di Christian Lagrave 1
I INTRODUZIONE
La lotta tra le due Città
In questa sede studieremo le forze coinvolte nella lotta attuale. Vedremo che queste forze si affrontano nelle sfere politica ed economica - quindi sul piano dell'ordine naturale - ma anche nella sfera spirituale e religiosa - e quindi sul piano dell'ordine soprannaturale. E constateremo assai rapidamente che quest'ultimo è più importante del primo, perché solo l'ordine soprannaturale permette di capire cosa sta realmente succedendo nell'ordine naturale.
In effetti, la caratteristica comune a tutti i grandi movimenti che oggi determinano la politica mondiale è di natura religiosa: è il rifiuto della salvezza apportata da Nostro Signore Gesù Cristo e la pretesa di imporre all'umanità un'altra salvezza e un altro «salvatore». Questo sforzo, che è una rivolta contro il piano di Dio, è simile alla ribellione di Satana e degli angeli decaduti. Ascoltiamo il Cardinale Louis-Edouard-François-Desiré Pie (1815-1880), il quale ci spiega la ragione per cui Satana non ha voluto accettare che Dio si sarebbe incarnato nella natura umana, cioè in una natura che egli considerava inferiore alla sua:
In questo caso vediamo agire «l'amore per se stessi spinto fino al disprezzo di Dio», come scriveva Sant'Agostino (354-430). Ma questo rifiuto della grazia divina non è riservato unicamente al Diavolo. Ascoltiamo Sant'Agostino:
Con le parole «città terrena», il santo Vescovo di Ippona designa questo mondo di cui Nostro Signore ci dice che Satana ne è il principe, e quindi la città senza Dio, vale a dire quella di Satana.
Il demonio e i suoi collaboratori
Nel 1989, Padre Jean Galot s.j. (1919-2008), gesuita e teologo a Roma, scrisse in un articolo sui demoni:
È ovvio che per poter dominare «il mondo, in blocco e nel dettaglio», gli angeli ribelli non possono agire da soli, ma hanno necessariamente bisogno di collaboratori umani. Quindi, al di sotto di questi poteri superiori del male ci sono individui che possono essere definiti «i poteri inferiori del male» - vale a dire degli uomini che rifiutano deliberatamente la grazia divina, che si oppongono consapevolmente alla volontà di Dio e che fanno volontariamente le opere del loro padre, Satana.
Essi costituiscono ciò che può essere definito un «contro-corpo mistico» o una «Contro-Chiesa» che, ad immagine dell'insieme dei demoni, non è unito dall'amore reciproco, ma dalla ribellione e dall'odio contro Dio e il Suo Cristo. Tuttavia, questi servitori coscienti e volontari del diavolo - il cui numero è ovviamente impossibile da stimare - sono infinitamente meno numerosi della massa dei servitori inconsci e involontari, vale a dire coloro che sono animati dall'odio o dalla volontà di potere e che credono di perseguire i proprî obiettivi, mentre in realtà vengono manipolati secondo il piano dei demoni.
La Contro-Chiesa...
I servitori consci o inconsci del Principe di questo mondo non sono buoni compagni d'arme che lavorano in pace e nell'unione dei cuori; al contrario, essi sono feroci concorrenti perpetuamente in guerra tra loro per appropriarsi dei benefici delle loro azioni. Dunque, il regno di Satana è diviso in sé stesso (nei cuori, ma non negli intenti), ed è questa una delle ragioni per cui è destinato a perire.
I nostri nemici e i loro obiettivi
Essi si sono coalizzati unicamente perché hanno obiettivi comuni: rifiutare il vero Redentore - che ha il torto di aver promesso un paradiso solamente celeste - e costruire un nuovo paradiso terrestre nella forma di una mostruosa Torre di Babele che non sarà edificata servendosi di mattoni o pietre, ma con gli uomini stessi; essa sarà una società globale, collettivista e totalitaria, dalla quale Dio sarà escluso perché il suo culto verrà sostituito prima dal culto dell'Uomo, e in seguito dal culto di Satana. Si tratta di elaborare deliberatamente l'avvento del regno dell'Anticristo. Per raggiungere questo punto, i poteri inferiori del male si sono posti alcuni obiettivi intermedi:
«...et portæ inferi non prævalebunt adversus eam» (Mt 16, 18).
Questo immenso esercito di combattenti ostili a Nostro Signore Gesù Cristo, il cui slogan comune è «non vogliamo che Egli regni su di noi», attacca direttamente le tre virtù teologali che sono i pilastri del cristianesimo: la fede, la speranza e la carità. Ciò significa che possiamo suddividere approssimativamente il nemico in tre corpi d'armata:
«Non serviam tibi»!
Queste forze convergenti, ma spesso in lotta tra loro, sono state distinte per praticità di presentazione, ma è ovvio che da un lato hanno confini molto vaghi e dall'altro si compenetrano costantemente, per cui è più che possibile che lo stesso individuo appartenga a più di uno di questi corpi d'armata.
Inoltre, può accadere che chi combatte principalmente contro una delle virtù teologali combatta accidentalmente anche contro le altre due. Di fronte a queste forze ostili al Redentore c'è il piccolo esercito di coloro che combattono per il regno sociale di Cristo: cosa possono fare? Questo argomento sarà l'oggetto della nostra conclusione.
I I NEMICI DELLA FEDE
La Gnosi
Inizieremo con una definizione di una storica cattolica, Nelly émont:
«In
generale, si distingue lo gnosticismo dalla Gnosi. Il primo
designa dottrine precise, storicamente rilevabili, che Sant'Ireneo
ha condannato come eretiche [...]. La seconda deriva una
posizione più specifica in relazione alla salvezza: lo
gnostico è colui che "conosce" perché ha ricevuto una
rivelazione. Ed è attraverso questa "conoscenza" che viene
salvato. Non "crede": per lui la fede è inferiore alla
conoscenza. Egli sa perché è un iniziato [...]. La
Gnosi è una
tentazione perpetua all'interno del cristianesimo»
4.
Sopra: iniziazione massonica ai «Misteri» dello Gnosticismo...
