrano nel paziente e che non trovano altra spiegazione plausibile, all'infuori della crudeltà del demonio. Abbiamo già detto che il demonio in genere non prende di mira le anime mediocri. Potrebbe essere, tuttavia, che il Signore permetta l'ossessione diabolica in esse e persino nei peccatori induriti come espiazione dei loro peccati, allo scopo di incutere loro un salutare orrore dell'inferno e convincerle della necessità di uscire dal peccato per liberarsi dalla schiavitù di Satana.

  • Comprovata la realtà dell'ossessione diabolica, il direttore spirituale procederà con la massima pazienza e delicatezza. Tali anime tormentate hanno bisogno dell'aiuto di qualcuno che sappia cattivarsi la loro fiducia e sappia parlare loro in nome di Dio. Il suo compito principale sarà quello di ridonare la fiducia all'infelice e di sollevare il suo animo. Farà vedere all'anima come tutti gli assalti dell'inferno risulteranno inutili se porrà la sua fiducia in Dio e se non perderà la serenità. Le parlerà dell'insensatezza del demonio, il quale con i suoi assalti non farà altro che aumentare i meriti e la bellezza della sua anima. Le ricorderà che Dio sta con lei e l'aiuta a vincere; che al suo lato si trovano Maria e l'Angelo custode, ben più potenti di Satana. Le raccomanderà di disprezzare il demonio, di sputargli in faccia qualora le si presentasse in forma visibile, di armarsi del segno della croce e dell'acqua benedetta, di frequentare i Sacramenti, di non cessare mai di compiere quello che il nemico vorrebbe impedirle di fare, e di omettere quello che le suggerisce. Esiga da lei un resoconto dettagliato di tutto quello che avviene senza tacere nulla, per quanto duro ciò possa riuscirle. Le faccia vedere, infine, come Iddio si serva spesso proprio del demonio per purificare l'anima, e come il miglior modo per assecondare i piani divini sia quello di abbandonarsi interamente alla Sua santissima volontà, rimanendo nell'umiltà e nella confidenza, chiedendo solo la grazia di non soccombere alla violenza delle tentazioni.

  • Nei casi più gravi e persistenti il direttore spirituale dovrà far uso degli esorcismi prescritti dal Rituale Romano o di altre formule approvate dalla Chiesa. Però sempre in privato 6 e senza avvisare il paziente per non impressionarlo o turbarlo. Basterà dirgli che si recita per lui un'orazione approvata dalla Chiesa.

II
La possessione diabolica

 

Molto più impressionante dell'ossessione, ma anche meno pericolosa e più rara, è la possessione diabolica. La differenza fondamentale è data dal fatto che la prima è costituita da una serie di assalti esterni del demonio, mentre nella seconda c'è una vera presa di possesso del corpo della vittima da parte di Satana.

 

Esistenza

 

gesù cristo caccia il diavoloL'esistenza della possessione diabolica non si può porre in discussione e sembra appartenere al deposito della fede 7. Nel Vangelo riscontriamo vari casi di vera possessione diabolica e uno dei caratteri più impressionanti della missione divina di Cristo è l'assoluto dominio da Lui esercitato sui demoni. Cristo li interroga con autorità: «"Quod tibi nomen est"? Et dicit ei: "Legio mihi nomen est, quia multi sumus"» (Mc 5, 9); li obbliga ad abbandonare la loro vittima: «Obmutesce et exi de homine» (Mc 2, 25); proibisce loro di proclamarlo Messia: «Et vehementer comminabatur eis ne manifestarent illum» (Mc 3, 52.); libera un gran numero di indemoniati: «Et obtulerunt ei [...] et qui dæmonia habebant [...] et curavit eos» (Mt 4, 24); conferisce ai Suoi discepoli il potere di cacciare i demoni: «Infirmos curate [...] dæmones eiicite» (Mt 10, 8), i quali se ne valgono a più riprese: «Domine, etiam dæmonia subiiciuntur nobis in nomine tuo» (Lc 10, 17); come pure lo conferisce a San Paolo: «Dolens autem Paulus et conversus spiritui dixit: "Præcipio tibi in nomine Iesu Christi exire ab ea. Et exiit eadem hora» (At 16,18). Nella storia della Chiesa si sono registrati numerosissimi casi di possessione diabolica e i Santi sono intervenuti spesso a liberare le sfortunate vittime. Infine, la Chiesa ha istituito gli esorcismi ufficiali contro Satana, contenuti nel Pontificale e nel Rituale. Non si può, quindi, senza manifesta temerità e probabilmente senza il rischio di incorrere nell'eresia, negare la realtà della possessione diabolica. Né, d'altronde, ammettendola, ci troviamo di fronte ad inconvenienti di ordine metafisico (non implica contraddizione), fisico (non supera le forze del demonio), o morale (Dio la permette come punizione del peccato o per ricavarne un maggior bene).

