dossier del centro culturale san giorgio

titolo il cattolicesimo rivisto e corretto dalla sinagoga

di Arnaud de Lassus 1

 

postato: 29 maggio 2020

 

chiesa e sinagoga

 

«In nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti altro nome (che quello di Gesù) dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati» (At 4, 12). Così si espresse San Pietro, primo Papa della Chiesa cattolica, dinanzi al Sinedrio che lo aveva fatto arrestare perché predicava Cristo risorto nel Tempio di Gerusalemme. Di parere diverso sembrerebbero essere i vertici attuali della Chiesa cattolica che a partire dalla Dichiarazione conciliare Nostra Ætate, sulle religioni non cristiane, e via via negli anni successivi, hanno iniziato ad insegnare che gli ebrei non avrebbero bisogno per salvarsi dei meriti infiniti del Sangue di Cristo. Tale nuovo insegnamento deriva dall'opinione più volte riaffermata negli ultimi decenni dalla Gerarchia secondo cui l'Antica Alleanza tra Dio e il popolo eletto non sarebbe mai stata abrogata, e che quindi esisterebbero due Alleanze, due popoli eletti (gli ebrei e la Chiesa), e quindi due vere religioni, due vie di salvezza. Per molti ebrei, invece, non esiste che una sola religione (il giudaismo talmudico) e i cristiani, per essere graditi a Dio, dovrebbero rinunciare ai dogmi della SS.ma Trinità, dell'Incarnazione del Verbo e della Redenzione... Mentre l'atteggiamento degli israeliti è più che comprensibile, molto meno lo è quello dei vertici della «Chiesa conciliare». Si è cambiata la dottrina sulla questione del popolo ebraico così come cambia un paio di scarpe o un vestito, gettando alle ortiche tutto l'insegnamento cattolico sulla Redenzione e il Vangelo stesso, dimenticando nel frattempo che il Magistero bimillenario della Chiesa è infallibile e irreformabile...

 

 

Introduzione

 

In occasione del 40º anniversario della Dichiarazione conciliare Nostra Ætate, sulle relazioni della Chiesa con le religioni non cristiane (promulgata il 28 ottobre 1965), la nuova dottrina sulla religione ebraica, presentata da oltre quarant'anni in numerosi documenti ufficiali della Gerarchia cattolica, è stata esposta in maniera ancora più chiara.

 

dialogo ebraico-cristiano

 

Uno dei testi più rilevanti è stato l'articolo di Mons. Francis Deniau (1936-2014), Vescovo di Nevers, nonché presidente del Comitato Episcopale per le Relazioni con l'Ebraismo, apparso nel n° 290 (settembre 2004) della rivista Sens con il titolo «Questions ouvertes à propos d'une série d'émissions diffusée par Arte» («Domande aperte a proposito di una serie di trasmissioni diffuse da Arte»). Eccone un passaggio:

 

«Oggi, la Chiesa ha ripudiato ogni "teologia della sostituzione" 2 e ha riconosciuto l'attuale elezione del popolo ebraico, "il popolo di Dio dell'Antica Alleanza che non è mai stata revocata", secondo l'espressione usata da Giovanni Paolo II davanti alla comunità ebraica di Magonza, il 17 novembre 1980. Ciò obbliga ad una rilettura completa della Tradizione, ad un'opera di reinterpretazione dei due Testamenti. Si tratta di una via alla cui apertura Giovanni Paolo II ha contribuito in modo particolare. La "teologia della sostituzione", che ha provocato tanto male, non è più il pensiero della Chiesa di oggi. Il riconoscimento del significato attuale della fedeltà d'Israele è la strada sulla quale la Chiesa si è avviata scoprendo un approfondimento della comprensione di se stessa, del significato della buona novella di Cristo, e della speranza per il mondo».

 

mons. francis deniau

Sopra: Mons. Francis Deniau.

 

Imbarcarsi in una «rilettura completa della Tradizione», in una «reinterpretazione dei due Testamenti», ammettere che la teologia di ieri, in ciò che riguarda il popolo ebraico, non sarebbe più quella di oggi... equivale ad intraprendere una vasta operazione; si tratta di una via nuova nella quale la Santa Sede sembra essersi impegnata con una certa lentezza, sotto la pressione delle autorità ebraiche, la cui azione non è mai cessata a partire dal 1945. Affrontiamo questa importante questione trattando i seguenti punti:

  • Richiamo della posizione cattolica tradizionale sul popolo ebraico e sulla religione ebraica: insegnamento della Sacra Scrittura, dati della
    Storia e atteggiamento che ne consegue;

  • Le concezioni ebraiche su ciò che i cristiani dovrebbero credere e fare;

  • Come si opera il passaggio da una concezione ad un'altra? Ciò che sembra ormai conseguito; ciò che resterebbe da acquisire.

 

I
RICHIAMO DELLA POSIZIONE CATTOLICA TRADIZIONALE

SUL POPOLO EBRAICO E SULLA RELIGIONE GIUDAICA

 


 
Le tre fasi della vera religione

 

Da Noè, la vera religione è passata attraverso tre fasi:

  • La religione dei patriarchi, col sacerdozio primitivo;

  • La religione instaurata da Mosé col sacerdozio di Aronne;

  • La religione instaurata da Nostro Signore Gesù Cristo col sacerdozio
    cattolico.

Esse sono simboleggiate nella parabola del Buon Samaritano. L'uomo, caduto nelle mani dei ladri (che rappresentano Satana e gli angeli decaduti), è l'immagine dell'umanità ferita e impotente:

 

«Un sacerdote sopraggiunge e lo guarda. È il sacerdozio primitivo, quello dei patriarchi: un sacerdozio certamente santo, ma che non basta a risollevare la nostra natura decaduta, perché, sebbene possieda la fede e trasmetta, con la sostanza della vera religione, il principio della salvezza, non ha né la missione né la virtù di condurre l'opera al suo fine [...]. La stessa cosa vale per il sacerdozio di Aronne, raffigurato da questo levita che si presenta dopo il sacerdote e che incontra come lui l'infelice ferito. Questa istituzione mosaica è divina; essa contiene il deposito della verità e della vita; ma, come insegna così sapientemente San Paolo nella sua bella "Lettera ai Romani", constata la malattia senza riuscire a portarvi rimedio! Essa annuncia, è vero, il medico che guarirà tutto; lo annuncia e gli prepara la via; ma non la dà; per salutare che sia, essa resta indubbiamente insufficiente. Il levita, dunque, passa come il sacerdote, e il ferito giace sempre là» 3.

 

parabola del buon samaritano

 

Il terzo personaggio della parabola: il Samaritano che rappresenta Cristo, l'unico che possa effettivamente guarire le piaghe del ferito versandovi sopra l'olio e il vino (simbolo dei Sacramenti) e condurlo all'albergo (simbolo della Chiesa). Religione dei patriarchi, giudaismo mosaico e cattolicesimo costituiscono le tre fasi di una medesima religione quanto alla fede,

 

«poiché il Nuovo Testamento, nel suo insieme, tende a presentare la fede d'Israele 4 come se fosse sempre stata una fede implicita in Cristo Gesù. Negare di credere in Cristo Gesù, quando è già venuto, implica di conseguenza un rinnegamento obiettivo del contenuto della fede dell'Antico Testamento» 5.

 

crocifisso messale

 

Ma ciò che è passato è passato:

 

«Il giudaismo mosaico non è nient'altro che un relitto, certamente ricco, sapiente, carico di una pesante eredità, ma sempre un relitto. Quello di una religione che, eccetto l'atto di adorazione interiore di un cuore sincero, non ha più oggetto. Il suo oggetto era l'attesa del Messia. Egli è venuto. Ormai non c'è che un solo culto al vero Dio: il culto dovuto alla SS.ma Trinità e all'Inviato di Dio, Suo Figlio Gesù Cristo, per mezzo della Chiesa che ha istituito, vivificata dallo Spirito Santo, dispensatrice delle grazie divine» 6.

 

ebreo al muro del pianto

Sopra: pio ebreo prega al Muro del Pianto.

 

 

L'Antica Alleanza e l'elezione del popolo ebraico

 

Per via dell'Alleanza - detta Antica Alleanza - conclusa tra Dio e il popolo ebraico, quest'ultimo aveva la qualità di popolo eletto; ad esso era stata confidata una missione: quella di preparare l'avvento di Cristo. Una volta compiuta la missione, il popolo ebraico non avrebbe più beneficiato né di una missione particolare che si sarebbe prolungata, né di un'elezione esclusiva, né di un'Alleanza riservata a lui solo, come affermato dal Cardinale Jean Daniélou (1905-1974):

 

menorah«Il popolo ebraico è stato il popolo eletto per due millenni, in vista di una missione che aveva da compiere. Ma questa elezione era provvisoria, nel senso che esso non era chiamato a tenerla gelosamente per sé, come un privilegio esclusivo, ma a condividerla con tutti i popoli. Ecco l'essenza stessa del mistero nascosto che San Paolo annuncia agli Efesini. Ormai le nazioni sono chiamate da Dio allo stesso titolo degli ebrei. Questo annuncio ha raggiunto certi ebrei che lo hanno compreso e salutato con gioia, come quelli che avevano seguito Gesù. Altri invece lo hanno rifiutato. Il fratello maggiore non ha voluto condividere la sua elezione con il figliol prodigo. La Buona Novella del Nuovo Testamento è, ci dice San Paolo, che "non vi è più giudeo né greco, non vi è schiavo né libero, non maschio né femmina, ma tutti voi siete uno solo in Cristo Gesù. E se voi siete di Cristo siete seme di Abramo, eredi secondo la promessa" (Gal 3, 28-29). E bisogna dire infatti che se l'elezione di un popolo particolare non fosse  stata che un'economia provvisoria in vista di una chiamata universale alla quale tutti i popoli sarebbero stati invitati, se essa fosse stata estesa a tutta la Storia, sarebbe parsa inammissibile. In origine, è tutta l'umanità che è stata chiamata da Dio: sono tutti i popoli che sono riuniti oggi nella Chiesa. È falso parlare ancora oggi di un'elezione particolare del popolo ebraico. E per di più è il modo migliore di risuscitare l'antisemitismo» 7.

 

cardinale jean daniélou

Sopra: il Cardinale Jean Daniélou.

 

Il ruolo del popolo eletto è ormai attribuito alla Chiesa e a lei sola, come spiega l'ebrea convertita Denise Judant:

 

«Il culto del Tempio è stato abolito per sempre, segno eclatante del cambiamento dei rapporti tra Dio e il popolo che un tempo aveva scelto. Come l'elezione di Israele, fatta da Dio in vista dell’avvento del Messia, è passata alla Chiesa, allo stesso modo è avvenuto per il sacerdozio» 8.

 

«Ed ecco il velo del tempio si squarciò in due da cima a fondo, la terra si scosse, le rocce si spezzarono, i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi morti risuscitarono. E uscendo dai sepolcri, dopo la sua risurrezione, entrarono nella città santa e apparvero a molti. Il centurione e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, sentito il terremoto e visto quel che succedeva, furono presi da grande timore e dicevano: "Davvero costui era Figlio di Dio"»! (Mt 27, 51-54).

 

E, da questo fatto, il nuovo Israele è la Chiesa:

 

- «Dopo la venuta del Messia, la natura stessa del popolo di Dio si trasforma. Gesù istituisce il nuovo popolo di Dio, proveniente dall'antico, ma con l'aggiunta dei pagani che saranno innestati sul vecchio Israele. Il nuovo Israele è la Chiesa, e l'Israele infedele non ne fa parte» 9.

 

- «La promessa di Dio al primo popolo eletto era stata di ordine temporale: un paese da abitare, con l'assicurazione della prosperità e dell'indipendenza; ma era solamente la figura della vera promessa che era di un altro ordine: la liberazione spirituale dell'umanità. Questa promessa ha avuto il suo compimento in Cristo e il popolo di Dio è diventato una realtà spirituale e universale» 10.

