di Padre Florido Giantulli s.j.

 

ultima modifica: 1º aprile 2015

 

gran maestro della massoneria

 

Nihil Obstat Quominus Imprimatur
Florentiæ, die 21 maji 1973
Sabinus Maffeo s.j.
Præp. Prov. Romanæ


Imprimatur
Johannes Bianchi, Vic. Gen.
Florentiæ, e Curia Archiep., die 21 maji 1973.

 

Il Grand'Oriente d'Italia (con sede a Palazzo Giustiniani) è l'obbedienza massonica maggioritaria nel nostro Paese, ed è in comunione con la Gran Loggia Unita d'Inghilterra, riconosciuta dalla maggior parte dei massoni di tutto il mondo come la Gran Loggia Madre. Dalla comunione con essa è esclusa, perché accusata di ammettere nelle sue fila atei, l'obbedienze detta di Piazza del Gesù, perché in questa piazza romana la principale organizzazione di questa branca ha avuto sede per molti anni. La Massoneria non è una religione, ma piuttosto un metodo di tipo relativista, che esclude in maniera aprioristica l'accettazione di verità assolute e di dogmi, e consiste nell'affrontare i problemi con la discussione comune e nel risolverli secondo quanto sembra giusto alla maggioranza dei Fratelli. Il metodo massonico è relativista, e proprio per la sua dinamica relativizzante è incompatibile con la fede cattolica. L'Autore di quest'opera (Pucci Cipriani Editore, Firenze 1973), dopo aver messo a nudo tutte le contraddizioni della sètta (il dogmatismo antidogmatico, il deismo ateo, la religiosità materialista, il razionalismo occultista, ecc...), svela la matrice satanica di questa piovra anticattolica.

 

- Introduzione
- La religiosità massonica
- Il Grande Architetto dell'Universo
- L'ateismo massonico
- I presupposti del naturalismo massonico
- Il culto della Ragione

 

PARTE PRIMA

 

Introduzione

 

«La Massoneria è viva e operante, è una realtà storica, di cui comunque - perfino in Italia - bisogna prenderne atto» 1. Così affermava, a Savona, il 15 giugno 1969, il Prof. Giordano Gamberini († 2003), allora Gran Maestro del Grand'Oriente d’Italia (Palazzo Giustiniani) dal 15 luglio 1961. Ne avevamo preso atto da vario tempo e questo ci è stato autorevolmente confermato dalla presenza in Italia di 335 Logge Giustinianee (attualmente aumentate di almeno ventidue Logge massoniche) registrate dal volume List of Lodges Masonic 1973, pubblicato a Bloomington, nell'Illinois, nel quale, peraltro, non sono notate le molte Officine Superiori Giustinianee, né i quindici Circoli di Giovani Figli di Massoni e i cinque Capitoli della Stella d'Oriente, sempre dipendenti da Palazzo Giustiniani, né sono registrate, perché ritenute «irregolari», le altre Logge o Officine Superiori degli altri quattro Gruppi Massonici Italiani.

 

Cominciamo col pubblicare questa breve monografia sul «naturalismo massonico», cioè dall'elemento che qualifica questa Istituzione, prima che dall'elemento quantitativo che sarà dato dalla topografia massonica italiana, dal 1859 ad oggi. In questo lavoro ci riferiamo principalmente al Gruppo di Palazzo Giustiniani e poi a quelli cosiddetti «provenienti da Piazza del Gesù». Abbiamo aggiunto, molto parcamente, qualche richiamo alla dottrina cattolica, per non aumentare l'attuale confusione d'idee e per evitare ogni trasbordo ideologico inavvertito nei non pochi smaniosi di «dialogo» a qualunque costo, che trascurano così l'avvertimento pratico di Gesù Cristo: «I figli di questo secolo sono più accorti dei figli della luce, coi loro simili» (Lc 16, 8).

 

La lettura di questa monografia non sarà certamente molto... amena, perché ci siamo sforzati di essere spassionatamente obiettivi, facendo parlare non Padre Augustin Barruel (1741-1820) 2 e, tanto meno, Léo Taxil (1854-1907) 3, né solamente i documenti massonici ottocenteschi, ma soprattutto le fonti massoniche recenti, senza nessuna polemica, o apologetica, delle quali non c'è assolutamente bisogno di fronte all'evidenza dei testi e dei fatti citati. Ai nostri lettori il giudizio e le osservazioni che ci riusciranno sempre gradite e utili.

 

giordano gamberini padre augustin barruel léo taxil
Giordano Gamberini Padre A. Barruel Léo Taxil

 

La religiosità massonica

 

Nei discorsi e nelle pubblicazioni massoniche si parla, a volte, di «religiosità massonica», con un senso, a prima vista, abbastanza piano e in modo apparentemente plausibile. Ma chi voglia approfondire l'argomento troverà che le parole «religione» e «religiosità» sono usate dai massoni con un senso particolare e con significati talvolta diversi. È noto come nelle adunanze massoniche sia fatto divieto di discutere di religione e di politica. Evidentemente, in questo caso, la parola «religione» è usata nel senso di credo o specifica fede positiva. È frequente e dichiarato, d'altra parte, il proposito di emancipare gli spiriti da ogni forma di coercizione religiosa. E tuttavia, ecco la Massoneria proporsi tutta piena di spirito religioso e dichiarare che la religiosità è la sua essenza: «L'essenza della Massoneria è tutta nell'anelito dell'anima a sollevarsi verso la perfezione, ad ascendere verso la Luce, a mettersi in contatto con Dio. Ogni atto del massone - in quanto massone e vero massone - è impregnato di cotesta essenza» 4.

 

Anzi, alla sua scuola, come scriveva il Gran Maestro Giordano Gamberini, «di un reale sacerdozio è investito il Libero Muratore, di un carattere indelebile che lo costituisce in eterno sacerdote secondo l'ordine della verità e della virtù. Un sacerdozio di spirito ben distinto e massonesuperiore a quello che riposa sulla legge» 5. Può parlarsi, dunque, di «religiosità massonica»? Nel consultare le fonti massoniche, la prima impressione che se ne riporta non è certamente quella della chiarezza d'idee. Non sono pochi gli scrittori recisamente decisi a considerare la Massoneria come una religione vera e propria: «Vien fatto di chiedersi se la Massoneria non sia una religione: rispondo nettamente che la Massoneria è la Religione» 6. «La Massoneria vera [...] è una Scuola, una Religione, un modo di vita [...] cui bisogna conformarsi in pensieri ed opere» 7. E ancora: La Massoneria è «una religione laica» 8, una «religione di pensiero» 9, «è un’istituzione profondamente religiosa» 10, «la più grande, la più bella, la più nobile, la più civile di tutte le religioni»! 11, anche perché chi «ha chiesto di entrare in questo Tempio, ha compreso che è uscito da un altro Tempio, dove si adoravano gli dèi falsi e bugiardi» 12, e dove non trovava, quindi, la propria soddisfazione del bisogno religioso. Fermiamo ora, brevemente, la nostra attenzione in materia su un'affermazione fatta dal Prof. Lino Salvini, Gran Maestro dal 1970 al 1979, a Roma, il 5 ottobre 1970, in una conferenza stampa «organizzata in tutta fretta». Alla domanda d'un giornalista, per quale ragione le donne non siano ammesse alla Massoneria Giustinianea, pur rendendosi conto dell’importante ruolo che la donna ha oggi nella società moderna, riteneva che l'esclusione è dovuta al fatto che la Massoneria è un «rito religioso di tipo solare», e quindi (?) «nessuna donna può partecipare» 13. Questa che, a prima vista, potrebbe particolare. «Il neofita (in qualunque Loggia sia ricevuto Apprendista) è nominato membro attivo della Rispettabile Loggia di San Giovanni» 14. Quindi «i massoni in molte circostanze e particolarmente in questa hanno usato la parola “Giovanni” per rappresentare allegoricamente il Sole» 15.

 

L'autore massonico Salvatore Farina, prescindendo del tutto dal significato ebraico del nome «Giovanni» (Ieocanan, ossia «il Signore è propizio», «il Signore ha fatto grazia»), si sforza di ritrovare l'etimologia del nome Giovanni e pensa di averla trovata in «Giano», nome sotto il quale i romani adoravano il Sole 16. Quindi, si permette di «concludere che in un'epoca in cui il cattolicesimo era ad un tempo fede dominante e dominatrice, gli adoratori del Sole abbiano nascosto il nome del loro dio sotto quello di un santo, per celebrarne più liberamente le sue feste. Infatti, le feste di Janus e del Sole corrispondono esattamente alle due feste di San Giovanni» 17, cioè nel Solstizio d'Estate, 24 giugno, e in quello d'Inverno, 27 dicembre, particolarmente solennizzate dai massoni. «L'esaltazione e la rinascita dell'astro del giorno non potevano necessariamente non essere le principali feste dei Figli della Vera Luce» 18.

 

La posizione stessa dei Dignitari di Loggia si richiama al Sole. Il 2° Sorvegliante siede al Sud «per meglio osservare il Sole al suo meridiano» 19; il 1° Sorvegliante siede all'Occidente «per osservare il Sole quando perviene al suo tramonto» 20; il Venerabile invece siede all'Oriente perché «come il Sole appare in Oriente per dar principio al giorno e illuminare la Terra, così il Venerabile siede all'Oriente per dirigere i lavori e illustrare la Loggia istruendo i Fratelli con il lume della sua scienza» 21. Lo stesso Gran Maestro Salvini, del resto, comincia così una sua recente Balaustra (nel gergo massonico una Lettera): «Il Solstizio d'Estate ci trova soddisfatti del lavoro compiuto» 22.

 

Come vedremo meglio in seguito, secondo il celebre autore massonico Albert Gallatin Mackey (1807-1881), citato dal cattolico Arthur Preuss (1871-1934) 23, «al Sole, come rigeneratore e vivificatore di tutte le cose, si deve attribuire il culto fallico che formava una parte principale dei misteri». Forse è questa la ragione per cui il Grand'Oriente d'Italia (Palazzo Giustiniani) «inizia solamente uomini» 24. Ci rimane solo una curiosità: vorremmo sapere di che «tipo» sia il «rito religioso» praticato dal Capitolo Mediterraneo nº 1 dell'Ordine della Stella d'Oriente di Napoli 25, dal Tirrenia Chapter nº 2 di Livorno 26, dal Capitolo Minerva di Roma 27, dal Capitolo Sirio di Pesaro 28, e dal Capitolo Beatrice di Firenze 29, associazioni paramassoniche composte di sole donne e dipendenti da Palazzo Giustiniani.

 

lino salvini salvatore farina albert gallatin mackey
Lino Salvini Salvatore Farina Albert G. Mackey

 

Ma continuiamo l'argomento del quale stavamo trattando e vediamo che non meno recise sono le affermazioni di autorevoli massoni, perfettamente contrarie a quelle sopra riportate. «La Massoneria in quanto è istituzione umanitaria non risale fino a Dio, non è una religione; è un'istituzione puramente umana» 30; «La Massoneria non è una religione [...]. Essa ammette nel suo seno uomini professanti tutti i culti e tutte le religioni educandoli alla tolleranza e allontanandoli dal fanatismo e dalla superstizione» 31; «Agli uomini per i quali la religione è la consolazione suprema, la Massoneria dice: “Coltivate la vostra religione senza ostacolo, seguite le aspirazioni della vostra coscienza”. La Massoneria non è una religione, non è un culto; [...] la sua religione riposa tutta intera in questa bella massima: “Ama il tuo prossimo”» 32.

 

Interviene, con piglio chiarificatore, il Prof. Lucio Lupi: «Se per “religione” deve intendersi soltanto confessione positiva, dogmatica e fideistica in senso stretto [...] noi non siamo certamente in questo caso una religione e non siamo dotati di spirito religioso. Ma dovrebbe esserealtare massonico dei giuramenti noto [...] come [...] esiste altresì un libero teismo o teismo naturale che si incentra e risolve in un non meno fervoroso spirito di religiosità [...]. Non si può misconoscere come la religione naturale, il libero teismo, il teismo stesso, se si voglia, si elevino alla più alta spiritualità, alla più alta soggettivazione dell'esperienza del divino» 33. Come si vede, il Lupi non chiarisce nulla: espressioni come «religione naturale», «teismo naturale» e «libero teismo» sono solo espressioni fumose. Più che cercare lumi in dichiarazioni di comodo, è opportuno esaminare di quali contenuti venga riempita questa pretesa religiosità. L'esame, anche superficiale, delle fonti massoniche, chiarisce il perché di tanta incertezza e genericità in tema di religione e di religiosità. Innanzi tutto, la religiosità massonica non è ancorata a canoni e principî fondamentali che consentano salde convinzioni; poi, motivo ancor più valido, è che tale genericità è voluta per permettere una comodità di manovra e un'elasticità di convinzioni che torna a vantaggio solamente di chi la propugna. Per religione, diceva Ugo Lenzi († 1953), deve intendersi «non solamente l'atto di fede in un corpo di dottrine e di credenza ben definite e rivelate, ma anche l'anelito che rilega insieme le anime desiderose di penetrare, con libera indagine, quest'immenso mistero dell'universo, e conoscere la ragione delle cose [...]; quest'interno affanno (che) chiede al raziocinio della mente e alle scoperte delle scienze naturali gli elementi atti a squarciare il velo che copre i grandi misteri dell'Universo» 34. Dunque, il fulcro della religiosità massonica starebbe nel «raziocinio della mente» che «con libera indagine» penetra il mistero dell'Universo e che con le «scoperte delle scienze naturali» squarcia «il velo che copre i grandi misteri dell'Universo». Con il Lenzi è d'accordo, sostanzialmente, l'oratore della Loggia Ausonia di Torino che, il 25 novembre 1963, teneva una conferenza sul Carattere religioso della Massoneria. L'oratore passava «più che a definire a considerare che cosa debba intendersi per “religione”; egli si è dichiarato propenso ad accedere alle seguenti concezioni: “la coscienza del mistero dell'Universo; questo mistero che avvolge l'esistenza di tutta l'umanità, che né la scienza né la filosofia né la ragione hanno spiegato, rappresenta nello stesso tempo l'aspirazione ad una elevata contemplazione dell'infinito e dell'assoluto”» 35.