 

Natura

 

La possessione diabolica è un fenomeno sorprendente in virtù del quale il demonio invade il corpo di un uomo vivo e ne muove gli organi secondo il suo arbitrio come se si trattasse di una cosa propria. Il demonio si introduce e risiede realmente nell'interno del corpo della sua vittima e in esso opera e parla. Coloro che soffrono questa invasione dispotica prendono il nome di possessi, indemoniati o energumeni. La possessione suppone e comporta due elementi essenziali:

  • la presenza del demonio nel corpo della vittima;

  • il suo impero dispotico su di esso.

Senza dubbio, non c'è un'informazione intrinseca (come l'anima è forma sostanziale del corpo), ma soltanto una penetrazione o presa di possesso del corpo. L'impero su di esso è dispotico, però non come principio intrinseco dei suoi atti o movimenti, ma soltanto per un dominio violento ed esterno alla sostanza dell'atto. Si potrebbe paragonare all'azione dell'autista che maneggia il volante dell'automobile e ne dirige l'energia delrituale romanum motore dove vuole 8. In ogni caso, la presenza intima del demonio rimane circoscritta al solo corpo. L'anima resta libera e se per l'invasione degli organi corporei l'esercizio della sua vita cosciente è sospeso, non ne resta invasa ella stessa. Solo Dio ha il potere di penetrare nella sua essenza con la sua virtù creatrice e di stabilirvi la sua dimora con l'unione speciale della grazia 9. Il fine perseguito dal demonio con le sue violenze è di perturbare l'anima e di trascinarla al peccato. Ma l'anima rimane sempre padrona di sé e, se si conserva fedele alla grazia, trova nella sua libera volontà un asilo inviolabile 10. Nella possessione possiamo distinguere due momenti: lo stato di crisi e lo stato di calma. I periodi di crisi si manifestano con esplosioni violente del male e la loro stessa violenza ne impediscono la continuità e la durata. È il momento nel quale il demonio si rivela apertamente con atti, parole, convulsioni, scatti di ira e di empietà, oscenità e bestemmie innominabili. Nella maggior parte dei casi, i pazienti perdono la nozione di quello che avviene in essi, come capita nei momenti acuti di certe malattie e di certi dolori; e rientrando in sé non conservano nessun ricordo di quello che hanno detto o fatto, o meglio di quello che il demonio ha detto o fatto per mezzo loro. Qualche volta avvertono la presenza dello spirito infernale all'inizio della crisi, quando comincia ad usare dispoticamente delle loro membra. In certi casi, tuttavia, lo spirito del possesso rimane libero e cosciente di sé durante il periodo in cui l'azione diabolica si fà più violenta ed assiste con trepidazione a questa dispotica usurpazione dei suoi organi da parte del male.

 

