di Padre Florido Giantulli s.j.
PARTE PRIMA
«La Massoneria è viva e operante, è una realtà storica, di cui comunque - perfino in Italia - bisogna prenderne atto» 1. Così affermava, a Savona, il 15 giugno 1969, il Prof. Giordano Gamberini († 2003), allora Gran Maestro del Grand'Oriente d’Italia (Palazzo Giustiniani) dal 15 luglio 1961. Ne avevamo preso atto da vario tempo e questo ci è stato autorevolmente confermato dalla presenza in Italia di 335 Logge Giustinianee (attualmente aumentate di almeno ventidue Logge massoniche) registrate dal volume List of Lodges Masonic 1973, pubblicato a Bloomington, nell'Illinois, nel quale, peraltro, non sono notate le molte Officine Superiori Giustinianee, né i quindici Circoli di Giovani Figli di Massoni e i cinque Capitoli della Stella d'Oriente, sempre dipendenti da Palazzo Giustiniani, né sono registrate, perché ritenute «irregolari», le altre Logge o Officine Superiori degli altri quattro Gruppi Massonici Italiani.
Cominciamo col pubblicare questa breve monografia sul «naturalismo massonico», cioè dall'elemento che qualifica questa Istituzione, prima che dall'elemento quantitativo che sarà dato dalla topografia massonica italiana, dal 1859 ad oggi. In questo lavoro ci riferiamo principalmente al Gruppo di Palazzo Giustiniani e poi a quelli cosiddetti «provenienti da Piazza del Gesù». Abbiamo aggiunto, molto parcamente, qualche richiamo alla dottrina cattolica, per non aumentare l'attuale confusione d'idee e per evitare ogni trasbordo ideologico inavvertito nei non pochi smaniosi di «dialogo» a qualunque costo, che trascurano così l'avvertimento pratico di Gesù Cristo: «I figli di questo secolo sono più accorti dei figli della luce, coi loro simili» (Lc 16, 8).
La lettura di questa monografia non sarà certamente molto... amena, perché ci siamo sforzati di essere spassionatamente obiettivi, facendo parlare non Padre Augustin Barruel (1741-1820) 2 e, tanto meno, Léo Taxil (1854-1907) 3, né solamente i documenti massonici ottocenteschi, ma soprattutto le fonti massoniche recenti, senza nessuna polemica, o apologetica, delle quali non c'è assolutamente bisogno di fronte all'evidenza dei testi e dei fatti citati. Ai nostri lettori il giudizio e le osservazioni che ci riusciranno sempre gradite e utili.
Nei discorsi e nelle pubblicazioni massoniche si parla, a volte, di «religiosità massonica», con un senso, a prima vista, abbastanza piano e in modo apparentemente plausibile. Ma chi voglia approfondire l'argomento troverà che le parole «religione» e «religiosità» sono usate dai massoni con un senso particolare e con significati talvolta diversi. È noto come nelle adunanze massoniche sia fatto divieto di discutere di religione e di politica. Evidentemente, in questo caso, la parola «religione» è usata nel senso di credo o specifica fede positiva. È frequente e dichiarato, d'altra parte, il proposito di emancipare gli spiriti da ogni forma di coercizione religiosa. E tuttavia, ecco la Massoneria proporsi tutta piena di spirito religioso e dichiarare che la religiosità è la sua essenza: «L'essenza della Massoneria è tutta nell'anelito dell'anima a sollevarsi verso la perfezione, ad ascendere verso la Luce, a mettersi in contatto con Dio. Ogni atto del massone - in quanto massone e vero massone - è impregnato di cotesta essenza» 4.
Anzi, alla sua
scuola, come scriveva il Gran Maestro Giordano Gamberini, «di un
reale sacerdozio è investito il Libero Muratore, di un carattere
indelebile che lo costituisce in eterno sacerdote secondo l'ordine
della verità e della virtù. Un sacerdozio di spirito ben distinto e
L'autore massonico Salvatore Farina, prescindendo del tutto dal significato ebraico del nome «Giovanni» (Ieocanan, ossia «il Signore è propizio», «il Signore ha fatto grazia»), si sforza di ritrovare l'etimologia del nome Giovanni e pensa di averla trovata in «Giano», nome sotto il quale i romani adoravano il Sole 16. Quindi, si permette di «concludere che in un'epoca in cui il cattolicesimo era ad un tempo fede dominante e dominatrice, gli adoratori del Sole abbiano nascosto il nome del loro dio sotto quello di un santo, per celebrarne più liberamente le sue feste. Infatti, le feste di Janus e del Sole corrispondono esattamente alle due feste di San Giovanni» 17, cioè nel Solstizio d'Estate, 24 giugno, e in quello d'Inverno, 27 dicembre, particolarmente solennizzate dai massoni. «L'esaltazione e la rinascita dell'astro del giorno non potevano necessariamente non essere le principali feste dei Figli della Vera Luce» 18.
La posizione stessa dei Dignitari di Loggia si richiama al Sole. Il 2° Sorvegliante siede al Sud «per meglio osservare il Sole al suo meridiano» 19; il 1° Sorvegliante siede all'Occidente «per osservare il Sole quando perviene al suo tramonto» 20; il Venerabile invece siede all'Oriente perché «come il Sole appare in Oriente per dar principio al giorno e illuminare la Terra, così il Venerabile siede all'Oriente per dirigere i lavori e illustrare la Loggia istruendo i Fratelli con il lume della sua scienza» 21. Lo stesso Gran Maestro Salvini, del resto, comincia così una sua recente Balaustra (nel gergo massonico una Lettera): «Il Solstizio d'Estate ci trova soddisfatti del lavoro compiuto» 22.
Come vedremo meglio in seguito, secondo il celebre autore massonico Albert Gallatin Mackey (1807-1881), citato dal cattolico Arthur Preuss (1871-1934) 23, «al Sole, come rigeneratore e vivificatore di tutte le cose, si deve attribuire il culto fallico che formava una parte principale dei misteri». Forse è questa la ragione per cui il Grand'Oriente d'Italia (Palazzo Giustiniani) «inizia solamente uomini» 24. Ci rimane solo una curiosità: vorremmo sapere di che «tipo» sia il «rito religioso» praticato dal Capitolo Mediterraneo nº 1 dell'Ordine della Stella d'Oriente di Napoli 25, dal Tirrenia Chapter nº 2 di Livorno 26, dal Capitolo Minerva di Roma 27, dal Capitolo Sirio di Pesaro 28, e dal Capitolo Beatrice di Firenze 29, associazioni paramassoniche composte di sole donne e dipendenti da Palazzo Giustiniani.
Ma continuiamo l'argomento del quale stavamo trattando e vediamo che non meno recise sono le affermazioni di autorevoli massoni, perfettamente contrarie a quelle sopra riportate. «La Massoneria in quanto è istituzione umanitaria non risale fino a Dio, non è una religione; è un'istituzione puramente umana» 30; «La Massoneria non è una religione [...]. Essa ammette nel suo seno uomini professanti tutti i culti e tutte le religioni educandoli alla tolleranza e allontanandoli dal fanatismo e dalla superstizione» 31; «Agli uomini per i quali la religione è la consolazione suprema, la Massoneria dice: “Coltivate la vostra religione senza ostacolo, seguite le aspirazioni della vostra coscienza”. La Massoneria non è una religione, non è un culto; [...] la sua religione riposa tutta intera in questa bella massima: “Ama il tuo prossimo”» 32.
Interviene, con piglio chiarificatore,
il Prof. Lucio Lupi: «Se per “religione” deve intendersi
soltanto confessione positiva, dogmatica e fideistica in senso
stretto [...] noi non siamo certamente in questo caso una
religione e non siamo dotati di spirito religioso. Ma dovrebbe
essere
Così la religione «é manifestazione squisitamente soggettiva», per cui l'uomo solo mediante la ragione «e non già attraverso la fede e l'immaginazione» apprende la verità e la volontà di Dio 36. Si intendono ora meglio certe dichiarazioni massoniche per le quali la religione ha da essere «Religione umana» 37, «religione radicata nella natura, e quindi razionale e universale» 38, o, come si esprimono le Costituzioni di James Anderson (1680-1739) del 1717, quella «sulla quale tutti gli Uomini sono d'accordo» 39.