 

Così la religione «é manifestazione squisitamente soggettiva», per cui l'uomo solo mediante la ragione «e non già attraverso la fede e l'immaginazione» apprende la verità e la volontà di Dio 36. Si intendono ora meglio certe dichiarazioni massoniche per le quali la religione ha da essere «Religione umana» 37, «religione radicata nella natura, e quindi razionale e universale» 38, o, come si esprimono le Costituzioni di James Anderson (1680-1739) del 1717, quella «sulla quale tutti gli Uomini sono d'accordo» 39.

 

gran maestro ugo lenzi

Il Gran Maestro del Grand'Oriente d'Italia Ugo Lenzi tiene un discorso alla Loggia Gerolamo Cardano.

 

La Massoneria, infatti, «quantunque non prescriva dogmi, suppone talvolta certe verità fondamentali che sono nell'umana natura, riconosciute dalla ragione, senza che sia perciò obbligata a sottomettersi ad una autorità fuori di lei» 40. I passi riportati fanno già chiaramente intendere come, dai massoni, la ragione e il razionale siano considerati l'unico criterio di verità, persuasi, come dicono di essere, che «la Massoneria ha in sé tutti gli elementi più puri ed elevati per la soddisfazione delle brame spirituali» 41. Tale persuasione scaturisce agevolmente dalle dichiarazioni degli scopi che la Massoneria si propone: «Fine ultimo della Massoneria è che le frontiere si abbassino davanti alla ragione umana» 42; «Il Libero Muratore ritiene perciò fondatamente che il dovere dell'uomo e della donna di pensiero sia di porsi al di fuori e al di sopra della posizione asofa e preconcetta, e di raccogliersi con tutte le sue forze, spirituali e mentali, sul terreno della ricerca, che è per lui la sola, vera prassi di religione» 43.

 

È naturale che, con un simile orientamento e, soprattutto, con un'accezione del concetto di «religione» così poco ortodosso, l'atteggiamento della Massoneria verso le religioni positive in genere, e verso il cattolicesimo in particolare, non sia precisamente quello d'una benevola tommaso palamidessicomprensione. Tale atteggiamento, che, in pratica, è di stizzoso e ottuso disprezzo, viene, in teoria, giustificato con amene argomentazioni: «Qual'è il carattere universale di ogni religione»?, si chiede il Farina, che risponde: «È di rispondere allo stato intellettuale dell'epoca. Ogni religione rimpiazza un culto più grossolano ed essa è rimpiazzata a sua volta [...]. Tutte sono state concepite per rispondere allo stato sociale di un'epoca: tutte sono state passeggere: una sola forza è costante: il lavoro dell'intelligenza. È per questo lavoro che i governi e le religioni e ogni altra istituzione sono stati adoperati e poi scacciati» 44. Così, apocalitticamente, afferma un non meglio identificato «Joannes» nell'editoriale della rivista del Gruppo Gnostico di Firenze: «Stiamo vivendo la drammatica fine dell'era cristiana, ed è urgente per tutti noi affrontare la responsabilità della nostra evoluzione» 45. Anche il Prof. Tommaso Palamidessi (1915-1983), fondatore e direttore di Archeosofica - Scuola esoterica di alta iniziazione - scrive da Roma, il 12 novembre 1970: «L'Archeosofo e l'Archeosofa sono autentici apostoli del terzo millennio, l'Era del Cristianesimo esoterico, del Cristianesimo totale, e questo è il momento giusto per iniziare il nostro incarico che viene a noi dal Graal». Ci tornano in mente, e ci sia permesso ripeterle, le parole del monatto a Renzo: «Và, và, povero untorello [...], non sarai tu quello che spianti Milano» 46. Ma è molto più importante il fatto che i suddetti signori hanno dimenticato quanto disse, ai Suoi Apostoli, Uno più grande di tutti noi, Gesù Cristo: «Ecco io sono con voi sino alla fine del mondo» (Mt 28, 20). Per tornare al Farina, e alle sue concezioni già citate, si notano quegli appellativi e quelle definizioni di cui, spesso, vengono gratificati il cattolicesimo e le altre religioni: «pregiudizi», «fanatismi», «superstizioni» e «idolatrie intorno all'idea di un Dio unico». La Massoneria «non può restare indifferente agli innumerevoli mali provocati dal fanatismo religioso». Perciò, «in materia religiosa, considera come migliore la religione che realizza di più i suoi principi, unendo gli uomini a Dio con dei sentimenti di amore e di venerazione e le creature tra loro con dei sentimenti di fratellanza, di stima e di amicizia» 47.

 

Tuttavia, il neofita, sottoposto all'iniziazione, viene subito avvertito: «Nel campo religioso ognuno che professi una confessione dogmaticamente definita non può fare a meno di non sentire la inibizione di entrare in comunione spirituale con chi esercita la propria libertà di pensiero e di coscienza nella libera ricerca del Vero senza apriorismi, senza fabulazioni mitologiche, ma con la sola guida del buon senso, della ragione, delle scoperte delle scienze naturali» 48. La religione, qualsiasi religione, è, per la Massoneria, l'oppio delle coscienze. Viene pur detto che la Massoneria «prescrive ai suoi adepti di rispettate la religione nella quale sono nati» 49, ma senza che ciò debba implicare l'asservimento e la persecuzione del libero pensiero: «Porre al di sopra del libero arbitrio le imposizioni della Chiesa non è dichiararsi pronto ai peggiori tradimenti, quando Roma comandasse lo spergiuro»? 50.

 

Questa è la risposta quando, dalle parole ad uso dei profani, si passa alle parole del Rituale massonico. Sul trattamento che la Massoneria riserva alle religioni non crediamo si possano nutrire altri dubbi; del resto, essa afferma che le religioni sono tutte uguali fra loro e che le differenze «riguardano soltanto alcuni particolari» 51. Tanta grossolanità non nasconde certo soverchio rispetto. Non va, infine, taciuto che il veleno massonico destinato alla Chiesa e alla religione, è giustificato o, meglio, mascherato con il carattere rigidamente antidogmatico del pensiero e della pratica massonica. La milizia massonica postula, infatti, «libertà di tutti i culti e di tutte le fedi (che) si risolve in quella di pensare e di credere secondo la propria ragione e la propria coscienza» 52, già «libera da dogmi scientifici e religiosi» 53.

 

ecumenismo massonico

Ecumenismo massonico: tre stampe risalenti ad epoche diverse che esprimono il pensiero della sètta: per la Massoneria tutte le religioni sono uguali (e quindi tutte false).

 

Il massone, infatti, attende le proprie conquiste dall'indagine spregiudicata e sciolta da ogni vincolo di postulato e di dogma, e non condivide affatto l'atteggiamento della Chiesa che sottoporrebbe i suoi fedeli a costrizioni che impediscono ogni reale progresso sulla via della verità e si rivelerebbe, quindi, «negatrice assoluta e più d'ogni altra intollerante della libertà di coscienza e, per ciò stesso, negatrice della verità, di cui vieta ogni ricerca al di là dei suoi dogmi, nei quali soltanto le coscienze cattoliche debbono riconoscere l'ultima parola della Verità» 54. La preoccupazione che il pensiero massonico possa essere, in qualche modo, «dogmatico», sembra turbare molto i massoni; si ricorda, nei primi Gradi dell'iniziazione, che il dogma è una limitazione posta alla libertà di pensare e, nelle pubblicazioni massoniche, si ribatte sul medesimo tasto: «È assiomatico che un dogmatista non può essere vero massone» 55; «La Massoneria dev'essere irriducibilmente antidogmatica» 56.

 

Potremmo continuare l'elenco delle citazioni che attestano il deciso e inequivocabile antidogmatismo ostentato dalla Massoneria. Tuttavia, sono dichiarazioni che non convincono. Non convince soprattutto né si comprende come possa conciliarsi, con il dichiarato antidogmatismo, il culto, anzi la venerazione tributata dalla Massoneria alla ragione umana, che costituisce «la sua fede immutabile, universale»; perciò ildominio massonico massone non deve rinunciare mai «al suo principio superiore ad ogni altro, che è quello di restare fedele alla sola fede nel progresso dell'umana ragione» 57. A noi, francamente, paiono affermazioni apodittiche, indimostrate e, in ultima analisi, dogmatiche, come quella che afferma che «le nozioni basate sulla natura [...] sono divine» 58. E neanche si comprende come possa conciliarsi, con l'antidogmatismo, il valore che la Massoneria attribuisce ai vari Gradi dell'iniziazione che, «attraverso la simbologia e la filosofia massonica», formerebbe uomini completi nei quali si opererebbe quella «trasformazione interiore dell'uomo», designata, significativamente, come «palingenesi [...], morte mistica 59 [...], rigenerazione [...], rinascita», paragonata perfino «allo stato di grazia divina» 60. Sono affermazioni, queste, che non solo vengono fatte senza alcuna dimostrazione, ma sono dette con un tono ispirato che, per autentici antidogmatici, come vogliono essere i massoni, dovrebbe riuscire quasi insopportabile. Ma le incongruenze e le contraddizioni non si fermano qui. Lasciamo pure da parte l'affermazione, trinciata con troppa sicumera, che non esiste alcuna certezza superiore all'intelligenza umana. I massoni, che rifiutano qualsiasi Rivelazione divina, si piegano, tuttavia, a riconoscere il valore di verità all'iniziazione, cioè alla «rivelazione dei Grandi Iniziati» e a quelle verità che essi suppongono comuni ad ogni uomo, tanto da poter parlare di «Religione Universale». Vien fatto subito di pensare, nell'un caso come nell'altro, come i massoni prestano fede ciecamente a «dogmi» non rivelati, ma creati dall'intelligenza umana. Se la Rivelazione divina è un «insulto» alla ragione, come definiremo la rivelazione umana, sia pure di Grandi Iniziati, ma sempre uomini come noi? Ce n'è abbastanza per diffidare dell'antidogmatismo massonico, che potrebbe definirsi antidogmatismo di comodo, o, meglio, come «la dogmatica degli antidogmatici».

 

Una piccola appendice a proposito sempre della religiosità massonica: la Rivista Massonica, del gennaio 1971, nella rubrica Recensioni se la prende col supplemento letterario del Times (del 9 ottobre 1970) perché «recensisce con molta sufficienza» (pag. 42) due volumi di occultismo britannico: Rituale magico in Inghilterra dal 1887 ai giorni nostri, e Il più profondo insegnamento dell'Alba d'Oro. «Fornisce informazioni, non sappiamo quanto esatte, su certi filoni dell'occultismo britannico» (pag. 42). La recensione termina così: «Nonostante gli scismi, gli scandali, le assurdità, i suicidi e le stoltezze, i rituali magici fioriscono oggi in una società in cui la religione, la fede, sono considerate anacronistiche» (pag. 44).

 

Si parla, naturalmente, dell'Inghilterra ma - guarda caso - l'editrice massonica Atanòr di Roma ha ammannito per il pubblico italiano due «novità» in materia: Filippo Teofrasto Paracelso: I Sette Libri dei Supremi Insegnamenti Magici, ed Enrico Cornelio Agrippa: Le cerimonie magiche, e, proprio nel 1972, la ristampa anastatica dell'opera del rosicruciano Joseph Peladan (1858-1918) intitolata Introduzione alle scienze occulte. Queste «novità» però erano state precedute dalla pubblicazione de I primi elementi di occultismo, del martinista Jean Bricaud (1881-1934), di Il Grande Arcano e Storia della Magia, di Eliphas Levi (1810-1875), di Piante e profumi magici, di Leo Kaiti.

 

Che non si tenti di sostituire la... magia alla religione e alla fede anche in Italia? Ecco, infatti, come viene reclamizzata 61 l'opera di Massimo Scaligero (1906-1980) Magia Sacra: Una via per la reintegrazione dell'Uomo, sintesi delle tecniche d'Oriente e d'Occidente, secondo l'esigenza di un potenziamento magico dell'uomo interiore, automatico e agnostico mitizzato. Per comodità, poi, degli acquirenti, è stata costituita a Roma una nuova Libreria di Hiram (in Viale Medaglie d'Oro, 48/b), «specializzata in soggetti massonici, psicologici e occultistici» 62.

 

filippo teofrasto paracelso enrico cornelio agrippa joseph peladan
Paracelso E. Cornelio Agrippa Joseph Peladan
jean bricaud eliphas levi massimo scaligero
Jean Bricaud Eliphas Levi Massimo Scaligero

 

Il Grande Architetto dell'Universo

 

È opportuno continuare a completare l'esame dei «contenuti» della religiosità massonica. La Massoneria, com'è a tutti noto, professa il culto del Grande Architetto dell'Universo. Già nella prefazione agli Statuti Generali del 1820 era detto: «Essa (la Massoneria) ha per principio la esistenza di un Dio, che adora e rispetta sotto il convenuto titolo di Grande Architetto dell'Universo» 63. Uno dei landmarks, dei principî cioè che costituiscono le pietre fondamentali dell'edificio massonico, è il seguente: «Ogni Libero Muratore deve credere nell'esistenza di Dio come Grande Architetto dell’Universo» 64. Come si vede, è credenza accettata da tutta la Massoneria.