Tale fu il caso di Padre Jean-Joseph Surin s.j. (1600-1665), che, mentre esorcizzava le Orsoline di Loudun, rimase possesso egli stesso e restò in quella odiosa schiavitù per dodici anni. Scrivendo a Padre Attichy, un gesuita di Rennes, il 3 maggio 1633, fà una descrizione impressionante del suo stato interno. «Io non so dire quello che passa in me durante questo tempo, né come tale spirito si unisca al mio senza togliermi né la coscienza né la libertà. Egli sta là come un altro io. Mi pare allora di aver due anime, una delle quali, priva dell'uso dei suoi organi corporali, e mantenendosi come a distanza, contempla quello che fà l'altra. I due spiriti combattono padre jean-joseph surin s.j.sul medesimo campo di battaglia, il corpo. L'anima rimane come divisa: aperta, da una parte, alle impressioni diaboliche; libera di seguire, dall'altra, i propri movimenti e quelli di Dio. Nello stesso tempo, con il beneplacito di Dio, sperimento una grande pace e noti acconsento alle sollecitazioni che tentano di separarmi da lui, con grande sorpresa di coloro che mi vedono. Sono allo stesso tempo pieno d'allegria e imbevuto d'una tristezza che si manifesta in lamenti e grida, secondo il capriccio dei demoni. Sento in me lo stato di condanna e lo temo; questa anima estranea, che mi pare la mia, è trapassata dalla disperazione come da una freccia, mentre l'altra, piena di fiducia, disprezza tali impressioni e maledice con piena libertà colui che le eccita. Riconosco che le grida che escono dalla mia bocca partono ugualmente da queste due anime, e non mi è possibile precisare se è l'allegria o il furore a determinarle. Il tremore che mi invade quando si avvicina a me l'Eucarestia proviene, mi pare, dall'orrore che mi ispira questa prossimità e da un rispetto pieno di tenerezza, senza che possa dire quale di questi duo sentimenti predomini. Se, sollecitato da una di queste due anime, voglio fare il segno della croce sulla bocca, l'altra mi ritiene il braccio con forza, e mi induce a prendere il dito coi denti e a morderlo quasi con rabbia. Durante queste tempeste, l'orazione costituisce la mia consolazione; ad essa ricorro mentre il mio corpo rotola per terra e i ministri della Chiesa mi parlano come ad un demonio e pronunziano maledizioni su di me. Non posso esprimervi quanto mi sento felice di essere un demonio di tale sorta, non per una ribellione contro Dio, ma per un castigo che mi scopre lo stato nel quale mi ridusse il peccato; e mentre faccio proprie le maledizioni che si pronunciano, la mia anima si può inabissare nelcardinal pierre de bérulle suo nulla. Quando gli altri possessi mi vedono in questo stato, bisogna vedere come trionfano: "Medico, cura te stesso; sali ora sul pulpito; sarà interessante sentirti predicare dopo essere rotolato costì per terra". Il mio stato è tale, che mi rimangono ben poche occasioni in cui possa dirmi libero. Se voglio parlare, la mia lingua si ribella; durante la Messa mi vedo costretto a sostare repentinamente e non posso avvicinare l'Ostia alla bocca. Se mi confesso, dimentico i peccati; e sento che dentro di me sta il demonio come in casa sua, che entra ed esce quando e come gli garba. Se mi sveglio mi sta aspettando; se faccio orazione, agita il mio pensiero a suo capriccio. Quando il mio cuore si apre a Dio, egli lo riempie di furore; se voglio vegliare, mi addormento; e si gloria per bocca degli altri ossessi di essere il mio padrone, la qualcosa in realtà non posso negare» 11. Nei periodi di calma, nulla rivela la presenza del demonio nel corpo del possesso. Si direbbe che se n'è andato. La sua presenza si manifesta molte volte mediante una strana malattia cronica che esula dalle categorie patologiche registrate dalla scienza medica e resiste a tutti i rimedi terapeutici. Ad ogni modo, la possessione non è sempre continua, e il demonio che ne è l'autore può uscire dall'energumeno per un certo tempo, per farvi ritorno e riprendervi le sue odiose vessazioni, finché dura la permissione divina. L'elemento essenziale della possessione, secondo il Cardinal Pierre de Bérulle (1575-1629), «consiste precisamente in un diritto che ha lo spirito maligno di risiedere in un corpo e di farlo agire in qualche maniera; poco importa che la permanenza e l'azione siano continue o interrotte, violente o moderate, che si accompagnino alla privazione di qualche atto debito alla natura oppure aggiungano un tormento sensibile» 12. Si dà spesso il caso che siano molti i demoni che posseggono la medesima persona. Il Vangelo dice che la Maddalena fu liberata da Cristo da sette demoni (Mc 16, 9), e che erano una «legione» quelli che s'impadronirono dell'uomo di Gerasa ed entrarono poi in una mandria di duemila porci (Mc 5, 9-13). Questi esempi evangelici si sono ripetuti lungo i secoli. Facciamo notare, tuttavia, che non sempre meritano credito le dichiarazioni del demonio, padre della menzogna.