La Massoneria, infatti, «quantunque non prescriva dogmi, suppone talvolta certe verità fondamentali che sono nell'umana natura, riconosciute dalla ragione, senza che sia perciò obbligata a sottomettersi ad una autorità fuori di lei» 40. I passi riportati fanno già chiaramente intendere come, dai massoni, la ragione e il razionale siano considerati l'unico criterio di verità, persuasi, come dicono di essere, che «la Massoneria ha in sé tutti gli elementi più puri ed elevati per la soddisfazione delle brame spirituali» 41. Tale persuasione scaturisce agevolmente dalle dichiarazioni degli scopi che la Massoneria si propone: «Fine ultimo della Massoneria è che le frontiere si abbassino davanti alla ragione umana» 42; «Il Libero Muratore ritiene perciò fondatamente che il dovere dell'uomo e della donna di pensiero sia di porsi al di fuori e al di sopra della posizione asofa e preconcetta, e di raccogliersi con tutte le sue forze, spirituali e mentali, sul terreno della ricerca, che è per lui la sola, vera prassi di religione» 43.
È naturale
che, con un simile orientamento e, soprattutto, con un'accezione del
concetto di «religione» così poco ortodosso, l'atteggiamento della
Massoneria verso le religioni positive in genere, e verso il
cattolicesimo in particolare, non sia precisamente quello d'una
benevola
Tuttavia, il neofita, sottoposto all'iniziazione, viene subito avvertito: «Nel campo religioso ognuno che professi una confessione dogmaticamente definita non può fare a meno di non sentire la inibizione di entrare in comunione spirituale con chi esercita la propria libertà di pensiero e di coscienza nella libera ricerca del Vero senza apriorismi, senza fabulazioni mitologiche, ma con la sola guida del buon senso, della ragione, delle scoperte delle scienze naturali» 48. La religione, qualsiasi religione, è, per la Massoneria, l'oppio delle coscienze. Viene pur detto che la Massoneria «prescrive ai suoi adepti di rispettate la religione nella quale sono nati» 49, ma senza che ciò debba implicare l'asservimento e la persecuzione del libero pensiero: «Porre al di sopra del libero arbitrio le imposizioni della Chiesa non è dichiararsi pronto ai peggiori tradimenti, quando Roma comandasse lo spergiuro»? 50.
Questa è la risposta quando, dalle parole ad uso dei profani, si passa alle parole del Rituale massonico. Sul trattamento che la Massoneria riserva alle religioni non crediamo si possano nutrire altri dubbi; del resto, essa afferma che le religioni sono tutte uguali fra loro e che le differenze «riguardano soltanto alcuni particolari» 51. Tanta grossolanità non nasconde certo soverchio rispetto. Non va, infine, taciuto che il veleno massonico destinato alla Chiesa e alla religione, è giustificato o, meglio, mascherato con il carattere rigidamente antidogmatico del pensiero e della pratica massonica. La milizia massonica postula, infatti, «libertà di tutti i culti e di tutte le fedi (che) si risolve in quella di pensare e di credere secondo la propria ragione e la propria coscienza» 52, già «libera da dogmi scientifici e religiosi» 53.
Il massone, infatti, attende le proprie conquiste dall'indagine spregiudicata e sciolta da ogni vincolo di postulato e di dogma, e non condivide affatto l'atteggiamento della Chiesa che sottoporrebbe i suoi fedeli a costrizioni che impediscono ogni reale progresso sulla via della verità e si rivelerebbe, quindi, «negatrice assoluta e più d'ogni altra intollerante della libertà di coscienza e, per ciò stesso, negatrice della verità, di cui vieta ogni ricerca al di là dei suoi dogmi, nei quali soltanto le coscienze cattoliche debbono riconoscere l'ultima parola della Verità» 54. La preoccupazione che il pensiero massonico possa essere, in qualche modo, «dogmatico», sembra turbare molto i massoni; si ricorda, nei primi Gradi dell'iniziazione, che il dogma è una limitazione posta alla libertà di pensare e, nelle pubblicazioni massoniche, si ribatte sul medesimo tasto: «È assiomatico che un dogmatista non può essere vero massone» 55; «La Massoneria dev'essere irriducibilmente antidogmatica» 56.
Potremmo continuare l'elenco delle
citazioni che attestano il deciso e inequivocabile antidogmatismo
ostentato dalla Massoneria. Tuttavia, sono dichiarazioni che non
convincono. Non convince soprattutto né si comprende come possa
conciliarsi, con il dichiarato antidogmatismo, il culto,
anzi la venerazione tributata dalla Massoneria alla ragione umana,
che costituisce «la sua fede immutabile, universale»; perciò
il
Una piccola appendice a proposito sempre della religiosità massonica: la Rivista Massonica, del gennaio 1971, nella rubrica Recensioni se la prende col supplemento letterario del Times (del 9 ottobre 1970) perché «recensisce con molta sufficienza» (pag. 42) due volumi di occultismo britannico: Rituale magico in Inghilterra dal 1887 ai giorni nostri, e Il più profondo insegnamento dell'Alba d'Oro. «Fornisce informazioni, non sappiamo quanto esatte, su certi filoni dell'occultismo britannico» (pag. 42). La recensione termina così: «Nonostante gli scismi, gli scandali, le assurdità, i suicidi e le stoltezze, i rituali magici fioriscono oggi in una società in cui la religione, la fede, sono considerate anacronistiche» (pag. 44).
Si parla, naturalmente, dell'Inghilterra ma - guarda caso - l'editrice massonica Atanòr di Roma ha ammannito per il pubblico italiano due «novità» in materia: Filippo Teofrasto Paracelso: I Sette Libri dei Supremi Insegnamenti Magici, ed Enrico Cornelio Agrippa: Le cerimonie magiche, e, proprio nel 1972, la ristampa anastatica dell'opera del rosicruciano Joseph Peladan (1858-1918) intitolata Introduzione alle scienze occulte. Queste «novità» però erano state precedute dalla pubblicazione de I primi elementi di occultismo, del martinista Jean Bricaud (1881-1934), di Il Grande Arcano e Storia della Magia, di Eliphas Levi (1810-1875), di Piante e profumi magici, di Leo Kaiti.
Che non si tenti di sostituire la... magia alla religione e alla fede anche in Italia? Ecco, infatti, come viene reclamizzata 61 l'opera di Massimo Scaligero (1906-1980) Magia Sacra: Una via per la reintegrazione dell'Uomo, sintesi delle tecniche d'Oriente e d'Occidente, secondo l'esigenza di un potenziamento magico dell'uomo interiore, automatico e agnostico mitizzato. Per comodità, poi, degli acquirenti, è stata costituita a Roma una nuova Libreria di Hiram (in Viale Medaglie d'Oro, 48/b), «specializzata in soggetti massonici, psicologici e occultistici» 62.
È opportuno continuare a completare l'esame dei «contenuti» della religiosità massonica. La Massoneria, com'è a tutti noto, professa il culto del Grande Architetto dell'Universo. Già nella prefazione agli Statuti Generali del 1820 era detto: «Essa (la Massoneria) ha per principio la esistenza di un Dio, che adora e rispetta sotto il convenuto titolo di Grande Architetto dell'Universo» 63. Uno dei landmarks, dei principî cioè che costituiscono le pietre fondamentali dell'edificio massonico, è il seguente: «Ogni Libero Muratore deve credere nell'esistenza di Dio come Grande Architetto dell’Universo» 64. Come si vede, è credenza accettata da tutta la Massoneria.
