di R. C.
Nel 2001 Abby Johnson era una studentessa universitaria di psicologia che non aveva ancora un'opinione chiara dell'aborto. Fu in occasione di una fiera del volontariato che entrò in contatto con un'esponente di Planned Parenthood, la più importante organizzazione di cliniche abortiste degli Stati Uniti (e forse del mondo). Le venne raccontato che si trattava di un'attività finalizzata ad aiutare le donne in difficoltà, fornendo contraccettivi, esami, educazione sessuale, ecc..., e solo in ultima istanza l'aborto.
Le venne assicurato che «il nostro scopo alla Planned Parenthood è quello di rendere raro l'aborto» e che comunque sarebbe stato meglio che le donne l'avessero fatto in un ambiente sicuro e in piena legalità, piuttosto che rischiare la vita con pratiche clandestine. In estrema sintesi è più o meno quello che pensano tutte le persone favorevoli all'aborto. Abby Johnson iniziò così a collaborare con Planned Parenthood prima come volontaria e in seguito come dipendente, divenendo in breve tempo una convinta sostenitrice dell'aborto legale.
Svolgeva il suo lavoro con passione, credendo realmente di aiutare le donne, ma senza avere un approccio troppo ideologizzato. Riuscì ad instaurare un rapporto di reciproco rispetto con gli attivisti pro life che pregavano davanti alla clinica, tant'è che in qualche occasione indirizzava le pazienti a rivolgersi ad organizzazioni pro vita che le avrebbero aiutate a tenere il bambino.
Fece carriera, venendo premiata come dipendente dell'anno e diventando direttrice della clinica della città di Bryan, in Texas. Un giorno, causa mancanza di personale, le venne chiesto in via eccezionale di fornire assistenza durante un aborto chirurgico su di un feto di tredici settimane eseguito con un monitoraggio ad ultrasuoni. Con questo sistema ogni momento dell'operazione veniva visualizzato su di uno schermo. Fu così che Abby Johnson per la prima volta in vita sua comprese cosa fosse in realtà l'aborto.
Vide con i suoi occhi che il feto non era un semplice tessuto che non sentiva dolore, bensì un esserino più vitale che mai, che tentava di sfuggire allo stritolamento e all'aspirazione. Lei stessa, che pure aveva avuto due aborti, non si era mai resa pienamente conto della scomoda verità.
Rimase ovviamente scioccata e decise che non avrebbe più lavorato per Planned Parenthood. Chiese aiuto proprio agli attivisti pro life che ormai conosceva e alla fine divenne una convinta attivista pro life. E guarda caso, il fatto avvenne proprio nel periodo in cui Abby aveva iniziato ad accorgersi che lo scopo di Planned Parenthood non era affatto quello di «rendere raro l'aborto», bensì di incrementarlo il più possibile, poiché era la principale fonte di entrate per l'organizzazione.
Scartati. La mia vita con l'aborto (Rubbettino, 2014) è il racconto di queste vicende raccontate in prima persona dalla stessa Abby Johnson. Si tratta di un libro coinvolgente, anche se l'argomento non è certo dei più leggeri. È interessante perché fa comprendere le contraddizioni in cui cadono molte delle persone che ritengono giusto l'aborto e che sono pienamente convinte che si tratti un diritto per le donne. Il libro evidenzia poi il business dell'interruzione di gravidanza, mostrando come le organizzazioni abortiste non siano altro che macchine da soldi senza scrupoli, a cui non interessa affatto il benessere delle donne.
Cliccando sulla copertina potete andare direttamente sul sito dell'Editore per acquistare il libro.
Infine, l'autrice ci svela con onestà tutto il suo percorso di conversione interiore, religioso e morale, fatto di rimorsi e di dubbi per troppo tempo rimasti nascosti sotto il tappeto. Il racconto infatti non tralascia nemmeno il problema religioso, anche perché negli Stati Uniti la fede per molte persone difficilmente rimane un fatto privato. Nella galassia protestante americana sono molto sentite le istanze pro life, anche se non mancano chiese pro choice (ossia favorevoli all'aborto). E pure i cattolici sono molto più attivi rispetto a quelli nostrani. Sull'altro fronte, i seguaci di The Satanic Temple hanno manifestato più volte apertamente a favore dell'aborto.
Sopra: The Satanic Temple si batte in favore dei «diritti religiosi riproduttivi», ossia per la libertà di abortire.
«Satana ama l'aborto».
Negli USA non mancano le dispute tra attivisti pro life (per la vita) e pro choice (per l'aborto).
Ma non è solo questione di fede: oltreoceano esiste persino l'associazione degli atei per la vita (Secular Pro Life 1), a comprova del fatto che difendere la vita è prima di tutto una questione di conoscenza della verità, di razionalità e di umanità.