 

Segni della possessione diabolica

 

Per non esporre la nostra fede al discredito degli increduli, occorre andare molto cauti prima di pronunciarsi sull'autenticità di una possessione diabolica. Vi sono numerose malattie nervose che presentano caratteri esterni molto simili a quelli della possessione, né mancano poveri squilibrati e spiriti perversi che hanno tale abilità nel simulare gli orrori della possessione, da indurre in errore il più circospetto osservatore. Per fortuna, la Chiesa è venuta in nostro aiuto e ha dettato norme sapientissime per scoprire la frode. Si tenga come regola che i casi di vera possessione sono molto rari e che, dovendo sbagliare, è preferibile peccare di diffidenza che di credulità.

 

Non bastano le stranezze del male, le agitazioni del paziente, le bestemmie, l'orrore per le cose sante. Tutte queste manifestazioni a volte si accompagnano alla vera possessione, ma non presentano i caratteri della certezza e dell'infallibilità, giacché nessuno oltrepassa le possibilità della malvagità o delle forze umane. Il Rituale Romano, nel capitolo De exorcizandis obsessis a dæmonio, dopo aver raccomandato prudenza e discrezione prima di emettere un giudizio 13, elenca alcuni segni che permettono di diagnosticare con una certa sicurezza l'esistenza di un'autentica possessione:

  • Parlare «con ricchezza di vocaboli» una lingua sconosciuta al paziente, o intendere perfettamente colui che la parla;

  • Scoprire cose occulte o distanti;

  • Ostentare forze molto superiori alla propria età e condizione, e altri del genere.

Più questi segni sono numerosi più forti diventano gli indizi 14. Diamo una breve spiegazione di tali segni:

 

- Parlare lingue sconosciute

Bisogna essere molto cauti nella valutazione di questo segno. La psicologia sperimentale ha registrato casi sorprendenti di soggetti patologici che all'improvviso cominciarono a parlare in un idioma che avevano studiato e che poi avevano dimenticato o nel quale avevano udito parlare o leggere altri che lo sapevano. La serva di un pastore protestante recitava in greco e in ebraico brani che aveva udito leggere dal suo padrone. Perché questo segno costituisca una prova decisiva dev'essere ben assodata la mancanza di ogni precedente relazione del soggetto nei confronti di tale idioma e la presenza di altri segni inequivocabili di possessione, quali lo spirito di bestemmia, l'orrore istintivo e incosciente per le cose sante, ecc...

 

- Rivelazione di cose occulte o distanti senza una causa naturale che le possa spiegare

Occorrono anche qui i piedi di piombo. Si sono dati singolari fenomeni di telepatia e di cumberlandismo la cui spiegazione è puramente naturale. D'altra parte, la conoscenza dei futuri contingenti e del segreto dei cuori sfugge anche agli angeli, che ne hanno solo una cognizione congetturale 15. Occorre ancora tenere presente la possibilità di una divinazione puramente fortuita e casuale. Perché questo segno rivesta carattere di vera certezza deve essere molto vario e deve essere accompagnato da altri segni non dubbi di possessione. Da solo non sarebbe sufficiente a dare una certezza assoluta. Il Rituale Romano si comporta con molta accortezza quando esige la presenza di più cause per generare una vera certezza.

 

- L'uso di forze notevolmente superiori a quelle naturali del soggetto si presta anche all'equivoco. Ci sono stati patologici di particolare frenesia che raddoppiano e triplicano persino le forze normali di un soggetto. Tuttavia, alcuni fatti, come volare ad una grande altezza e distanza quasi si avessero le ali, mantenersi sospesi a lungo nell'aria senza punto d'appoggio, camminare con i piedi sul soffitto o con la testa all'ingiù, sollevare con facilità pesi che più uomini non potrebbero muovere, ecc..., sono manifestamente preternaturali.

 

Quando qualcuno di questi fenomeni si presenta unito ad altri segni sicuri di possessione (soprattutto l'istintivo orrore di quello che è santo 16 e lo spirito di bestemmia), si potrà pensare, senza imprudenza, ad un'azione diabolica. La forma con cui si presenta non è costante. A volte sopravviene improvvisa e coincide con la causa che la origina. Il segno precursore, quando esiste, è d'ordinario l'ossessione in una delle forme sensibili che abbiamo descritte. Prima di entrare e stabilire la sua dimora nell'uomo si agita al di fuori, come il nemico che prepara l'assalto alla piazzaforte che vuole occupare. Dio permette queste manifestazioni esterne allo scopo di far conoscere l'invasione interna, della quale sono il preludio, e per ispirarne un più profondo orrore.