 

kapparoth

Sopra: rito del Kapparoth durante lo Yom Kippur.

Il giudaismo attuale non è nient'altro che un relitto.

 

La sostituzione dell'Antica Alleanza con la Nuova

 

La cosa è stabilita chiaramente da San Paolo nella Lettera agli Ebrei:

 

santissima trinità«Noi abbiamo un sommo sacerdote così grande che si è assiso alla destra del trono della maestà nei cieli, ministro del santuario e della vera tenda che il Signore, e non un uomo, ha costruito. Ogni sommo sacerdote infatti viene costituito per offrire doni e sacrifici: di qui la necessità che anch'egli abbia qualcosa da offrire. Se Gesù fosse sulla terra, egli non sarebbe neppure sacerdote, poiché vi sono quelli che offrono i doni secondo la legge. Questi però attendono a un servizio che è una copia e un'ombra delle realtà celesti, secondo quanto fu detto da Dio a Mosé, quando stava per costruire la Tenda: "Guarda, disse, di fare ogni cosa secondo il modello che ti è stato mostrato sul monte". Ora invece egli ha ottenuto un ministero tanto più eccellente quanto migliore è l'alleanza di cui è mediatore, essendo questa fondata su migliori promesse. Se la prima infatti fosse stata perfetta, non sarebbe stato il caso di stabilirne un'altra. Dio infatti, biasimando il suo popolo, dice: "Ecco vengono giorni, dice il Signore, quando io stipulerò con la casa d'Israele e con la casa di Giuda un'alleanza nuova; non come l'alleanza che feci con i loro padri, nel giorno in cui li presi per mano per farli uscire dalla terra d'Egitto; poiché essi non son rimasti fedeli alla mia alleanza, anch'io non ebbi più cura di loro, dice il Signore" [...]. Dicendo però "alleanza nuova", Dio ha dichiarato antiquata la prima; ora, ciò che diventa antico e invecchia, è prossimo a sparire» (Eb 8, 6-13) 11.

 

cirsto sommo sacerdote

Sopra: immagine estratta dal Messale Romano pre-conciliare raffigurante Gesù Cristo Sommo ed Eterno Sacerdote della Nuova Alleanza; inginocchiato alla Sua destra vi è il levita ebreo, una raffigurazione che simboleggia la superiorità del nuovo sacerdozio sull'antico.

 

Dal commento di dom Paul Delatte o.s.b. (1848-1937) a questo passo 12 estraiamo la seguente argomentazione:

 

«Una breve conclusione è sufficiente: definendo "nuova" l'alleanza cristiana, il profeta (Geremia) non ha potuto farlo che a condizione di escludere come antica e superata la precedente alleanza, che il cristianesimo ha abrogato per il maggior vantaggio dell'umanità. Infatti, un'istituzione, denunciata già da più di sei secoli come precaria e antica, è nella condizione delle cose decrepite che non hanno altro da fare che sparire e venir meno; e se non se ne parla più male, è, secondo l'espressione di Sant'Agostino, per seppellire la Sinagoga con onore» 13.

 

dom paul delatte

Sopra: il teologo benedettino dom Paul Delatte.

 

Nel suo libro Jalons pour une théologie chrétienne d'Israël («Punti fondamentali per una teologia cristiana d'Israele»), Denise Judant spiega come dev'essere compresa questa sostituzione del nuovo Israele (la Chiesa, composta da ebrei cristiani e da pagani divenuti cristiani) al vecchio Israele, il popolo ebraico. Essa cita la Prima Lettera di San Pietro:

 

«Onore dunque a voi che credete; ma per gli increduli la pietra che i costruttori hanno scartato è divenuta la pietra angolare, sasso d'inciampo e pietra di scandalo. Loro v'inciampano perché non credono alla parola; a questo sono stati destinati. Ma voi siete la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere meravigliose di lui che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua ammirabile luce; voi, che un tempo eravate non-popolo, ora invece siete il popolo di Dio; voi, un tempo esclusi dalla misericordia, ora invece avete ottenuto misericordia» (1 Pt 2, 7-10).

 

denise judant - jalons pour une théologie chrétienne d'israël

 

Ed ecco il suo commento a questo passo:

 

gesù - caifa«Gli ebrei "increduli" sono dunque decaduti dalle loro prerogative del passato [...]. Gli ebrei "increduli" che erano stati chiamati a costruire il Regno di Dio, ne sono stati rigettati; gli ebrei "credenti" (i cristiani), con i pagani diventati cristiani, ora formano “un popolo di Dio”. Perciò essi hanno diritto alle stesse espressioni che caratterizzavano il popolo eletto dell'Antico Testamento (Es 19, 5 e ss). Forse non si è tenuto sufficientemente conto dell'importanza dell'immagine della pietra d'angolo per la prima teologia cristiana. L'abbiamo trovata utilizzata da Paolo, Pietro e Giovanni. Beninteso, Cristo è la pietra angolare, il pezzo fondamentale dell'edificio, quella che lo "regge". Ma perché questa immagine della pietra d'angolo? Perché essa unisce due muri diversi, simboleggianti gli ebrei e i pagani. Tale è [...] il pensiero di Paolo nella "Lettera agli Efesini", ed è fondamentale. L'edificio che ha Cristo per base, la Chiesa, è composto al tempo stesso da ebrei e da pagani, e ciò per definizione stessa. La Chiesa sostituisce il popolo ebraico come "popolo di Dio", come partner dell'Alleanza, è vero, ma questa Chiesa è formata da ebrei e da pagani» 14.

 

ebrei talmudici

 

Alla sostituzione di un'Alleanza con un'altra corrisponde la sostituzione del culto del Tempio con un nuovo culto:

 

«La distruzione del Tempio sopraggiunse e segnò in qualche maniera in modo visibile il passaggio da un'economia all’altra. Solo così il sacrificio di Cristo è valido presso Dio, e lo stesso vale per il sacerdozio. "Con ciò stesso egli (Cristo) abolisce il primo sacrificio per stabilirne uno nuovo"» (Eb 10, 9)» 15.

 

L'accettazione della Nuova Alleanza da parte di Israele

 

Israele (inteso in senso carnale, ossia la discendenza di Giacobbe) ha in questa accettazione i suoi rappresentanti più eminenti: il vecchio Simeone (di cui parleremo più avanti), la profetessa Anna, San Giovanni Battista, la Vergine Maria, San Giuseppe, gli Apostoli, i discepoli... Ma per prima, nel tempo e nell'ordine di perfezione, viene certamente la Vergine Maria:

 

«Ciò che ci insegna il Nuovo Testamento, è che la venuta del Messia divide Israele in due parti: una che riconosce il Messia e accetta di seguire il suo insegnamento, un'altra - la maggioranza del popolo ebraico - che lo rigetta. Dunque, è falso dire che tutto Israele ha rifiutato il Messia. Al contrario - e questo punto non ci sembra essere stato messo sufficientemente in luce - il fiat della Madonna è l'accettazione di Israele. In Maria, figlia d'Israele, il popolo di Dio giunto per grazia al culmine della perfezione umana, ha detta "sì"» 16.

 

annunciazione

«Ecce Ancilla Domini, fiat mihi secundum verbum tuum» (Lc 1, 38).

 

Ogni ebreo è chiamato ad accettare la Nuova Alleanza

 

«Ogni ebreo è dunque chiamato ad aderire a questa Alleanza, a questa salvezza, e in un modo tutto particolare, diverso dal modo in cui è chiamato un gentile, poiché è chiamato non solo come individuo, ma anche nella sua qualità nazionale, dato che è alla sua nazione che la prima parte della Rivelazione fu specificamente inviata» 17.

 

alphonse e theodore ratisbonne

Sopra: da destra, Alphonse (1814-1884) e Theodore Ratisbonne (1802-1884), due fratelli ebrei che si convertirono al cattolicesimo e si fecero religiosi. Ad Alphonse apparve la Vergine Maria mentre si trovava nella basilica di Sant'Andrea delle Fratte di Roma. Nel 1843, essi fondarono la Congregazione delle Religiose di Nostra Signora di Sion, destinata all'apostolato missionario nei confronti del mondo ebraico.

 

«I doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili»

 

Quanto agli ebrei, la sostituzione dell'Antica Alleanza con la Nuova, infinitamente superiore, non contraddice la formula scritturale «i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili» (Rm 11, 29). Ed è a torto che essa viene utilizzata da coloro che ad ogni costo vogliono che oggi l'Antica Alleanza sia mantenuta in vita a fianco della Nuova Alleanza e che gli attribuiscono un carattere salvifico. Ad un dono irrevocabile di Dio deve corrispondere una risposta. Da parte d'Israele questa risposta non c'è stata. Essa è sempre possibile, ed è sempre attesa da Dio. Ecco il commento su questo punto dell'ebrea convertita Denise Judant:

 

- «È un vero controsenso opporre, come fanno certuni, una sedicente fedeltà degli ebrei ad una sedicente infedeltà dei cristiani; per San Paolo, sono gli ebrei ad essere infedeli. Ma Dio, Lui sì, resta fedele. Se gli ebrei sono stati "eletti" nei patriarchi, non è per restare un popolo separato, poiché al contrario l'Alleanza era aperta fin dall'inizio ad una prospettiva universalistica; essi sono stati eletti in vista di Cristo e dell'elezione di grazia. Usciti dall'Alleanza, gli ebrei sono chiamati a ritornare: tale è l'interpretazione di Rm 11, 28-29; su questo punto, c'è un consenso unanime della Tradizione patristica» 18.

 

- «Questa interpretazione impedisce di pensare che il popolo ebraico in quanto tale resti chiamato ad un destino particolare. Ma ci sembra l'unica conforme al pensiero di San Paolo» 19.

 

santi pietro e paolo

Sopra: i Santi Pietro e Paolo, le due colonne postanti della Chiesa, due israeliti nella carne che accettarono il Messia Gesù, Figlio di Dio, mostrandosi così fedeli ai doni irrevocabili ricevuti da Dio.

 

La consacrazione suprema dell'Antica Alleanza: il vecchio Simeone

 

Il quarto mistero gaudioso del Rosario ci fa meditare questo punto:

 

«Simeone, che lo Spirito di Dio conduce al Tempio per incontrare il Bambino-Dio, è la figura vivente e la rappresentazione personale dell'antica Legge, o piuttosto di tutta quella santa antichità di cui la vita dei patriarchi era stata l'esordio. È l'ultimo germoglio di questo albero, vecchio di quaranta secoli e la cui radice è Adamo; ne è come la vetta e l'incoronazione gloriosa; ne contiene la linfa; è il segno e il frutto della sua maturità. Occorreva che tutto questo grande movimento di vita naturale e soprannaturale, di vita religiosa e sociale che, datando dalla creazione, aveva avuto inizio con il paradiso terrestre, arrivasse al termine che la divina Saggezza gli aveva assegnato. Tutto doveva raggiungere Cristo, baciare Cristo, incorporarsi a Cristo, per ricollegarsi mediante Lui a Dio. Tutte le cose erano state orientate verso il Messia promesso; tutto ciò che, sulla terra, era realmente accaduto, era incamminato verso di Lui.

 

presentazione al tempio

Sopra: il vecchio San Simeone riconosce nel

Bambino appena circonciso il Messia atteso.

 

Fin dalla sua comparsa sul mondo, l'"incontro" 20 doveva avere luogo e la congiunzione doveva farsi. Ma ciò era soprattutto vero per quella testa dell'umanità che costituiva il popolo eletto, la famiglia di Abramo, la nazione ebraica. "Finis legis Christus": "Il termine della legge è Cristo" 21: il suo termine, nel senso che ne era lo scopo, il successo, la consumazione; il suo termine anche nel senso che andava ad abolirne la forma passeggera, per fare fiorire e fruttificare, in un nuovo clima e sotto una forma molto più perfetta, questa sostanza di luce e di vita divina che ne era il fondo e che Dio stesso aveva depositato. Ne consegue che Gesù, nelle braccia di San Simeone, è l'unione dei due Testamenti; e se non ancora il passaggio dell'Antico al Nuovo, almeno la consacrazione suprema dell'Antico. Tutte le promesse sono compiute, tutti i pegni completati; la Legge e i profeti rendono testimonianza a Cristo, e Cristo, dal canto suo, rende testimonianza alla Legge e ai profeti. È ormai evidente che non c'è che una sola religione.