 

Le difficoltà cominciano quando si tratta di stabilire che cosa si nasconda sotto la formula G\A\D\U\, giacché, neanche in questo caso, le fonti massoniche sono chiare e concordi. È lo stesso Farina a farci notare le prime incertezze: «Nel grande trattato di alleanza firmato a a gloria del grande architetto dell'universoLosanna nel 1875 tra i Supremi Consigli di Rito Scozzese Antico e Accettato, il Convento approvò uno dei sette punti principali della dottrina Massonica in questi termini: “Il riconoscimento di una Forza superiore della quale essa proclama l'esistenza sotto il nome di Grande Architetto dell'Universo”. Immediatamente, delle proteste si elevarono da diverse nazioni, specialmente dall'Inghilterra e dall'America, rimproveranti il Convento di avere attribuito alla Massoneria la dottrina indicata dalla parola “Forza” ad esclusione di ogni altra. Tuttavia, una dichiarazione di principio seguì immediatamente l'ammissione dei sette punti e cioè: “La Massoneria proclama ciò che ha proclamato fino dalla sua origine: l'esistenza di un principio Creatore sotto il nome di Grande Architetto dell'Universo”» 65. Il termine «Creatore» implica una nozione che il termine «Forza» non racchiudeva. Ciò sarebbe stato fonte di nuove contestazioni, se il Convento non avesse avuto cura di formulare immediatamente quest'altro principio: «La Massoneria non impone alcuna limitazione alla libera ricerca della Verità ed è per garantire a chiunque tale libertà che essa esige da tutti la tolleranza» 66. Abbiamo citato così a lungo questo brano perché esso rivela come in Massoneria, non esista una dottrina del G\A\D\U\. Non comprendiamo, infatti, quale sia la «dottrina» che la parola «Forza», di per sé sola, è capace d'implicare. È poi curioso ed indicativo notare come se la cavi il Convento di Losanna dinanzi al rumoreggiare di qualche Grand'Oriente, lasciando che ciascuno pensi del G\A\D\U\ quel che gli aggrada. Il che conferma il sostanziale disinteresse della Massoneria per una precisa formulazione.

 

Ma la genericità e la confusione non si limitano solamente al Convento di Losanna. Guido Laj (1880-1948), Gran Maestro di Palazzo Giustiniani, nel suo Discorso all'Assemblea Nazionale Massonica, del 19 novembre 1945 (pagg. 12-13), ricordava le parole del Gran Maestro Ernesto Nathan (1845-1921) del 21 aprile 1901, quando inaugurava la sede massonica in Roma: «Se voi guardate un nostro diploma massonico, un foglio di carta intestata, se entrate in una Loggia Massonica, voi vedrete sovraneggiare queste lettere: A\G\D\G\A\D\U\; esse significano semplicemente: "A Gloria Del Grande Architetto Dell'Universo. È Zeus, Giove, Yahwéh, Dio? La causa prima, l'infinito creatore noi intendiamo affermarlo, non interpretarlo. È. Com'è, qual'è, riveli la fede di ogni individuale coscienza; a noi, collettivamente suffraga il pensiero del creatore nella manifestazione complessiva del creato. Per noi ogni fede, sinceramente professata e seguita, che guida e mantiene onesto l'uomo attraverso la vita è degna di ogni rispetto. In una parola, se la religione del dovere, eretta a legge morale e rimontando oltre alle brevi percezioni nostre alla causa prima, si riveli sotto l’una o l'altra forma, si chiama materialismo, abbrutimento, potremo, violando pensiero e parola, classificare la regola nostra come tale: ma badate, invece di stare in terra vola in alto: l'ente massonico non determina privilegiati interpreti fra Dio e l'uomo; questo abitua al sacrificio, al senso del dovere civile, e, educandolo alla coscienza del progresso individuale e collettivo, lo affina, lo eleva, per avvicinare, nell'infinita scala dell'essere, l'anima sua a quella che racchiude in sé l'Universo» 67.

 

il grande architetto dell'universo - gadu

Due rappresentazioni della divinità massonica: il misterioso Grande Architetto dell'Universo.

 

Così, nel 1969, scriveva l'attuale Sovrano Gran Commendatore del Rito Scozzese Antico e Accettato, Giovanni Pica: «Le religioni hanno tre aspetti: il primo ad uso del credente; il secondo filosofico (simbolico); il terzo spirituale (scientifico)». Così, ad esempio, la Bibbia ha tre aspetti: morale, sociale e spirituale. Le parti che sono state esaminate dai vari commentatori sono la morale e la sociale, mentre solo l'iniziato conosce la parte spirituale e scientifica 68. «Così egli non crede, come il religioso, ad un Dio trascendente e personale, né come il filosofo ad una astrazione, ma conosce Dio come Legge che regola nell’equilibrio più perfetto l'Universo e prima sostanza intelligente universale che scaturisce da tutte le cose visibili e invisibili: il Grande Architetto dell’Universo» 69.

 

Verrebbe quasi voglia di ripetere la frase del Duca d'Este all'Ariosto, nell'ascoltare la lettura dell'Orlando Furioso alla moglie, ma... lasciamola nella penna! Sono pure giustinianee quelle altre voci che parlano di Dio come «dell'Assoluto che comprende il tutto, cioè L'Unità universale», egrande architetto dell'universo che «può essere intesa tanto da un punto di vista spiritualistico (lo spirito, l'idea, il pensiero), religioso (Allàh, Geova, Dio), materialistico (la Materia, l'Energia, la Sostanza)» 70. All'interrogativo posto dal Gran Maestro Gamberini alla Gran Loggia Nazionale Francese, a proposito dell'affermazione di Alec Mellor che essa fosse una Massoneria cristiana, questa ha risposto: «Il Grande Architetto dell'Universo non è né cristiano, né israelita, né maomettano, né parsi, né buddista» 71. Quanto a genericità non sono da meno gli Scozzesi del Gruppo Ghinazzi, i quali, negli Statuti Generali aggiornati nel novembre del 1965, asseriscono come prima cosa: «La Libera Massoneria ha il suo fondamento essenziale nella fede in una Potenza Suprema che onora sotto il nome di Grande Architetto dell'Universo» (pag. 3). Una rappresentanza di questo Gruppo prendeva parte il 25-26 ottobre 1969, a Ginevra, all'Assemblea generale del CLIPSAS (Centro di Collegamento e d'Informazione delle Potenze Massoniche Firmatarie dell'Appello di Strasburgo del 22 gennaio 1961). Il Gran Maestro del Grand'Oriente di Francia, Jacques Mitterrand (1908-1991; da non confondere col noto uomo politico della sinistra francese), rilasciava al quotidiano La Suisse alcune dichiarazioni sull'argomento in questione. Il CLIPSAS contesta la Gran Loggia d'Inghilterra tanto reazionaria da aver stabilito che la prima qualità per diventare massone è quella di credere in Dio. Jacques Mitterrand sostiene invece che la credenza del Grande Architetto dell'Universo «non è affatto una conditio sine qua non: esistono in seno al Grand'Oriente di Francia - come pure presso tutte le Logge del CLIPSAS - le scelte più diverse che vanno dalla religione all'ateismo e al marxismo. Io stesso sono materialista ateo [...]. Diciamo che la maggioranza dei nostri membri è agnostica» 72. C’è poi chi concepisce il G\A\D\U in chiave panteistica: il fine ultimo dell'iniziazione massonica è la conquista e l'applicazione pratica di una cognizione del Sé individuale e universale, in virtù della quale i massoni dovranno «cercare Iddio non fuori di (loro), ma dentro di (essi) e nell'Umanità, che ne è la manifestazione e l'interprete, come scrisse il nostro grande Mazzini» 73.

 

Così pure il Gran Maestro Aggiunto Roberto Ascarelli (1904-1970), commemorando Ottorino Maggiore (1887-1953), diceva: «Siamo tutti parte di un anello che né si apre né si chiude e che è parte integrante di quell'Ente Supremo che noi chiamiamo Grande Architetto dell'Universo» 74. Ancora più... chiaramente, il Venerabile della Loggia Sabazia, a Savona, il 14 giugno 1969, alla presenza del Gran Maestro Gamberini, affermava: «Noi crediamo in Dio quale intelligenza e principio attivo dell'Universo; principio generante e riproduttore, insito in ogni uomo che è parte della stessa monade» 75.

 

Il Lupi tenta di giustificare la genericità che finora abbiamo denunciata, sostenendo che si tratta di un'oscurità voluta e necessaria: «Dottrina in senso specifico e sistematico, mille volte no; richiamo iniziatico per ciascuno di noi affinché ritroviamo il nostro dio nel profondo del cuore come meglio sapremo o potremo [...]. Dall'estremo duale e personale della divinità, sino alla molteplice gamma dei panteismi e dei monismi, ognuno intende e risponde per sé» 76.

 

jacques mitterrand roberto ascarelli ottorino maggiore
Jacques Mitterrand Roberto Ascarelli Ottorino Maggiore

 

Vero è che, accanto alle voci citate, le quali finiscono, nella loro genericità, per essere la negazione di un Dio unico, trascendente e creatore, se n'è fatta sentire qualche altra, per quanto isolata. Così si parla del G\A\D\U\ quale «Dio, essere universale, eterno, increato, creatore e sovrano Maestro di tutto ciò che esiste» 77, e di Dio «personale, unico creatore, eterno increato, trascendente il mondo» 78. Ma sono voci che quando non vengono accolte con lo sdegno con cui Ulisse Bacci accoglieva il Decreto di Albert Pike (1809-1891) da Charleston: «È chiaro come luce meridiana che vuolsi far sottoscrivere un credo religioso a tutti coloro che entrano nella Massoneria. E l'universalismo di questo nostro sodalizio dov'è più? Non esiste di certo dal momento che diventa una sètta! Noi non daremo ai cattolici il gusto di chiamarci settari»! 79.

 

Vengono considerate (e presto dimenticate) come accettabile e tollerabile espressione del libero convincimento di ciascun affiliato. Insomma, la formula del G\A\D\U\, adottata dalla Massoneria, non è altro che una locuzione a doppio fondo che, come dice la Rivista della Massoneria, grand orient de francepuò «acconciarsi a tutti i gusti, ancora a quelli di un ateo» 80. Questa non è una malignità clericale, osserva Alessandro Luzio (1857-1946) 81, ma è una frase testuale confermata sempre dalla stessa rivista, nel 1878, quando una buona parte del mondo dei Fratelli era a soqquadro per la brusca decisione presa dalla Massoneria francese nel settembre 1877 di mettere in soffitta la formula stessa del G\A\D\U\. Già, precedentemente, la rivista aveva preso bellamente in giro il Grand'Oriente egiziano che aveva rotto le relazioni con il Grand'Oriente di Francia perché il 14 settembre 1876 aveva «presa in considerazione (la) più antimassonica fra le proposte: quella cioè di eliminare dai proprî Statuti la credenza in Dio» 82. La ragione portata dal Grand'Oriente egiziano potremmo sottoscriverla anche noi: «Se noi ci onoriamo, e ben giustamente, di chiamarci Fratelli, è perché ci consideriamo figli dello stesso Padre: rinnegata la paternità Divina, la fratellanza e l'unità dell’uman genere, riescono affatto problematiche e il vagheggiato perfezionamento del mondo morale, unico obbiettivo cui mira l'Arte Reale, rendesi umanamente impossibile» 83. Malgrado queste giuste proteste, nel settembre 1877, come dicevamo, il Grand'Oriente di Francia cancellava, dal 2° paragrafo del 1° articolo dello Statuto, il G\A\D\U\. Come si regolò la Massoneria italiana prima e dopo questa decisione? Prima asseriva: «Nelle Costituzioni che reggono la Massoneria francese, come tutti sanno, è scritto che la Massoneria professa il principio dell'esistenza di Dio e dell'immortalità dell'anima. La Massoneria italiana che non ha nelle generali Costituzioni un'affermazione di principio che possa offendere in alcun modo la libertà di coscienza dei suoi affiliati vedrà, ne siamo certi, con vivo piacere, che anche la consorella famiglia massonica francese si liberi da cosiffatte pastoie. A noi basta l'invocazione mondiale al G\A\D\U\ perché non è contraria a nessun sistema filosofico, perché può associarsi a qualunque opinione e credenza, perché altro non rappresenta che la sintesi di qualsivoglia scuola o religione. Ed è perciò che i massoni francesi - come alcuni di essi erroneamente credono - non avranno nulla a temere per parte della Massoneria italiana, se deliberano, come forse fanno a quest'ora, la modificazione delle loro Costituzioni [...]. E infatti bisognerebbe essere proprio più intolleranti dei cattolici per proibire che la Massoneria francese rovesciasse quella barriera che può impedire l'ingresso nelle sue Logge ad uomini distintissimi che però non credono in Dio né nell'immortalità dell'anima. La Massoneria estera potrebbe a ragione commuoversi se in Francia si facesse professione di ateismo in Massoneria, “ma non può darsi coscienziosamente questa interpretazione alla modificazione desiderata, la quale inspirata da un concetto profondamente massonico di fratellanza e di uguaglianza, non ad altro tende che a togliere alla Massoneria francese il carattere di una scuola deista» 84.