 

Nella foto: un sacerdote compie un esorcismo posando sul corpo di un ossesso il collare del Vescovo San Vicinio, una reliquia custodita nella Basilica di Sarsina (Forlì).

 

Cause della possessione diabolica

 

Di regola, la possessione si riscontra soltanto nei peccatori, ed è data come castigo per i peccati; però ci sono delle eccezioni, come quella del Padre Surin e di Suor Maria Crocifissa (1846-1878), carmelitana araba, morta in concetto di santità a Betlemme nel 1878. In tali casi la possessione acquista il valore di una prova purificatrice. La possessione è sempre regolata dalla permissione divina. Se gli spiriti maligni potessero realizzarla a loro arbitrio, tutto il genere umano ne sarebbe vittima. Ma Dio li trattiene, ed essi non possono dispiegare le loro violenze se non nella misura che la Sua Provvidenza permette. È difficile in pratica stabilire la ragione ultima di una determinata possessione. In molti casi si tratta di un segreto che Dio serba per sé, di una profonda unione di misericordia e di giustizia. Indicheremo, tuttavia, le principali cause dalle quali suole dipendere:

 

- La richiesta della stessa vittima

Per quanto strano possa apparire, si sono dati parecchi casi nei quali è stata fatta una simile richiesta. Sulpizio Severo (360-420) racconta 17 che un santo uomo il quale esercitava sui demoni un meraviglioso potere, un giorno fu preso da un sentimento di vanagloria e chiese al Signore che lo consegnasse per cinque mesi in balia del demonio e lo rendesse simile ai miserabili che egli aveva tante volte curato. Immediatamente il demonio si impadronì di lui facendogli subire tutte le violenze della possessione. Passati i cinque mesi fu liberato non solamente dalla possessione diabolica, ma anche da ogni sentimento di vanità.

 

Talora, questa richiesta viene rivolta a Dio da persone in buona fede, specialmente donne, con il pretesto di patire per Cristo. A ragione avverte lo Schramm che una tale domanda è almeno imprudente. Gli esempi di certi Santi sono più da ammirarsi che da imitarsi, perché suppongono uno speciale istinto dello Spirito Santo che sarebbe temerario presumere 18. Altre volte la petizione è diretta al demonio stesso, col quale si stabilisce una specie di patto in cambio di qualche vantaggio temporale, quasi sempre di indole peccaminosa. Questi disgraziati conferiscono volontariamente al demonio uno spaventoso potere su di sé, dal quale sarà difficilissimo liberarsi, e si espongono al pericolo della dannazione eterna.

 

- Il castigo per il peccato

È la causa più comune. Ordinariamente Dio non permette questo grande male se non per castigare il peccato e per ispirare un grande orrore verso di esso. Fra i peccati, ce ne sono alcuni i quali sembrano meritare in modo speciale questa punizione. Un grande specialista in materia, Thyrée 19, ricorda l'infedeltà e l'apostasia, l'abuso della SS.ma Eucarestia, la bestemmia, l'orgoglio, gli eccessi della lussuria, dell'invidia e dell'avarizia, la persecuzione contro i servi di Dio, l'empietà dei figli verso i genitori, le violenze dell'ira, il disprezzo di Dio e delle cose sante, le imprecazioni e i patti con i quali una persona si consegna al demonio. In generale, tutti i grandi delitti predispongono a questa servitù orribile, che converte il corpo dell'uomo in una dimora di Satana. La storia registra numerosi esempi di questi spaventosi castighi, che fanno presentire ai peccatori quello che sarà l'inferno.

 

- La Provvidenza di Dio che vuole purificare un'anima santa

Non sono frequenti, ma si danno di questi casi. Il più noto è quello del Padre Surin. Dio abbandona, allora, il corpo di uno dei suoi servi alla crudeltà di Satana, per santificarlo maggiormente. Questa terribile prova risulta di una meravigliosa efficacia per ispirare orrore verso il demonio, timore del giudizio di Dio, umiltà e spirito di orazione. Dio sostiene con la sua grazia questi servi fedeli che si vedono assaliti con tanto furore dal nemico infernale. Questa possessione risulta anche utile al prossimo. Lo spettacolo di una creatura che soffre le più atroci violenze mostra, da una parte, l'odio, la rabbia, la furia del demonio contro l'uomo, e, dall'altra, la misericordiosa protezione di Dio, il quale, come nel caso di Giobbe, non permette che il nemico incrudelisca più di quanto possano sopportare le forze dei suoi servi.