Le difficoltà
cominciano quando si tratta di stabilire che cosa si nasconda sotto
la formula G\A\D\U\,
giacché, neanche in questo caso, le fonti massoniche sono chiare e
concordi. È lo stesso Farina a farci notare le prime incertezze:
«Nel grande trattato di alleanza firmato a
Ma la genericità e la confusione non si limitano solamente al Convento di Losanna. Guido Laj (1880-1948), Gran Maestro di Palazzo Giustiniani, nel suo Discorso all'Assemblea Nazionale Massonica, del 19 novembre 1945 (pagg. 12-13), ricordava le parole del Gran Maestro Ernesto Nathan (1845-1921) del 21 aprile 1901, quando inaugurava la sede massonica in Roma: «Se voi guardate un nostro diploma massonico, un foglio di carta intestata, se entrate in una Loggia Massonica, voi vedrete sovraneggiare queste lettere: A\G\D\G\A\D\U\; esse significano semplicemente: "A Gloria Del Grande Architetto Dell'Universo. È Zeus, Giove, Yahwéh, Dio? La causa prima, l'infinito creatore noi intendiamo affermarlo, non interpretarlo. È. Com'è, qual'è, riveli la fede di ogni individuale coscienza; a noi, collettivamente suffraga il pensiero del creatore nella manifestazione complessiva del creato. Per noi ogni fede, sinceramente professata e seguita, che guida e mantiene onesto l'uomo attraverso la vita è degna di ogni rispetto. In una parola, se la religione del dovere, eretta a legge morale e rimontando oltre alle brevi percezioni nostre alla causa prima, si riveli sotto l’una o l'altra forma, si chiama materialismo, abbrutimento, potremo, violando pensiero e parola, classificare la regola nostra come tale: ma badate, invece di stare in terra vola in alto: l'ente massonico non determina privilegiati interpreti fra Dio e l'uomo; questo abitua al sacrificio, al senso del dovere civile, e, educandolo alla coscienza del progresso individuale e collettivo, lo affina, lo eleva, per avvicinare, nell'infinita scala dell'essere, l'anima sua a quella che racchiude in sé l'Universo» 67.
Così, nel 1969, scriveva l'attuale Sovrano Gran Commendatore del Rito Scozzese Antico e Accettato, Giovanni Pica: «Le religioni hanno tre aspetti: il primo ad uso del credente; il secondo filosofico (simbolico); il terzo spirituale (scientifico)». Così, ad esempio, la Bibbia ha tre aspetti: morale, sociale e spirituale. Le parti che sono state esaminate dai vari commentatori sono la morale e la sociale, mentre solo l'iniziato conosce la parte spirituale e scientifica 68. «Così egli non crede, come il religioso, ad un Dio trascendente e personale, né come il filosofo ad una astrazione, ma conosce Dio come Legge che regola nell’equilibrio più perfetto l'Universo e prima sostanza intelligente universale che scaturisce da tutte le cose visibili e invisibili: il Grande Architetto dell’Universo» 69.
Verrebbe quasi voglia di ripetere la
frase del Duca d'Este all'Ariosto, nell'ascoltare la lettura dell'Orlando
Furioso alla moglie, ma... lasciamola nella penna! Sono pure
giustinianee quelle altre voci che parlano di Dio come
«dell'Assoluto che comprende il tutto, cioè L'Unità universale»,
e
Così pure il Gran Maestro Aggiunto Roberto Ascarelli (1904-1970), commemorando Ottorino Maggiore (1887-1953), diceva: «Siamo tutti parte di un anello che né si apre né si chiude e che è parte integrante di quell'Ente Supremo che noi chiamiamo Grande Architetto dell'Universo» 74. Ancora più... chiaramente, il Venerabile della Loggia Sabazia, a Savona, il 14 giugno 1969, alla presenza del Gran Maestro Gamberini, affermava: «Noi crediamo in Dio quale intelligenza e principio attivo dell'Universo; principio generante e riproduttore, insito in ogni uomo che è parte della stessa monade» 75.
Il Lupi tenta di giustificare la genericità che finora abbiamo denunciata, sostenendo che si tratta di un'oscurità voluta e necessaria: «Dottrina in senso specifico e sistematico, mille volte no; richiamo iniziatico per ciascuno di noi affinché ritroviamo il nostro dio nel profondo del cuore come meglio sapremo o potremo [...]. Dall'estremo duale e personale della divinità, sino alla molteplice gamma dei panteismi e dei monismi, ognuno intende e risponde per sé» 76.
Vero è che, accanto alle voci citate, le quali finiscono, nella loro genericità, per essere la negazione di un Dio unico, trascendente e creatore, se n'è fatta sentire qualche altra, per quanto isolata. Così si parla del G\A\D\U\ quale «Dio, essere universale, eterno, increato, creatore e sovrano Maestro di tutto ciò che esiste» 77, e di Dio «personale, unico creatore, eterno increato, trascendente il mondo» 78. Ma sono voci che quando non vengono accolte con lo sdegno con cui Ulisse Bacci accoglieva il Decreto di Albert Pike (1809-1891) da Charleston: «È chiaro come luce meridiana che vuolsi far sottoscrivere un credo religioso a tutti coloro che entrano nella Massoneria. E l'universalismo di questo nostro sodalizio dov'è più? Non esiste di certo dal momento che diventa una sètta! Noi non daremo ai cattolici il gusto di chiamarci settari»! 79.
Vengono considerate (e presto
dimenticate) come accettabile e tollerabile espressione del libero
convincimento di ciascun affiliato. Insomma, la formula del G\A\D\U\,
adottata dalla Massoneria, non è altro che una locuzione a doppio
fondo che, come dice la Rivista della Massoneria,
E dopo? La Rivista della Massoneria
Italiana deprecava quell'improvvida risoluzione per il solo
opportunistico motivo che s'era danneggiata l'Istituzione mondiale,
provocando la rottura dei rapporti tra la Massoneria
anglo-americano-tedesca e la francese, mentre la vecchia formula,
Onde evitare simili professioni di... fede, il Consiglio dell'Ordine, nell'aprile del 1878, agitava la questione se fosse permesso domandare ai profani che cercano la luce che cosa dovessero a Dio. Il Consiglio ispirato sempre al concetto della più ampia libertà e tolleranza... decise che quella domanda non potesse essere rivolta agli iniziandi. «Questa decisione - scrive la Rivista della Massoneria Italiana - ci sembra inspirata alla più stretta logica e alla più scrupolosa osservanza delle leggi votate nelle nostre Costituenti. Infatti, la Massoneria italiana che ha conservato sempre e conserva, in testa ai propri atti, l'antichissima e universale formula A\G.\D\G\A\D\U\, ha in ogni occasione solennemente dichiarato che quella formula non rappresentava la sintesi di nessun sistema filosofico o religioso, ma che anzi si adattava fortunatamente a qualunque opinione. E il fatto ha dato ragione a coloro che così la pensavano, poiché a nessun iniziando, fosse deista, fosse materialista, fosse ateo, quella formula impedì di entrare nelle nostre officine. Ciascun sistema filosofico può facilmente considerarla come la sintesi del proprio principio regolatore della vita armonica dell'Universo. Quando però nelle Logge, in seguito a domande inopportune e mal formulate, si promuovono discussioni sopra questo tanto spinoso e tanto controverso argomento, allora l'attrito delle opinioni diventa ardentissimo, e una questione molto astratta genera molto concreti e molto dolorosi perturbamenti [...].
La domanda “cosa dovete a Dio”? costituisce una violazione della libertà di coscienza, perché ammette implicitamente che Dio esista, ciò che, se per molti è una verità, per molti altri è un errore, e perciò se l'iniziando risponde che nulla gli deve perché non crede che esista, lo oppugnano subito i deisti, i materialisti e gli atei lo difendono, e così avvengono sempre dispiacevolissime contestazioni. È dunque eminentemente saggia - oltre all'essere legale - la decisione del Consiglio dell'Ordine, e noi, pregando le Logge ad uniformarvisi scrupolosamente, non crediamo che di compiere uno dei nostri più sacri doveri. Le domande che uniche si devono dirigere agli iniziandi chiusi nel gabinetto di riflessione e alle quali devono rispondere in iscritto, sono le seguenti: “Che cosa dovete all'umanità? Che cosa dovete alla patria? Che cosa dovete a voi stesso”? In questo campo si restringe l'azione della Massoneria, e noi non abbiam diritto di chieder più oltre» 92. Quest'uso si segue ancora oggi ed è abbondantemente documentabile.