 

ulisse bacci albert pike alessandro luzio
Ulisse Bacci Albert Pike Alessandro Luzio

 

E dopo? La Rivista della Massoneria Italiana deprecava quell'improvvida risoluzione per il solo opportunistico motivo che s'era danneggiata l'Istituzione mondiale, provocando la rottura dei rapporti tra la Massoneria anglo-americano-tedesca e la francese, mentre la vecchia formula,de la justice dans la révolution et dans l'église - proudhon stiracchiabile in tutti i sensi, tornava tanto utile a mantenere la pace in famiglia. «Noi protestiamo - scriveva Ulisse Bacci - sia pure sotto la sua unica e personale responsabilità» 85, ma sempre «con licenza scritta del Potentissimo Gran Maestro»!, contro «le deliberazioni delle Gran Logge d'Inghilterra e d'Irlanda», del 4 dicembre 1877 86 «che non riconoscevano il Grand'Oriente di Francia» perché aveva «eliminato un paragrafo della propria Costituzione, il quale imponeva a chiunque volesse entrare nella Massoneria la credenza in Dio e nell'immortalità dell'anima» 87. «Noi protestiamo» contro tale deliberazione «perché contraria ai principî fondamentali della Massoneria, e facciamo caldissimi voti, affinché di una questione puramente ed esclusivamente metafisica non si voglia fare un pomo di discordia nella famiglia dei Liberi Muratori, i quali hanno oggi ben altro da fare che perdersi in discussioni arcadiche, le quali lasciano sempre il tempo che trovano, e non fanno avanzare di un passo solo il progresso morale, civile ed economico dell'umanità» 88. «L'opera consumata dai Fratelli inglesi - continua il Bacci - è anche opera eminentemente inconsulta. Essi gettano il pomo della discordia nel cuore della Massoneria» 89; «una fra le ragioni addotte è perché questa guerra bisognava farla molto prima, quando cioè gli uomini come Proudhon (sic!) e come tutti quelli dell'Enciclopedia entravano nell'Ordine e vi portavano il contingente della loro sapienza: oggi è frutto fuor di stagione, è assurdo, è follia» 90. Quale fosse il contingente della sua sapienza, ce lo dice lo stesso Pierre Joseph Proudhon (1809-1865) nella sua opera De la justice dans la Révolution et dans l'Église 91 che riportiamo in una nostra traduzione: «L'8 gennaio 1847, fui ricevuto massone in Grado d'Apprendista, nella Loggia “Sincérité, parfaite union et constante amitiè” all'Oriente di Besançon. Come ogni neofita, prima di ricevere la Luce, dovetti rispondere alle tre domande d'uso: “Cosa deve l'uomo ai suoi simili? Cosa deve alla sua patria? Cosa deve a Dio”? “Giustizia a tutti gli uomini; dedizione alla propria patria; guerra a Dio”. Questa fu la mia professione di fede».

 

Onde evitare simili professioni di... fede, il Consiglio dell'Ordine, nell'aprile del 1878, agitava la questione se fosse permesso domandare ai profani che cercano la luce che cosa dovessero a Dio. Il Consiglio ispirato sempre al concetto della più ampia libertà e tolleranza... decise che quella domanda non potesse essere rivolta agli iniziandi. «Questa decisione - scrive la Rivista della Massoneria Italiana - ci sembra inspirata alla più stretta logica e alla più scrupolosa osservanza delle leggi votate nelle nostre Costituenti. Infatti, la Massoneria italiana che ha conservato sempre e conserva, in testa ai propri atti, l'antichissima e universale formula A\G.\D\G\A\D\U\, ha in ogni occasione solennemente dichiarato che quella formula non rappresentava la sintesi di nessun sistema filosofico o religioso, ma che anzi si adattava fortunatamente a qualunque opinione. E il fatto ha dato ragione a coloro che così la pensavano, poiché a nessun iniziando, fosse deista, fosse materialista, fosse ateo, quella formula impedì di entrare nelle nostre officine. Ciascun sistema filosofico può facilmente considerarla come la sintesi del proprio principio regolatore della vita armonica dell'Universo. Quando però nelle Logge, in seguito a domande inopportune e mal formulate, si promuovono discussioni sopra questo tanto spinoso e tanto controverso argomento, allora l'attrito delle opinioni diventa ardentissimo, e una questione molto astratta genera molto concreti e molto dolorosi perturbamenti [...].

 

riviste della massoneria italiana

 

La domanda “cosa dovete a Dio”? costituisce una violazione della libertà di coscienza, perché ammette implicitamente che Dio esista, ciò che, se per molti è una verità, per molti altri è un errore, e perciò se l'iniziando risponde che nulla gli deve perché non crede che esista, lo oppugnano subito i deisti, i materialisti e gli atei lo difendono, e così avvengono sempre dispiacevolissime contestazioni. È dunque eminentemente saggia - oltre all'essere legale - la decisione del Consiglio dell'Ordine, e noi, pregando le Logge ad uniformarvisi scrupolosamente, non crediamo che di compiere uno dei nostri più sacri doveri. Le domande che uniche si devono dirigere agli iniziandi chiusi nel gabinetto di riflessione e alle quali devono rispondere in iscritto, sono le seguenti: “Che cosa dovete all'umanità? Che cosa dovete alla patria? Che cosa dovete a voi stesso”? In questo campo si restringe l'azione della Massoneria, e noi non abbiam diritto di chieder più oltre» 92. Quest'uso si segue ancora oggi ed è abbondantemente documentabile.

 

Per finire, leggevamo recentemente nella Rivista Massonica: «È anche vero che il Grand'Oriente d'Italia si rifiutò di seguire il Grand'Oriente di Francia nella sua avventura ideologica che lo recise dal corpo della Massoneria universale quando volle abolire la invocazione del Grande Architetto dell'Universo» 93. Per essere più esatti, forse, bisognava dire non che «si rifiutò di seguire», ma che «lo precedette» almeno processione massonicanell'intenzione. Infatti, la Rivista della Massoneria notava: «Qui cade in acconcio osservare che anche in Italia fu più volte proposta l'abolizione della formula tradizionale cosmopolita  A\G.\D\G\A\D\U\. Ma le nostre assemblee sempre - ad enorme maggioranza - la vollero mantenuta. La prima proposta di abolizione fu presentata nella Costituente del 1869. Il F\ Bartolomeo Ortolani, dottissimo ed eloquentissimo Venerabile della Loggia “Goffredo Mameli” all'Oriente di Sassari, propose che fosse sostituita con l'altra: “Alla Gloria del Progresso Infinito”; ma dopo una meravigliosa orazione del F\ Floriano Del Zio, la vecchia formula fu conservata, dichiarandosi e riconoscendosi che essa, nel linguaggio simbolico, rappresentando la espressione grafica di ciò che è, poteva essere accettata da qualunque credenza. Così la Massoneria italiana, con una decisione di cui non è possibile disconoscere la profonda, sensata e pratica abilità - non sarà utilità? - poté conservare le sue relazioni cordialissime con tutte le potenze massoniche della Terra e permettere a tutti gli uomini - qualunque fossero le loro opinioni filosofiche o religiose - di entrare e di rimanere nell’Ordine senza nessun vincolo alla libertà del loro pensiero e della loro coscienza» 94. Lo stesso accadde nell'Assemblea Costituente tenuta al Teatro Argentina di Roma il 28 aprile 1872, con discussioni «assai scomposte e qualche volta tumultuose» 95 perché si doveva ratificare il Concordato, firmato fin dal 5 ottobre 1871, fra i vari Orienti italiani in lotta tra loro.

 

Tra gli altri argomenti c'era un «articolo riservato alla discussione del Congresso Massonico Internazionale: “Abolizione dell'attuale intestazione degli atti A\G.\D\G\A\D\U\“» 96. Ma non se ne fece nulla, tranne la lettura di una lettera di Giuseppe Garibaldi (1807-1882) al Gran Maestro Giuseppe Mazzoni (1808-1880), da Caprera, in data 24 aprile 1872: «E chi prima (se non la Massoneria) lanciossi nel glorioso sentiero del razionalismo, combattendo le grette idee delle mille sètte in cui divisero gli uomini i furbi e i birbanti speculatori sulla credulità degli ignari? E chi chiamolli ad affratellarsi sotto le insegne del martello e del compasso e sotto quelle morali del Grande Architetto dell'Universo? Il vostro Architetto dell'Universo, massoni, non è forse il Dio di Mazzini e l'Infinito di Filopanti? E voi tutti non siete decisi non d'imporli, ma di lasciare alla ragione, alla scienza la cura di investigare nelle regioni ancora vergini dell'Infinito morale, ove almeno l'intelletto umano ardisca di avventurarsi, ciocché forse giammai troveranno»? 97.

 

pierre joseph proudhon giuseppe mazzoni giuseppe garibaldi
Pierre Joseph Proudhon Giuseppe Mazzoni Giuseppe Garibaldi

 

«Nell'era atomica - scrive Tommaso Ventura - non c'è posto per un Dio persona, creatore e giudice, qual'è configurato dalle religioni, dalla rivelazione delle religioni positive» 98.

 

L'ateismo massonico

 

Dopo aver descritto, a grandi linee, i caposaldi della «dottrina» massonica s'impone qualche conclusione in merito alla domanda che ci ponevamo all'inizio: è possibile parlare di «religiosità massonica»? Abbiamo veduto come il pensiero massonico intorno al G\A\D\U\ sia vago, nebuloso, incerto e contraddittorio: ciò dipende dalla nessuna incidenza pratica del G\A\D\U\ nella vita dei massoni. Le dispute che talvolta abbiamo viste accendersi tra le varie correnti massoniche (con conseguente rottura di relazioni tra un Grand'Oriente e l'altro) non hanno alcun carattere speculativo, ma nascondono quasi sempre scopi assai più concreti. Che il G\A\D\U\ non abbia nessuna ingerenza nella vita morale può desumersi anche da quel concetto di «morale autonoma» di cui i massoni sono sostenitori da sempre. Che la Massoneria si rifaccia al Grande Architetto per orientare l'azione dei «credenti», da nessuno è stato mai sostenuto; egli non è concepito quale ultimo termine della moralità, come il portatore e l'ispiratore di ogni legge morale.

 

Infatti, «perché l'uomo informi - secondo i principî massonici - bene la sua condotta, non deve cercare il comando fuori o sopra della ragione [...]; non deve prospettare la legge morale come un comando dall'alto, da una esistenza extramondana, soprannaturale, a cui debba inchinarsi. Il comando, a cui l'uomo deve obbedire, in quanto muove dalla ragione, fà sì che l'uomo da nulla possa essere turbato, dala massoneria esiste ancora? nulla possa essere deviato, perché, se può rovinare una morale fondata su di un'autorità esterna, non cade quella che sia tratta dalla coscienza umana. In siffatta obbedienza, l'uomo sente la pienezza e la serena dignità della sua natura ragionevole; non si sente mai servo, ma signorilmente suddito, cioè libero, perché svolge coscientemente la sua natura e si fà consapevole artefice del suo destino. Eliminato il soprannaturale, la morale massonica è prettamente naturalistica: i diritti e i doveri umani, i fini e le lotte umani sono legati alla Terra; il destino dell'uomo è un semplice frammento del destino universale, la storia delle nazioni è un capitolo completivo della storia naturale» 99. E Giovanni Bovio (1837-1903) ne suggerisce anche il motivo: «La sola ragione può comandare a sé stessa, essendo essa autogenetica» 100. Uno dei pilastri della Massoneria sarebbe appunto quella «forza morale, che, per la sola autorità della ragione, porta i suoi adepti ad eseguire le sue prescrizioni» 101. L'uomo diviene, così, il giudice di sé stesso: «Questo regno dello Spirito, voi (cattolici) lo ponete in una sfera soprannaturale dove le anime saranno pesate sulla bilancia del vostro Dio; noi lo collochiamo nella ragione dell'Uomo, che non deve sperare altro giudice che gli imperativi della propria coscienza» 102. È evidente, infine, che detta concezione morale è completamente svincolata dall'idea di premio o di castigo. Il cielo e l'inferno sono risibili «postume preoccupazioni» 103: «Noi non andremo nel cielo, noi vi siamo poiché la terra è nel cielo. Vi si è parlato dell'inferno, ma l'inferno non esiste in nessuna parte se non è nella coscienza dei cattivi» 104. Oltre quella di essere lasciata alla determinazione personale, un'altra caratteristica dichiarata della morale massonica è quella di essere una morale laica: «L'etica universale e laica (di Mazzini) che noi, a buon diritto, identifichiamo nell'etica massonica [...] pone alla base di ogni progresso l'Uomo, in tutta la sua dignità, la sua pienezza e la sua libertà» 105.

 

È dunque evidente il distacco dai precetti di qualunque religione positiva: «La morale massonica non è né cristiana, né ebraica né maomettana. La Massoneria proclama determinati principî sui quali i moralisti di tutti i Paesi e di tutte le religioni sono d'accordo e si sforza di armonizzare le opinioni che a volte sono contrastanti solo in apparenza» 106. Dove la Massoneria riesca a reperire quei, sia pur pochi, rito di iniziazione di un nuovo fratelloprincipî sui quali tutti gli uomini sarebbero d'accordo, è un mistero! E come, poi, una morale che, nella sua formulazione come nella sua attuazione, prescinde completamente da mezzi soprannaturali (come il ricorso a Dio, la preghiera, i sacramenti), riesca a giungere alla «comunione della natura con Dio» 107, è un mistero non meno insondabile. Con questi presupposti non fà meraviglia che si parli di andare «verso una nuova religione» 108; una «religione superiore che fà intendere l'Universo quale fonte eterna e infinita di bellezza e di amore, di giustizia e di libertà» 109 per l'umanità che «dopo un'esperienza più volte millenaria d'innumerevoli religioni, non ne ha trovata ancora una che abbia placata e soddisfatta la sua ansietà religiosa» 110. Ed ecco la Massoneria, in armonia con gli scopi ambiziosi che si propone, gettare le sue linee maestre di questa «nuova religione»: «Le religioni sopravvissute, pur conservando la loro forma storica, si considereranno reciprocamente come dei semplici riti di una medesima chiesa, la comunione universale di tutte le persone dabbene, quali che siano i simboli con i quali ciascuna di esse si rappresenterà l'Assoluto, l'Infinito e l'Universo» 111. Sono evidentemente prospettive vaghe, come è nello stile massonico, ma indicative: «Domani verrà trovato un nuovo termine conciliativo fra cielo e terra», e così «nascerà una nuova religione per le masse» 112. Per le masse, si badi! Perché per i massoni, uomini (dicono loro) di pensiero, questa è la formula: «I progressi della tecnica (come sempre è stato per il progresso scientifico) sono altrettanti colpi bassi per le soprastrutture confessionali che gli uomini hanno costruito nel tempo attorno ai concetti filosofici fondamentali, per cui è legittimo attendersi che le limitazioni dogmatiche, che hanno diviso e ancora dividono l'umanità in compartimenti stagni di pensiero e costume, tanto diversi fra loro, proprio dalla tecnica saranno demolite, facilitando, nel tempo, il ricongiungimento di tutta l’umanità nel minimo denominatore comune - che si identificherà allora nella “verità” - formato da ciò che in ogni religione insegna all’uomo di essere buono, giusto e savio, amando il prossimo come sé stesso e facendo agli altri ciò che vorrebbe fosse fatto a sé» 113.