La religione dell'Uomo che si fa Dio
Giacché dobbiamo saperne un po' di più sull'argomento, riassumerò ciò che è stato detto da Dom Adelin Rousseau (1913-2009), un benedettino contemporaneo che ha pubblicato e scritto la prefazione al capolavoro di Sant'Ireneo di Lione (130-202) Adversus hæreses («Contro le eresie»): la Gnosi, che afferma di essere cristiana, è caratterizzata dalla pretesa di elevarsi al di sopra della fede, da un rifiuto di Dio Creatore e della Sua opera, e da un rigetto dell'Incarnazione e della Redenzione mediante il sacrificio di Cristo. Per gli gnostici, la semplice fede non è la condizione necessaria per ottenere la salvezza e l'accesso alla vita eterna.
Sopra: Dom Adelin Rousseau e l'opera di Sant'Ireneo di Lione Adversus hæreses.
La fede - essi dicono - è solo uno stadio imperfetto, riservato alla massa dei cristiani ordinari, mentre gli gnostici affermano di avere accesso a conoscenze superiori che garantiranno loro la salvezza. Secondo loro, questa «scienza» ha origine da una tradizione segreta comunicata da Cristo agli apostoli e trasmessa, occultamente, a piccoli gruppi di iniziati. Mediante questa cosiddetta «scienza» superiore lo gnostico è «illuminato». Improvvisamente, egli diventa consapevole della sua vera natura che è divina. Per gli gnostici, infatti, il Dio dell'Antico Testamento, colui che ha creato il cielo e la terra, non è il vero Dio, ma una divinità inferiore, il Demiurgo, vale a dire un semplice architetto, e maldestro per giunta!
Il vero Dio - secondo loro - è il Principio supremo, o Grande Abisso, un Dio inconoscibile che non ha creato nulla, ma che ha emanato esseri inferiori, gli Eoni; il meno intelligente di questi eoni, il Demiurgo (che secondo loro sarebbe il Dio della Bibbia), ha creato il mondo materiale e imprigionando nella materia le anime umane, che altro non sono che scintille divine emanate del Principio supremo e prigioniere di un mondo che è irrimediabilmente malvagio. Lo gnostico sa di essere una scintilla divina, un frammento di questa divinità inconoscibile e infinitamente superiore al Creatore, vale a dire il Demiurgo che i semplici fedeli scambiano per Dio.
Per lo gnostico, solo il corpo carnale è stato creato dal demiurgo; è quindi, per lo gnostico il corpo umano (e tutto ciò che è materiale) è solo un contenitore temporaneo e malvagio per natura. Ma la sua anima è rimasta intatta, poiché è divina, e non può essere contaminata dal contatto con la materia. Lo gnostico sa che qualunque cosa accada, la sua salvezza è assicurata: la scintilla divina, che non smette mai di esistere in lui, dovrà infallibilmente ritornare al Principio supremo, il Pleroma della luce.
Qual è dunque il vero significato della venuta di Cristo in questo mondo? Prima di tutto Egli non si sarebbe mai incarnato, e il Suo corpo non sarebbe stato che pura apparenza; secondariamente, sarebbe venuto per portare alle scintille divine, prigioniere della materia, un messaggio di rivelazione per ricordare alla loro coscienza il loro status divino, e mediante ciò di potere giungere alla salvezza.
Sopra: simbolo del Pleroma usato dagli attuali gnostici.
Dalla blasfemia alla rivolta
Ciò che costituisce il fondo del pensiero gnostico è prima di tutto una bestemmia contro l'unico vero Dio, che è il Creatore dell'Universo, una blasfemia accompagnata da un rifiuto di Cristo Redentore che per lo gnostico non è necessario alla salvezza in quanto si sente definitivamente salvato dalla Conoscenza (in greco «Gnosis»). Quindi, vi è un rifiuto sprezzante della creazione: prima di tutto, la nostra umanità carnale è ritenuta malvagia in se stessa e radicalmente incapace di salvezza; di conseguenza, tutto il mondo materiale è cattivo.
Da questo rifiuto del Dio Creatore deriva il rigetto dell'ordine naturale creato da Dio, dal momento che la pseudo-divinità degli gnostici, il loro Principio supremo o Grande Abisso, che non ha creato nulla, non si occupa dell'uomo o della creazione e non ha dato all'uomo alcuna regola morale, né un ordine naturale. È stato il Demiurgo maldestro - dicono gli gnostici - che ha imprigionato le anime umane nei corpi materiali e che ha dato agli uomini - che sono divini per natura - Comandamenti che li schiavizzano.
Sopra: l'uomo divinizzato della Gnosi.
Dobbiamo quindi respingere tutti i Comandamenti di Dio. Da ciò scaturisce un atteggiamento permanente di protesta e di sovversione contro la società cristiana. In seguito, vedremo molti altri esempi. In definitiva, la Gnosi è una corrente di pensiero che ci riguarda da vicino. In passato, essa ha creato forze ostili alla Chiesa, forze che tuttora sono gravemente pericolose e che resistono nel tempo. La Gnosi si è infiltrata nell'ebraismo post-biblico con l'avvento della Kabbalah 5.
Essa ha fondato sètte eretiche contro la Chiesa di Cristo come il marcionismo e il manicheismo; è stata alla base delle grandi eresie anti-trinitarie come l'arianesimo; è stata uno dei fattori che hanno permesso la nascita dell'islam e ha impregnato le potenti correnti contemporanee di questa religione: lo sciismo, il sufismo, ecc... Essa ha costantemente cercato - e cerca anche oggi - di sovvertire la Chiesa e la società cristiana infiltrandosi nelle sue idee e presso i suoi fedeli; essa è stata l'ispiratrice e il veicolo delle idee occultiste che hanno portato alla creazione della Massoneria, ed è quindi, attraverso quest'ultima, una dei principali protagonisti del mondo contemporaneo.