Per finire, leggevamo recentemente
nella Rivista Massonica: «È anche vero che il
Grand'Oriente d'Italia si rifiutò di seguire il Grand'Oriente di
Francia nella sua avventura ideologica che lo recise dal corpo della
Massoneria universale quando volle abolire la invocazione del Grande
Architetto dell'Universo» 93. Per
essere più esatti, forse, bisognava dire non che «si rifiutò di
seguire», ma che «lo precedette» almeno
Tra gli altri argomenti c'era un «articolo riservato alla discussione del Congresso Massonico Internazionale: “Abolizione dell'attuale intestazione degli atti A\G.\D\G\A\D\U\“» 96. Ma non se ne fece nulla, tranne la lettura di una lettera di Giuseppe Garibaldi (1807-1882) al Gran Maestro Giuseppe Mazzoni (1808-1880), da Caprera, in data 24 aprile 1872: «E chi prima (se non la Massoneria) lanciossi nel glorioso sentiero del razionalismo, combattendo le grette idee delle mille sètte in cui divisero gli uomini i furbi e i birbanti speculatori sulla credulità degli ignari? E chi chiamolli ad affratellarsi sotto le insegne del martello e del compasso e sotto quelle morali del Grande Architetto dell'Universo? Il vostro Architetto dell'Universo, massoni, non è forse il Dio di Mazzini e l'Infinito di Filopanti? E voi tutti non siete decisi non d'imporli, ma di lasciare alla ragione, alla scienza la cura di investigare nelle regioni ancora vergini dell'Infinito morale, ove almeno l'intelletto umano ardisca di avventurarsi, ciocché forse giammai troveranno»? 97.
«Nell'era atomica - scrive Tommaso Ventura - non c'è posto per un Dio persona, creatore e giudice, qual'è configurato dalle religioni, dalla rivelazione delle religioni positive» 98.
Dopo aver descritto, a grandi linee, i caposaldi della «dottrina» massonica s'impone qualche conclusione in merito alla domanda che ci ponevamo all'inizio: è possibile parlare di «religiosità massonica»? Abbiamo veduto come il pensiero massonico intorno al G\A\D\U\ sia vago, nebuloso, incerto e contraddittorio: ciò dipende dalla nessuna incidenza pratica del G\A\D\U\ nella vita dei massoni. Le dispute che talvolta abbiamo viste accendersi tra le varie correnti massoniche (con conseguente rottura di relazioni tra un Grand'Oriente e l'altro) non hanno alcun carattere speculativo, ma nascondono quasi sempre scopi assai più concreti. Che il G\A\D\U\ non abbia nessuna ingerenza nella vita morale può desumersi anche da quel concetto di «morale autonoma» di cui i massoni sono sostenitori da sempre. Che la Massoneria si rifaccia al Grande Architetto per orientare l'azione dei «credenti», da nessuno è stato mai sostenuto; egli non è concepito quale ultimo termine della moralità, come il portatore e l'ispiratore di ogni legge morale.
Infatti, «perché
l'uomo informi - secondo i principî massonici - bene la sua
condotta, non deve cercare il comando fuori o sopra della ragione
[...]; non deve prospettare la legge morale come un comando
dall'alto, da una esistenza extramondana, soprannaturale, a cui
debba inchinarsi. Il comando, a cui l'uomo deve obbedire, in quanto
muove dalla ragione, fà sì che l'uomo da nulla possa essere turbato,
da
È dunque evidente il distacco dai
precetti di qualunque religione positiva: «La morale massonica
non è né cristiana, né ebraica né maomettana. La Massoneria proclama
determinati principî sui quali i moralisti di tutti i Paesi e di
tutte le religioni sono d'accordo e si sforza di armonizzare le
opinioni che a volte sono contrastanti solo in apparenza»
106. Dove la Massoneria riesca a reperire quei, sia pur
pochi,
Siamo, dunque, dichiaratamente e senza veli, alla società scientifico-materialista e atea. Ci pare, infatti, dimostrato che non solo la religione massonica è inconsistente e di religiosità massonica, quindi, non può parlarsi, ma che anzi la Massoneria pratica un sostanziale ateismo. È vero che la Massoneria ha sempre rifiutato l'accusa di ateismo e, dal canto suo, non ha mai fatto aperta professione di esso. Già nella prima stesura delle Costituzioni di Anderson, nel 1717, si esigeva che il massone non fosse mai «uno stupido ateo, né un libertino senza religione» 114; anzi, uno dei gruppi che si ostina a considerarsi vicino alla Chiesa di Roma, protesta che «a rigore, la sola religione, incompatibile con la Massoneria, è l'ateismo» 115. Perfino il Lupi, della Massoneria di Palazzo Giustiniani, in polemica con la Civiltà Cattolica, afferma: «L'ateismo pratico non può essere se non l'ateismo di chi viva e operi ignorando dio e la sua legge: siamo dunque esattamente all'antitesi degli intendimenti che animano il Libero Muratore quando varca la soglia del Tempio e ricerca appassionatamente, nella sua misterica e nella sua simbolica, una luce e una guida» 116. Abbiamo già visto quale peso abbia Dio nella vita e nelle opere del libero muratore. Ma, al di là di queste affermazioni puramente formali, cosa rimane della «religione massonica»? Non si ha il diritto di chiamare atea una sètta il cui Dio è un'astrazione così nebulosa, così incerta?
È un Dio «inconoscibile»,
«indefinibile«, «ineffabile», totalmente avulso dal mondo e dalla
sua pratica quotidiana; un G\A\D\U\
che non si manifesta mai, non si fà conoscere, non «rivela» nulla
agli uomini, non detta e non presiede alla legge morale; una
misteriosa Entità di cui tutto si può affermare e tutto negare,
tutto predicare e tutto escludere; un Dio che non si sa dove sia, al
quale gli uomini non debbono nulla e
Con ciò si viene a riconoscere anche l'esistenza di una «giusta» o «non giusta» vita terrena, quindi un criterio di «giudizio», la «giustizia di Dio» 123. E continua: «Sono convinto che a tutti Dio parla continuamente: il fatto è che quasi sempre noi siamo sordi: ma Dio e la Vergine ci sono sempre vicini [...]. E molto vi sarebbe da dire sulla formula A\G.\D\G\A\D\U\ [...]. La Gran Loggia Inglese, noi e molte altre Gran Logge regolari non usano tale formula: ma “In Deo Mea Spes” e “Spes Mea in Deo Est”, che viene apposta sui timbri e sigilli» 124. Questa quasi professione di... fede è stata, sembra, vanificata dal fatto che, il 13 settembre 1972, la Gran Loggia d'Inghilterra ha dichiarato «regolare» per tutto il territorio italiano il solo Grand'Oriente d'Italia di Palazzo Giustiniani 125.
Abbiamo già accennato come la presunta religiosità massonica sia permeata di naturalismo, un naturalismo di cui sono facilmente individuabili le matrici. L'esaltazione della natura e una visione del mondo che tutto subordina all'uomo e alla fede nelle sue capacità «naturali» non è nuova ed è, comunque, più antica della Massoneria. Ciò che però caratterizza l'istituzione è il costante servirsi di principî filosofici, che, sconfinando nell'arbitrio più indifferenziato, le permettono di muoversi con una certa disinvoltura per il raggiungimento concreto dei suoi scopi. Una prima matrice del naturalismo massonico è nell'Umanesimo del Rinascimento.
Il fondamentale paganesimo rinascimentale, tutto teso a sostituire l'uomo a Dio, a proclamare l'innata bontà della natura, a proporre il cammino terrestre verso la felicità, a limitare su questa terra tutti gli ideali della vita, finiva per deificare l'uomo. È evidente come la Massoneria attinga a piene mani dall'Umanesimo la sua avversione alla fede, in nome dell'autonomia della ragione, e faccia suoi tutti i moti di insofferenza e di ribellione all'autorità della Chiesa in nome del libero pensiero, dell'anticlericalismo e della libera ricerca del vero. Quanto la Massoneria affondi le sue radici nell'Umanesimo, è essa stessa a dichiararlo, come si può riscontrare nel volume di Ludovico Keller intitolato Le basi spirituali della Massoneria e la vita pubblica 126. Altra evidente derivazione del credo massonico è quel legame che lo unisce all'Illuminismo razionalistico del XVIII secolo.