 

Siamo, dunque, dichiaratamente e senza veli, alla società scientifico-materialista e atea. Ci pare, infatti, dimostrato che non solo la religione massonica è inconsistente e di religiosità massonica, quindi, non può parlarsi, ma che anzi la Massoneria pratica un sostanziale ateismo. È vero che la Massoneria ha sempre rifiutato l'accusa di ateismo e, dal canto suo, non ha mai fatto aperta professione di esso. Già nella prima stesura delle Costituzioni di Anderson, nel 1717, si esigeva che il massone non fosse mai «uno stupido ateo, né un libertino senza religione» 114; anzi, uno dei gruppi che si ostina a considerarsi vicino alla Chiesa di Roma, protesta che «a rigore, la sola religione, incompatibile con la Massoneria, è l'ateismo» 115. Perfino il Lupi, della Massoneria di Palazzo Giustiniani, in polemica con la Civiltà Cattolica, afferma: «L'ateismo pratico non può essere se non l'ateismo di chi viva e operi ignorando dio e la sua legge: siamo dunque esattamente all'antitesi degli intendimenti che animano il Libero Muratore quando varca la soglia del Tempio e ricerca appassionatamente, nella sua misterica e nella sua simbolica, una luce e una guida» 116. Abbiamo già visto quale peso abbia Dio nella vita e nelle opere del libero muratore. Ma, al di là di queste affermazioni puramente formali, cosa rimane della «religione massonica»? Non si ha il diritto di chiamare atea una sètta il cui Dio è un'astrazione così nebulosa, così incerta?

 

È un Dio «inconoscibile», «indefinibile«, «ineffabile», totalmente avulso dal mondo e dalla sua pratica quotidiana; un G\A\D\U\ che non si manifesta mai, non si fà conoscere, non «rivela» nulla agli uomini, non detta e non presiede alla legge morale; una misteriosa Entità di cui tutto si può affermare e tutto negare, tutto predicare e tutto escludere; un Dio che non si sa dove sia, al quale gli uomini non debbono nulla einiziazione massonica dai quali Egli nulla pretende! Non debbono chiamarsi atei coloro il cui Dio è ridotto a mera comparsa? Atei, non a parole, ma nella sostanza e nei fatti! E non siamo noi a dirlo: è quanto, sia pure a denti stretti e parzialmente, ammette lo stesso Umberto Gorel Porciatti: «Nel 1912, [...] le autorità massoniche internazionali giudicarono [...] irregolare (la Massoneria di Palazzo Giustiniani), ritenuta non senza qualche ragione, prevalentemente ateistica» 117. Parlando poi dei vari gruppi massonici sorti dopo la Seconda Guerra Mondiale, parla così, Giustinianeo, di Palazzo Giustiniani: «Da un lato, la Massoneria Giustinianea, erede della Massoneria irregolare, anticlericale e con qualche sfumatura ateistica...» 118. Salvatore Spadaro, Scozzese, pur lodando, dopo il 1946, Palazzo Giustiniani perché guidato «da capi di effettivo valore» e organizzato «con severi criteri di selezione», pure dice: «Coerente alla tradizione del periodo aureo della Massoneria italiana, è nettamente anticlericale, professa un panteismo razionalista di vecchia maniera» 119. Dall'argomento trattato ci sembrava di poter escludere, Gruppo della Serenissima Gran Loggia d'Italia, istituita a Milano dal Dr. Goffredo Sollazzo il 12 luglio 1951, «sovrana e indipendente da qualsiasi altro Corpo Massonico o Rito, ancorché regolare» 120, approvata dalla Gran Loggia d'Inghilterra che lo stesso Mellor mette, da sola, in un Gruppo a parte «con le Massonerie che le sono infeudate» 121. Il Sollazzo, Gran Maestro di questo Gruppo che Palazzo Giustiniani, falsamente, diceva essere passato tutto alla sua Obbedienza 122, in una lettera del 21 marzo 1970, puntualizzava così le loro fondamentali discordanze rispetto al Grand'Oriente giustinianeo: «Noi chiediamo ad ogni neofita la fede nell'esistenza di Dio: diciamo Dio, poiché se esso è, come è, unico, non possiamo dargli nome: ogni religione lo chiama come vuole: per questo abbiamo preferito la dizione di Grande Architetto dell'Universo». E gli domandiamo di credere nell'immortalità dell'anima, vale a dire nella «vita eterna».

 

Con ciò si viene a riconoscere anche l'esistenza di una «giusta» o «non giusta» vita terrena, quindi un criterio di «giudizio», la «giustizia di Dio» 123. E continua: «Sono convinto che a tutti Dio parla continuamente: il fatto è che quasi sempre noi siamo sordi: ma Dio e la Vergine ci sono sempre vicini [...]. E molto vi sarebbe da dire sulla formula A\G.\D\G\A\D\U\ [...]. La Gran Loggia Inglese, noi e molte altre Gran Logge regolari non usano tale formula: ma “In Deo Mea Spes” e “Spes Mea in Deo Est”, che viene apposta sui timbri e sigilli» 124. Questa quasi professione di... fede è stata, sembra, vanificata dal fatto che, il 13 settembre 1972, la Gran Loggia d'Inghilterra ha dichiarato «regolare» per tutto il territorio italiano il solo Grand'Oriente d'Italia di Palazzo Giustiniani 125.

 

I presupposti del naturalismo massonico

 

Abbiamo già accennato come la presunta religiosità massonica sia permeata di naturalismo, un naturalismo di cui sono facilmente individuabili le matrici. L'esaltazione della natura e una visione del mondo che tutto subordina all'uomo e alla fede nelle sue capacità «naturali» non è nuova ed è, comunque, più antica della Massoneria. Ciò che però caratterizza l'istituzione è il costante servirsi di principî filosofici, che, sconfinando nell'arbitrio più indifferenziato, le permettono di muoversi con una certa disinvoltura per il raggiungimento concreto dei suoi scopi. Una prima matrice del naturalismo massonico è nell'Umanesimo del Rinascimento.

 

Il fondamentale paganesimo rinascimentale, tutto teso a sostituire l'uomo a Dio, a proclamare l'innata bontà della natura, a proporre il cammino terrestre verso la felicità, a limitare su questa terra tutti gli ideali della vita, finiva per deificare l'uomo. È evidente come la Massoneria attinga a piene mani dall'Umanesimo la sua avversione alla fede, in nome dell'autonomia della ragione, e faccia suoi tutti i moti di insofferenza e di ribellione all'autorità della Chiesa in nome del libero pensiero, dell'anticlericalismo e della libera ricerca del vero. Quanto la Massoneria affondi le sue radici nell'Umanesimo, è essa stessa a dichiararlo, come si può riscontrare nel volume di Ludovico Keller intitolato Le basi spirituali della Massoneria e la vita pubblica 126. Altra evidente derivazione del credo massonico è quel legame che lo unisce all'Illuminismo razionalistico del XVIII secolo.

 

Ci sia permesso citare, in una nostra traduzione, un'opera del gesuita Giuseppe Berteloot che fu, invano, un vero prudente iniziatore di un tentativo di «dialogo» con la Massoneria. Il deismo naturale si rifà al concetto di «religione» di Voltaire (1694-1778): «La religione di Voltaire si risolve in un vago deismo, senza rivelazione, senza credenze dogmatiche. Con il Dio che lui immagina, si pensa e si fà tutto quel che si vuole» 127. Sulla scia degli Enciclopedisti, Diderot (1713-1784), Jean d'Alembert (1717-1783), ecc..., «le Logge sognano di sostituire, alla civiltà cristiana, basata sulla fede, una civiltà puramente umana, basata sulla ragione. Nel loro pensiero, il cristianesimo che ha prevalso fino allora non è più ammissibile. I suoi tre dogmi fondamentali - il peccato originale, la redenzione, la vita eterna nell'al di là - sono insieme irrazionali e demoralizzanti, perché costituiscono un ostacolo al progresso» 128.

 

voltaire jean d'alembert diderot
Voltaire Jean d'Alembert Diderot

 

Il massone Lorenzo Fusi, in un suo discorso sul tema «Supremazia della dottrina massonica» 129, pronunciato nella Loggia Roma di Roma, in seduta d'istruzione massonica, nel 1950, conferma quanto abbiamo citato dal Berteloot: parlando del peccato originale lo chiama, insieme agli altri dogmi della Chiesa «leggende mitologiche», «imposture», «piedistallo, sia pure d'argilla, sul quale poggia tutta la fede giudaicocristiana. Si tolga questo mito alla credenza cattolica e si vedrà crollare di colpo tutta l'impalcatura dogmatica del cattolicesimo [...] (perché) il dogma del peccato originale postula logicamente il dogma della redenzione; la redenzione postula la venuta di un messia redentore, proclamata e preannunciata da una serie di grandi profeti giudaici le cui profezie gli evangelisti trassero ad avvalorare il messianismo cristiano [...]. Ma queste verità assolute e immutabili di santa madre chiesa, non sono la Verità verso la quale ci incamminiamo noi. Ben altre verità ci rivelò e ci viene rivelando il progresso del pensiero svincolatosi dai ceppi della tradizione: basti mentovare, per limitarci al solo Evo Moderno, alcuni dei più famosi nomi quali Giordano Bruno, Campanella, Galilei, Keplero, Spinoza, Leibniz, Locke, Vico, Voltaire, per vedere in quali nuovi profeti si proiettò quell'altra non meno divina ispirazione e illuminazione, che fece crollare tutte le pretese verità bibliche» (pagg. 13-14).

 

La verità cattolica è ben diversa: noi crediamo che in Adamo tutti hanno peccato: il che significa che la colpa originale da lui commessa ha fatto cadere la natura umana, comune a tutti gli uomini, in uno stato in cui essa porta le conseguenze di quella colpa, e che non è più lo la dea ragionestato in cui si trovava all'inizio nei nostri progenitori, costituiti nella santità e nella giustizia, e in cui l'uomo non conosceva né il male né la morte. È la natura umana così decaduta, spogliata della grazia che la rivestiva, ferita nelle sue proprie forze naturali e sottomessa al dominio della morte, che viene trasmessa a tutti gli uomini; ed è in tal senso che ciascun uomo nasce nel peccato. Noi dunque professiamo, col Concilio di Trento, che il peccato originale viene trasmesso con la natura umana, «non per imitazione, ma per propagazione», e che esso pertanto è «proprio a ciascuno» 130. Noi crediamo che Nostro Signor Gesù Cristo, mediante il Sacrificio della Croce, ci ha riscattati dal peccato originale e da tutti i peccati personali commessi da ciascuno di noi, in maniera tale che - secondo la parola dell'Apostolo - «là dove aveva abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia». A questi principî «dogmatici», continua il già citato Padre Berteloot, «essi (i massoni) sostituiscono dei principî detti “filosofici”, diametralmente opposti: quello della felicità nel progresso indefinito, quello della bontà naturale dell'uomo e quello della sua finalità sulla terra. Questi tre principî fanno corpo, sono solidali gli uni con gli altri. Se l'uomo non ha che un destino terrestre, è solo quaggiù che deve raggiungere la sua piena felicità; se è nato buono, gli basta lasciarsi guidare dal suo libero pensiero e di lasciarsi andare alla sua libera via, per realizzare automaticamente questa felicità e quella degli altri; finalmente, se il progresso è indefinito, l'uomo è assicurato di raggiungere l'età dell’oro nell'avvenire che egli stesso costruisce. Ed eccoci quindi in piena emancipazione di spirito e presto in pieno “libertinaggio” (nel senso che questa parola aveva nel XVII secolo)» 131.

 

Le conseguenze di queste premesse filosofiche si fanno sentire in campo morale. «Quale la filosofia, tale la morale: ordinariamente vanno insieme», continua Padre Berteloot. «Il deismo professato da filosofi e massoni non è altro che una divinizzazione della natura e più specialmente una divinizzazione dell'uomo, il re della natura. Ora, una volta divinizzato, decretato “naturalmente buono”, l’uomo non sa più che farsi dei grandi dogmi cristiani: caduta originale, malizia fondamentale, fine ultimo al di là di questo mondo... Per realizzare la sua felicità e quella dei propri simili, gli basta lasciare libero corso ai suoi desideri, alle sue ambizioni, alle sue passioni, specialmente a quelle che gli daranno i godimenti più forti» 132.

 

Il Berteloot cita poi Gaston Martin 133: «Mentre nel XVII secolo un libertino non è altro che un libero pensatore, diventa, all'inizio del XVIII secolo, anche un libertino nel senso moderno della parola; e, a misura che si indebolisce l'idea di una sanzione divina ed esterna, s'indebolisce proporzionatamente la morale». E conclude: «Nessuna meraviglia. Divinizzando la natura, si è logicamente portati a divinizzare tutte le inclinazioni della natura. Chi pretende vivere secondo la virtù, non vivendo che secondo la natura, fà molto presto a chiamare virtù quello che, in fondo, non è che vizio» 134.

 

la dea libertà culto della natura

La matrice massonica della Rivoluzione Francese in queste due stampe: a sinistra, la Libertà, armata dello scettro della Ragione, scaccia l'ignoranza e il fanatismo (la religione cattolica). A destra, nel 1794 viene inaugurato il culto panteistico all'Ente Supremo, ossia la deificazione della natura.