La Massoneria
La Massoneria moderna è nata ufficialmente il 24 giugno 1717 con la fondazione della Gran Loggia di Londra. Ma a quel tempo esisteva già ufficiosamente da quasi un secolo. La sua genesi è indiscutibilmente legata all'Ordine della Rosacroce, una fratellanza segreta di cabalisti, alchimisti, maghi e teosofi gnostici che avevano iniziato a raggrupparsi in Germania verso la fine del XVI secolo, e che era diventa nota all'inizio del XVII secolo con la diffusione di tre manifesti diffusi in tutta Europa.
La sua origine gnostica Sembra che da quel momento la Massoneria sia stata concepita come il fulcro di un grande progetto politico-religioso mondiale che ha iniziato a prendere forma nel XVI secolo: quello di abbattere le monarchie cattoliche a vantaggio delle monarchie protestanti e di federare tutta l'Europa in una Repubblica Universale la cui religione sarebbe stata la Gnosi.
Per quanto incredibile possa apparire, questo è ciò che emerge dallo studio dei testi dell'epoca, e in particolare dall'opera di due protestanti Rosacroce: il moravo illuminato Jan-Amos Komensky (1592-1670), noto come Comenius (considerato uno dei padri fondatori dell'attuale Comunità Europea), e il medico francese Nicolas Barnaud (1535-1601), consigliere di re Enrico IV (1553-1610).
Secondo l'opera The Masonic Initiation, scritta dall'eminente massone inglese Walter Leslie Wilmshurst (1867-1939), esiste nella storia inglese ed europea del XV secolo una forte corrente sotterranea che secondo lui
«ha
la sua fonte nella perpetuazione della scienza massonica segreta e
nella sua apparizione pubblica nella forma altamente diluita ed
elementale della moderna Massoneria speculativa».
Sopra: Walter
Leslie Wilmshurst e
il suo libro The
Masonic Initiation.
E aggiunge:
«La riforma religiosa del XV secolo fu
il primo episodio di un movimento rivoluzionario di vasta portata
nella vita intellettuale, sociale e politica dell'Occidente, un
movimento il cui risultato non è ancora stato raggiunto [...].
La decisione sembra quindi essere stato presa da menti illuminate
che progettavano di far rivivere la vecchia Gnosi mistica
tradizionale in una forma semplice capace di interessare una piccola
parte del pubblico» 6.
Dunque, la Massoneria è solo una volgarizzazione della Gnosi.
Il suo scopo religioso I fondatori della Gran Loggia d'Inghilterra ebbero l'abilità di fare affidamento sull'alta nobiltà britannica e sulla dinastia protestante degli Hannover per forgiare quella che apparentemente sembrava un'arma da guerra contro la religione «papista». In realtà, essi riuscirono a creare una Contro-Chiesa che mira non solo ad eliminare il cattolicesimo, ma a sostituire gradualmente il cristianesimo, perché, come dice Léon de Poncins (1897-1975), seguendo Wilmshurst
«la
Massoneria inglese del 1723 non era affatto cristiana, ma
razionalista, vagamente deista e, in segreto, gnostica»
7.
Perché questa data del 1723? Perché è quella della pubblicazione delle Costituzioni di James Anderson (1679-1739), la «bibbia» della cosiddetta Massoneria «regolare», i cui redattori hanno approfittato della rottura del protestantesimo in più sètte per professare non il cristianesimo, ma il minimo comun denominatore di tutte le diverse religioni, ossia il deismo, che accetta l'esistenza di un Dio, ma rifiuta ogni rivelazione e dogma. Dicono le Costituzioni:
«È
stato ritenuto più conveniente
vincolarle solo a quella religione su cui tutti gli uomini
concordano, lasciando a ciascuno le proprie opinioni
[...].
Di conseguenza, la Massoneria diventa il centro dell'Unione
e il mezzo per formare un'amicizia fedele tra persone che
avrebbero potuto rimanere perpetuamente distanti»
8.
Sopra: il ministro protestante James Anderson e le Costituzioni della Massoneria da lui redatte nel 1723.
Inoltre:
«Nessuna lotta
[...] deve superare la soglia della
Loggia, nessuna lite religiosa, nazionalistica, politica
o statalistica, essendo noi, in quanto massoni, aderenti alla
religione
universale di cui sopra, e al di sopra di tutte le nazioni,
lingue, parentele, espressioni...» 9.
Si tratta quindi di riunire l'umanità attorno alla Massoneria e non a Gesù Cristo. Il rifiuto di quest'ultimo è ancora più marcato nella seconda versione delle Costituzioni di Anderson, che furono rielaborate nel 1738; lì si chiede che i massoni siano costretti
«a
quella religione su cui tutti gli uomini concordano
[...] perché tutti si ritrovino nei tre articoli di Noè,
quanto basta per preservare il collante della Loggia. Di
conseguenza,
la
Massoneria è il centro dell'Unione...»
10.
Se i tre
precetti di Noè (non adorare gli idoli, non bestemmiare e non
uccidere) fossero stati sufficienti per l'umanità, Cristo sarebbe
venuto nel mondo inutilmente. Aggiungiamo che il noachismo
dev'essere, secondo la Kabbalah, la religione dei goym,
cioè dell'umanità non ebraica.
Sopra:
l'Arcobaleno, il simbolo
della religione noachide.
Scrive San
Giovanni: «Veniva
nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo»
(Gv 1, 9). Cristo stesso disse: «La pietra che i
costruttori hanno scartata, è diventata testata d'angolo»
(Lc 20, 17). I massoni affermano di ricevere la «luce»
attraverso l'iniziazione e di fare affidamento a quella «testata
d'angolo» che è l'«amore fraterno» (Costituzioni di
Anderson). È evidente che né quella luce né quella pietra sono
Cristo.
Il suo scopo
politico
La Massoneria
non solo forma una Contro-Chiesa, ma anche un contro-Stato, poiché i
massoni non proclamano unicamente una religione anticristiana
universale, ma professano anche l'internazionalismo.
Affermano le Costituzioni di Anderson: «Siamo anche di tutte le
nazioni, lingue, parentele ed espressioni» 11.