 

ebreo ortodosso

 

Essa ha diverse fasi e si mostra successivamente in stati distinti; ma rimane unica, sempre vera, sempre santa, sempre gloriosa per Dio e salutare per gli uomini. Essa non ha che un fine che è l'adorabile Trinità, e un solo fondamento che è Cristo, il Verbo di Dio incarnato. Tutto si rischiara, tutto è in ordine, tutto è strettamente collegato; il passato è indissolubilmente saldato all'avvenire; l'antichità ha detto la sua parola e ha fatto la sua opera; inizia l'epoca moderna; ecco, decanta il poeta latino, che "si apre una grande era dei secoli" 22. Allora si comprende che "questo incontro" è di un'importanza capitale» 23.

 

Il rifiuto della Nuova Alleanza da parte della Sinagoga

 

La Sinagoga 24 rifiutò la Nuova Alleanza e restò attaccata all'Antica, diventata ormai obsoleta. Essa iniziò a combattere la Chiesa e non smetterà di farlo fino alla venuta dell'Anticristo. La cosa è prefigurata nella Sacra Scrittura in numerosi passi (Ismaele e Isacco, Esau e Giacobbe, ecc...) 25, e in particolare nel celebre giudizio di Salomone (1 Re 3, 16-28) di cui ecco il significato:

 

«Una delle due donne che si appella alla sua giustizia, avendo soffocato il suo bambino mentre dormiva, invidia la sua rivale il cui figlio è ancora vivo. Questa donna raffigura la Sinagoga che ha soffocato la fede in Gesù nel popolo d'Israele e che vorrebbe impedire alla Chiesa di fare partecipare le anime alla Risurrezione di Cristo mediante il battesimo e la penitenza» 26.

 

giudizio di salomone

 

La conversione degli ebrei secondo la Sacra Scrittura

 

Dopo avere indicato l'autentica interpretazione del passo del capitolo XI della Lettera ai Romani che afferma che «i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili» (Rm 11, 29), Denise Judant aggiunge:

 

«Questa frase sta forse a significare che il capitolo XI della "Lettera ai Romani" non rivela alcuna prospettiva sul destino dell'"Israele secondo la carne"? Questa interpretazione sarebbe del tutto inesatta come quella che fissa con certezza questo destino. Paolo "spera" con fervore, ma senza certezza, che gli ebrei si convertiranno e che saranno più numerosi possibile. Riassumendo, egli non afferma né che gli ebrei si convertiranno in massa, né che questo avvenimento avrà luogo alla fine del mondo. Questa interpretazione è incerta. Tutto ciò che dice San Paolo è che la salvezza degli ebrei e dei pagani è un mistero, un mistero legato a quello di Cristo stesso. Se gli ebrei dell'Antico Testamento si credevano gli unici beneficiari dell'"elezione" senza ammettervi i pagani, questi ultimi, ora ammessi nell'Alleanza, devono guardarsi bene dal pensare che tale Alleanza sia riservata unicamente a loro: gli ebrei restano chiamati ad entrarvi, e chiamati in un modo tutto particolare, in virtù stessa della loro primitiva elezione che è ancora in ballo in questo senso, ma solo in questo senso.

 

ebreo al muro del pianto

 

Questa concezione del futuro degli ebrei ci sembra al tempo stesso più fedele al testo stesso di San Paolo e all'insieme del Nuovo Testamento. Secondo Luca, discepolo di Paolo, c'è all'interno dello stesso popolo ebraico una distinzione tra gli ebrei cristiani e gli altri ebrei. Per Luca, ora il popolo ebraico "incredulo" è messo sullo stesso piano delle nazioni. Il pensiero di Luca ci permette di comprendere meglio quello del suo maestro Paolo. D'altronde, il mistero della chiamata sia degli ebrei che dei pagani ci sembra evidente dal confronto tra la "Lettera di San Paolo ai Romani" (Rm 1, 30-31) e la "Prima Lettera di San Pietro" (1 Pt 2,10) [...]. Pietro mostra che "ora" i pagani sono stati introdotti nell'Alleanza, grazie alla misericordia che Dio ha usato a loro riguardo.

 

preghiera rabbinica

 

Egli parla unicamente dell'"l'incredulità" degli ebrei. Quanto a Paolo, egli non può rinunciare a vedere i suoi "fratelli" esclusi da questa misericordia, e spera che essa raggiungerà anch'essi, non più tardi, ma subito [...]. Il popolo di Dio è l'insieme di coloro che Dio, nella Sua misericordia, riunisce nella Sua Alleanza, e ciò lungo tutto questo periodo della Storia fino alla Parusia 27. Ed è per via della sua parte divenuta cristiana che il popolo ebraico continua ad appartenere al popolo di Dio, da San Paolo fino alla fine dei tempi» 28.

 

Riassumendo: l'Alleanza proposta da Dio agli uomini ha avuto due forme successive chiamate Antica e Nuova Alleanza. Tra queste due forme, si constata al tempo stesso continuità (su certi punti) e rottura (su altri punti):

  • L'Antica Alleanza con il popolo ebraico era un'Alleanza temporanea che aveva per scopo l'avvento del Messia;

  • Una volta che il Messia è venuto, l'Antica Alleanza scompare, sostituita dalla Nuova. Non esistendo più, essa non può avere oggi un ruolo salvifico;

  • Il popolo ebraico in quanto tale non ha più una missione particolare da svolgere che riguardi la salvezza, né un'alleanza con Dio che gli sia
    riservata: «Non vi è più giudeo né greco, non vi è schiavo né libero, non maschio né femmina, ma tutti voi siete uno solo in Cristo Gesù. E se voi siete di Cristo siete seme di Abramo, eredi secondo la promessa» (Gal 3, 28-29);

  • La Chiesa è il nuovo Israele;

  • Rifiutando la Nuova Alleanza, la Sinagoga è rimasta legata all'Antica, divenuta obsoleta. Fin dai tempi di Nostro Signore, essa non ha mai smesso di opporsi alla Chiesa;

  • Per via della loro primitiva elezione, gli ebrei sono chiamati, in un modo tutto particolare, ad entrare nella Nuova Alleanza.

 

II
LE CONCEZIONI EBRAICHE RELATIVE A CIÒ CHE

I CRISTIANI DOVREBBERO CREDERE E FARE 29

 

È evidente che sono state le autorità ebraiche che hanno avuto l'idea di spingere la Chiesa a modificare la dottrina tradizionale che è appena stata ricordata. Le pressioni in questo senso, provenienti da personalità o da organismi ebraici, si sono manifestate soprattutto dopo la Seconda Guerra Mondiale. Esse avevano lo scopo di ottenere in primo luogo - come disse l'israelita Gerhart Moritz Riegner (1911-2001), Segretario Generale del Congresso Mondiale Ebraico - un «nuovo approccio della teologia cristiana nei confronti degli ebrei» 30, e secondariamente di giungere a ciò che il rabbino Elia Benamozegh (1823-1900) 31 definiva una riforma della Chiesa sull'ideale ebraico 32.

 

gerhart moritz Riegner . elia benamozegh

 

Le concezioni ebraiche a grandi linee

 

Tali concezioni sono presentate raramente nel loro insieme. Ne diamo qui un riassunto. Due aspetti sembrano essenziali:

 

Per quel che riguarda il popolo ebraico

L'Alleanza di Dio con il popolo ebraico, che i cristiani chiamano «Antico Testamento», non sarebbe mai stata revocata. Il popolo ebraico resterebbe oggi come ieri un popolo sacerdotale incaricato di una missione particolare per i non-ebrei. La religione che pratica (non si precisa se si tratta della religione mosaica o di quella talmudica) 33, sarebbe salvifica per gli ebrei.

 

talmud babilonese

 

Per ciò che riguarda i popoli gentili (cristiani e pagani) 34

Non sarebbe né necessario né opportuno che tali popoli si convertano al giudaismo. Basterebbe loro, per essere salvati, osservare le sette leggi dette «noachidi» 35 che sarebbero state imposte a Noè (una legge che esige la creazione di un tribunale di giustizia; sei leggi proibiscono la bestemmia, l'idolatria, l'incesto, l'omicidio, il furto e la consumazione della carne di un animale vivente). Si definisce «religione noachide» quella che si limita all'osservanza di queste sette leggi, e che comprende la credenza in un Dio unico, implicita nella legge che condanna l'idolatria. Ritorneremo più in dettaglio su questi due punti.

 

rabbi oury amos cherki

 Sopra: rabbi Oury Amos Cherki, presidente di Brit Olam,

il Noahide World Center («Centro Mondiale Noachide»), sito a Gerusalemme.

 

L'Antica Alleanza non sarebbe mai stata revocata

 

Scrive l'ebreo Gerhart Riegner:

 

«Quella che i cristiani definiscono Antica Alleanza con gli ebrei non è mai stata abolita ed è tutt'ora in vigore [...]. Se si prende sul serio questa affermazione, ne consegue che tutta la teologia che ha avuto inizio con i Padri della Chiesa è stata abolita e che, contrariamente al suo insegnamento tradizionale, la Chiesa non può più pretendere di sostituire il popolo ebraico. Se l'Antica Alleanza è sempre valida, per noi ebrei esiste qualcosa di particolare. La teoria classica della sostituzione del vecchio Israele (gli ebrei) con il nuovo Israele (i cristiani) è stata corretta e modificata da questa affermazione che dunque è primordiale [...]. Ciò modifica profondamente l'insegnamento cristiano» 36.

 

cestinare il cristianesimo

 

Come è già stato indicato, la dottrina tradizionale su questo punto viene chiamata, da coloro che la contestano, «teologia della sostituzione». Bisognerebbe quindi far ratificare dalla Chiesa un cambiamento di dottrina 37 con le conseguenze che ne derivano:

  • Il popolo ebraico di oggi sarebbe ancora il popolo eletto 38. Oggi come ieri, esso sarebbe un popolo di sacerdoti, un popolo sacerdotale;

  • Per via di questo fatto, esso avrebbe una missione a riguardo degli altri popoli (ossia di portar loro il monoteismo) 39.

  • Da qui la necessità per la Chiesa di riconoscere i suoi errori a riguardo del popolo ebraico (pentimento), di convertirsi su questo punto e di riparare;

  • Ogni forma di proselitismo (ricerca della conversione) a riguardo del popolo ebraico dovrebbe essere proibita.

vangelo censurato

 

Il carattere obbligatorio, per i gentili, delle leggi noachidi

 

Negli ambienti cattolico, l'esistenza delle leggi noachidi e il carattere obbligatorio per i gentili attribuito loro da numerose autorità ebraiche, è cosa quasi sconosciuta. Forniamo dunque, a questo proposito, una serie di testi che si rafforzano gli uni gli altri; essi mostrano che si tratta di un'idea ben radicata.

 

Elia Benamozegh

Questo rabbino ha voluto dare una risposta alla domanda che si pongono i rabbini e i pensatori del giudaismo dopo l'emancipazione degli ebrei 40 in Europa:

 

«Quando avremo ritrovato il nostro ruolo di popolo che porta la salvezza alle nazioni, che ne sarà della religione dei cristiani che si sono definiti il nuovo Israele»? 41.