Ci sia permesso citare, in una nostra traduzione, un'opera del gesuita Giuseppe Berteloot che fu, invano, un vero prudente iniziatore di un tentativo di «dialogo» con la Massoneria. Il deismo naturale si rifà al concetto di «religione» di Voltaire (1694-1778): «La religione di Voltaire si risolve in un vago deismo, senza rivelazione, senza credenze dogmatiche. Con il Dio che lui immagina, si pensa e si fà tutto quel che si vuole» 127. Sulla scia degli Enciclopedisti, Diderot (1713-1784), Jean d'Alembert (1717-1783), ecc..., «le Logge sognano di sostituire, alla civiltà cristiana, basata sulla fede, una civiltà puramente umana, basata sulla ragione. Nel loro pensiero, il cristianesimo che ha prevalso fino allora non è più ammissibile. I suoi tre dogmi fondamentali - il peccato originale, la redenzione, la vita eterna nell'al di là - sono insieme irrazionali e demoralizzanti, perché costituiscono un ostacolo al progresso» 128.
Il massone Lorenzo Fusi, in un suo discorso sul tema «Supremazia della dottrina massonica» 129, pronunciato nella Loggia Roma di Roma, in seduta d'istruzione massonica, nel 1950, conferma quanto abbiamo citato dal Berteloot: parlando del peccato originale lo chiama, insieme agli altri dogmi della Chiesa «leggende mitologiche», «imposture», «piedistallo, sia pure d'argilla, sul quale poggia tutta la fede giudaicocristiana. Si tolga questo mito alla credenza cattolica e si vedrà crollare di colpo tutta l'impalcatura dogmatica del cattolicesimo [...] (perché) il dogma del peccato originale postula logicamente il dogma della redenzione; la redenzione postula la venuta di un messia redentore, proclamata e preannunciata da una serie di grandi profeti giudaici le cui profezie gli evangelisti trassero ad avvalorare il messianismo cristiano [...]. Ma queste verità assolute e immutabili di santa madre chiesa, non sono la Verità verso la quale ci incamminiamo noi. Ben altre verità ci rivelò e ci viene rivelando il progresso del pensiero svincolatosi dai ceppi della tradizione: basti mentovare, per limitarci al solo Evo Moderno, alcuni dei più famosi nomi quali Giordano Bruno, Campanella, Galilei, Keplero, Spinoza, Leibniz, Locke, Vico, Voltaire, per vedere in quali nuovi profeti si proiettò quell'altra non meno divina ispirazione e illuminazione, che fece crollare tutte le pretese verità bibliche» (pagg. 13-14).
La verità cattolica è
ben diversa: noi crediamo che in Adamo tutti hanno peccato: il che
significa che la colpa originale da lui commessa ha fatto cadere la
natura umana, comune a tutti gli uomini, in uno stato in cui essa
porta le conseguenze di quella colpa, e che non è più lo
Le conseguenze di queste premesse filosofiche si fanno sentire in campo morale. «Quale la filosofia, tale la morale: ordinariamente vanno insieme», continua Padre Berteloot. «Il deismo professato da filosofi e massoni non è altro che una divinizzazione della natura e più specialmente una divinizzazione dell'uomo, il re della natura. Ora, una volta divinizzato, decretato “naturalmente buono”, luomo non sa più che farsi dei grandi dogmi cristiani: caduta originale, malizia fondamentale, fine ultimo al di là di questo mondo... Per realizzare la sua felicità e quella dei propri simili, gli basta lasciare libero corso ai suoi desideri, alle sue ambizioni, alle sue passioni, specialmente a quelle che gli daranno i godimenti più forti» 132.
Il Berteloot cita poi Gaston Martin 133: «Mentre nel XVII secolo un libertino non è altro che un libero pensatore, diventa, all'inizio del XVIII secolo, anche un libertino nel senso moderno della parola; e, a misura che si indebolisce l'idea di una sanzione divina ed esterna, s'indebolisce proporzionatamente la morale». E conclude: «Nessuna meraviglia. Divinizzando la natura, si è logicamente portati a divinizzare tutte le inclinazioni della natura. Chi pretende vivere secondo la virtù, non vivendo che secondo la natura, fà molto presto a chiamare virtù quello che, in fondo, non è che vizio» 134.
Se questi sono i
riconosciuti fondamenti della dottrina massonica, stupisce vedere il
rifiuto del termine «naturalismo» attribuito alla dottrina e
all'ambiente massonico, da parte del già citato Lupi in polemica con
Padre Caprile: «Che se per naturalismo si vuole intendere l'aver
noi rigettato la trascendenza del fideismo dogmatico e
rivelazionistico, non v'è chi non veda come questo sia il nostro
migliore e più genuino titolo di distinzione e di carattere. Ognuno
è filosofo come può e come sa e il fratello Libero Muratore non
pretende di avere in mano le
E a coronamento inequivocabile del naturalismo massonico, ecco un pensiero ad ogni livello e ad ogni grado del pensiero massonico: «Mentre la religione umanizza Dio, la Massoneria divinizza l'uomo» 140. Finalmente la Natura divinizzata è il Tutto e sostituisce Dio! «La Massoneria, data la sua essenza umanistica, non può professare che la razionale religione della Natura» 141. Essa perciò non è né «deista» né «atea». «Non è deista, in quanto, credendo nella unità delle leggi inerenti alla Natura [...] non crede né può credere nell'esistenza di un Dio premondano ed ultramondano, che è stato oltrepassato dalla scienza; di un Dio, spirito infinito, superiore ed estraneo alla Natura, creatore della Natura. Nulla di più assurdo è l'ammettere la esistenza di un Essere, che sia indipendente dalla Natura, che sia causa della Natura e che abbia influenza sulla Natura [...]. Ammessa siffatta ipotesi, impossibile sarebbe il progresso, che è legge fondamentale dell'Umanesimo e quindi della Massoneria, perché per un solo atto della volontà di questo Dio si potrebbe indietreggiare di secoli; la Storia non avrebbe più legame e sarebbe costituita dalle manifestazioni della volontà di questo Dio. La Massoneria non crede né può credere ad un Essere soprannaturale, non credendo né potendo credere ai fenomeni “innaturali”, che sarebbero le sole prove che potrebbero dimostrarne la esistenza [...]. D'altra parte, la Massoneria non è “atea”, perché crede [...] nell'esistenza di una Legge immanente nella Natura, Legge che denomina “Grande Architetto dell'Universo” [...]. Il “Grande Architetto dell'Universo”, che nel rituale massonico si invoca, non è indipendente dalla Natura: esso è immanente nella natura, ed è quella condizione eterna, assoluta, universale, che è perciò “legge” e che, connettendo le cose, le ordina, e ordinandole le architetta in modo da costituire quel tutto armonico, che chiamasi Universo [...]. Nell'èra atomica non c'è posto per un Dio persona, creatore e giudice, qual'è configurato dalle religioni, dalla rivelazione delle religioni positive [...]. Tutt'una con la natura, la detta necessità e legge è “immortale”, ed è tale immortalità, non altra, quella nella quale crede e deve credere la Massoneria, non comportando la sua dottrina umanistica, che è “naturalismo”, un mondo fuori e sopra di quello, di cui l'uomo fà parte» 142.
E il Ventura, già
abbondantemente citato, conclude: «Rammenteremo quello che fu il
più celebre solenne documento antimassonico: la “Humanum genus”
[...]. In questa enciclica, infatti, papa Leone XIII [...]
disse: [...] “I framassoni tendono - e tutti i loro sforzi
hanno questo unico fine - a distruggere dalle fondamenta qualsiasi
disciplina religiosa e sociale, che sia nata dalle istituzioni
cristiane, per sostituirla con una nuova conforme alle loro idee, e
i cui principî fondamentali e le leggi sono improntati al
“Naturalismo” [...]. Ora, il primo principio del
Secondo la dottrina cattolica, i fondamenti razionali della fede sono:
- Dio esiste; - Cristo è Dio; - La Chiesa è divina.