E questo cosmopolitismo - ereditato da Comenius e dai
Rosacroce - era perfettamente chiaro fin dalle origini tra i più
alti leader della Massoneria. Ecco come si espresse a
riguardo nel 1740 Louis de Pardaillan (1688-1712), duca di
Antin, Gran Maestro della Massoneria francese dal 1738 al 1743:
«Il
mondo intero non è che una grande Repubblica di cui ogni
nazione è una famiglia. Fu per diffondere queste massime
essenziali che la nostra società è stata fondata»
12.
Qualche anno
più tardi, nel 1744, apparve un opuscolo favorevole alla Massoneria,
che pretendeva di confutare i suoi accusatori; esso era intitolato
La Franc-maçonnerie e conteneva il seguente passo:
«È
dunque più che probabile, ne concludo, che si occupino solo
di una Massoneria puramente simbolica, il cui segreto è
quello di costruire in maniera impercettibile una
Repubblica Universale e democratica, la cui regina sarà
la Ragione, e il Consiglio Supremo l'Assemblea dei Saggi. Il
progetto di una simile Repubblica merita di essere nascosto
nel seno del mistero; perché più grandi sono le imprese, più
segretezza è necessaria affinché abbiano successo [...].
Quindi, riflettendo sull'ordine della natura, che ci dà
l'uso comune della luce e degli elementi, ritengo che i
massoni, proponendo l'esempio di questa madre equa, hanno
indubbiamente formulato il progetto di instaurare un ordine
politico che metterà in comune tutto ciò che la terra e i
talenti dei suoi abitanti sono in grado di produrre»
13.
In questo testo
troviamo i riferimenti ad una Repubblica Universale, democratica e
razionalista, ad una direzione dell'Assemblea dei Saggi, vale a dire
di iniziati, e alla messa in comune delle produzioni della
terra, ossia al socialismo universale, che nel 1744 meritava
davvero di essere accuratamente «nascosto
nel seno del mistero»,
tanto era il bisogno di segretezza segreto per far sì che l'impresa
avesse successo!
La Rivoluzione
La nozione
di socialismo universale ci porta alla
Rivoluzione. Nel 1747 apparve
ad Amsterdam un'opera anonima intitolata Les francs-maçons
écrasés. Suite du livre intitulé l'ordre des francs-maçons trahi
(«I massoni schiacciati. Seguito del libro intitolato l'ordine dei
massoni tradito»), che fu ristampata più volte. L'autore - che era o
Padre
Gabriel-Louis Pérau (1700-1767) o Padre Larudan -
spiega che l'idolatria della libertà e dell'uguaglianza, praticata nelle
Logge, ha portato i
Fratelli al sogno di una primitiva era d'oro, che sarebbe stata inghiottita
dall'instaurazione della tirannia e che sarebbe tornata se i Fratelli
fossero stati in grado di strappare ai tiranni la libertà e l'uguaglianza che erano
comuni all'inizio dell'umanità, e quindi di ricostruire l'ordine
sociale.
Sopra: medaglia emessa
dal Grand'Oriente di Francia
per commemorare gli
ideali della Rivoluzione Francese.
Questo obiettivo viene chiaramente rivelato solo agli
iniziati accuratamente selezionati, e rimane nascosto ai massoni di
Grado inferiore. In effetti, ristabilire l'era d'oro, eliminare i
tiranni, ricostruire l'ordine sociale sulla libertà e
sull'uguaglianza è la pretesa di ogni rivoluzione, è - come abbiamo
appena visto - il risultato dell'ideologia massonica; ma è anche la
conseguenza naturale degli insegnamenti della Gnosi. Poiché,
rifiutando l'ordine naturale e i Comandamenti di Dio, la rivoluzione
si ispira alla Gnosi, di cui, in un certo senso, è una
volgarizzazione.
La rivolta
contro Dio
«Il mondo
è cattivo», dicevano gli gnostici dell'antichità, quindi
dobbiamo lasciarlo, se necessario anche per mezzo del suicidio.
«Il mondo è sbagliato», dicono i rivoluzionari moderni, e
quindi dobbiamo cambiare il mondo e sostituire l'ordine
naturale che ha voluto il Creatore con un ordine artificiale,
un'utopia partorita dalla nostra mente. L'accademico
francese Albert de Mun (1841-1914) aveva visto molto bene
quando nel 1875 disse che la Rivoluzione
«si
manifesta in un sistema sociale, politico ed economico, nato
nel cervello dei filosofi, senza riguardo per la tradizione
e caratterizzato dalla negazione di Dio nella società
pubblica» 14.
L'uomo -
dicevano gli gnostici dell'antichità - è schiavo dei Comandamenti
del Creatore, questo falso dio tirannico, e quindi dobbiamo violarli
sistematicamente facendo l'opposto di ciò che il Decalogo comanda.
L'uomo - dicono i rivoluzionari moderni - è schiavo delle regole
morali e sociali imposte dalla religione e dai poteri politici, e
quindi dev'essere liberato da ogni autorità e da tutte le regole che
ci sono state date da osservare. Questo concetto è stato espresso molto bene dal
socialista Jean Jaurès (1859-1914):
«Il
bene inestimabile conquistato dall'uomo
[...] è l'idea che non esiste una verità
sacra, ossia qualcosa su cui l'uomo non possa indagare
[...], è che tutta la verità che non viene da noi è
una bugia, è che - anche quando aderiamo a qualcosa - il
nostro senso critico deve rimanere sempre vigile e che una
rivolta segreta dev'essere mescolata a tutti le
nostre affermazioni e a tutti i nostri pensieri»
15.
La Rivoluzione,
quindi, è prima di tutto una ribellione contro Dio, e di
conseguenza una rivolta contro ogni potere legittimo che applica le
leggi divine; si tratta di una «rivolta eretta in linea di
principio e di diritto», come ha scritto Mons.
Louis-Gaston de Ségur
(1820-1881). Il risultato di questa rivolta è la sostituzione
delle leggi divine nella società con leggi
umane,
ispirate alla negazione di Dio e quindi dal principe di questo
mondo. Come diceva Albert de Mun nel 1878:
«La
Rivoluzione è una dottrina che pretende di basare la società
sulla volontà dell'uomo, invece di basarla
sulla volontà di Dio» 16.