 

Il suo libro Israël et l'humanité, che scrisse in francese, è sottotitolato Etude sur le problème de la religion universelle et sa solution («Studio sul problema della religione universale e sulla sua soluzione»). La soluzione proposta è stata così riassunta dallo scrittore Michel Laurigan:

 

«La Chiesa cattolica deve riformare il suo insegnamento su tre punti:

 

- Essa deve cambiare il suo atteggiamento verso il popolo ebraico che deve riabilitare come il popolo primogenito, il popolo sacerdotale "che ha saputo conservare nella sua purezza originaria la religione primitiva". Questo popolo non è né deicida, né rigettato di Dio. Nessuna maledizione pesa su questo popolo. Al contrario, esso vuole proporre la felicità e l'unità del genere umano;

- La Chiesa deve rinunciare alla divinità di Gesù, questo Figlio dell'uomo come egli stesso si designava. Semplice rabbino, Gesù era un ebreo e lo è rimasto. Bisogna predicare Gesù Cristo, ma un Gesù Cristo umano, venuto a portare una morale per la felicità di tutti gli uomini;

- La Chiesa deve accettare una reinterpretazione - e non una soppressione - del mistero della Trinità.

 

Accettando queste tre condizioni, "la Chiesa cattolica diverrà la Chiesa del vero cattolicesimo", un cattolicesimo autentico che Benamozegh definisce noachismo, la religione per tutti i popoli che appartengono "all'area cristiana" 42. Questo noachismo 43 possiede una morale che la Chiesa deve per missione far conoscere ai popoli della Terra» 44.

 

elia benamozegh - israël et l'humanité

Sopra: il libro del rabbino Elia Benamozegh Israël et l'humanité, un'opera in cui già nel 1914 egli prospettava la necessaria riforma dell'insegnamento cattolico sull'ebraismo. Cinquant'anni dopo le sue richieste sono state accolte dal Concilio Vaticano II.

 

Una frase del già citato Elia Benamozegh riassume questo pensiero: «Se il cristianesimo acconsente a riformarsi sull'ideale ebraico, sarà sempre la vera religione dei popoli gentili» 45. Ecco alcune spiegazioni più recenti a riguardo delle leggi noachidi.

 

Gran Rabbino Jacob Kaplan (1895-1994):

 

«Secondo la nostra dottrina, la religione ebraica non è l'unica ad assicurare la salvezza. Sono salvati tutti coloro che, pur non essendo ebrei, credono nel Dio supremo e osservano una buona condotta morale, obbedendo così alle leggi dette noachidi, le stesse che il Creatore ha prescritto a Noè. Perciò, i rabbini insegnano che i giusti di tutte le nazioni hanno diritto alla salvezza eterna. Sono solo gli ebrei che, oltre alle leggi noachidi, devono osservare le prescrizioni della Toràh, la Legge di Mosé, le quali hanno una loro ragion d'essere nel progetto divino di formare un popolo destinato ad un'azione religiosa nel mondo. La speranza d'Israele, non è dunque la conversione del genere umano al giudaismo, ma al monoteismo. Quanto alle religioni bibliche, esse sono - come hanno dichiarato due dei nostri più grandi teologi - delle confessioni che hanno il compito di preparare con Israele l'avvento dell'era messianica annunciata dai profeti. Allora noi ci auguriamo ardentemente di lavorare insieme alla realizzazione di questo ideale essenzialmente biblico» 46.

 

jacob kaplan

Sopra: Jacob Kaplan, Gran Rabbino di Francia.

 

Dictionnaire encyclopédique du judaïsme (1989-1993) 47:

 

«Voce "Leggi noachidi": sette principî chiave della moralità che, secondo l'opinione rabbinica, sono obbligatorie per tutta l'umanità poiché gli uomini discendono tutti da un antenato comune. Imposte a Noè, secondo la tradizione, queste leggi noachidi hanno preceduto la Toràh e l'Halakhah (il sistema legale osservato unicamente dal popolo ebraico). Secondo Maimonide, l'accettazione - sulla base della Bibbia - dei sette precetti universali, comporterebbe che ogni gentile giusto entrerebbe a far parte "dei giusti delle nazioni del mondo che avranno parte nel mondo a venire". Cristiani e musulmani sono considerati dalla maggior parte delle autorità halakhiche come non-idolatri, purché accettino le leggi di Noè. Ecco un quadro che riporta le sette leggi noachidi:

 

- Giustizia civile (il dovere di stabilire un sistema legale);

- Divieto della bestemmia (che comprende la falsa testimonianza);

- Rifiuto dell'idolatria;

- Proibizione dell'incesto (così come dell'adulterio e degli altri reati sessuali);

- Interdizione dell'omicidio;

- Proibizione del furto;

- Divieto di mangiare la carne ("un membro") ottenuta da un animale vivo (ossia la crudeltà sotto tutte le sue forme)».

 

dictionnaire encyclopédique du judaïsme

 

The New Standard Jewish Encyclopedia (1992):

 

«Voce "Leggi di Noè": sette leggi che i rabbini considerano come obbligatorie per tutta l'umanità; esse derivano dai primi capitoli del Libro della Genesi (9, 4-7) 48; sei di queste leggi sono negative e proibiscono l'idolatria, la bestemmia, l'omicidio, l'adulterio, il furto e la consumazione della carne di un animale vivo. L'unico precetto positivo è quello che ordina la creazione di un tribunale di giustizia. Tali leggi furono oggetto di numerose discussioni da parte di autori del XVII secolo a riguardo del diritto delle persone (legge internazionale)».

 

the new standard jewish encyclopedia

 

Il capitolo «Riflessioni ebraiche» delle Riflessioni sull'Alleanza e la Missione, del 12 agosto 2002 49:

 

«L'ebraismo considera che tutti i popoli sono tenuti a osservare una legge universale. Questa legge, chiamata i Sette Comandamenti di Noè, si applica ad ogni essere umano. Queste leggi sono: (1) stabilire corti di giustizia affinché la legge governi la società, e la proibizione (2) della blasfemia, (3) dell'idolatria, (4) dell'incesto, (5) dello spargimento del sangue, (6) del furto e (7) del mangiare la carne di un animale vivo».

 

riflessioni sull'alleanza e la missione

 

Solamente nel 2002 le leggi noachidi sono state pubblicate in una Dichiarazione congiunta dalle autorità cattoliche ed ebraiche (nella fattispecie americane); fino ad ora non figuravano che nel capitolo «Riflessioni ebraiche» di questo documento. Le cose sono andate più rapidamente con lo Stato americano, come risulta dalla Legge 102-14, promulgata il 20 marzo 1991 dalla 102ª sessione del Congresso statunitense. Eccone il testo:
 

Legge pubblica 102-14

102ª Sessione del Congresso

Risoluzione comune

Designazione del 26 marzo 1991 come «Giornata dell'educazione negli Stati Uniti».

 

Mentre il Congresso riconosce la tradizione storica dei valori etici e i principî che sono alla base della società civile e su cui la nostra grande nazione è stata fondata;

- Considerando che tali valori etici e principî sono stati il fondamento della società dagli albori della civiltà, quando erano conosciuti come le Sette Leggi di Noè;
- Che, senza questi valori e principî etici l'edificio della civiltà si trova in serio pericolo di un ritorno al caos;

- Considerando che la società è profondamente interessata a causa del recente indebolimento di questi principî che ha portato alla crisi che assedia e minaccia il tessuto della società civile;

- Considerando che la preoccupazione giustificata da questa crisi non deve permettere che i cittadini di questa Nazione perdano di vista la loro responsabilità di trasmettere questi valori etici storici distintivi del nostro passato alle generazioni del futuro;

- Considerando che il movimento (ebraico) Lubavitch ha favorito e promosso questi valori e principî etici in tutto il mondo;

- Che il rabbino Menachem Mendel Schneerson, capo del movimento Lubavitch, è universalmente rispettato e venerato, e che il suo ottantanovesimo compleanno cade il 26 marzo 1991;

- Considerando che in omaggio a questo grande leader spirituale - il «rebbe» - questo suo novantesimo anno sarà visto come uno che "dà istruzione", l'anno in cui ci rivolgiamo all'istruzione della carità per riportare il mondo ai valori morali ed etici contenuti nel Sette Leggi di Noè, e

- Considerando che questo si rifletterà in un documento internazionale d'onore firmato dal Presidente degli Stati Uniti e da altri capi di Stato;

- Che la Risoluzione sia fatta dal Senato e dalla Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti d'America riuniti in Congresso;

- Che il 26 Marzo 1991, l'inizio del novantesimo anno del rabbino Menachem Schneerson, leader del movimento mondiale Lubavitch, è designato come «Giornata dell'Educazione degli Stati Uniti».

 

Al Presidente è richiesto di emettere un proclama invitando il popolo degli Stati Uniti ad osservare tale giorno con cerimonie e attività adeguate.

 

Approvato e firmato il 20 marzo 1991 da George Bush, Presidente degli Stati Uniti d'America.

 

menachem mendel schneerson

Sopra: rabbi Menachem Mendel Schneerson,

capo del potente movimento Lubavitch.

 

Conseguenze dell'accettazione delle leggi noachidi

Il riassunto del pensiero del succitato Elia Benamozegh ne fornisce una prima idea. Poiché si tratta di «riformare il cristianesimo sull'ideale ebraico», le leggi noachidi devono essere interpretate in un'ottica ebraica; è dunque evidente che la legge n° 3 (il rigetto dell'idolatria) implica un triplice rigetto: quello del Mistero della SS.ma Trinità (considerata dagli ebrei come una forma di politeismo); quello del Mistero dell'Incarnazione (Gesù non può essere Dio); quello del Mistero della Redenzione (non essendo né il Messia né Dio, Gesù non può salvarci). Questi tre Misteri sono effettivamente incompatibili con l'idea che gli ebrei si sono fatti dell'unità divina.

 

 

III
COME SI OPERA IL PASSAGGIO DALLA CONCEZIONE

CATTOLICA TRADIZIONALE ALLA CONCEZIONE EBRAICA

 

Ci troviamo di fronte ad un progetto il cui scopo è di cambiare radicalmente la teologia cattolica sugli ebrei e sul giudaismo (che ha come conseguenza il rigetto del dogma «fuori dalla Chiesa non c'è salvezza»). Si tratta di un processo di lunga durata che è esordito negli anni '50 e che è stato descritto da due documenti già citati: il libro di Gerhart Moritz Riegner intitolato Ne jamais désespérer («Mai disperare»), e l'opuscolo di Michel Laurigan L'Église et la Synagogue depuis Vatican II («La Chiesa e la Sinagoga dopo il Vaticano II»). Riportiamo qui le principali
tappe di questo passaggio indicando ciò che sembra già acquisito e ciò che in via di compimento.

 

gerhart moritz riegner - ne jamais désespérer

 

Principali tappe del processo: date, fatti e documenti

  • 1945: Conferenza di Seelisberg, in Svizzera, che riunì una sessantina di esperti cattolici, protestanti ed ebrei, tra cui anche Jules Marx Isaac (1877-1963) 50; essi redassero un documento comune chiamato «I dieci punti di Seelisberg», di cui ecco il punto nº 5: «Evitare di sminuire il giudaismo biblico o post-biblico allo scopo di esaltare il cristianesimo» 51. Esso rappresenta l'inizio dello sforzo di riabilitazione dell'ebraismo post-biblico, detto anche giudaismo attuale (mosaico o talmudico);

  • 1948: Jules Isaac fonda L'amicizia ebraico-cristiana;

  • 13 giugno 1960: Jules Marx Isaac consegna a Giovanni XXIII (1881-1963) un memoriale intitolato De la nécessité d’une réforme de l'enseignement chrétien à l'égard d'Israël («Della necessità di una riforma dell'insegnamento cristiano a riguardo d'Israele»);

  • 1962-1965: periodo conciliare. Gerhart M. Riegner descrive il suo interesse per il Concilio Vaticano II con queste parole: «Ero affascinato [...]. Di colpo la Chiesa aveva iniziato a riesaminare le sue strutture, i suoi fondamenti e la sua azione in tutti i campi della vita» 52. Diverse associazioni ebraiche si fecero sentire a Roma. La loro azione fu coordinata da Gerhart M. Riegner, come egli stesso testimoniò;

  • Febbraio 1962: consegna al Cardinale Augustin Bea (1881-1968) 53 di un memorandum proveniente dalla World Conference of Jewish Organisations, che esponeva le richieste degli ebrei in occasione del Concilio Vaticano II. «Il fatto che per la prima volta l'ebraismo organizzato si fosse rivolto alla Chiesa cattolica era in sé molto importante» 54.

jules marx isaac - giovanni XIII - cardinale bea

  • 3 settembre 1964: un progetto di testo conciliare sull'ecumenismo, che faceva riferimento alla conversione degli ebrei, venne pubblicato sul New York Herald Tribune. Ne seguì una massiccia protesta da parte delle principali organizzazioni ebraiche. Un nuovo progetto venne presentato ai Padri conciliari il 18 settembre 1964. Ogni riferimento alla conversione degli ebrei era stato eliminato. Ecco il commento di Gerhart M. Riegner: «Tutta questa storia è sbalorditiva! Prova che non solo le persone, ma anche le grandi assemblee sono giudicate sul modo in cui le une e le altre si comportano a riguardo degli ebrei» 55.