Per il naturalismo, invece, come dice Leone XIII (1810-1903) nell'Humanum genus, «le stesse verità, che si conoscono per lume naturale di ragione [...] non hanno più per essi consistenza e certezza». Così pure scriveva Pio XII (1876-1958) nell'Enciclica Humani generis, del 12 agosto 1950: «Tutti sanno quanto la Chiesa apprezzi il valore della ragione umana, alla quale spetta il compito di dimostrare con certezza l'esistenza di un solo Dio personale, di dimostrare invincibilmente per mezzo dei segni divini i fondamenti della stessa fede cristiana; di porre inoltre rettamente in luce la legge che il Creatore ha impressa nelle anime degli uomini; e infine il compito di raggiungere una conoscenza limitata, ma utilissima, dei misteri».
Anche per l'uomo moderno è impossibile sfuggire al problema religioso e far capire al naturalismo d'ogni sorta la propria autosufficienza insufficiente, per «aprire» la filosofia verso la religione, verso il trascendente, che non apparirà più come qualcosa di superfluo o di assurdo, ma come sommamente perfettivo della natura umana, come l'unica realtà capace di colmare il vuoto che la ragione scopre in sé stessa. Già abbiamo invece accennato che il punto centrale del naturalismo massonico è la ragione; essa costituisce il vero «dogma» della Massoneria, la sua unica «fede» che le impone, come dice il Farina, di «venerare la Ragion pura» 145.
Insieme alla libertà, la ragione è, per la Massoneria, quasi oggetto di un vero culto. E si capisce: perché, escluso il trascendente dalla sua dottrina, la Massoneria può ritrovare solo nella ragione e nella libertà «naturale» la possibilità d’un qualsiasi progresso. «La Massoneria è un'istituzione che ha il suo principio nella Ragione» 146; infatti, scrivono, «per noi massoni [...] il criterio più alto (unico) è la ragione» 147, che è al centro della realtà massonica. Così, dunque, il Dio trascendente, creatore, autore della Rivelazione (che non è certo, come dicevamo, il G\A\D\U\), viene sostituito dalla ragione che ha una sua dignità trascendente; addirittura «divine» sono le nozioni che su di essa si basano 148, come «divini» sono i poteri latenti nella mente umana.
La ragione diventa non solo la protagonista di una pseudo-religione, ma è l'assoluta dominatrice della conoscenza, l'unico tramite tra l'uomo e la realtà. Infatti «ci fà distinguere il vero dal falso [...], dissipa i pregiudizi, i vani terrori, sostituisce le credenze false, assurde e insensate, con nozioni sane, chiare, intelligibili [...], nozioni basate sulla natura, ed è superfluo aggiungere che esse sono divine» 149. Anzi, in contrapposizione tra una visione del mondo basata sulla fede e quella fondata sulla ragione, questa viene ribadita senza equivoci: «Svanita l'ingenua fede che alla maggior parte di noi venne inculcata nei teneri anni dell'infanzia; affermatasi nell'età matura l'esigenza imperativa di sottoporre i più ardui problemi della vita, i più reconditi misteri del mondo, all'indagine e al vaglio del libero esame, il muratore divenuto veramente affrancato da ogni giogo, deve muovere alla ricerca di una nuova luce che gli derivi dal felice connubio della ragione e delle nozioni scientifiche naturali» 150.
Dunque, la «fede dell'infanzia»
è stata sostituita da una nuova «fede»; ed è proprio con accento
mistico che il Gran Maestro Lenzi indica la via maestra della
ragione: «Io spero che ognuno di noi, che ha chiesto di entrare
in questo Tempio, ha compreso che è uscito da un altro Tempio
- dove si
Eccone alcuni passi. Parlando della
«nascita dell'attuale Massoneria», dice: «Il Rosacroce John
Theophilus Desaguiliers, naturalista, e Giacomo Anderson, ministro
protestante, e altri, convocarono nel 24 giugno 1717 in Londra i
membri delle quattro Logge che ivi si trovavano in attività, in quel
tempo. Questa riunione aveva per scopo di fondere la Fratellanza dei
Muratori Liberi e Accettati con la Società Alchimistica
Più realisticamente e crudamente ancora, parla Immanuel, presidente del Sacro Sinodo della Chiesa Gnostica in Italia, nella rivista Conoscenza (raccomandata, fin dal suo sorgere, dal Grand'Oriente d'Italia!): «Possiamo rispondere a quanti ci scrivono, magari perplessi, perché in un'enciclopedia hanno letto qualcosa sugli gnostici eretici dei primi secoli cristiani, chiedendo se crediamo in questa o quella dottrina. No - ancora una volta - No. Ci rifiutiamo e sempre ci rifiuteremo di accettare, insegnare, difendere una dottrina in quanto tale. Questo provocherebbe immediatamente l'involuzione della nostra Comunità, che non sarebbe più gnostica; ma la Comunità di questa o quella dottrina. La Gnosi è la Conoscenza viva che sta ed opera in tutte le dottrine, perché Conoscenza della Vita Divina. E anche qui: Vita Divina non vuol dire Vita di questo o quel Dio. Ormai anche l'uomo della strada, anche il cosiddetto ateo, ha capito, “conosce” che il Dio delle religioni è morto perché era un Dio mortale creato dall'uomo con i suoi pensieri, le sue fantasie più o meno basse, più o meno alte [...]. Ma allora che cosa insegnano coloro che “conoscono”, gli gnostici, su questa Vita Divina? Nulla. Tendono soltanto le loro mani per stringere altre mani onde costruire una catena di uomini di desiderio, uomini capaci di riprendere, di riconoscere quella dimensione divina dell'uomo, che ormai urge nello spirito umano. Quindi non una esposizione di dottrine, di teorie [...], ma semplice strumento di lavoro. Chi vuol costruire una vita più felice e più feconda (Vita Divina), chi vuol vivere l’incessante processo creativo dell'Universo (Vita Divina), chi vuol alzare il velo di quel mistero che per migliaia d'anni ha terrorizzato e affascinato gli uomini (Vita Divina), nelle Comunità Gnostica troverà uno strumento di lavoro per realizzare questa Vita Divina. questa dimensione divina» 155.
Anche gli Scozzesi ribattono lo stesso tasto. Ad esempio, F\ Italo Gentile, Saggissimo del Capitolo Rosacroce Dante Alighieri di Firenze del Gruppo Ghinazzi, in un suo volume intitolato Esoterismo esoterico dei Rosacroce, elegantemente stampato nel 1967, afferma: «La funzione del Capitolo, cioè la Filosofia del 18° Grado è questa: l'emancipazione dell'Umanità attraverso lo Gnosticismo; come la funzione dell'Areopago, cioè la Filosofia del 30° Grado, è la realizzazione delle Dottrine Gnostiche» (pagg. 63-64). «Il termine “gnôsis” (“conoscenza”) non denota il processo discorsivo del pensiero umano come tale, ma una “rivelazione” di Verità Divine, una intuizione gratuita che apporta gioia all'iniziato e gli assicura la “Salvezza”» (pag. 65). «Una delle crisi più pericolose attraversate dal cristianesimo primitivo fu appunto l'eresia gnostica (ecco perché la Chiesa ci teme!)» (pagg. 66-67). Non c'è, quindi, dubbio che la Massoneria consideri la Chiesa Gnostica come una chiesa di «fratelli»: «La Chiesa Gnostica mantiene rapporti di stretta alleanza con il Rito Scozzese Antico e Accettato e per esso con tutti i Supremi Consigli dei Paesi dove coesistono le due Potenze Iniziatiche» 156.