Ogni tentativo
di basare la società su qualsiasi cosa tranne che sui Comandamenti
di Dio è rivoluzionario e contrario all'ordine naturale voluto da Dio.
Non è quindi necessario che questi tentativi violenti siano
rivoluzionari; è sufficiente che si oppongano alla volontà divina.
La legge che autorizza il divorzio, ad esempio, è stato uno dei
fattori essenziali nella scristianizzazione dell'Europa; tuttavia,
essa non è stata accompagnata da alcuna violenza.
Rivoluzione e
conservatorismo
Ecco
un atteggiamento
che trae in inganno
molte persone: poiché le cose accadono apparentemente nell'ordine,
nella legalità e nella calma, esse non pensano che possa essere in
atto una rivoluzione. La legalizzazione dell'aborto è stata una
misura legislativa raggiunta senza alcuna violenza o turbamento
(tranne che una pesante campagna mediatica per influenzare
l'opinione pubblica), ma fu un trionfo
per la Rivoluzione: il crimine contro Dio è diventato legale perché
è stato sancito dal parlamento, magari con il consenso di un
governo moderato.
Questo ci aiuta a capire che ci possono essere
conservatori che al contempo sono fondamentalmente dei
rivoluzionari! Il conservatore vuole mantenere l'ordine
stabilito. Ma dobbiamo distinguere tra l'ordine stabilito e
l'ordine naturale. Se l'ordine stabilito è contrario all'ordine
naturale, quindi alla volontà divina, è solo un disordine
stabilito, e chi vuole preservarlo è un vero rivoluzionario,
mentre il vero controrivoluzionario lo vuole abbattere.
Quindi,
qualsiasi potere che non rispetti l'ordine naturale, voluto da Dio,
attacca allo stesso tempo l'ordine soprannaturale; si tratta di un
potere rivoluzionario, anche se il suo modo di procedere sembra
essere conservatore, anche se appare come un male minore o un
baluardo contro rivoluzionari più minacciosi. Bisogna sempre
ricordarlo e non sostenere la peste per paura del colera. Va anche
ricordato che al momento non esiste un singolo potere politico al
mondo che rispetti l'ordine naturale, che rispetti il Decalogo e che
voglia costruire la società partendo dalla volontà di Dio e non da
quella del'l'uomo.
Nessun potere sfida il dogma fondamentale
della sovranità del popolo. Ora, questo dogma è il
dogma rivoluzionario per eccellenza: il potere viene dal
popolo, afferma la Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo.
No! Il potere viene da Dio: «Mi è stato dato ogni
potere in cielo e in terra»
(Mt 28, 18), ha detto Nostro Signore Gesù Cristo. Se il
potere viene dal popolo, il popolo è libero di decidere sovranamente
cosa è vero e cosa è giusto; decide liberamente sul bene e sul male,
e così facendo si mette al posto di Dio.
Che cos'è il
panteismo? Secondo questa dottrina, Dio è tutto e tutto è Dio;
non c'è alcuna differenza tra l'Universo e Dio; la materia è
divina; l'uomo è divino. Non c'è stata alcuna
creazione ma solo emanazione: Dio ha emanato l'Universo
che quindi fa parte della sostanza divina. Il panteismo è anche
chiamato «monismo», dal greco «monos», ossia «uno solo»,
perché esiste un'unica sostanza. La
Nuova Era non è
un'organizzazione strutturata, ma piuttosto uno stato d'animo comune
ad una moltitudine di gruppi e correnti, ed è spesso ispirata dal
buddismo.
Una
spiritualità gnostica
Nel
1981,
lo studioso di
sètte, Mark Albrecht, ha presentato il pensiero New Age
in un articolo intitolato «La spiritualité du Nouvel Âge; données
générales» («La spiritualità della Nuova Era: dati generali»). In
esso, l'Autore propone il seguente riassunto:
- «Dio.
In generale, Dio viene percepito come un essere impersonale,
come una legge, un'energia o una forza creativa. Il
concetto cristiano di un Dio personale e trascendente è respinto o
modificato per essere compatibile con il monismo o il panteismo.
-
L'umanità.
Gli uomini sono considerati come parte del divino o dell'essenza
divina. Poiché l'Universo stesso è divino - il presupposto del
monismo e del panteismo - ogni individuo è una scintilla del fuoco
universale o un'onda dell'oceano divino. Il corpo fisico è
generalmente percepito come una realtà distinta, una dimora
temporanea.
-
Il mondo.
Il mondo è spesso considerato come un campo da gioco illusorio
e temporaneo, al quale non ci si deve attaccare troppo, poiché i
mondi e gli universi partecipano ad un ciclo di rinnovamento
perpetuo. La materia è solo una manifestazione grossolana o
un'emanazione del puro spirito; essa si dissolverà e riapparirà un
numero infinito di volte.
-
La salvezza.
La salvezza (nel senso spirituale del termine) si realizza
attraverso l'illuminazione o l'abbandono dell'attaccamento al
mondo e al pensiero. In altre parole, si tratta di diventare
consapevoli del fatto che si è veramente divini - o parte di
Dio - e di concretizzare questa unità mediante tecniche e rituali
specifici. Essa è collegato ad una qualche forma di reincarnazione,
che, essendo il processo di realizzazione della salvezza dipendente
da sforzi personali, comporta generalmente molte reincarnazioni.
-
Bene e male.
Il bene e la bontà sono generalmente sinonimo della summenzionata
illuminazione; il male è invece associato all'ignoranza e, di conseguenza,
la nozione morale del male viene spiritualmente aggirata da un
ragionamento del tipo: "Una persona illuminata trascende la cruda
dualità del bene e del male e realizza che l'uno e l'altro fanno
parte dell'equilibrio cosmico"» 17.