 

Se questi sono i riconosciuti fondamenti della dottrina massonica, stupisce vedere il rifiuto del termine «naturalismo» attribuito alla dottrina e all'ambiente massonico, da parte del già citato Lupi in polemica con Padre Caprile: «Che se per naturalismo si vuole intendere l'aver noi rigettato la trascendenza del fideismo dogmatico e rivelazionistico, non v'è chi non veda come questo sia il nostro migliore e più genuino titolo di distinzione e di carattere. Ognuno è filosofo come può e come sa e il fratello Libero Muratore non pretende di avere in mano ledichiarazione dei diritti dell'uomo chiavi dello scibile né quelle dei valori eterni; egli però si accosta reverente a questi problemi con la certezza di avere abbracciato, almeno metodologicamente, l'unico cammino possibile» 135. Ma al Lupi, come a chiunque altro voglia dubitare del «naturalismo» massonico, sarà sufficiente por mente a qualche citazione di fonte massonica che qui facciamo seguire: la Massoneria «difese il valore dell'intelletto umano, e ne appoggiò la sua evoluzione e la sua affermazione nel dominio della natura; proclamò il diritto di vivere secondo le leggi morali immutabili della natura stessa, contro una ipocrita etica negatrice dei valori morali universali» 136. «La natura rivela alla Ragione tutto ciò che si deve credere e sperare» 137. «La Massoneria, identificando l'opera dei Rosacroce, ha proclamato lo studio della natura, strumento di ogni progresso, ma determinando che la natura non è soltanto nella materia, ma anche nelle leggi morali, la cui sede si trova nella nostra coscienza e la cui realtà è dimostrata dal fatto della società umana, come le leggi fisiche sono dimostrate dal fatto dei fenomeni fisici» 138. Ma non basta, perché non manca chi interpreta il naturalismo in chiave panteistica: «È tempo ormai che l'uomo cominci a comprendere che la Divinità, dalla quale si sente attratto [...] non è una persona [...], ma è dentro il proprio cuore [...]. È tempo che l'uomo cerchi Dio in tutta la Natura, ma entro la Natura e non fuori di essa. Finora si è divinizzato tutto quello che non può essere Dio. Si son fatti di certi uomini altrettanti déi [...], come è avvenuto in varie religioni e particolarmente nel cristianesimo, in cui si è rimpicciolito l'Essere Supremo fino a farne un uomo, con la deificazione sia pure di un Grande Iniziato come Gesù [...]. Dio è onnipresente e immanente nell'uomo come in tutta la Natura [...]. Da questa grandiosa visione della presenza del Divino. in tutta la Natura come nella coscienza dell'uomo, sorge appunto il concetto di quella religione umana che colloca Dio nel cuore dell'uomo; la religione dell'uomo che avrà trovato il Dio che gli è adeguato» 139.

 

E a coronamento inequivocabile del naturalismo massonico, ecco un pensiero ad ogni livello e ad ogni grado del pensiero massonico: «Mentre la religione umanizza Dio, la Massoneria divinizza l'uomo» 140. Finalmente la Natura divinizzata è il Tutto e sostituisce Dio! «La Massoneria, data la sua essenza umanistica, non può professare che la razionale religione della Natura» 141. Essa perciò non è né «deista» né «atea». «Non è deista, in quanto, credendo nella unità delle leggi inerenti alla Natura [...] non crede né può credere nell'esistenza di un Dio premondano ed ultramondano, che è stato oltrepassato dalla scienza; di un Dio, spirito infinito, superiore ed estraneo alla Natura, creatore della Natura. Nulla di più assurdo è l'ammettere la esistenza di un Essere, che sia indipendente dalla Natura, che sia causa della Natura e che abbia influenza sulla Natura [...]. Ammessa siffatta ipotesi, impossibile sarebbe il progresso, che è legge fondamentale dell'Umanesimo e quindi della Massoneria, perché per un solo atto della volontà di questo Dio si potrebbe indietreggiare di secoli; la Storia non avrebbe più legame e sarebbe costituita dalle manifestazioni della volontà di questo Dio. La Massoneria non crede né può credere ad un Essere soprannaturale, non credendo né potendo credere ai fenomeni “innaturali”, che sarebbero le sole prove che potrebbero dimostrarne la esistenza [...]. D'altra parte, la Massoneria non è “atea”, perché crede [...] nell'esistenza di una Legge immanente nella Natura, Legge che denomina “Grande Architetto dell'Universo” [...]. Il “Grande Architetto dell'Universo”, che nel rituale massonico si invoca, non è indipendente dalla Natura: esso è immanente nella natura, ed è quella condizione eterna, assoluta, universale, che è perciò “legge” e che, connettendo le cose, le ordina, e ordinandole le architetta in modo da costituire quel tutto armonico, che chiamasi Universo [...]. Nell'èra atomica non c'è posto per un Dio persona, creatore e giudice, qual'è configurato dalle religioni, dalla rivelazione delle religioni positive [...]. Tutt'una con la natura, la detta necessità e legge è “immortale”, ed è tale immortalità, non altra, quella nella quale crede e deve credere la Massoneria, non comportando la sua dottrina umanistica, che è “naturalismo”, un mondo fuori e sopra di quello, di cui l'uomo fà parte» 142.

 

E il Ventura, già abbondantemente citato, conclude: «Rammenteremo quello che fu il più celebre solenne documento antimassonico: la “Humanum genus” [...]. In questa enciclica, infatti, papa Leone XIII [...] disse: [...] “I framassoni tendono - e tutti i loro sforzi hanno questo unico fine - a distruggere dalle fondamenta qualsiasi disciplina religiosa e sociale, che sia nata dalle istituzioni cristiane, per sostituirla con una nuova conforme alle loro idee, e i cui principî fondamentali e le leggi sono improntati al “Naturalismo” [...]. Ora, il primo principio del tempio massonico“Naturalismo” - continuò a dire Leone XIII nell'enciclica - è che in tutte le cose la natura e la ragione umana debbano essere padrone sovrane. Posto questo principio, quando si tratta dei doveri verso Dio, o non ci annettono nessuna importanza, o ne alterano la essenza con opinioni vaghe o con sentimenti erronei. Essi negano che Dio sia autore di una qualsiasi rivelazione [...]. Per essi, al di fuori di quello che la ragione umana è in grado di comprendere, non esiste alcun dogma religioso, né alcun maestro, nella parola del quale si debba avere fede in nome del suo mandante ufficiale”. Papa Leone XIII vide molto giusto: comprese che cosa fosse la Massoneria; ne svelò la fisionomia precisa; ne denudò le aspirazioni in termini inequivocabili [...]. La Massoneria autentica, sprezzante del dogma, non è una religione, e non è una corporazione, un’accademia, una sètta, un partito. Essa insegna e guida; rivela una visione nuova della Storia; è l'umanità rinnovellantesi, che equilibra le classi, consocia le nazioni, e porta la redenzione di tutti, non in cielo, ma in terra» 143. Al Ventura fà eco Alec Mellor: «La parte dottrinale dell'enciclica è luminosa. Leone XIII definisce il programma delle Logge italiane con un'obiettività che, nel segreto, esse non dovettero certo contestare [...]. A questo naturalismo, deleterio per lo spirito soprannaturale, sarà consacrata in seguito le parte essenziale dell'enciclica [...]. Lo spirito di “Humanum genus” fu ricordato vigorosamente da Leone XIII in parecchi documenti. Nella lettera “Inimica vis”, indirizzata l'8 dicembre 1892 all'Episcopato italiano, egli sottolinea che “lo spirito comune a tutte le sètte anteriori ha ripreso vita nella setta massonica”. Medesimo richiamo nella lettera apostolica “Præclara” (del 20 giugno 1894). Leone XIII è l'ultimo Papa che abbia promulgato un'enciclica dottrinale contro la Libera Muratoria. Nel condannare il naturalismo, Humanum genus fà parte delle grandi decisioni di principio rese dalla Chiesa, che non passano con il tempo. Tutta una parte dell'enciclica, invece, è impregnata di storia e come tale dev'essere letta. “Coloro che, nel secolo XIX, avevano formulato l'insensato disegno di far seguire alla presa di Roma anche la distruzione della Chiesa, si sono collocati con gli innumerevoli suoi persecutori del passato. Nel senso proprio della parola sono essi i morti”» 144. Dopo tante autorevoli citazioni non crediamo che possano nutrirsi dubbi sul fatto che il «Naturalismo» sia il cemento della cosiddetta filosofia massonica.

 

Il culto della Ragione

 

Secondo la dottrina cattolica, i fondamenti razionali della fede sono:

 

- Dio esiste;

- Cristo è Dio;

- La Chiesa è divina.

 

Per il naturalismo, invece, come dice Leone XIII (1810-1903) nell'Humanum genus, «le stesse verità, che si conoscono per lume naturale di ragione [...] non hanno più per essi consistenza e certezza». Così pure scriveva Pio XII (1876-1958) nell'Enciclica Humani generis, del 12 agosto 1950: «Tutti sanno quanto la Chiesa apprezzi il valore della ragione umana, alla quale spetta il compito di dimostrare con certezza l'esistenza di un solo Dio personale, di dimostrare invincibilmente per mezzo dei segni divini i fondamenti della stessa fede cristiana; di porre inoltre rettamente in luce la legge che il Creatore ha impressa nelle anime degli uomini; e infine il compito di raggiungere una conoscenza limitata, ma utilissima, dei misteri».

 

Anche per l'uomo moderno è impossibile sfuggire al problema religioso e far capire al naturalismo d'ogni sorta la propria autosufficienza insufficiente, per «aprire» la filosofia verso la religione, verso il trascendente, che non apparirà più come qualcosa di superfluo o di assurdo, ma come sommamente perfettivo della natura umana, come l'unica realtà capace di colmare il vuoto che la ragione scopre in sé stessa. Già abbiamo invece accennato che il punto centrale del naturalismo massonico è la ragione; essa costituisce il vero «dogma» della Massoneria, la sua unica «fede» che le impone, come dice il Farina, di «venerare la Ragion pura» 145.

 

papa leone XIII papa pio XII
Leone XIII Pio XII

 

Insieme alla libertà, la ragione è, per la Massoneria, quasi oggetto di un vero culto. E si capisce: perché, escluso il trascendente dalla sua dottrina, la Massoneria può ritrovare solo nella ragione e nella libertà «naturale» la possibilità d’un qualsiasi progresso. «La Massoneria è un'istituzione che ha il suo principio nella Ragione» 146; infatti, scrivono, «per noi massoni [...] il criterio più alto (unico) è la ragione» 147, che è al centro della realtà massonica. Così, dunque, il Dio trascendente, creatore, autore della Rivelazione (che non è certo, come dicevamo, il G\A\D\U\), viene sostituito dalla ragione che ha una sua dignità trascendente; addirittura «divine» sono le nozioni che su di essa si basano 148, come «divini» sono i poteri latenti nella mente umana.

 

 La ragione diventa non solo la protagonista di una pseudo-religione, ma è l'assoluta dominatrice della conoscenza, l'unico tramite tra l'uomo e la realtà. Infatti «ci fà distinguere il vero dal falso [...], dissipa i pregiudizi, i vani terrori, sostituisce le credenze false, assurde e insensate, con nozioni sane, chiare, intelligibili [...], nozioni basate sulla natura, ed è superfluo aggiungere che esse sono divine» 149. Anzi, in contrapposizione tra una visione del mondo basata sulla fede e quella fondata sulla ragione, questa viene ribadita senza equivoci: «Svanita l'ingenua fede che alla maggior parte di noi venne inculcata nei teneri anni dell'infanzia; affermatasi nell'età matura l'esigenza imperativa di sottoporre i più ardui problemi della vita, i più reconditi misteri del mondo, all'indagine e al vaglio del libero esame, il muratore divenuto veramente affrancato da ogni giogo, deve muovere alla ricerca di una nuova luce che gli derivi dal felice connubio della ragione e delle nozioni scientifiche naturali» 150.

 

Dunque, la «fede dell'infanzia» è stata sostituita da una nuova «fede»; ed è proprio con accento mistico che il Gran Maestro Lenzi indica la via maestra della ragione: «Io spero che ognuno di noi, che ha chiesto di entrare in questo Tempio, ha compreso che è uscito da un altro Tempio - dove sivetrata massonica adoravano gli dèi falsi e bugiardi - ed è entrato qui dove si venera il trinomio e si sente, in modo fraterno, l'amore [...]. Usciti dai Templi dedicati a dèi falsi e bugiardi, entrati nel Tempio della luce e della verità, voi non potete essere degli indifferenti; voi avete una religione [...]. Il legame fraterno che ci unisce insieme è, appunto, il legame che deriva da un alto principio. È nella ricerca del vero, nel dubitare quotidianamente, nel volere ogni giorno accrescere il patrimonio delle nostre cognizioni, è - come dicono gli antichi - nel togliere il velo alla misteriosa dea Iside, la nostra religione! Religione che la Massoneria professa e che istilla nell'animo dei propri adepti, perché essi - apostoli di luce e di verità - escano dal chiuso dei templi, vadano in mezzo ai profani, illuminino il cammino di coloro che sono ancora nelle tenebre, portino la fiaccola di questa fede antica e nuova, basata sulla scienza, basata sulla ragione, basata sull'intuizione esoterica degli alti misteri dell'Universo» 151. Quest'ultima affermazione richiama il contenuto iniziatico del credo massonico, ed indica in modo sufficientemente chiaro verso quali mète la ragione debba essere impiegata, e quale grado di razionalità scientifica vi possa essere nell'«intuizione esoterica». Il fatto è che la Massoneria si rifà, per questa via, allo gnosticismo. Si sarebbe potuto dire, con fondamento, che un'altra matrice della filosofia massonica sia da ravvisarsi nell'antico gnosticismo. Ma più che i riferimenti storico-filosofici, che non scolpirebbero questo aspetto della realtà massonica, interessa qui rilevare che la Massoneria è e si sente continuatrice e compagna di viaggio del moderno gnosticismo. Lo gnosticismo può, in generale, definirsi un conato del pensiero filosofico del II secolo per trasformare il cristianesimo in una filosofia religiosa, oppure un conato del pensiero religioso per dare ai misteri una spiegazione filosofica più profonda di quella suggerita dalla fede. La gnosi (dal greco gnôsis, ossia «conoscenza») si sostituisce alla fede e tenta, anzi, di surrogare i dati della Rivelazione. Se la razionale gnôsis deve sostituirsi alla inconcludente pistis (ovvero la «fede», destino dei semplici fedeli, mentre la gnôsis sarebbe appannaggio e premio dei soli iniziati!), non c'è dubbio che la Massoneria professa lo gnosticismo. E non siamo noi a dirlo. C'è un documento ultrasegreto, redatto nell'euforia della rinascente Massoneria italiana, un volume litografato, fuori commercio, destinato agli Alti Gradi Amministrativi dell'Istituzione, edito a Firenze nel 1945. Questo volume conferma il vero carattere della Massoneria e dimostra che i suoi difensori cattolici sono per lo meno imprudenti nell'associarsi alla strategia che essa ha elaborato per l'attuale mondo profano.