Chi
volesse portare l'indagine appena più a fondo, non tarderà a
scoprire singolari e decisive analogie tra la pratica e il credo
massonico e quello gnostico. Ad esempio, i «requisiti che si
richiedono» per appartenere all'Ecclesia Catholica Ritus
Antiqui et Gnostici (E.C.R.A.E.G.), sono: «Piena
libertà da ogni servitù spirituale; garanzia di osservanza della
legge morale; intuizione auto-iniziatrice»
157. Ancora:
È una lettera che risparmia molti commenti e ci fà vedere chiaramente che Massoneria e Chiesa Gnostica sono legate a filo doppio e che gli uomini preminenti dell'una sono quelli dell'altra. «Quando poi si pensi - scrive William Anceschi - che lo Scozzesismo rappresenta la sintesi felice d'un processo di formazione nel quale confluirono Kabbalah, Ermetismo, Rosacrucianesimo, Mitraismo, Manicheismo, Gnosticismo, resta di per sé stesso acquisito che il Rito massonico è la base, il supporto sul quale può e deve orientarsi ogni attività di specializzazione per lo studio e la prassi cultuale» 159.
Note
1 Cfr. Rivista della Massoneria Italiana, Firenze, 1969, pag. 252. 2 Padre Barruel, un gesuita, saggista e scrittore francese, fu uno dei più accaniti oppositori dell'illuminismo e della Massoneria; nel 1792, all'epoca del Terrore, fu costretto a fuggire a Londra, dove compose le sue opere controrivoluzionarie, tra cui la famosa Storia del Giacobinismo. 3 Autore di libelli anticattolici e pornografici, nel 1885, dopo aver dichiarato di essersi convertito al cattolicesimo, Taxil iniziò a pubblicare diversi libri in cui veniva messa in risalto la natura satanica del culto massonico. Nel 1897, dopo che le sue opere avevano convinto molti personaggi, tra cui numerosi ecclesiastici, Taxil annunciò che le sue «rivelazioni» erano un falso. 4 Cfr. Era Nuova, gennaio 1947, pag. 6. Trattasi delle rivista della Massoneria italiana di via della Mercede a Roma. 5 Cfr. L'Acacia Massonica, 1948, pag. 40. Rivista mensile illustrata di Palazzo Giustiniani. 6 Cfr. U. Goriel Porciatti, Simbologia Massonica: Massoneria Azzurra, Orizzonti, Roma 1946, pag. 27. 7 Cfr. Rassegna Massonica della Gran Loggia Nazionale Italiana e del Supremo Consiglio del 33° Grado del Rito Scozzese Antico e Accettato, di Piazza del Gesù, Roma, pag. 47. 8 Cfr. A. Lantoine, «Lettre au Souverain Pontife» («Lettera al Sommo Pontefice»), in Symbolisme, Parigi 1937, pag. 99. 9 Cfr. A. Lemmi, in Lumen Vitæ, 1955, pag. 224. Rivista di Palazzo Giustiniani. Lemmi fu nominato Gran Maestro del Grand'Oriente d'Italia il 17 gennaio 1855. 10 Cfr. U. Lenzi, in Gran Loggia Nazionale dei Liberi Muratori d'Italia, 1951, pag. 50. Bollettino del G\O\ d'Italia. 11 Ibid., pag. 51. 12 Ibid., pag. 50. 13 Cfr. La Nazione, del 16 ottobre 1970, pag. 8. 14 14 Cfr. S. Farina, Il Libro dei Rituali del Rito Scozzese Antico e Accettato, Piccinelli, Roma 1946, pag. 94. 15 Ibid., pag. 95. 16 Ibid., pag. 36. 17 Ibid. 18 Ibid., pag. 37. 19 Ibid., pag. 52. 20 Ibid. 21 Ibid. 22 Cfr. Rivista della Massoneria Italiana, Firenze, luglio 1971, pag. 413. 23 Nell'opera A Study in American Freemasonry, pag. 120 e ss. 24 Cfr. Costituzione del 1968, art. nº 13. 25 Cfr. Cfr. Rivista della Massoneria Italiana, Firenze 1967, pag. 143; 1970, pag. 44. 26 Ibid., 1971, pag. 48. 27 Ibid., 1971, pag. 223. 28 Ibid., 1972, pag. 320. 29 Ibid., 1973, pag. 43. 30 Cfr. U. Bacci, in Rivista della Massoneria Italiana, settembre 1876, pag. 4. 31 Cfr. S. Farina, op. cit., pag. 14. 32 Ibid., pag. 34. 33 Cfr. L. Lupi, Rispondo ai gesuiti, Atanòr, Roma 1959, pagg. 51-53. 34 Cfr. P. G. Caprile s.j., «Massoneria e religione», in Civiltà Cattolica, del 30 marzo 1957, pag. 38. Discorso di Lupi inserito nella Commemorazione di Giosué Carducci, Bologna 1952, pagg. 12-13. Dopo il Concilio, il gesuita Padre Caprile ha cambiato rotta e ha scritto diverse opere in favore della riconciliazione fra Chiesa cattolica e Massoneria (N.d.R.). 35 Cfr. Gran Loggia Nazionale dei Liberi Muratori d'Italia, febbraio 1964, pag. 10. Bollettino del Grand'Oriente d'Italia, Palazzo Giustiniani. 36 Cfr. P. G. Caprile s.j., art. cit.; P. Astuni Messineo, La Massoneria svelata al popolo, Roma 1944, pag. 61; in Voce Fraterna, del 27 dicembre 1946, Chieti, pag. 37. Rassegna Universale mensile in Italia della Massoneria di Rito Scozzese Antico e Accettato. 37 Cfr. Lumen Vitæ, 1955, pag. 404. 38 Ibid., 1954, pag. 14. 39 Cfr. U. Goriel Porciatti, Le charte fondamentali della Universale Massoneria di Rito Scozzese Antico e Accettato, Atanòr, Roma 1960, pag. 16. 40 Cfr. La Massoneria rivelata agli italiani, Milano 1946, pag. 15. 41 Cfr. Lumen Vitæ, 1957, pag. 17. 42 Cfr. S. Farina, op. cit., pag. 15. 43 Cfr. L. Lupi, op. cit., pag. 41. 44 Cfr. S. Farina, op. cit., pag. 242. 45 Cfr. Conoscenza, maggio-giugno 1970, pag. 3. 46 Cfr. A. Manzoni, I promessi sposi, cap. 34. 47 Cfr. S. Farina, op. cit., pag. 216. 48 Cfr. U. Lenzi, in L'Acacia Massonica, 1949, pag. 271. 49 Cfr. S. Farina, op. cit., pag. 216. 50 Ibid., pag. 402. 51 Cfr. P. G. Caprile s.j., art. cit., pag. 42, nota nº 23. 52 Cfr. La Massoneria, Firenze 1945, pag. 130. 53 Cfr. P. G. Caprile s.j., «Orientamenti fondamentali della Massoneria», in Civiltà Cattolica, del 9 febbraio 1957, pag. 369, nota nº 60. 54 Cfr. L'Acacia Massonica, 1949, pag. 211. 55 Cfr. La Massoneria rivelata agli italiani, pag. 19. 56 Cfr. L'Acacia Massonica, 1949, pag. 8. 57 Cfr. S. Farina, op. cit., pag. 303. 58 Ibid., pag. 132. 59 Cfr. Lumen Vitæ, luglio 1954, pag. 18; 1956, pag. 150. 60 Cfr. P. G. Caprile s.j., «Orientamenti fondamentali della Massoneria», in Civiltà Cattolica, del 9 febbraio 1957, pag. 362, nota nº 25. 61 Cfr. Bollettino Editoriale, Atanòr, nº 16; giugno 1972. 62 Cfr. Rivista della Massoneria Italiana, novembre 1971, pag. 544. 63 Edizioni Civelli, Roma 1908, cap. V. 64 Cfr. U. Gorel Porciatti, Le charte fondamentali della Universale Massoneria di Rito Scozzese Antico e Accettato, pag. 102; XIX Landmark di Mackey, 1858. 65 Cfr. S. Farina, op. cit., pag. 304. 