Naturalmente,
non tutti i gruppi New Age sottoscrivono pienamente questi
cinque punti dottrinali, ma la stragrande maggioranza di essi li
approva complessivamente. É evidente che questi concetti sono
molto simili a quelli della Gnosi; l'unica differenza è che per la
Nuova Era il mondo è divino, o più esattamente una parte integrante
della divinità. Come la Gnosi, la New Age rifiuta la salvezza
portata da Cristo e ne promette un'altra. Mons. Jean
Vernette (1929-2002), che è stato per anni specialista delle
sètte, vide benissimo che la New Age
rifiuta «in
primo luogo la religione cristiana e la Chiesa di Gesù Cristo».
La cospirazione
per un nuovo mondo
Marilyn
Ferguson (1938-2008), una delle principali «profetesse» della
New Age, scrisse un vero e proprio manifesto intitolato The Aquarian
Conspiracy («La cospirazione acquariana»), In esso, la
Ferguson proclama:
«Dopo
un'era di oscurità e violenza - quella dei Pesci -
entriamo in un millennio di amore e di luce, l'"Era
dell'Acquario", il tempo della "vera
liberazione dello spirito"» 18.
Sopra:
Marilyn
Ferguson e il suo
bestseller The Aquarian
Conspiracy.
Per
gli iniziati, l'Era dei Pesci è il tempo del cristianesimo: il pesce
(in greco «ichthys») è il simbolo di Cristo
19, mentre quello dell'Acquario sembra
proprio essere quello dell'Anticristo. Ai nostri giorni queste idee
sembrano avere un successo mondiale; Caryl Matrisciana
(1947-2016), un ex attivista New Age, ne descrive
l'estensione:
«Milioni
di persone, che oggi sono influenzate dalla New Age, non si
rendono conto di essere condizionate da un potere religioso
e da una struttura politica: l'obiettivo è il
globalismo e l'esca è la pace [...].
Nel mondo degli affari, i programmi di formazione utilizzano
sempre più spesso tecniche New Age. Nel frattempo, il
sistema educativo è sempre più impregnato dal pensiero acquariano. La sua influenza è inconfondibile nei media. I
nostri governi usano la loro filosofia nelle loro politiche,
sia nazionali che estere. Ovviamente, anche molte
confessioni cristiane la diffondono»
20.
Questo discorso
dell'ex presidente francese Nicolas Sarkozy alle Nazioni
Unite conferma le osservazioni di Caryl Matrisciana:
«È
un nuovo stato d'animo di cui il mondo ha bisogno. È un vero
"New Deal" su scala planetaria che è necessario. Un
"New Deal" ecologico ed economico. A nome
della Francia, invito tutti gli Stati a riunirsi per fondare
il Nuovo Ordine Mondiale del XXI secolo
sull'idea forte che i beni comuni dell'umanità
debbano essere posti sotto la responsabilità di tutti»
21.
In questo discorso
viene implicitamente annunciato il necessario avvento di un
Governo Mondiale,
in nome di una presunta necessità ecologica. Perché
l'incredibile clamore della propaganda ecologica, basato sul
riscaldamento globale
e i cambiamenti climatici,
è un frutto dello spirito New Age, e il giornalista francese
Pascal Bernardin aveva ragione a scrivere:
«Le
previsioni più allarmanti degli ecologisti mascherano il
vero scopo dell'attuale rivoluzione ecologica in corso:
la creazione di una spiritualità globale, pagana e
panteistica volta a distruggere il cattolicesimo e
la preparazione del regno dell'Anticristo»
22.
II
I NEMICI DELLA
SPERANZA
Che cos'è il messianismo? Nella sua edizione del 1977, il dizionario
Le Petit Robert offre la seguente definizione: «Convinzione
secondo cui un messia personale verrà per liberare gli uomini dal
peccato e stabilire il regno di Dio sulla terra», e aggiunge:
«Figurativo e letterario: messianismo rivoluzionario».
Possiamo
concludere che esiste da un lato un messianismo puramente
religioso che spera in una liberazione spirituale,
mediante la liberazione dal peccato, e quindi si attende dal Messia
l'istituzione di un regno spirituale in cui i Comandamenti di Dio
saranno rispettati, ma che ci sono anche messianismi temporali,
come ad esempio il messianismo rivoluzionario, che pretende
di instaurare sulla terra non il regno di Dio, ma una società che
sperimenterà una felicità perfetta, un'«era d'oro», un «nuovo
paradiso terrestre». Prima dell'avvento di Nostro Signore Gesù
Cristo esisteva un messianismo ebraico perfettamente legittimo che
ha preparato gli israeliti ad accogliere il loro Salvatore, il Messia
annunciato dai profeti.
Ma, al tempo di Gesù Cristo, questo
messianismo era già stato deviato dalla maggior parte dei farisei e
dei maestri della Legge che concepivano il Messia come un
liberatore politico degli ebrei e un futuro re temporale delle
nazioni. Come sappiamo dalla Storia, ciò ebbe come risultato che il Messia
«venne
fra la sua gente, ma i suoi non l'hanno accolto»
(Gv 1, 11). Dopo la venuta del Salvatore, esiste un
legittimo messianismo altrettanto legittimo («predicate il
Vangelo a tutte le nazioni»); ma questo precetto divino non ha
lo scopo di instaurare un paradiso terrestre («il mio regno non è
di questo mondo»), ma solo di portare tutte le nazioni e tutti i
popoli a riconoscere la regalità di Nostro Signore («Cercate
prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi
saranno date in aggiunta»).
«Rex Regum
et Dominus Dominantium» (Ap
21, 23).
Q
Ma il
messianismo cristiano si scontra con altri messianismi anticristiani
che vogliono eliminare il cristianesimo e conquistare il mondo, il
più delle volte per stabilire una cosiddetta «età dell'oro». C'è un
messianismo ebraico, un messianismo anglosassone, un messianismo
musulmano, un messianismo rivoluzionario e così via... Questi
messianismi sono spesso rivali tra loro, ma sono uniti da un rifiuto
comune: quello della salvezza portato da Cristo.