 

Inoltre, il furore del de­monio che si scatena sui corpi dei possessi dà un'idea di quel che avverrà nell'inferno e fanno comprendere a tutti quanto degne di compassione siano le anime schiave del peccato, in continuo pericolo di dannarsi. Come avverte Sant'Agostino (354-430) 20, gli uomini carnali temono più i mali presenti che quelli futuri, e Dio li ferisce nel tempo, onde si rendano conto di quel che li attende nell'eternità. Le possessioni, infine, servono per mettere in risalto la divinità di Gesù Cristo, il potere della Chiesa e il credito dei Santi. Il nome di Gesù Cristo invocato negli esorcismi dai sacerdoti fà tremare i demoni e li costringe ad abbandonare i corpi che tormentano. Dio non permette mai il male se non per ricavarne un bene maggiore.

 

Rimedi contro la possessione diabolica

 

Tutto quanto tende a neutralizzare l'azione del demonio sull'anima, purificandola, potrà utilizzarsi come rimedio generale e remoto contro la possessione diabolica. Il Rituale ricorda alcuni rimedi più diretti e specifici 21, ai quali si possono ricondurre tutti quelli che vengono suggeriti dagli autori specializzati in materia. Ecco i principali:

 

- La confessione sacramentale

Poiché la causa più comune della possessione è il castigo del peccato, si deve anzitutto rimuovere questa causa mediante una confessione umile e sincera. Si consiglia di farla generale: l'umiliazione e la profonda rinnovazione dell'anima che essa suppone, le conferiscono una maggiore efficacia.

- La santa Comunione

Il Rituale Romano la raccomanda con frequenza - sæpius - sotto la direzione del sacerdote. E se ne comprende la ragione. La presenza e il contatto di Gesù Cristo, vincitore del demonio, ha una particolare efficacia per liberare dalla schiavitù le sue disgraziate vittime. Tuttavia, la Comunione va distribuita al possesso solo nei momenti di calma, evitando ogni pericolo di irriverenza o di profanazione 22.

- L'orazione e il digiuno

Certi demoni si possono cacciare solo con questi mezzi (Mt 17, 20). L'orazione umile e perseverante, accompagnata dal digiuno e dalla mortificazione, ottiene infallibilmente dal cielo la grazia della guarigione. Questo rimedio non si deve mai omettere ancorché si usino tutti gli altri.

- I sacramentali

Gli oggetti consacrati dalle orazioni della Chiesa hanno la virtù di neutralizzare l'azione di Satana. Particolarmente adatta si è rivelata l'acqua benedetta. Santa Teresa d'Avila (1515-1582) ne era devotissima, avendone esperimentato il suo straordinario potere contro gli assalti diabolici 23.

- La santa croce

Il Rituale prescrive agli esorcisti di tenere tra le mani e sotto gli occhi il Crocifisso 24. Si è comprovato molte volte che la sua sola vista basta a mettere in fuga i demoni. Il segno della croce tracciato con la mano è stato sempre in uso tra i cristiani e la Chiesa, che se ne serve nella maggior parte delle benedizioni, lo moltiplica particolarmente negli esorcismi. I Santi liberavano molte volte i possessi col solo segno della croce.

- Le reliquie dei Santi

Il Rituale ne raccomanda l'uso agli esorcisti 25. Il contatto di questi resti benedetti e santificati produce nei demoni la sensazione di carboni accesi. Le reliquie della vera croce sono, tra tutte, le più preziose e venerate tra i cristiani e quelle che ispirano più orrore agli angeli decaduti. Ricordano ad essi l'umiliante sconfitta subita ad opera del Salvatore del mondo che mori appunto inchiodato alla croce.

- I santi nomi di Gesù e di Maria

Il nome di Gesù ha un'efficacia sovrana per mettere in fuga i demoni. Lo promise il Salvatore nel Vangelo: «In nomine meo dæmonia eiicient» (Mc 16, 17); lo invocarono gli Apostoli: «Præcipio tibi in nomine Jesu Christi exire ab eo. Et exiit eadem hora» (At 16, 18), e sempre lo si è invocato nella Chiesa. Anche il nome di Maria riesce odioso e terribile ai demoni. Gli esempi della sua salutare efficacia sono innumerevoli e giustificano pienamente il comune sentimento della pietà cristiana, che vede nell'invocazione del nome di Maria un rimedio sovrano contro gli assalti del Serpente infernale.