  • 20 novembre 1964: adozione da parte dei Padri conciliari di uno schema concernente la posizione e l'atteggiamento della Chiesa cattolica
    nei confronti degli ebrei e del giudaismo:

«Dietro un'innocente apparenza di unità ecumenica, di carità cristiana, di filiazione spirituale comune, di riconciliazione delle Chiese, questo voto ha una portata molto grave perché torna a dire che per duemila anni la Chiesa si è sbagliata, che deve fare un'onorevole ammenda e rivedere interamente il suo atteggiamento a riguardo degli ebrei. Questo voto dava soddisfazione alle tenaci campagne condotte in questi ultimi anni dai portavoce delle grandi organizzazioni internazionali ebraiche (il B'naï B'rith, il Congresso Mondiale Ebraico, ecc...) in vista della "correzione e della purificazione dell'insegnamento cristiano nei confronti del giudaismo"» 56.

 

concilio vaticano II

  • 21 novembre 1964: promulgazione della Costituzione dogmatica sulla Chiesa Lumen gentium. È detto al § 16:

«Infine, quanto a quelli che non hanno ancora ricevuto il Vangelo, anch'essi in vari modi sono ordinati al popolo di Dio. In primo luogo quel popolo al quale furono dati i testamenti e le promesse, e dal quale Cristo è nato secondo la carne (Rm 9, 4-5), popolo molto amato in ragione della elezione, a causa dei padri, perché i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili (Rm 11, 28-29)».

 

lumen gentium

  • Inizio del 1965: Léon de Poncins (1897-1975) fece distribuire a tutti i Padri conciliari l'opuscolo Le problème juif face au Concile («Il problema ebraico di fronte al Concilio»). In esso, l'Autore ricordava le caratteristiche della lotta del giudaismo contro la Tradizione cattolica e gli obiettivi della campagna in corso condotta dalle organizzazioni ebraiche:

- «La condanna e la soppressione di ogni discriminazione razziale, religiosa o nazionale a riguardo degli ebrei;

- La modifica o la soppressione delle preghiere liturgiche riguardanti gli ebrei, e in particolare quelle del Venerdì Santo;

- L’affermazione che gli ebrei non sono in alcun modo responsabili della morte di Cristo, la cui colpa ricade sull'umanità intera;

- L'accantonamento o l'annullamento di quei passi evangelici che riferiscono alcuni episodi cruciali della Passione, soprattutto quelli di San Matteo, che Jules Isaac tratta freddamente da bugiardo e da falsario;

- La Chiesa deve riconoscere di essere la sola responsabile di questo stato di guerra latente che persiste da duemila anni tra gli ebrei, i cristiani e il resto del mondo;

- La promessa che la Chiesa muterà definitivamente la sua condotta in un atteggiamento di umiltà, di contrizione e di perdono a riguardo degli ebrei, e che infine farà tutti gli sforzi in suo potere per riparare il torto che ha causato rettificando e purificando il suo insegnamento tradizionale, secondo le direttive di Jules Marx Isaac» 57.

 

léon de poncins

Sopra: Léon de Poncins.

  • 28 ottobre 1965: promulgazione della Dichiarazione sulle relazioni della Chiesa con le religioni non cristiane Nostra Ætate. Il passo sulla religione ebraica (§ 4) è ben lontano dal soddisfare tutte le richieste precedenti 58, ma costituisce un passo in avanti nel senso desiderato. In questo documento non c'è alcun riferimento all'insegnamento tradizionale della Chiesa. Per la prima volta, in un testo di questa importanza, gli ebrei infedeli vengono presentati in modo positivo: si parla di «conoscenza e stima reciproche», di «dialogo fraterno», e non si parla di conversione. In seguito, la frase «gli ebrei, in grazia dei padri, rimangono ancora carissimi a Dio, i cui doni e la cui vocazione sono irrevocabili» (Rm 11, 28-29) è stata spesso utilizzata per giustificare la perennità dell'Antica Alleanza. È ciò che ha fatto, del resto, Gerhart M. Riegner:

«Nel linguaggio teologico, l'affermazione della Dichiarazione secondo cui Dio non revoca i doni e le promesse fatte agli uomini è estremamente importante. Alla luce della teologia cristiana e paolina, ciò significa che quella che i cristiani definiscono "l'Antica Alleanza con gli ebrei" non è stata abolita e resta in vigore. È fondandosi su San Paolo e sulla sua Lettera ai Romani che si constata che l'Antica Alleanza rimane valida e che gli ebrei "rimangono ancora carissimi a Dio"» 59.

  • 25 gennaio 1966: in un articolo intitolato «How the Jews Changed Catholic Thinking»Come gli ebrei hanno cambiato il pensiero cattolico»), redatto da Joseph Roddy, la rivista americana Look (con una tiratura di sette milioni di copie) fornì una sintesi dei risultati che sembravano acquisiti.

look - 25 gennaio 1966

Sopra: la rivista statunitense Look, del 25 gennaio 1966.

  • 20-22 dicembre 1970: riunione a Roma tra una delegazione cattolica (composta da rappresentanti di numerosi dicasteri) e una delegazione ebraica (che rappresentava il Comitato Internazionale Ebraico per le Consultazioni Interreligiose; IJCIC), sotto la presidenza del Cardinale Johannes Willebrands (1909-2006). Il memorandum adottato al termine di questa riunione parlava, tra le altre cose, dell'eliminazione dell'antisemitismo nei manuali d'insegnamento religioso e di Storia, e della purificazione dei testi liturgici (cattolici) onde evitare ogni riferimento o rappresentazione offensiva a riguardo dell'ebraismo.

cardinale johannes willebrands

Sopra: il Cardinale Johannes Willebrands.

  • 16 aprile 1973: il Comitato Episcopale Francese per le relazioni con il giudaismo diffuse un documento intitolato Orientations pastorales destinées à mettre en oeuvre pour la France les directives de la déclaration «Nostra Ætate» du Concile Vatican («Orientamenti pastorali destinati all'attuazione delle direttive della Dichiarazione "Nostra Ætate" del Concilio Vaticano»). Vi si legge:

«La prima Alleanza, infatti, non è stata resa caduca dalla Nuova [...]. Il popolo ebraico ha consapevolezza di aver ricevuto, attraverso la sua vocazione particolare, una missione universale a riguardo delle nazioni».

  • 22 ottobre 1974: creazione della Commissione per le Relazioni Religiose della Chiesa cattolica con l'Ebraismo, annessa al Consiglio Pontificio
    per la promozione dell'Unità dei Cristiani.

  • 3 gennaio 1975: pubblicazione da parte di questa Commissione degli Orientamenti e suggerimenti per l'applicazione della Dichiarazione Nostra Ætate (n° 4). Al capitolo dedicato al dialogo con gli ebrei si legge: «Condizione del dialogo è il rispetto dell'altro, così come esso è soprattutto rispetto della sua fede e delle sue convinzioni religiose» 60. E al capitolo intitolato «Insegnamento ed educazione» è scritto:

«La storia dell'ebraismo non si è conclusa con la distruzione di Gerusalemme. Questa storia ha continuato a svolgersi sviluppando una tradizione religiosa la cui portata, pur assumendo - crediamo noi - un significato profondamente diverso dopo Cristo, resta tuttavia ricca di valori religiosi».

 

nostra ætate

 

Commento di Gerhart M. Riegner:

 

«"Orientamenti e suggerimenti per l'applicazione della Dichiarazione Nostra Ætate (nº 4)" costituisce il documento più significativo, e in un certo senso il punto culminante di questo periodo. Gli "Orientamenti" riaffermano ed estendono l'insegnamento di Nostra Ætate. Allo stesso tempo, essi enunciano tutto un programma d'azione concernente il dialogo, la liturgia, l'insegnamento e l'educazione, così come le attività sociali comuni [...]. Personalmente, ritengo che questi "Orientamenti" contengano quattro punti fondamentali che vanno al di là di Nostra Ætate» 61.

 

orientamenti nostra ætate

 

Ecco il secondo e il quarto di questi punti fondamentali (che si ricollegano ai passi degli «Orientamenti» appena citati):

 

«Il secondo principio è che il dialogo comanda il rispetto per l’altro e soprattutto il rispetto per la sua fede e per le sue convinzioni religiose [...]. Il quarto nuovo concetto contenuto negli "Orientamenti" proclama che la storia dell'ebraismo non si è conclusa con la distruzione di Gerusalemme, ma è continuata e ha anche sviluppato una tradizione religiosa assai ricca di valori. Rispetto alla teologia cristiana tradizionale, questo principio è veramente rivoluzionario [...]. Nell'insegnamento cristiano tradizionale, gli ebrei erano rappresentati come il "popolo maledetto" e la loro dispersione era considerata come la punizione per il rifiuto di Cristo. E qui, d'un colpo, si dice che la tradizione ebraica "resta tuttavia ricca di valori religiosi". La storia continua, e voi continuate a sviluppare la vostra tradizione. Ciò equivale a riconoscere la tradizione ininterrotta del popolo ebraico come quella di una comunità vivente attraverso i secoli, con la sua missione. Si tratta di un passo in avanti molto importante nella concezione cristiana del giudaismo» 62.

 

rivoluzione nella chiesa

  • 17 novembre 1980: Incontro di Giovanni Paolo II (1920-2005) con la comunità ebraica di Magonza; qui Karol Wojtyla dichiarò:

«La profondità e la ricchezza nella nostra comune eredità ci si aprono in maniera particolare nel dialogo amichevole nella collaborazione fiduciosa [...]. La prima dimensione di questo dialogo, cioè l'incontro tra il popolo di Dio del Vecchio Testamento, da Dio mai revocato (Rm 11, 29) 63, e quello del Nuovo Testamento, è allo stesso tempo un dialogo all'interno della nostra Chiesa, per così dire tra la prima e la seconda parte della sua Bibbia».

 

giovanni paolo II - rabbino marvin hier

Sopra: il 1º dicembre 2003, il rabbino Marvin Hier ha donato a Giovanni Paolo II una menoràh per ringraziarlo del suo appoggio alla religione ebraica (cfr. America, del 15 dicembre 2003).

 

«In quanto all'antichità, sebbene la vostra religione (ebraica) è la più antica, nondimeno ella non è stata da Dio fondata per esser perpetua, ma temporale sino alla venuta del promesso Messia; onde è che, essendo questo Messia già venuto, ella al presente è religione morta e riprovata da Dio».

 

- Sant'Alfonso Maria de' Liguori (1696-1787)

Vescovo e Dottore della Chiesa.

 

(cfr. A. M. de' Liguori, Non può esser vera la religione giudaica, Amicizia Cristiana, Chieti 2009, pag. 91).