Il
messianismo
ebraico
Quando parliamo
di messianismo ebraico, non pretendiamo ovviamente che esso sia
condiviso da tutti i membri del popolo ebraico in quanto ci sono
molti ebrei il cui unico sogno è quello di vivere una vita tranquilla senza
dover sentirsi responsabili del destino dell'umanità. Ma,
sfortunatamente, questo non è il caso dei seguaci di un certo
messianismo temporale, basato sulla Kabbalah e sul
Talmud, che
concepisce il popolo ebraico come il vero messia che deve salvare
l'umanità.
Nel
1894, lo scrittore ebreo Bernard Lazare (1865-1903), che fu
un precursore del sionismo, espose in questi termini le tesi degli
ebrei talmudisti (che egli stesso detestava):
«Senza la legge, senza Israele che la pratichi,
il mondo non sarebbe, Dio lo farebbe finire nel nulla;
e il mondo conoscerà la felicità
solamente quando sarà soggetto al dominio
universale di questa legge, ossia all'impero
degli ebrei. Pertanto, il popolo ebraico è il popolo
scelto da Dio come depositario delle sue volontà e desideri;
è l'unico con cui la divinità ha stretto un patto, è il
prescelto dal Signore. Nel momento in cui il serpente ha
tentato Eva, dice il Talmud, l'ha corrotta con il suo
veleno. Israele, ricevendo la rivelazione del Sinai, si è
liberato dal male; le altre nazioni non possono guarire.
Inoltre, se da una parte esse hanno il loro angelo custode e
le loro costellazioni protettive, Israele è stato
posto proprio sotto l'occhio di Geova; è il figlio
prediletto di Geova, l'unico che ha diritto al suo
amore, alla sua benevolenza, alla sua speciale protezione, e
gli altri uomini sono posti sotto gli ebrei; solo essi hanno
diritto per pietà alla munificenza divina, poiché solo le
anime degli ebrei discendono dal primo uomo. In effetti,
i beni dati alle nazioni appartengono ad Israele»
23.
Quindi, per i
talmudisti, tutto Israele è libero dal peccato originale e non ha
alcun bisogno di un redentore, e dunque non alcun c'è
necessità
di Gesù Cristo. Il messia che essi aspettano è colui che regnerà su
Israele e che governerà le nazioni con uno scettro di ferro.
Una missione
sacra
Troviamo una
conferma dell'analisi di Bernard Lazare in un libro contemporaneo
scritto dall'ebreo Abraham Livni (1925-1985) e intitolato
Le retour d'Israël et l'espérance du monde
(«Il ritorno d'Israele e la speranza del mondo»), pubblicato nel
1984. Si tratta di una presentazione del moderno messianismo
israelita la cui idea dominante è che Israele è il «giusto sofferente» annunciato
dai profeti (in particolare da Isaia, cap. 53), e quindi il messia che deve salvare l'umanità:
«Israele
non è solo il guardiano di un passato prestigioso, ma
è l'artefice del futuro dell'uomo e della
salvezza dell'umanità» 24.
Ecco in che cosa consiste questo
futuro e questa
salvezza:
«Un'immensa speranza anima la visione di quel Maestro dei
Lumi che fu rav Kook, la guida ispirata che scopri la via del
Ritorno all'Unità d'Israele. L'unità di Israele, abbiamo detto, ma
anche l'unità delle nazioni e dell'umanità. Perché il ritorno d'Israele e la sua risurrezione sulla Terra
ritrovata devono fare di questo popolo un polo di santità e luce,
sia particolare che universale, capace
di servire come centro di raduno e comprensione per tutti i popoli»
25.
Secondo il
rabbino Abraham
Isaac
Hacohen
Kook
(1865–1935),
«l'intera
umanità mira a riunirsi in un'unica famiglia.
Quando ciò accadrà cesserà ogni discordia e scompariranno
tutte le gelosie e le rivalità provocate dalle divisioni dei
popoli e dalle loro frontiere. Per arrivare a questo,
il mondo ha bisogno di un catalizzatore polare di tutte le
perfezioni, perché, senza questo polo, l'umanità non
potrebbe perfezionare la sua evoluzione, nonostante la
ricchezza e la varietà delle attitudini particolari di ogni
popolo. Questo polo è costituito dalla collettività d'Israele,
a causa della sua vocazione di essere come un immenso tesoro
spirituale che raccoglie tutti i talenti e tutte le
aspirazioni superiori dello spirito [...]. Quindi,
tutte le persone si riuniranno in un'unica famiglia
e riconosceranno, nel "regno dei sacerdoti e dei santi", il
polo unificante, al di sopra di loro, il complemento
della santità, "il tesoro scelto tra tutti i popoli",
secondo la parola del Signore» 26.
Il rabbino Kook
non è un pensatore isolato, Abraham Livni ci dice:
«L'onore
della tradizione autentica di Israele, in tutto il suo vigore
creativo, è stato tuttavia salvato da quello che potrebbe essere
chiamato il flusso profetico [...]. Il suo rappresentante più
prestigioso, la cui statura spirituale è paragonabile a quella dei
più grandi saggi del passato, è evidentemente il rabbino Abraham
Isaac Hacohen Kook, che venne in Israele nel 1904 e morì a
Gerusalemme nel 1935. Al suo fianco, suo figlio e successore, il
rabbino Tsvi Yehuda Hacohen Kook, viveva nello stesso afflato di suo
padre [...]. Non dobbiamo credere che la loro voce sia quella
di chi è isolato. Essa è saldamente radicata nella conoscenza
talmudica e nella tradizione dei saggi. Rinasce in particolare
l'insegnamento del rabbino Judah Halevy, del Maharal di Praga e del Gaon di
Vilna 27. La sua unica novità è l'inserimento vigoroso e decisivo nei
nuovi problemi della restaurazione dello Stato d'Israele
28. Niente
è quindi meno egoistico del particolarismo di Israele, e nulla può
essere di portata più universale del suo Ritorno. Per 4.000 anni,
infatti,
il popolo di Israele è stato portatore dell'identità
universale e cosmica dell'uomo, quando gli altri popoli
recano solo espressioni parziali
e particolari [...]. Israele è chiamato a riaffermare una posizione
centrale nel cuore della storia umana e a confermare il valore
universale della sua missione»
29.