Abby Johnson ci racconta quindi il suo rapporto con Dio e il suo passare da una chiesa più conservatrice ad una più progressista, nell'illusione di assopire i rimorsi della coscienza. Un po' alla volta però emergono il potere della preghiera e il disegno di Dio. Un Dio che per molti anni ha permesso ad Abby di stare dalla parte del male, per trarne un bene assai maggiore. La sua testimonianza infatti è servita anche ad altri colleghi per trovare il coraggio di uscire da Planned Parenthood e per dare lo slancio finale al dibattito sull'aborto, aiutando molti americani a comprendere la verità.
È anche grazie a questo libro (e al film che ne è stato ricavato) che le istanze pro life sono arrivate alla Corte Suprema, revocando la storica sentenza Roe vs Wade del 1973, stabilendo che l'aborto non è un diritto costituzionale. La strada da fare è ancora tanta, ma almeno stavolta la direzione è quella giusta.
Certo, negli Stati Uniti il clima è molto diverso rispetto al nostro Paese, dove nessuno osa minimamente mettere in discussione la legge nº 194. In America la disputa tra pro life e pro choice è sempre stata molto accesa, entrando spesso nel dibattito elettorale, pur con forti contraddizioni. Si pensi che persino un presidente guerrafondaio come George W. Bush, sostenne la causa pro life con provvedimenti atti a limitare almeno in parte l'aborto e tolse fondi statali alle organizzazioni abortiste.
Statua dedicata ai
bambini mai nati
Planned Parenthood è l'organizzazione di servizi abortivi e di pianificazione familiare più potente al mondo. La prima clinica nacque nel 1916 per opera di Margaret Sanger (1879-1966), una ricca femminista intrisa di idee razziste e fissata con l'eugenetica, che cinque anni dopo fondò l'American Birth Control League. Nel 1942, l'istituzione divenne Planned Parenthood. Col passare del tempo iniziò ad allargare la sua attività anche all'estero, federandosi con altri enti operanti nell’ambito della pianificazione familiare, divenendo International Planned Parenthood Federation (IPPF).
Pur essendo la moglie di un miliardario, alla Sanger però i soldi non bastavano mai, tanto che fin dal 1924 non esitò a chiedere un finanziamento al Bureau of Social Hygiene, organizzazione dipendente dai Rockefeller.
Sopra: documento dattiloscritto del 1924 attestante la richiesta di finanziamento della Sanger al Bureau of Social Hygiene (Rockefeller).
Da lì in poi la storia di Planned Parenthood sarà caratterizzata da continui e cospicui finanziamenti da parte di miliardari celebri e dalle loro fondazioni, desiderosi di dare il loro contributo attivo alle politiche di controllo demografico.
Tanto per fare qualche altro nome: Bill Gates, Warren Buffett, George Soros. Recentemente ha ricevuto la più grande singola donazione mai elargita ad un'organizzazione abortista: ben 275 milioni di dollari da MacKenzie Scott, l'ex moglie del fondatore di Amazon, Jeff Bezos 2.
Alcuni anni fa, Planned Parenthood finì nell'occhio del ciclone dopo che alcuni giornalisti indipendenti del Center for Medical Progress, smascherarono il business del commercio di organi e tessuti di feti abortiti per mezzo di video girati con una telecamera nascosta 3.
Sopra: tariffario degli organi fetali venduti da Planned Parenthood.
Presentiamo qui di seguito un estratto del libro, precisamente il primo capitolo, invitandovi allo stesso tempo alla lettura integrale di tutto il volume.
Sito dell'Editore: https://www.store.rubbettinoeditore.it/catalogo/scartati/
Dal libro è stato ricavato un film, intitolato Unplanned. La storia vera di Abby Johnson, uscito negli Stati Uniti nel 2019 e arrivato in Italia nel 2021. Nonostante l'argomento impegnativo e il periodo difficile, pur senza un lancio mediatico paragonabile a quello dei blockbuster americani, il film grazie al passaparola è riuscito ad ottenere un'ottima media di spettatori per singola sala.
Note
1 Si veda il sito https://secularprolife.org/ 2 Cfr. «Rachel Sandler, MacKenzie Scott, Michael Bloomberg Among The Biggest Billionaire Donors To Abortion Rights Groups», in Forbes, del 12 maggio 2022 R. Cascioli, «La strana campagna dei coniugi Gates a favore dell'aborto», in Il Giornale, dell'11 luglio 2012 https://www.ilgiornale.it/news/cultura/strana-campagna-dei-coniugi-gates-favore-dellaborto.html D. Gainor, «Warren Buffett has given $ 1.2 billion to abortion groups», Fox News, 13 maggio 2014 https://www.foxnews.com/opinion/warren-buffett-has-given-1-2-billion-to-abortion-groups
3
Cfr. F. Lozito,
«Aborto, Planned Parenthood: il lato oscuro dell'America», in
La Stampa, del 1º luglio 2017 B. Frigerio, «Esce l'ultimo video sul traffico di feti abortiti in America. Ma alla sbarra ci finisce l'accusatore», in Tempi, del 3 marzo 2016 https://www.tempi.it/ultimo-video-traffico-feti-abortiti-america/ I video sono disponibili sul canale Youtube del Center for Medical Progress https://www.youtube.com/c/TheCenterforMedicalProgress/videos
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