 

Oltre a questi mezzi, che ogni cristiano può usare per suo conto contro le violenze dei demoni, la Chiesa ne ha istituiti altri ufficiali, l'uso solenne dei quali riserva ai suoi legittimi ministri:

 

- Gli esorcismi

è necessario, anzitutto, provare bene la realtà della possessione. Ottenuta l'autorizzazione espressa del Vescovo, ci si prepari diligentemente con la confessione sacramentale, l'orazione e il digiuno. Gli esorcismi si facciano di preferenza in una chiesa o cappella, alla presenza di alcuni testimoni prudenti e pii, sufficientemente robusti per immobilizzare il paziente nei momenti di crisi. Le interrogazioni siano fatte in forma autoritaria e forte, ricalcando quelle indicate dal Rituale. I testimoni resteranno in silenzio e in preghiera senza mai interrogare il demonio. Si ripeteranno le riunioni fino a quando il demonio non esce o dichiara di essere disposto ad uscire. Ottenuta e comprovata la liberazione 26, l'esorcista ringrazierà Dio e lo pregherà perché impedisca al demonio di far ritorno nel corpo che dovette abbandonare; ed esorterà, in pari tempo, colui che è stato guarito a benedire il Signore e a fuggire con ogni diligenza il peccato per non cadere di nuovo in potere dello spirito infernale.

 

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Note

 

1 Estratto (pagg. 389-410) dall'opera Teologia della perfezione cristiana, Edizioni Paoline, Roma 1960.

2 Cfr. P. J. Ribet, La mystique divine, III, nº 3.

3 Ibid., nn. 531-536.

4 Ibid., III, 9, nº 6.

5 Ai nostri giorni si esagera un po' troppo la tendenza a spiegare tutto per mezzo di cause puramente naturali. A ragione un grande teologo lamenta che «forse questa, di essere cioè riuscito a scuotere in noi la fede nel suo potere, è la più pericolosa vittoria di Satana» (cfr. Dom Stolz, Teologia della mistica, al termine del capitolo «L'impero di Satana»).

6 Per gli esorcismi solenni si richiede il permesso espresso del Vescovo diocesano e l'uso delle dovute precauzioni (cfr. CIC can. 1151-1152).

7 Così afferma Schramm: «è di fede che il demonio può possedere e ossessionare i corpi degli uomini» (cfr. Théologie mystique, Parigi 1874, vol. I, cap. 3; § 184, pag. 435).

8 «Talis assumptio terminatur ad aliquam unionem quæ est motori, ad motum ut nautæ ad navem, non autem ut formæ ad materiam» (cfr. San Tommaso D'Aquino, In II Sent., d. 8, q. I, a. 2, ad a).

9 Cfr. San Tommaso D'Aquino, In II Sent., d. 8, q. I, ad 7: «Esse intra aliquid est esse intra terminos eius. Corpus autem habet terminos duplicis rationis, scilicet quantitatis et essentiæ; et ideo angelus operans intra terminos corporalis quantitatis, torpori illabitur; non autem ita quod sit intra termino, essentiæ suæ nec sicut para, nec sicut virtus dans esse; quia esse est per creationem a Deo. Substantia autem spiritualis non habet terminos quantitatis, sed tantum essentiæ; et ideo in ipsam non intrat nisi ille qui dal esse, sei licet Deus creator, qui habet intrinsecam essentiæ operationem; aliæ autem perfectiones sunt superadditæ ad essentiam; unde angelus illuminans non dicitur esse in angelo et in anima sed extrinsecus aliquid operati».

10 Cfr. San Tommaso D'Aquino, In II Sent., d. 8, q. I, a. 5, ad 3: «Dæmones dicuntur incentores, in quantum faciunt fervere sanguinem: et sic anima ad concupiscendum disponitur, sicut etiam quidam cibi libidinem provocant. In voluntatem autem imprimere solita Dei est, quod est propter libertatem voluntatis quæ est domina sui actus, et non cogitur ab obietto, sicut intellectus cogitur demonstratione. linde patet ex prædictìs quod dæmones imprimunt in phantasiam, sed angeli etiam in intellectum; Deus autem solca in voluntatem».