 

Eccone alcuni passi. Parlando della «nascita dell'attuale Massoneria», dice: «Il Rosacroce John Theophilus Desaguiliers, naturalista, e Giacomo Anderson, ministro protestante, e altri, convocarono nel 24 giugno 1717 in Londra i membri delle quattro Logge che ivi si trovavano in attività, in quel tempo. Questa riunione aveva per scopo di fondere la Fratellanza dei Muratori Liberi e Accettati con la Società Alchimistica luce massonicadei Rosacroce, di permettere ai Rosacroce di porre al sicuro le loro ricerche alchimistiche e le loro idee gnostiche e razionalistiche, sotto la veste rispettata della Fratellanza, e di procurare ai Muratori Liberi e Accettati i vantaggi che solamente gli adepti ricchi, influenti e ambiziosi dei Rosacroce potevano loro apportare, data la reale decadenza che minacciava la primitiva Fratellanza. L'assemblea accettò all'unanimità questa fusione. Così nacque la Massoneria, il 24 giugno 1717, da questo compromesso. Così la Fratellanza dei Costruttori, la Fratellanza dei Muratori Liberi e Accettati disparve per sempre, e la Massoneria, officina dello gnosticismo puro prese posto contro la Chiesa cristiana, officina dello gnosticismo falsato e adulterato [...]. Nel 1723, Anderson redasse e fece approvare le Costituzioni dei Muratori Liberi e Accettati. Questa denominazione di “Liberi e Accettati”, che ricordava la Chiesa di San Paolo, fu conservata per togliere ogni sospetto sul vero scopo della Massoneria nascente. Esso rimase sempre quello della propaganda per il trionfo dello gnosticismo puro e del liberalismo razionalista in tutto il mondo [...]. Per dare l'impressione che la nuova Massoneria non era che la continuazione della Fratellanza dei Muratori Liberi e Accettati, i titoli, le cerimonie e le particolarità che la stessa aveva ricevuto dalla Fratellanza dei Costruttori, furono rigorosamente rispettate. Una sola modifica fu adottata: i Maestri formarono un Grado separato dai Compagni, e sotto la classifica di Apprendisti, Compagni e Maestri, l'armata dello gnosticismo puro si lanciò alla conquista del mondo» 152. «Il dovere del Cavaliere Rosacroce è di combattere lo gnosticismo bastardo racchiuso nel cattolicesimo, che fà della fede un accecamento, della speranza un piedistallo, della carità un egoismo [...]. La sola Massoneria possiede la vera religione: lo gnosticismo. Tutte le altre religioni, specialmente il cattolicesimo, hanno preso dalla Massoneria ciò che potevano avere di vero. Esse non possiedono in proprio che teorie assurde e false» 153. E, più solennemente ancora, il Gorel Porciatti afferma: «Si tratta [...] di una direzione, di una “tonalità” che non può essere che unica per tutti i massoni [...]. È la dottrina della Gnosi integrale [...]. La Gnosi è la dottrina dell'Umanità, è la subcoscienza dell'Uomo che lo accompagna attraverso le età senza mai appoggiarsi ad altra legge che non sia quella del Naturalismo Italico, (Pitagora), senza richiamarsi ad altra testimonianza che non sia l'Augusta Tradizione e senza aver bisogno di circondarsi di alcun prestigio soprannaturale per affermare la sua incontestabile autorità. È la Voce, la Libertà, la Vita, il cui Verbo è stato l'insegnamento esoterico di tutti i Messia, di tutti i Redentori. Spogliate delle loro relatività tutti i sistemi filosofici e religiosi, e vi scoprirete questa Verità Eterna, questa Gnosi inalterata ed inalterabile che presiede alla marcia evolutiva dell'Anima Umana. È lo scopo supremo, il fine ultimo dell'Iniziazione Massonica [...], è la conquista e l'applicazione pratica di questa cognizione del Sé Individuale e Universale che racchiude la chiave di tutti i problemi umani e ultraumani. Tutte le altre manifestazioni dell'attività massonica non sono che azioni di carattere relativo e particolare, dirette verso scopi occasionali e contingenti, determinate da una speciale necessità ambientale e storica, ma inquadrata sempre nella cornice di quello Scopo Supremo» 154.

 

Più realisticamente e crudamente ancora, parla Immanuel, presidente del Sacro Sinodo della Chiesa Gnostica in Italia, nella rivista Conoscenza (raccomandata, fin dal suo sorgere, dal Grand'Oriente d'Italia!): «Possiamo rispondere a quanti ci scrivono, magari perplessi, perché in un'enciclopedia hanno letto qualcosa sugli gnostici eretici dei primi secoli cristiani, chiedendo se crediamo in questa o quella dottrina. No - ancora una volta - No. Ci rifiutiamo e sempre ci rifiuteremo di accettare, insegnare, difendere una dottrina in quanto tale. Questo provocherebbe immediatamente l'involuzione della nostra Comunità, che non sarebbe più gnostica; ma la Comunità di questa o quella dottrina. La Gnosi è la Conoscenza viva che sta ed opera in tutte le dottrine, perché Conoscenza della Vita Divina. E anche qui: Vita Divina non vuol dire Vita di questo o quel Dio. Ormai anche l'uomo della strada, anche il cosiddetto ateo, ha capito, “conosce” che il Dio delle religioni è morto perché era un Dio mortale creato dall'uomo con i suoi pensieri, le sue fantasie più o meno basse, più o meno alte [...]. Ma allora che cosa insegnano coloro che “conoscono”, gli gnostici, su questa Vita Divina? Nulla. Tendono soltanto le loro mani per stringere altre mani onde costruire una catena di uomini di desiderio, uomini capaci di riprendere, di riconoscere quella dimensione divina dell'uomo, che ormai urge nello spirito umano. Quindi non una esposizione di dottrine, di teorie [...], ma semplice strumento di lavoro. Chi vuol costruire una vita più felice e più feconda (Vita Divina), chi vuol vivere l’incessante processo creativo dell'Universo (Vita Divina), chi vuol alzare il velo di quel mistero che per migliaia d'anni ha terrorizzato e affascinato gli uomini (Vita Divina), nelle Comunità Gnostica troverà uno strumento di lavoro per realizzare questa Vita Divina. questa dimensione divina» 155.

 

Anche gli Scozzesi ribattono lo stesso tasto. Ad esempio, F\ Italo Gentile, Saggissimo del Capitolo Rosacroce Dante Alighieri di Firenze del Gruppo Ghinazzi, in un suo volume intitolato Esoterismo esoterico dei Rosacroce, elegantemente stampato nel 1967, afferma: «La funzione del Capitolo, cioè la Filosofia del 18° Grado è questa: l'emancipazione dell'Umanità attraverso lo Gnosticismo; come la funzione dell'Areopago, cioè la Filosofia del 30° Grado, è la realizzazione delle Dottrine Gnostiche» (pagg. 63-64). «Il termine “gnôsis” (“conoscenza”) non denota il processo discorsivo del pensiero umano come tale, ma una “rivelazione” di Verità Divine, una intuizione gratuita che apporta gioia all'iniziato e gli assicura la “Salvezza”» (pag. 65). «Una delle crisi più pericolose attraversate dal cristianesimo primitivo fu appunto l'eresia gnostica (ecco perché la Chiesa ci teme!)» (pagg. 66-67). Non c'è, quindi, dubbio che la Massoneria consideri la Chiesa Gnostica come una chiesa di «fratelli»: «La Chiesa Gnostica mantiene rapporti di stretta alleanza con il Rito Scozzese Antico e Accettato e per esso con tutti i Supremi Consigli dei Paesi dove coesistono le due Potenze Iniziatiche» 156.

 

Chi volesse portare l'indagine appena più a fondo, non tarderà a scoprire singolari e decisive analogie tra la pratica e il credo massonico e quello gnostico. Ad esempio, i «requisiti che si richiedono» per appartenere all'Ecclesia Catholica Ritus Antiqui et Gnostici (E.C.R.A.E.G.), sono: «Piena libertà da ogni servitù spirituale; garanzia di osservanza della legge morale; intuizione auto-iniziatrice» 157. Ancora:liberi muratori «Possono chiedere di far parte dell'Ecclesia Catholica Ritus Antiqui et Gnostici tutti gli uomini e tutte le donne che veramente intendono consacrarsi, senza diverso fine, al servizio dell'umanità, in qualità di Guide Occulte, sotto lo sguardo benedicente delle Gerarchie Cosmiche» 158. Alle coincidenze di struttura e perfino di linguaggio, basterà aggiungere la forte ingerenza dei più alti Gradi della Massoneria attuale nella direzione della Chiesa Gnostica. Nella rivista Acacia Massonica del settembre 1947 comparivano due articoli: «La società dei Filaleti» (pag. 4), firmato dal 33° Grado Giordano Gamberini, e «La Chiesa Gnostica» (pag. 44), firmato da Julianus. Bisogna ricordare che, chi entra a far parte di un'organizzazione iniziatica, assume un nome nuovo (nomen arcanum), in questo caso un nome latino. Così, sotto vari nomi, troviamo i massoni più in vista: Aurelius è William Anceschi, Valentinus è Giuseppe Del Conte, Lychnus è Mario Ciro De' Conca, Paracelsus è Gino Testi, Marcus è Alberto Tognetti, e così via. Ora, Giordano Gamberini e Julianus, sopra nominati, sono la stessa persona: Gran Maestro del Grand'Oriente d'Italia e vescovo della Chiesa Gnostica. Premette, infatti, al nome di Julianus una croce, come usano fare i Vescovi cattolici e, nel 1949-1950, diresse a Ravenna la rivista Acta Gnostica. Forse, proprio per tale qualifica si è permesso di tradurre e annotare, ognuno può vedere come il Vangelo di San Giovanni nella Bibbia Concordata edita nel 1968 da Mondadori, nella quale l'unica sacrificata è la dottrina cattolica! Sempre a proposito della Chiesa Gnostica, è significativa una lettera di Mario De' Conca, scritta il 24 marzo 1948: «Esorta i Fratelli nella Santa Gnosi ad essere ferventi nel loro lavoro e fiduciosi nell'opera che l'Alto Sinodo deve svolgere [...]. Il Vescovo Julianus è stato molto preso dai suoi molteplici impegni, ma certamente vi terrà al corrente di tutto [...]. La rivista “L'Acacia” ha portato qualche nota sulla Chiesa Gnostica Universale. Certo d'interpretare i sentimenti dei membri dell'Alto Sinodo porgo a te, fratello carissimo, e a tutti i fratelli gnostici di Firenze con a capo il sacerdote Aurelius affettuosi pensieri e correnti di buoni pensieri. In Paracleti charitate».

 

È una lettera che risparmia molti commenti e ci fà vedere chiaramente che Massoneria e Chiesa Gnostica sono legate a filo doppio e che gli uomini preminenti dell'una sono quelli dell'altra. «Quando poi si pensi - scrive William Anceschi - che lo Scozzesismo rappresenta la sintesi felice d'un processo di formazione nel quale confluirono Kabbalah, Ermetismo, Rosacrucianesimo, Mitraismo, Manicheismo, Gnosticismo, resta di per sé stesso acquisito che il Rito massonico è la base, il supporto sul quale può e deve orientarsi ogni attività di specializzazione per lo studio e la prassi cultuale» 159.

 

 

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Note

 

1 Cfr. Rivista della Massoneria Italiana, Firenze, 1969, pag. 252.

2 Padre Barruel, un gesuita, saggista e scrittore francese, fu uno dei più accaniti oppositori dell'illuminismo e della Massoneria; nel 1792, all'epoca del Terrore, fu costretto a fuggire a Londra, dove compose le sue opere controrivoluzionarie, tra cui la famosa Storia del Giacobinismo.

3 Autore di libelli anticattolici e pornografici, nel 1885, dopo aver dichiarato di essersi convertito al cattolicesimo, Taxil iniziò a pubblicare diversi libri in cui veniva messa in risalto la natura satanica del culto massonico. Nel 1897, dopo che le sue opere avevano convinto molti personaggi, tra cui numerosi ecclesiastici, Taxil annunciò che le sue «rivelazioni» erano un falso.

4 Cfr. Era Nuova, gennaio 1947, pag. 6. Trattasi delle rivista della Massoneria italiana di via della Mercede a Roma.

5 Cfr. L'Acacia Massonica, 1948, pag. 40. Rivista mensile illustrata di Palazzo Giustiniani.

6 Cfr. U. Goriel Porciatti, Simbologia Massonica: Massoneria Azzurra, Orizzonti, Roma 1946, pag. 27.

7 Cfr. Rassegna Massonica della Gran Loggia Nazionale Italiana e del Supremo Consiglio del 33° Grado del Rito Scozzese Antico e Accettato, di Piazza del Gesù, Roma, pag. 47.