  • 24 giugno 1985: pubblicazione da parte della Commissione per i Rapporti Religiosi con l'Ebraismo di Sussidi per una corretta presentazione degli Ebrei e dell'Ebraismo nella predicazione e nella catechesi della Chiesa cattolica 64. Ecco due brani estratti da questo documento:

- «Capitolo I. Insegnamento religioso ed ebraismo (§ 3): [...] Il Santo Padre, nel discorso sopra citato e dopo aver di nuovo menzionato il "patrimonio comune" fra Chiesa ed ebraismo, patrimonio "considerevole", affermava che, "farne l'inventario in se stesso, tenendo però anche conto della fede e della vita religiosa del popolo ebraico, così come esse sono professate e vissute ancora adesso, può aiutare a comprendere meglio alcuni aspetti della vita della Chiesa". Si tratta dunque di una preoccupazione pastorale per una realtà sempre viva, in stretto rapporto con le Chiesa. Il Santo Padre ha presentato questa realtà permanente del popolo ebraico con una formula teologica particolarmente felice, nell'Allocuzione pronunciata per i rappresentanti della comunità ebraica della Germania Federale (Magonza, 17 novembre 1980): "[...] il popolo ebraico dell'Antica Alleanza, che non è mai stata revocata».

 

- «Capitolo IV. Gli ebrei nel Nuovo Testamento: [...]. I Vangeli sono il frutto di un lavoro redazionale lungo e complesso [...]. Non è quindi escluso che alcuni riferimenti ostili o poco favorevoli agli ebrei abbiano come contesto storico i conflitti tra Chiesa nascente e la comunità ebraica. Alcune polemiche riflettono le condizioni nei rapporti tra ebrei e cristiani che, cronologicamente, sono molto posteriori a Gesù. Questa constatazione resta fondamentale se si vuole cogliere per i cristiani di oggi il senso di alcuni testi dei Vangeli».

 

 

Commento di Gerhart M. Riegner a quest'ultimo passaggio:

 

«Un altro punto riveste un'importanza estrema, perché spiega come bisogna comprendere il testo dei Vangeli. Come si sa, nei Vangeli ci sono numerosi passi assai negativi, talvolta persino ostili a riguardo degli ebrei. Questi passi sono all'origine di numerose opere antisemite. Parecchi libri attualmente in circolazione trattano questo problema. A questo proposito, il documento del Vaticano del 1985 è fermo e coraggioso. Esso dichiara che questi testi non sono stati scritti al tempo di Gesù, ma ben più tardi. Inoltre, essi devono essere letti nel contesto dello scontro che contrapponeva a quel tempo gli adepti della nuova religione e le comunità ebraiche. Dunque, queste polemiche riflettono i rapporti conflittuali tra ebrei e cristiani, di molto posteriori a Gesù. Questa constatazione è capitale per i cristiani di oggi che vogliono cogliere il senso di certi testi evangelici» 65.

 

vangelo falsificato

 

Bisogna riconoscere che il testo romano, commentato da Gerhart M. Riegner (al quale fa dire più di ciò che dice), rimette in causa la storicità
dei Vangeli
(che sarebbero stati falsificati).

  • 13 aprile 1986: visita di Giovanni Paolo II alla Sinagoga di Roma. In questa occasione Karol Wojtyla ha manifestato la sua stima per gli ebrei infedeli che non hanno riconosciuto né Nostro Signore, né la Chiesa:

«La religione ebraica non ci è "estrinseca", ma in un certo qual modo, è "intrinseca" alla nostra religione. Abbiamo quindi verso di essa dei rapporti che non abbiamo con nessun’altra religione. Siete i nostri fratelli prediletti e, in un certo modo, si potrebbe dire i nostri fratelli maggiori» 66.

 

karol wojtyla - elio toaff

Sopra: 13 aprile 1986; Giovanni Paolo II e

il rabbino-capo di Roma Elio Toaff (1915-2015).

  • 14 giugno 1987: Estratto dal discorso di Giovanni Paolo II ai rappresentanti della comunità ebraica della Polonia:

«Penso che la nazione d'Israele, forse più che mai prima d'oggi, si trovi al centro dell'attenzione delle nazioni di questo mondo. Attraverso di essa, voi siete divenuti una grande voce di allerta per tutta l'umanità, per tutte le nazioni, per tutti i poteri di questo mondo, per tutti i sistemi e per ogni uomo. Più di chiunque altro, siete diventati questa messa in guardia salvifica. E io penso che in questo modo fate progredire la vostra vocazione particolare, vi rivelate ancora gli eredi di questa elezione alla quale Dio è fedele. È la vostra missione nel mondo contemporaneo davanti ai popoli, davanti alle nazioni e a tutta l'umanità» 67.

 

giovanni paolo II - rabbini in israele

Sopra: Giovanni Paolo Paul II, durante la sua visita in Israele nel 2000,

parla con i rabbini Meir Lau (sinistra) ed Eliahu Bakshi-Doron (destra).

  • 11 ottobre 1992: pubblicazione del Catechismo della Chiesa cattolica, rivisto alla luce dell'«insegnamento» conciliare e postconciliare. In esso si legge:

- (§ 121) «L'Antico Testamento è una parte ineliminabile della Sacra Scrittura. I suoi libri sono divinamente ispirati e conservano un valore perenne, poiché l'Antica Alleanza non è mai stata revocata».

- (§ 840) «Del resto, quando si considera il futuro, il popolo di Dio dell'Antica Alleanza e il nuovo popolo di Dio tendono a fini analoghi: l'attesa della venuta (o del ritorno) del Messia. Ma tale attesa è, da una parte, rivolta al ritorno del Messia, morto e risorto, riconosciuto come Signore e Figlio di Dio, dall'altra è rivolta alla venuta del Messia, i cui tratti rimangono velati, alla fine dei tempi: si ha un'attesa accompagnata dall'ignoranza o dal misconoscimento di Gesù Cristo».

 

nuovo catechismo conciliare

  • 12 marzo 2000: Giornata del Perdono celebrata da Giovanni Paolo II nella Basilica di San Pietro a Roma 68.

roger etcheragay - joseph ratzinger

Sopra: i Cardinali Roger Etcheragay e Joseph Ratzinger accendono le lampade di un candelabro a sette braccia,

simile ad una menorah, per chiedere perdono per le sette presunte «colpe» della Chiesa, tra cui l'antisemitismo.

  • 26 marzo 2000: Giovanni Paolo II, a Gerusalemme, prega davanti al Muro del Pianto e infila in una fessura del Muro la seguente preghiera:

«Dio dei nostri padri, tu hai scelto Abramo e la sua discendenza perché il tuo Nome fosse portato alle genti: noi siamo profondamente addolorati per il comportamento di quanti nel corso della Storia hanno fatto soffrire questi tuoi figli, e chiedendoti perdono vogliamo impegnarci in un'autentica fraternità con il popolo dell'Alleanza».

 

foglietto muro del pianto

  • 2 agosto 2002: Con il titolo Riflessioni sull'Alleanza e la missione, il Comitato Episcopale americano per gli Affari Ecumenici e Interreligiosi e il Consiglio Nazionale delle Sinagoghe e dei Delegati hanno pubblicato una dichiarazione congiunta i cui principali redattori erano il Cardinale William Keeler (1931-2017) e il rabbino Gilbert S. Rosenthal. Questo testo comprende una prefazione e due capitoli intitolati Riflessioni cattoliche romane e Riflessioni ebraiche. Ecco un estratto dalla prefazione:

«Le riflessioni cattoliche romane descrivono il crescente rispetto per la tradizione ebraica sviluppatosi dopo il Concilio Vaticano II. Un approfondimento dell'apprezzamento cattolico dell'eterna Alleanza tra Dio e il popolo ebraico, insieme al riconoscimento della missione affidata da Dio agli ebrei di testimoniare il Suo amore fedele, conducono alla conclusione che campagne mirate alla conversione degli ebrei al cristianesimo non sono più teologicamente accettabili nella Chiesa cattolica».

 

cardinale william keeler - rabbi gilbert s. rosenthal

Sopra: il Cardinale William Keeler e rabbi Gilbert S. Rosenthal.

 

Ecco un altro passaggio estratto del capitolo Riflessioni cattoliche romane:

 

«Anche la Chiesa crede che l'ebraismo, cioè la risposta fedele del popolo ebraico all'irrevocabile Alleanza di Dio, è per essi salvifica, in quanto Dio è fedele alle sue promesse [...]. Così, la Chiesa cattolica, nel considerare l'azione di salvezza di Cristo il cuore del processo della salvezza umana per tutti, riconosce che gli ebrei già sono collocati in una alleanza salvifica con Dio 69 [...]. Ma ora essa riconosce che anche gli ebrei sono chiamati da Dio a preparare il mondo al Suo Regno. La loro testimonianza del regno, che non trae la sua origine dall'esperienza che la Chiesa ha del Cristo crocifisso e risorto, non deve essere interrotta dalla ricerca della conversione del popolo ebraico al cristianesimo».

  • Gennaio 2005: Giovanni Paolo II riceve in Vaticano centosessanta rabbini del mondo intero.

karol wojtyla -  menachem joskowicz

Sopra: 11 giugno 1999; il Gran Rabbino di Polonia Menachem Joskowicz redarguisce con arroganza Giovanni Paolo II ingiungendogli di far rimuovere l'ultima croce rimasta dentro all'ex campo di concentramento nazista Auschwitz, dopo che è stato sloggiato anche il piccolo Carmelo che sorgeva all'interno dell'ex lager. Ormai il giudaismo detta legge anche all'interno della Chiesa cattolica. Anche se ad Auschwitz sono morti tantissimi cattolici, il simbolo della croce non è gradito. Ecco i frutti del dialogo con i «fratelli maggiori».

  • 19 agosto 2005: Visita di Benedetto XVI alla Sinagoga di Colonia. Rivolgendosi alla comunità ebraica, egli ha affermato:

«Ricorre quest'anno anche il 40° anniversario della promulgazione della Dichiarazione "Nostra Ætate" del Concilio Ecumenico Vaticano II, che ha aperto nuove prospettive nei rapporti ebraico-cristiani all'insegna del dialogo e della solidarietà».

 

benedetto XVI alla sinagoga di colonia

  • 18 dicembre 2006: Benedetto XVI riceve una delegazione del B'nai B'rith (una Massoneria esclusivamente ebraica; N.d.T.) dichiarando:

«Ebrei e cristiani sono chiamati a lavorare insieme per la guarigione del mondo. Se diamo un chiaro esempio di fruttuosa collaborazione, la nostra voce nel rispondere ai bisogni della famiglia umana sarà più convincente».

  • 18 aprile 2008: Visita di Benedetto XVI alla Sinagoga di Park East a New York. Il rabbino Arthur Schneier, che lo ha ricevuto, ha sottolineato l'importanza di questa visita con queste parole:

«La visita del Papa alla Sinagoga di Park East il prossimo 18 aprile sarà particolarmente significativa a causa della data scelta. Per il Papa, fermarsi alla mia sinagoga alla vigilia della Pasqua (ebraica) è una tappa alquanto simbolica e molto importante» 70.

 

benedetto XVI - rabbino arthur schneier

Sopra: Benedetto XVI e il rabbino Arthur Schneier.

 

Da parte sua, Benedetto XVI ha dichiarato:

 

«Cristiani ed ebrei possono rallegrarsi insieme del senso spirituale profondo della Pasqua ebraica, come memoriale di libertà e di redenzione. La nostro Pasqua e la vostra Pesah, sebbene distinte e diverse, ci uniscono in una comune speranza fondata su Dio e sulla sua misericordia. Esse ci spingono a cooperare gli uni con gli altri».

 

benedetto XVI - riccardo di segni

Sopra: 17 gennaio 2010; come il suo predecessore Giovanni Paolo II, anche Benedetto XVI in visita la sinagoga di Roma e incontra il Rabbino Capo della comunità ebraica di Roma Riccardo Di Segni.

  • 12 maggio 2009: Visita di Benedetto XVI a Gerusalemme, ai Gran Rabbini d'Israele, ai quali ha dichiarato:

«La Chiesa cattolica è impegnata in modo irrevocabile sulla strada scelta dal Concilio Vaticano II in favore di una riconciliazione autentica e duratura tra i cristiani e gli ebrei».

 

benedetto XVI - yad vashem

Sopra: Benedetto XVI in visita al Memoriale dell'Olocausto Yad Vashem. Al

suo fianco Shimon Peres, Avner Shalev, Ruby Rivlin e rabbi Yisrael Meir Lau.