66 Ibid., pagg. 303-304. 67 Roma, Civelli, 1901, pag. 12. Laj e Nathan ricoprirono rispettivamente le cariche di vice-sindaco e sindaco di Roma. 68 Tale la ragione della presenza della Bibbia nelle Logge. 69 Cfr. Conoscenza, Firenze, luglio-agosto 1969, pagg. 8-9. 70 Cfr. Lumen Vitæ, 1956, pag. 184. 71 Cfr. Rivista della Massoneria Italiana, 1966, pag. 230. 72 Cfr. La Suisse, del 26 ottobre 1969, pag. 45. 73 Cfr. U. Gorel Porciatti, Simbologia Massonica Gradi Scozzesi, Atanòr, Roma 1948, pag. 308. 74 Cfr. Rivista della Massoneria Italiana, 1968, pag. 536. 75 Cfr. Valle del Letimbro: Primo Centenario della Risp Loggia Madre «Sabazia» all'Oriente di Savona, Grafica L.P., Genova, pag. 60. In filosofia, la monade è la sostanza semplice, indivisibile, di natura spirituale, che costituisce l'elemento ultimo delle cose. 76 Cfr. L. Lupi, op. cit., pag. 70. 77 Cfr. S. Farina, op. cit., pag. 175. 78 Cfr. Voce Fraterna, 1954, nn. 6-7. 79 Cfr. Rivista della Massoneria Italiana, del 3 settembre 1876, pag. 3. 80 Cfr. Rivista della Massoneria Italiana, del 1º agosto 1874, pag. 9. 81 Cfr. A. Luzio, Carlo Alberto e Mazzini, Torino 1923, pag. 496. 82 Cfr. Rivista della Massoneria Italiana, gennaio 1877, pag. 5. 83 Ibid. 84 Cfr. Rivista della Massoneria Italiana, del 31 agosto 1877, pagg. 236-237. 85 Cfr. Rivista della Massoneria Italiana, maggio 1878, pag. 131. 86 Cfr. Rivista della Massoneria Italiana, marzo-aprile 1878, pag. 100, nota nº 1. 87 Cfr. Rivista della Massoneria Italiana, maggio 1878, pag. 129. 88 Ibid., pag. 132. 89 Ibid., pag. 131. 90 Ibid., pag. 132. 91 Éd. Garnier, 1858, vol. II, pag. 206. 92 Cfr. Rivista della Massoneria Italiana, marzo-aprile 1878, pagg. 115-116. 93 Cfr. Rivista della Massoneria Italiana, 1969, pag. 386. 94 Cfr. Rivista della Massoneria Italiana, del 31 settembre 1889, pag. 184. 95 Cfr. U. Bacci, Il libro dei massone italiano, 2ª ed. 1922, Ed. Vita Nova, Torino, pag. 330. Opera riservata ai massoni. 96 Ibid., pag. 332. 97 Ibid., pagg. 335-336. 98 Cfr. T. Ventura, Massoneria alla sbarra: sua vera origine; sua vera essenza, Atanòr, Roma 1961, pag. 83. 99 Ibid., pag. 87. 100 Cfr. «A Giovanni Bovio nel 50° della sua morte», in Lumen Vitæ, pag. 64; cit. in P. G. Caprile s.j., «Il G.A.D.U. e i suoi adoratori», in Civiltà Cattolica, del 29 giugno 1957, pag. 42. 101 Cfr. S. Farina, op. cit., pag. 94. 102 Cfr. A. Lantoine, op. cit., pag. 192. 103 Cfr. S. Farina, op. cit., pag. 401. 104 Cfr. E. Levi, in L'Acacia Massonica, 1949, pag. 187. 105 Cfr. Lumen Vitæ, 1955, pag. 69. 106 Cfr. S. Farina, op. cit., pag. 13. 107 Cfr. La Massoneria rivelata agli italiani, pag. 10. 108 Cfr. Lumen Vitæ, 1956, pag. 213. 109 Cfr. P. G. Caprile s.j., «Massoneria e religione», in Civiltà Cattolica, del 30 marzo 1957, pag. 42, nota nº 23. 110 Cfr. Lumen Vitæ, 1956, pag. 213. 111 Cfr. S. Farina, op. cit., pag. 444. 112 Cfr. Rassegna Massonica della Gran Loggia Nazionale Italiana e del Supremo Consiglio del 33° Grado del Rito Scozzese Antico e Accettato, febbraio 1949, pag. 29. 113 Cfr. Lumen Vitæ, luglio 1954, pag. 3. 114 Cfr. U. Gorel Porciatti, Le charte fondamentali della Universale Massoneria di Rito Scozzese Antico e Accettato, pag. 16. 115 Cfr. Era Nuova, settembre 1956, pag. 7. 116 Cfr. L. Lupi, op. cit., pag. 72. 117 Cfr. U. Gorel Porciatti, Avviamento alla Massoneria, Atanòr, Roma s. d., pag. 45. 118 Ibid., pag. 46. 119 Cfr. S. Spadaro, Documenti per la storia della Massoneria Scozzese Italiana (1912-1946), Centro di Studi Storici, Milano 1947, pag. 152. Opera fuori commercio riservata ai soli liberi muratori. 120 Cfr. Bollettino Ufficiale della Serenissima Gran Loggia d'Italia, Milano, 1951, pag. 1. Riservato ai FF\ liberi muratori. 121 Cfr. A. Mellor, I nostri fratelli separati: i Liberi Muratori, Bolla, Milano 1963, pag. 298. 122 Cfr. Rivista della Massoneria Italiana, 1969, pag. 48. 123 Cfr. P. R. Esposito, Le buone opere dei laicisti, degli anticlericali e dei framassoni, Ed. Paoline, Roma 1970, pag. 154. 124 Ibid., pagg. 155-156. 125 Cfr. Rivista della Massoneria Italiana, ottobre 1972, pag. 449. 126 Atanòr, Roma, 4ª Ed., 1970. 127 Cfr. P. J. Berteloot s.j., La Franc-Maçonnerie et l’Église Catholique, Éd. du Monde Nouveau, Parigi-Losanna 1947, vol. I, pag. 58. 128 Ibid., vol. I, pagg. 63-64. 129 Ed. L.E.D.A., Roma 1950. 130 Cfr. Credo del Popolo di Dio, del 30 giugno 1968. 131 Cfr. P. J. Berteloot s.j., op. cit., vol. I, pag. 64. 132 Ibid., vol. I, pag. 67. 133 Cfr. Chaine d'Union, febbraio 1936, pag. 254. 134 Cfr. P. J. Berteloot s.j., op. cit., vol. I, pag. 69. 135 Cfr. L. Lupi, op. cit., pag. 25. 136 Cfr. A. Pontevia, Cattolicesimo e Massoneria, Atanòr, Roma 1948, pag. 67. 137 Cfr. La Massoneria, Firenze 1945, pag. 69. 138 Cfr. S. Farina, op. cit., pagg. 321-322. 139 Cfr. L. Fusi, in Gran Loggia Nazionale dei Liberi Muratori d'Italia, giugno 1952, pag. 36. 140 Cfr. P. G. Caprile s.j., Orientamenti fondamentali della Massoneria, pag. 364. 141 Cfr. T. Ventura, op. cit., pag. 81. 142 Ibid., pagg. 81-84. 143 Ibid., pagg. 113-114. 144 Cfr. A. Mellor, op. cit., pagg. 277-278. 145 Cfr. S. Farina, op. cit., pag. 367. 146 Ibid., pag. 59. 147 Cfr. Era Nuova, marzo 1947, pag. 30. 148 Cfr. S. Farina, op. cit., pag. 132. 149 Ibid. 150 Cfr. Onoranze al Gran Maestro della Massoneria Italiana Ugo Lenzi, Coppini, Firenze 1952, pag. 26. 151 Cfr. Gran Loggia Nazionale dei Liberi Muratori d'Italia, 1951, pag. 50. 152 Cfr. La Massoneria, Firenze, 1945, pagg. 14-15. 153 Ibid., pag. 69. 154 Cfr. U. Gorel Porciatti, Simbologia Massonica: Gradi Scozzesi, Atanòr, Roma 1948, pagg. 293-294. 155 Cfr. Conoscenza, Firenze, maggio-giugno 1968, pagg. 1-2. 156 Cfr. L'Acacia Massonica, 1947, pag. 44. 157 Cfr. Acta Gnostica, settembre-ottobre 1949, pag. 3. Bollettino ufficiale della Chiesa Gnostica Italiana, Ravenna. Direttore Giordano Gamberini. 158 Ibid., pag. 3. 159 Cfr. Lumen Vitæ, 1954, pag. 23.
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