11 Cfr. P. J. Ribet, op. cit., III, 10, nº 10.

12 Cfr. Traité des energum., cap. 6, nº 1, pag. 14; cit. in P. J. Ribet, op. cit., III, 10, nº 12.

13 «In primis, ne facile credat aliquem a dæmonio obsessum esse, sed nota habeat ea signa, quibus obsessum dignoscitur ab iis qui vel atra bile vel morbo aliquo laborant».

14 «Signa autem obsidentis daemonis sunt: ignota lingua loqui pluribus verbis, vel loquentem intelligere; distantia et occulta patefacere, vires supra ætatis seu conditionis naturam ostendere; et id genus alia; quæ, come plurima concurrunt, maiora sunt indicia».

15 Cfr. San Tommaso D'Aquino, In II Sent., d.8, q.I, a.5, ad 5: «Cogitationes cordiale stire saline Dei esi. Possunt tamen angeli aliquas earum coniicere ex signis corporalibus exterioribus, scilicet ex immutatione vultus, sicut dicitur: "In vultu legitur hominis secreta voluntas"; et ex motu cordis, sicut per qualitatem palma etiam a medicis passiones animar cognoscuntur» (cfr. I, 14, 13).

16 Affinché l'orrore per le cose sante (acqua benedetta, reliquie, ecc...) costituisca un segno manifesto di possessione deve essere veramente istintivo e incosciente in colui che lo soffre, ossia deve reagire dinanzi ad esse senza sapere che viene sottomesso a tale trattamento e che non esperimenti nessuna reazione quando gli viene applicato un altro oggetto non sacro. Diversamente, non si può escludere in modo assoluto l'impostura e l'inganno.

17 Cfr. Dialog. I, cap. 20: ML 20, 196.

18 Cfr. Théologie mystique, vol. I, p. I, c. 3, § 187.

19 Cfr. De dæmoniacis, p. 2, c. 30, nn. 9-23.

20 Cfr. Contra Adimantum, c. 27: ML 42, 159.

21 «Admoneatur obsessus, si mente et corpore valeat, ut pro se oret Deum, ac ieiunet, et sacra confessione et communione sæpius ad arbitrium sacerdotis se communiat» (Rituale, De exorcizandis obsessis).

22 «Sanctissima vero Eucharistia super caput obsessi aut aliter eius empori non admoveatur, ob irriverentiæ periculum» (Rituale, De exorcizandis obsessis).

23 «Ho sperimentato varie volte che per volgere in fuga il demonio e impedirgli di tornare, non v'è mezzo migliore dell'acqua benedetta [...]. Ciò fà vedere quanto siano grandi le pratiche della Chiesa e come siano potenti le parole liturgiche che comunicano all'acqua tanta virtù da renderla colsi diversa da quella non benedetta. Quando vi penso mi sento inondare di gioia» (cfr. S. Teresa, Vita, 31, 4). Ecco le parole del Rituale a cui allude la Santa: «Exorcizo te, creatura aquæ [...] ut fias aqua exorcizata ad effugandam omnem potestatem inimici, et ipsum inimicum eradicare et exlantare valeas cum angelis suis apostaticis [...]. Ut ubicumque fuerit aspersa, per invocationem sancti nominis tui, omnia infestatici immundi spiritus abigatur, terrorque venenosi serpentis procul pellatur» (Ordo ad faciendam aqua benedictam).

24 «Habeat præ manibus vel in conspectu crucifixum» (De exorcizandis obsessis).

25 «Reliquiæ quoque sanctorum, ubi haberi possint, detener ac tuto colligatæ et coopertæ, ad pectus vel caput obsessi reverenter admoveantur; sed caveatur ne rea sacræ indigne tractentur, aut illis a dæmone olla fiat iniuria» (De exorcizandis obsessis).

26 Si tenga presente che non sempre la si otterrà. L'esorcismo non ha l'efficacia infallibile dei Sacramenti che operano ex opere operato. Può avvenire che non sia conforme ai disegni di Dio su una determinata anima o su coloro che la circondano concedere la grazia della liberazione. Non dimentichiamo che Padre Surin rimase dodici anni sotto l'odiosa schiavitù di Satana. Tuttavia, gli esorcismi - come insegna Sant'Alfonso (I, 3 nº 193) - producono sempre qualche effetto salutare, almeno attenuando le forze del demonio sul corpo del posseduto.
 

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