  • 12 maggio 2009: Come aveva già fatto Giovanni Paolo II, il 26 marzo 2000, a Gerusalemme, Benedetto XVI prega davanti al Muro del Pianto e infila un foglietto contenente una preghiera tra le pietre del Muro. Durante questo gesto è accompagnato da Vescovi e da rabbini.

ratzinger - muro del pianto

Sopra: Benedetto XVI in preghiera al Muro del Pianto.

 

Dalla conferenza di Seelisberg (1946) alla preghiera di Benedetto XVI davanti al Muro del Pianto (2009) sono passati ventitré anni. Non si può non rimanere colpiti dalla continuità e dall'efficacia dell'azione ebraica, durante tutto questo periodo, per «cambiare il pensiero cattolico», come scriveva Joseph Roddy sulla rivista Look, del 23 gennaio 1966.

 

Inutile dire che Bergoglio, ancora più ecumenico dei suoi predecessori, ha continuato ad andare nella stessa direzione...

 

bergoglio - di segni

Sopra: 17 gennaio 2016; Francesco vista la sinagoga di Roma.

 

Sopra: 26 maggio 2014; Francesco in visita allo Yad Vashem

bacia la mano a sei sopravvissuti all'Olocausto.

 

bergoglio - muro del pianto

Sopra: lo stesso giorno, come è ormai consuetudine, si è recato

al Muro del Pianto introducendo il solito biglietto di scuse.

 

bergoglio nasconde il crocifisso

Concludiamo questa rassegna con una fotografia più che eloquente. Sempre durante il suo viaggio in Israele, trovandosi a colloquio con il rabbino sefardita e quello aschenazita, Bergoglio ha pensato bene di nascondere il crocifisso pettorale per non infastidire i suoi interlocutori.

 

Ciò che sembra acquisito

 

I seguenti punti sembrano ormai parte integrante dell'«insegnamento» impartito dai vertici della Gerarchia cattolica:

  • L'Antica Alleanza non è mai stata revocata 71; è dunque essa è sempre in vigore;

  • Il popolo ebraico (il popolo di Dio dell'Antica Alleanza) è incaricato da Dio, oggi come ieri, di una missione particolare riguardante i popoli del mondo 72;

  • Non bisogna ricercare la conversione del popolo ebraico che possiede la sua via di salvezza (che non passa per Cristo). Questo dato risulta logicamente dal primo punto.

Come è già stato detto, la Dichiarazione conciliare Nostra Ætate, nel capitolo dedicato alla religione ebraica, pur dispiacendosi del fatto che la maggioranza degli ebrei non abbia accettato il Vangelo, non parla di conversione. E il documento del 2 agosto 2002 Riflessioni sull'Alleanza e la missione afferma chiaramente che non bisogna ricercare la conversione del popolo ebraico: ciò non sarebbe più «teologicamente accettabile».

 

Ciò che resterebbe da acquisire

 

Principalmente tutto ciò che riguarda le leggi noachidi. Cosa non acquisita, ma di cui si inizia a parlare, come mostra l'estratto della Dichiarazione del 13 agosto 2002. Per un cattolico, aderire alla religione noachide comporta rinunciare a credere nei Misteri della SS.ma Trinità, dell'Incarnazione e della Redenzione. Ogni indebolimento nell'esposizione e nell'affermazione di questi Misteri avvicina i cattolici a questa religione. Ora, simili indebolimenti oggi sono frequenti, particolarmente per ciò che riguarda la SS.ma Trinità 73.

 

religione noachide

Sopra: il simbolo della religione noachide,

definita dai suoi sostenitori un «monoteismo etico».

 

 

IV
CONCLUSIONE

 

Dopo aver ricordato la dottrina cattolica tradizionale sul popolo ebraico e sulla religioni giudaica, e mostrato su quali punti diverse autorità ebraiche si augurano che questa dottrina sia modificata, abbiamo descritto le tappe del processo che assicura il passaggio dalla concezione cattolica alla concezione ebraica. Dei due punti essenziali che gli ebrei vorrebbero fare ammettere ai cristiani, uno - l'Antica Alleanza non sarebbe mai stata revocata - sembra ormai acquisito.

 

L'altro punto - l'obbligo di praticare le leggi noachidi - inizia ad essere presentato qua e là. L'operazione così condotta mira a far cambiare la teologia cattolica dagli stessi uomini di Chiesa. Si tratta di un aspetto della «rivoluzione in tiara e cappa» annunciato nel 1819 dall'alta Massoneria italiana denominata Alta Vendita nelle sue Istruzioni Segrete 74. Occorre ora vedere dove conduce il punto che sembra già acquisito (la perennità dell'Antica Alleanza) 75.

 

stefano bisi - riccardo di segni

Sopra: l'8 gennaio 2019, a Casa Nathan, si è svolto un incontro tra Stefano Bisi, Gran Maestro del Grand'Oriente d'Italia, e Riccardo Di Segni, Rabbino Capo della Comunità ebraica romana. Tra i temi trattati c'è stato anche il cosiddetto «complotto giudaico-massonico», un'accusa di cui si sarebbe resa responsabile alla fine dell'800 La Civiltà Cattolica, la prestigiosa rivista dei gesuiti, le cui bozze venivano corrette dal Sommo Pontefice del tempo (Leone XIII).

 

Sul piano logico

 

Per i cattolici, ammettere che l'Antica Alleanza non è mai stata abrogata comporta l'ammettere l’esistenza, in parallelo, di due religioni, entrambe salvifiche, una che rifiuta la divinità di Cristo, l'altra fondata su di essa. Per gli ebrei, ammettere che l'Antica Alleanza non è mai stata abolita conduce ad ammettere l'esistenza, in parallelo, di due religioni: la religione ebraica per il popolo ebraico, popolo sacerdotale, e la religione cattolica riformata sull'ideale ebraico, e dunque una religione per i non-ebrei che hanno abbandonato i tre Misteri su cui si fonda la fede cattolica: la SS.ma Trinità, l'Incarnazione e la Redenzione.

 

i popoli eletti

Sopra: se l'Antica Alleanza non è mai stata abrogata è chiaro che (per i cattolici) esistono due popoli eletti (per gli ebrei ne esiste uno solo: il loro). E infatti, il cappuccino Walbert Bühlmann ha giustamente intitolato il suo libro I popoli eletti (1988). Siamo in piena eresia!

 

Sul piano pratico

 

Credere nella perennità dell'Antica Alleanza conduce necessariamente a credere che ci si può salvare anche senza credere nei Misteri della SS.ma Trinità, dell'Incarnazione e della Redenzione. Un tale errore rischia di spingere molti cattolici ad accettare la soluzione noachide che ben presto verrà loro proposta in tutti i modi. Altra conseguenza più immediata. Non essendo destinata agli ebrei, la verità cattolica non dovrebbe essere loro presentata.

 

Ora, come ha osservato l'ebrea convertita Judith Cabaud, «il vero antisemitismo consiste nel non dir loro questa verità» 76. Per non rendersi colpevoli di un tale antisemitismo, per non essere tentati da un'apostasia di tipo noachide, e, semplicemente, per non essere obbligati ad accettare logicamente una posizione insostenibile, bisogna assolutamente rifiutare questa falsa idea secondo cui l'Antica Alleanza non sarebbe stata revocata. La cosa è facile da spiegare; e, per quelli che l'hanno compresa, è un dovere spiegarlo a coloro che li circondano.

 

judith cabaud

Sopra: Judith Cabaud.

 

E concludiamo con questa bella preghiera indulgenziata da Leone XIII (1810-1903) e da San Pio X (1835-1914):

 

«Dio di bontà, Padre di misericordia, Vi supplichiamo per il Cuore Immacolato di Maria, per l'intercessione dei Patriarchi e dei Santi Apostoli, di volgere uno sguardo di compassione ai resti d'Israele affinché essi conoscano il nostro unico Salvatore Gesù Cristo e abbiano parte alle grazie preziose della Redenzione. Signore, perdonateli perché non sanno quello che fanno»!

 

signore perdonali perché non sanno quello che fanno

 


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Note

 

1 Traduzione dell'originale francese Le catholicisme revu et corrigé par la Synagogue (Action Familiale et Scolaire, 2ª edizione, giugno 2009), a cura di Paolo Baroni.

Sito web Action Familiale et Scolaire: https://www.afs.ovh/

2 Secondo la dottrina tradizionale della Chiesa, l'Antica Alleanza è stata sostituita dalla Nuova. Questo punto di dottrina viene spesso chiamato da coloro che la contestano «teologia della sostituzione».

3 Cfr. Mons. C.-L. Gay, Elévations sur la vie et la doctrine de Notre Seigneur Jésus-Christ («Elevazioni sulla vita e sulla dottrina di Nostro Signore Gesù Cristo»), 31ª elevazione.

4 Ricordiamo che Israele (in senso carnale, quello qui utilizzato) designa la discendenza di Giacobbe, detta anche «popolo ebraico».

5 Cfr. A. Santogrossi, L'Évangile prêché à Israël («Il Vangelo predicato a Israele»), pag. 8.

6 Cfr. D. Granville, Le mystère d'Israël et la tentative de judaïsation du catholicisme («Il mistero d'Israele e il tentativo di giudaizzazione del cattolicesimo»), Action Familiale et Scolaire, 1986, pag. 29.

7 Cfr. Card. J. Daniélou, «L'Église devant le judaïsme» («La Chiesa di fronte all'ebraismo»), in Le Figaro, del 28-29 aprile 1973. Articolo che analizza un documento del Comitato Episcopale Francese per le Relazioni con l'Ebraismo, diffuso il 16 aprile 1973 e intitolato «Orientations pastorales destinées à mettre en oeuvre pour la France les directives de la Déclaration "Nostra Ætate" du Concile Vatican II» («Orientamenti pastorali destinati a mettere in atto per la Francia le direttive della Dichiarazione "Nostra Ætate" del Concilio Vaticano II). Daniélou, un gesuita, era un progressista, ma contestò la nuova dottrina sull'ebraismo.

8 Cfr. D. Judant, Judaïsme et christianisme («Ebraismo e cristianesimo»), pag. 104.

9 Cfr. D. Judant, Les deux Israël («I due Israele»), pag. 89.

10 Ibid., pag. 110. Quando si designa la Chiesa con l'espressione «Nuovo Israele», si utilizza la parola «Israele» in senso spirituale e non carnale.

11 Il testo contiene una citazione dal profeta Geremia (Ger 31, 31-34).

12 Cfr. Dom P. Delatte, Les épîtres de Saint Paul replacées dans le milieu historique des Actes des Apôtres («Le Lettere di San Paolo ricollocate nell'ambiente storico degli Atti degli Apostoli»), vol. II, pagg. 376-381.

13 Cfr. Dom P. Delatte, op. cit., pagg. 380-381. Aggiungiamo questa osservazione estratta dal già citato articolo del Cardinale Daniélou, pubblicato da Le Figaro, del 28-29 aprile 1973: «Scrivere che "la prima Alleanza non è stata resa caduca dalla Nuova" equivale a confondere tutto. Che cosa significano allora i termini di Antica e Nuova Alleanza, di Antico e di Nuovo Testamento? Gli ebrei sono più coerenti quando si rifiutano di utilizzare questi termini, perché, per essi, non c'è che un'Alleanza. Ma parlare di Nuova Alleanza equivale a dire che l'Antica è superata. Dire che l'Antica Alleanza non è caduca, in quanto è "la radice, la sorgente, il fondamento e la promessa”, significa giocare con le parole. Proprio perché essa è la promessa che implica il compimento».

14 Cfr. D. Judant, Jalons pour une théologie chrétienne d'Israël, pag. 51.

15 Ibid., pag. 64.

16 Cfr. D. Judant, Les deux Israël, pag. 76.

17 Cfr. M. Beaumont, «Dialogue judéo-chrétien contre foi catholique» («Dialogo ebraico-cristiano contro la fede cattolica»), in Fideliter, n° 151, gennaio-febbraio 2003, pag. 9.