8 Cfr. A. Lantoine, «Lettre au Souverain Pontife» («Lettera al Sommo Pontefice»), in Symbolisme, Parigi 1937, pag. 99.

9 Cfr. A. Lemmi, in Lumen Vitæ, 1955, pag. 224. Rivista di Palazzo Giustiniani. Lemmi fu nominato Gran Maestro del Grand'Oriente d'Italia il 17 gennaio 1855.

10 Cfr. U. Lenzi, in Gran Loggia Nazionale dei Liberi Muratori d'Italia, 1951, pag. 50. Bollettino del G\O\ d'Italia.

11 Ibid., pag. 51.

12 Ibid., pag. 50.

13 Cfr. La Nazione, del 16 ottobre 1970, pag. 8.

14 14 Cfr. S. Farina, Il Libro dei Rituali del Rito Scozzese Antico e Accettato, Piccinelli, Roma 1946, pag. 94.

15 Ibid., pag. 95.

16 Ibid., pag. 36.

17 Ibid.

18 Ibid., pag. 37.

19 Ibid., pag. 52.

20 Ibid.

21 Ibid.

22 Cfr. Rivista della Massoneria Italiana, Firenze, luglio 1971, pag. 413.

23 Nell'opera A Study in American Freemasonry, pag. 120 e ss.

24 Cfr. Costituzione del 1968, art. nº 13.

25 Cfr. Cfr. Rivista della Massoneria Italiana, Firenze 1967, pag. 143; 1970, pag. 44.

26 Ibid., 1971, pag. 48.

27 Ibid., 1971, pag. 223.

28 Ibid., 1972, pag. 320.

29 Ibid., 1973, pag. 43.

30 Cfr. U. Bacci, in Rivista della Massoneria Italiana, settembre 1876, pag. 4.

31 Cfr. S. Farina, op. cit., pag. 14.

32 Ibid., pag. 34.

33 Cfr. L. Lupi, Rispondo ai gesuiti, Atanòr, Roma 1959, pagg. 51-53.

34 Cfr. P. G. Caprile s.j., «Massoneria e religione», in Civiltà Cattolica, del 30 marzo 1957, pag. 38. Discorso di Lupi inserito nella Commemorazione di Giosué Carducci, Bologna 1952, pagg. 12-13. Dopo il Concilio, il gesuita Padre Caprile ha cambiato rotta e ha scritto diverse opere in favore della riconciliazione fra Chiesa cattolica e Massoneria (N.d.R.).

35 Cfr. Gran Loggia Nazionale dei Liberi Muratori d'Italia, febbraio 1964, pag. 10. Bollettino del Grand'Oriente d'Italia, Palazzo Giustiniani.

36 Cfr. P. G. Caprile s.j., art. cit.; P. Astuni Messineo, La Massoneria svelata al popolo, Roma 1944, pag. 61; in Voce Fraterna, del 27 dicembre 1946, Chieti, pag. 37. Rassegna Universale mensile in Italia della Massoneria di Rito Scozzese Antico e Accettato.

37 Cfr. Lumen Vitæ, 1955, pag. 404.

38 Ibid., 1954, pag. 14.

39 Cfr. U. Goriel Porciatti, Le charte fondamentali della Universale Massoneria di Rito Scozzese Antico e Accettato, Atanòr, Roma 1960, pag. 16.

40 Cfr. La Massoneria rivelata agli italiani, Milano 1946, pag. 15.

41 Cfr. Lumen Vitæ, 1957, pag. 17.

42 Cfr. S. Farina, op. cit., pag. 15.

43 Cfr. L. Lupi, op. cit., pag. 41.

44 Cfr. S. Farina, op. cit., pag. 242.

45 Cfr. Conoscenza, maggio-giugno 1970, pag. 3.

46 Cfr. A. Manzoni, I promessi sposi, cap. 34.

47 Cfr. S. Farina, op. cit., pag. 216.

48 Cfr. U. Lenzi, in L'Acacia Massonica, 1949, pag. 271.

49 Cfr. S. Farina, op. cit., pag. 216.

50 Ibid., pag. 402.

51 Cfr. P. G. Caprile s.j., art. cit., pag. 42, nota nº 23.

52 Cfr. La Massoneria, Firenze 1945, pag. 130.

53 Cfr. P. G. Caprile s.j., «Orientamenti fondamentali della Massoneria», in Civiltà Cattolica, del 9 febbraio 1957, pag. 369, nota nº 60.

54 Cfr. L'Acacia Massonica, 1949, pag. 211.

55 Cfr. La Massoneria rivelata agli italiani, pag. 19.

56 Cfr. L'Acacia Massonica, 1949, pag. 8.

57 Cfr. S. Farina, op. cit., pag. 303.

58 Ibid., pag. 132.

59 Cfr. Lumen Vitæ, luglio 1954, pag. 18; 1956, pag. 150.

60 Cfr. P. G. Caprile s.j., «Orientamenti fondamentali della Massoneria», in Civiltà Cattolica, del 9 febbraio 1957, pag. 362, nota nº 25.

61 Cfr. Bollettino Editoriale, Atanòr, nº 16; giugno 1972.

62 Cfr. Rivista della Massoneria Italiana, novembre 1971, pag. 544.

63 Edizioni Civelli, Roma 1908, cap. V.

64 Cfr. U. Gorel Porciatti, Le charte fondamentali della Universale Massoneria di Rito Scozzese Antico e Accettato, pag. 102; XIX Landmark di Mackey, 1858.

65 Cfr. S. Farina, op. cit., pag. 304.

66 Ibid., pagg. 303-304.

67 Roma, Civelli, 1901, pag. 12. Laj e Nathan ricoprirono rispettivamente le cariche di vice-sindaco e sindaco di Roma.

68 Tale la ragione della presenza della Bibbia nelle Logge.

69 Cfr. Conoscenza, Firenze, luglio-agosto 1969, pagg. 8-9.

70 Cfr. Lumen Vitæ, 1956, pag. 184.

71 Cfr. Rivista della Massoneria Italiana, 1966, pag. 230.

72 Cfr. La Suisse, del 26 ottobre 1969, pag. 45.

73 Cfr. U. Gorel Porciatti, Simbologia Massonica Gradi Scozzesi, Atanòr, Roma 1948, pag. 308.

74 Cfr. Rivista della Massoneria Italiana, 1968, pag. 536.

75 Cfr. Valle del Letimbro: Primo Centenario della Risp Loggia Madre «Sabazia» all'Oriente di Savona, Grafica L.P., Genova, pag. 60. In filosofia, la monade è la sostanza semplice, indivisibile, di natura spirituale, che costituisce l'elemento ultimo delle cose.

76 Cfr. L. Lupi, op. cit., pag. 70.

77 Cfr. S. Farina, op. cit., pag. 175.

78 Cfr. Voce Fraterna, 1954, nn. 6-7.

79 Cfr. Rivista della Massoneria Italiana, del 3 settembre 1876, pag. 3.

80 Cfr. Rivista della Massoneria Italiana, del 1º agosto 1874, pag. 9.

81 Cfr. A. Luzio, Carlo Alberto e Mazzini, Torino 1923, pag. 496.

82 Cfr. Rivista della Massoneria Italiana, gennaio 1877, pag. 5.

83 Ibid.

84 Cfr. Rivista della Massoneria Italiana, del 31 agosto 1877, pagg. 236-237.

85 Cfr. Rivista della Massoneria Italiana, maggio 1878, pag. 131.

86 Cfr. Rivista della Massoneria Italiana, marzo-aprile 1878, pag. 100, nota nº 1.

87 Cfr. Rivista della Massoneria Italiana, maggio 1878, pag. 129.

88 Ibid., pag. 132.

89 Ibid., pag. 131.

90 Ibid., pag. 132.

91 Éd. Garnier, 1858, vol. II, pag. 206.

92 Cfr. Rivista della Massoneria Italiana, marzo-aprile 1878, pagg. 115-116.

93 Cfr. Rivista della Massoneria Italiana, 1969, pag. 386.

94 Cfr. Rivista della Massoneria Italiana, del 31 settembre 1889, pag. 184.

95 Cfr. U. Bacci, Il libro dei massone italiano, 2ª ed. 1922, Ed. Vita Nova, Torino, pag. 330. Opera riservata ai massoni.

96 Ibid., pag. 332.

97 Ibid., pagg. 335-336.

98 Cfr. T. Ventura, Massoneria alla sbarra: sua vera origine; sua vera essenza, Atanòr, Roma 1961, pag. 83.

99 Ibid., pag. 87.

100 Cfr. «A Giovanni Bovio nel 50° della sua morte», in Lumen Vitæ, pag. 64; cit. in P. G. Caprile s.j., «Il G.A.D.U. e i suoi adoratori», in Civiltà Cattolica, del 29 giugno 1957, pag. 42.

101 Cfr. S. Farina, op. cit., pag. 94.

102 Cfr. A. Lantoine, op. cit., pag. 192.

103 Cfr. S. Farina, op. cit., pag. 401.

104 Cfr. E. Levi, in L'Acacia Massonica, 1949, pag. 187.

105 Cfr. Lumen Vitæ, 1955, pag. 69.

106 Cfr. S. Farina, op. cit., pag. 13.

107 Cfr. La Massoneria rivelata agli italiani, pag. 10.

108 Cfr. Lumen Vitæ, 1956, pag. 213.

109 Cfr. P. G. Caprile s.j., «Massoneria e religione», in Civiltà Cattolica, del 30 marzo 1957, pag. 42, nota nº 23.

110 Cfr. Lumen Vitæ, 1956, pag. 213.

111 Cfr. S. Farina, op. cit., pag. 444.

112 Cfr. Rassegna Massonica della Gran Loggia Nazionale Italiana e del Supremo Consiglio del 33° Grado del Rito Scozzese Antico e Accettato, febbraio 1949, pag. 29.

113 Cfr. Lumen Vitæ, luglio 1954, pag. 3.

114 Cfr. U. Gorel Porciatti, Le charte fondamentali della Universale Massoneria di Rito Scozzese Antico e Accettato, pag. 16.

115 Cfr. Era Nuova, settembre 1956, pag. 7.

116 Cfr. L. Lupi, op. cit., pag. 72.

117 Cfr. U. Gorel Porciatti, Avviamento alla Massoneria, Atanòr, Roma s. d., pag. 45.

118 Ibid., pag. 46.

119 Cfr. S. Spadaro, Documenti per la storia della Massoneria Scozzese Italiana (1912-1946), Centro di Studi Storici, Milano 1947, pag. 152. Opera fuori commercio riservata ai soli liberi muratori.

120 Cfr. Bollettino Ufficiale della Serenissima Gran Loggia d'Italia, Milano, 1951, pag. 1. Riservato ai FF\ liberi muratori.

121 Cfr. A. Mellor, I nostri fratelli separati: i Liberi Muratori, Bolla, Milano 1963, pag. 298.

122 Cfr. Rivista della Massoneria Italiana, 1969, pag. 48.

123 Cfr. P. R. Esposito, Le buone opere dei laicisti, degli anticlericali e dei framassoni, Ed. Paoline, Roma 1970, pag. 154.

124 Ibid., pagg. 155-156.

125 Cfr. Rivista della Massoneria Italiana, ottobre 1972, pag. 449.

126 Atanòr, Roma, 4ª Ed., 1970.

127 Cfr. P. J. Berteloot s.j., La Franc-Maçonnerie et l’Église Catholique, Éd. du Monde Nouveau, Parigi-Losanna 1947, vol. I, pag. 58.

128 Ibid., vol. I, pagg. 63-64.

129 Ed. L.E.D.A., Roma 1950.

130 Cfr. Credo del Popolo di Dio, del 30 giugno 1968.

131 Cfr. P. J. Berteloot s.j., op. cit., vol. I, pag. 64.

132 Ibid., vol. I, pag. 67.

133 Cfr. Chaine d'Union, febbraio 1936, pag. 254.

134 Cfr. P. J. Berteloot s.j., op. cit., vol. I, pag. 69.

135 Cfr. L. Lupi, op. cit., pag. 25.

136 Cfr. A. Pontevia, Cattolicesimo e Massoneria, Atanòr, Roma 1948, pag. 67.

137 Cfr. La Massoneria, Firenze 1945, pag. 69.

138 Cfr. S. Farina, op. cit., pagg. 321-322.

139 Cfr. L. Fusi, in Gran Loggia Nazionale dei Liberi Muratori d'Italia, giugno 1952, pag. 36.

140 Cfr. P. G. Caprile s.j., Orientamenti fondamentali della Massoneria, pag. 364.

141 Cfr. T. Ventura, op. cit., pag. 81.

142 Ibid., pagg. 81-84.

143 Ibid., pagg. 113-114.

144 Cfr. A. Mellor, op. cit., pagg. 277-278.

145 Cfr. S. Farina, op. cit., pag. 367.

146 Ibid., pag. 59.

147 Cfr. Era Nuova, marzo 1947, pag. 30.

148 Cfr. S. Farina, op. cit., pag. 132.

149 Ibid.

150 Cfr. Onoranze al Gran Maestro della Massoneria Italiana Ugo Lenzi, Coppini, Firenze 1952, pag. 26.

151 Cfr. Gran Loggia Nazionale dei Liberi Muratori d'Italia, 1951, pag. 50.

152 Cfr. La Massoneria, Firenze, 1945, pagg. 14-15.

153 Ibid., pag. 69.

154 Cfr. U. Gorel Porciatti, Simbologia Massonica: Gradi Scozzesi, Atanòr, Roma 1948, pagg. 293-294.

155 Cfr. Conoscenza, Firenze, maggio-giugno 1968, pagg. 1-2.

156 Cfr. L'Acacia Massonica, 1947, pag. 44.

157 Cfr. Acta Gnostica, settembre-ottobre 1949, pag. 3. Bollettino ufficiale della Chiesa Gnostica Italiana, Ravenna. Direttore Giordano Gamberini.

158 Ibid., pag. 3.

159 Cfr. Lumen Vitæ, 1954, pag. 23.

 

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