18 Cfr. D. Judant, Judaïsme et christianisme, pagg. 263-271.

19 Cfr. D. Judant, Jalons pour une théologie chrétienne d'Israël, pag. 83.

20 È noto che la parola «incontro» è il vocabolo con cui i greci celebrano questa festa (nota di Mons. Charles Louis Gay).

21 Rm 10, 4.

22 «Magnus... sæclorum nascitur ordo» (Virgilio, Eglog., IV).

23 Cfr. Mons. C.-L. Gay, op. cit., 20ª elevazione.

24 Il Dictionnaire encyclopédique du judaïsme fornisce per la parola «sinagoga» la seguente definizione: «Istituzione religiosa centrale del giudaismo; luogo destinato alla preghiera pubblica e ad altre attività religiose e comunitarie». Attribuiremo a questo vocabolo il primo di questi significati: «Istituzione religiosa centrale del giudaismo», detto anche giudaismo organizzato (l'espressione «giudaismo organizzato» è utilizzato da G. M. Riegner nel suo libro Ne jamais désespérer di cui parleremo in seguito. Vedi la nota nº 30 a pag. 19, e la citazione di G. M. Riegner a pag. 20.

25 Vedi a questo proposito il libro di P. J. Meinvielle, Les juifs dans le mystère de l'histoire («Gli ebrei nel mistero della Storia»), e in particolare le pagg. 17-21.

26 Commento del Messale di dom Gaspar Lefebvre (1940) per il lunedì della quarta settimana di Quaresima.

27 La Parusia è la seconda venuta gloriosa di Cristo alla fine dei tempi.

28 Cfr. D. Judant, Jalons pour une théologie chrétienne d'Israël, pagg. 83-84.

29 A questo riguardo, sono reperibili dati di grande interesse nei seguenti documenti:

- Opuscolo di Michel Laurigan L'Église et la Synagogue depuis Vatican II, (Éditions du Sel, Couvent de la Haye-aux-Bonshommes), che riproduce, con molti supplementi, un articolo apparso sul n° 46 (Autunno 2003, della rivista Le Sel de la terre). Attingeremo abbondantemente a questo opuscolo nelle pagine che seguono.

- Libro di Gerhart M. Riegner Ne jamais désespérer, Éditions du Cerf, 1999. Negli anni '60-'90, Riegner sostenne un ruolo di primo piano nelle discussioni con la Santa Sede relative alle relazioni tra ebrei e cristiani; ruolo di cui parla nel capitolo IV del suo libro (un centinaio di pagine).

30 Cfr. G. M. Riegner, op. cit., pag. 351.

31 Rabbino di Livorno, uno dei maestri del pensiero ebraico contemporaneo, Benamozegh è l'autore del libro Israël et l'humanité («Israele e l'umanità»), pubblicato a Parigi nel 1914 e ripubblicato, in una versione abbreviata, nel 1961 dall'Editore Albin Michel.

32 «Se il cristianesimo acconsente a riformarsi sull'ideale ebraico, sarà sempre la vera religione dei popoli gentili» (cfr. E. Benamozegh, op. cit., pag. 18).

33 - Religione mosaica: essa è fondata principalmente sulla Toràh. Toràh è il nome che gli ebrei danno al Pentateuco, i primi cinque libri della Bibbia, e più specialmente alla Legge di Mosé. Il giudaismo mosaico non è che un relitto (vedi il testo di D. Granville, op. cit., pag. 9)

- Religione talmudica: essa si fonda principalmente sul Talmud, composto dal libro della Mishnah, completato dai commenti, chiamati Gemarah, e stabilito dalle scuole ebraiche di Palestina e di Babilonia. Ecco le definizioni fornite dal Dictionnaire Le Robert della Mishnah e del Talmud: «Mishnah o Michna. Nel giudaismo, compilazione degli insegnamenti e delle decisioni di un certo numero di rabbini (tanniam, "insegnanti"), interpretando la Toràh». «Talmud. In ebraico "Insegnamento". Vasta opera ebraica che si presenta come un commento della Mishnah e che mira a dare un insegnamento completo e delle regole da seguire nella vita religiosa e civile degli ebrei».

34 Ricordiamo che gli israeliti sono chiamati gentili i non-ebrei (cristiani e pagani).

35 35 Nel vocabolario ecclesiastico di un tempo, la parola «noachide» designava i discendenti di Noè, e il termine «noachico» ciò che si riferisce a Noè. Oggi, si utilizza «noachide» in quest'ultimo senso.

36 Cfr. G. M. Riegner, op. cit., pag. 417.

37 È forse necessario far notare che la nozione stessa di «cambiamento di dottrina» non è cattolica? La Chiesa non può rinnegare ciò che ha insegnato per duemila anni senza ammettere intrinsecamente che essa non è indefettibile, che può sbagliare e ha sbagliato.

38 Vedi a questo proposito G. M. Riegner, op. cit., pag. 452. dove si dice: «La permanenza d'Israele (a differenza di tanti popoli antichi che sono scomparsi senza lasciare traccia) è un fatto storico e un segno da interpretare nel piano di Dio. In ogni caso, bisogna sbarazzarsi della concezione tradizionale del popolo punito, conservato come l'argomento vivente per l'apologetica cristiana. Esso resta il popolo eletto».

39 Esponiamo qui le concezioni ebraiche su ciò che i cristiani dovrebbero credere, il che non è necessariamente coerente con la religione talmudica. Ecco a questo proposito un'osservazione dell'ebreo Israël Shahak nel suo libro Histoire juive, religion juive. Le poids de trois millénaires («Storia ebraica, religione ebraica. Il peso di tre millenni»), pag. 73: «Non tratterò in dettaglio che la più importante di queste illusioni popolari: l’idea che la religione ebraica è, ed è sempre stata, monoteista
[...]. Questo opinione non storica è completamente erronea».

40 Introduzione civile e legale degli ebrei in seno alle società cristiane; si produsse in Europa alla fine del XVIII secolo e nella prima metà del XIX.

41 Cfr. M. Laurigan, op. cit., p.35.

42 Espressione del Cardinale Jean-Marie Lustiger (1926-2007). Vedi M. Laurigan, op. cit., pag. 23.

43 Il noachismo non sembra unicamente riservato all'«area cristiana». I musulmani scrutano con interesse questa mutazione della religione cattolica. È possibile leggere on line uno studio (di 27 pagine) che alcuni islamici hanno redatto, intitolato Le Noachisme et les sectes occultes («Il noachismo e le sètte occulte); nota di Michel Laurigan.

44 Cfr. M. Laurigan, op. cit., pagg. 35-36.

45 Cfr. E. Benamozegh, op. cit., pag. 18.

46 Da un discorso di Jacob Kaplan, Gran Rabbino di Francia, nel corso di un dialogo con Padre Daniélou avvenuto il 10 febbraio 1966 al Teatro degli Ambasciatori a Parigi (cfr. M. Laurigan, op. cit., pag. 3).

47 Éditions du Cerfe, 1993.

48 In realtà, questo passo della Genesi, non contiene che il divieto di omicidio e quello di consumare la carne di un animale con il suo sangue. Si tratta dunque di un'interpretazione talmudica di questo passo biblico.

49 Dichiarazione redatta dal Comitato Episcopale Americano per gli Affari Ecumenici e Interreligiosi e dal Consiglio Nazionale delle Sinagoghe e dei Delegati. Essa comprende una prefazione e due capitoli: «Riflessioni cattoliche romane» e «Riflessioni ebraiche».

50 «Storico francese assai noto, Jules Isaac era un ebreo assimilato. Per più di trent'anni, e fino alla guerra, il suo manuale di Storia, conosciuto con il nome "Mallet et Isaac", fu il libro scolastico più popolare in Francia. Isaac era abbastanza lontano dall'ebraismo e non si preoccupava in modo particolare delle sue origini semite. Poi la Shoah, la "catastrofe", si è abbattuta su di lui. Sua moglie e sua figlia furono deportate. La sua disgrazia personale portò Jules Isaac a scrivere un libro, Jésus et Israël, un'opera in cui esaminava le sorgenti dell'antisemitismo moderno. Il libro è stato scritto durante il periodo in cui Isaac era obbligato a vivere nella clandestinità per sfuggire alla deportazione. Egli giunse alla conclusione che l'insegnamento cristiano ha fornito le basi all'antisemitismo moderno» (cfr. G. M. Riegner, op. cit., pag. 353).

51 Il testo di questi dieci punti è riprodotto in M. Laurigan, op. cit., pag. 54.

52 Cfr. M. Laurigan, op. cit., pag. 361.

53 Il Cardinale Bea era all'epoca presidente del Segreteriato per l'Unità dei cristiani. I negoziati che intavolò con le autorità ebraiche erano segreti e divennero di dominio pubblico per la prima volta grazie alla rivista americana Look (del 25 gennaio 1966) che pubblicò un articolo intitolato «Come gli ebrei hanno cambiato il pensiero cattolico».

54 Cfr. M. Laurigan, op. cit., pag. 361.

55 Ibid., pag. 382.

56 Cfr. L. de Poncins, Le problème juif face au Concile («Il problema ebraico di fronte al Concilio»), pag. 5.

57 Ibid., pag. 20.

58 Fortunatamente, i documenti consegnati ai Padri conciliari da Léon de Poncins e da altri autori (in particolare da Maurice Pinay, autore del libro Il complotto contro la Chiesa) esercitarono una certa influenza.

59 Cfr. G. M. Riegner, op. cit., pag. 417. Vedi più sopra la confutazione di tale tesi da parte dell'ebrea convertita Denise Judant.

60 In questa definizione, si ritrova il principio liberale del rispetto per l'errore.

61 Cfr. G. M. Riegner, op. cit., pag. 420.

62 Ibid., pagg. 420-421.

63 «Die erste Dimension diesis Dialogs, nämlich die Begegnung zwischen dem Gottesvolk dei von Gott nie gekündigten Alten Bundes».

64 Cfr. Documentation catholique, n° 1900, 21 luglio 1985.

65 Cfr. G. M. Riegner, op. cit., pag. 428.

66 Allocuzione di Giovanni Paolo II alla Sinagoga di Roma, 13 aprile 1986.

67 Il testo di questo discorso è presente nel già citato libro di G. M. Riegner.

68 Tra i sette peccati commessi dalla Chiesa figurava anche una «confessione delle colpe nei rapporti con Israele».

69 Se «gli ebrei già sono collocati in una alleanza salvifica con Dio», e se quindi l'Antica Alleanza è ancora in vigore ed è salvifica, oggi come ieri, il popolo ebraico non avrebbe bisogno di Cristo per salvarsi.

70 Il testo originale inglese di questo discorso è reperibile alla pagina web

http://www.newsday.com/news/local/newyork/ny-lipope0404,0,3344730.story

71 Cfr. Catechismo della Chiesa cattolica, n° 121.

72 Discorso di Giovanni Paolo II, luglio 1987.

73 A titolo di esempio, ricordiamo la soppressione, nella nuova messa di Paolo VI, di molti richiami al Mistero della SS.ma Trinità che figurano nella Messa tridentina.

74 Ecco il testo da cui è stata estratta l'espressione: «Avrete predicato una rivoluzione in tiara e cappa, camminando con la croce e la bandiera, una rivoluzione che non avrà bisogno se non che di essere un po' spronata per mettere il fuoco ai quattro lati del mondo». Testo citato da J. Crétineau-Joly, L'Église romaine en face de la Révolution («La Chiesa romana di fronte alla Rivoluzione»), vol. II, pag. 78. In realtà, questa «rivoluzione in tiara e cappa» non può essere vittoriosa; la cosa è evidente perché la Chiesa è divina, procede dallo Spirito Santo e beneficia del suo appoggio in modo tale che «le porte dell'inferno non prevarranno contro di essa».

75 Cfr. Catechismo della Chiesa cattolica, n° 121.

76 Cfr. L'Homme Nouveau, del 2 febbraio 2003.

 

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