E potremmo
fornire altre centinaia di citazioni dello stesso tipo.
Un messia
politico
Scrive
Hervé Ryssen nel suo libro Psychanalyse du judaïsme
(«Psicoanalisi dell'ebraismo»):
«Il
giudaismo non è solo una religione. È anche un progetto
politico basato su un'idea dominante: la scomparsa dei
confini, l'unificazione della terra e l'istituzione
di un mondo di "pace". Tra gli ebrei religiosi,
questo desiderio di un mondo pacifico, unificato e
globalizzato si fonde con l'attesa febbrile di un messia che
stanno aspettando da 3.000 anni e che verrà per ripristinare
il "Regno di Davide". Tra gli ebrei non credenti, questo
messianismo ha preso la forma della militanza politica a favore
di tutte le utopie mondialiste»
30.
Sopra:
Hervé Ryssen e il suo
libro Psychanalyse du judaïsme.
Concluderò
questa parte dedicata al messianismo ebraico con una dichiarazione
dell'ebreo Jacques Attali, millenarista e cabalista, pubblicata su
L'Express, il 26 ottobre 2006:
«Gerusalemme
è oggi il luogo di tutti i conflitti. Se un domani ci sarà
un Governo Mondiale, e ci sarà sicuramente,
avrà per capitale quella città»
31.
Vi sono altri
messianismi oltre a quello del Talmud e della Kabbalah.
Uno dei meno conosciuti è quello che anima molti anglosassoni e che
non è esplicitamente anticristiano - in quanto protestante - ma che
lo è implicitamente a causa della sua forte impregnazione massonica.
Il British-Israel
Questo
messianismo ha dato origine ad una considerevole organizzazione
politico-mistica, la British-Israel
World Federation,
nota come British-Israel, che ha filiali negli Stati Uniti,
in Australia, in Canada, in Sudafrica, in Rhodesia e in Nuova
Zelanda. Il suo credo è che i popoli anglosassoni in generale, e gli
inglesi in particolare, siano di origine ebraica, poiché sarebbero i
discendenti diretti delle tribù perdute di Israele.
Ne consegue che
gli inglesi sono i veri eletti, ai quali Dio ha promesso
supremazia politica e spirituale, protezione e prosperità, se rimane
fedele alle sue leggi. Naturalmente, non tutti i plutocrati e gli
oligarchi anglosassoni sono membri del British-Israel, ma è
certo che le idee diffuse da questa sètta esercitano una notevole
influenza sulle società anglosassoni e sulle varie sètte
protestanti. Ecco, ad esempio, ciò che l'americano Herbert W.
Armstrong (1892-1986), fondatore e leader di una sètta
americana protestante chiamata Worldwide Church of God
(«Chiesa mondiale di Dio»), ha dichiarato nel 1982:
«Affermiamo
che i Paesi anglosassoni - e in particolare l'Inghilterra e
il Nord America - rappresentano le tribù di Efraim e Manasse,
che sono gli eredi per diritto di nascita»
32.
Ecco come
Armstrong spiega questa convinzione:
«Nel
trasmettere la promessa del diritto di primogenitura, il morente
Giacobbe disse di Efraim e Manasse, i figli di Giuseppe: "Sia
ricordato in essi il mio nome"
(Gn 48, 16). Pertanto, sono loro - i discendenti di Efraim (gli
abitanti delle isole britanniche) e di Manasse (il popolo americano) -
e non gli ebrei, a cui si fa riferimento nelle profezie inerenti
Giacobbe o Israele 33
[...]. Questo diritto di primogenitura [...] conferisce
l'eredità materiale più ricca ed estesa mai tramandata da un padre a
suo figlio, la più colossale di tutte le ricchezze e il potere più
imponente che gli uomini o qualsiasi impero, abbiano mai conosciuto»
34.
La
dottrina
del British-Israel apparve nel
XVII secolo, durante la guerra civile inglese, tra i «Livellatori», che
costituivano una fazione ultra-repubblicana del partito parlamentare
e che, interpretando a loro modo la Bibbia, voleva di stabilire l'uguaglianza
assoluta non solo dei diritti politici, ma anche dei beni. Ecco cosa ha
scritto Abel-François
Villemain
(1790-1870), uno storico di
Oliver Cromwell
(1599-1658):
«Si
formò una nuova sètta composta da questi "Livellatori" [...]. I loro leader
[...] sostenevano che gli inglesi appartenevano alla razza degli
ebrei, che tutte le libertà del popolo erano state abrogate da
Guglielmo il Conquistatore, e che la gente aveva
sperimentato un'oppressione più dura di quella con cui gli
egizi avevano schiacciato i loro antenati; ma che alla fine
Dio li avrebbe liberati» 35.
In questa sede
dobbiamo ritenere tre idee essenziali: gli inglesi appartengono alla
razza degli ebrei e discendono da una delle tribù perdute di
Israele; sono stati oppressi dai loro successivi governi; Dio li
libererà. Aggiungete a questo l'assoluta uguaglianza di diritti
politici e dei beni, il che significa democrazia e socialismo
assoluti. Le affermazioni dei «Livellatori» trovarono ampia
risonanza nell'Esercito, e provocarono una rivolta nel 1649.
Nello
stesso anno, un libro intitolato Rights of the Kingdom,
o Customs of Our Ancestors («Diritti del regno, o usanze dei
nostri antenati), fu pubblicato da John Sadler, nato nel
1615, che sedeva in Parlamento come rappresentante di Cambridge, ed
era uno dei favoriti di Olivier Cromwell. Quest'ultimo gli affidò un compito
importante. Sadler fu uno dei promotori del piano di riammissione
degli ebrei in Inghilterra (dalla quale erano stati espulsi nel
1290), un evento successivo agli accordi del
1655 tra Cromwell e il rabbino Manasseh ben Israel
(1604-1657) 36.
Sadler era interessato
alla teoria della politica e della letteratura orientale, e trovò
certe somiglianze tra la Costituzione inglese e quella dell'antico regno
d'Israele. Nel suo libro egli suggerisce che parte della popolazione
inglese potrebbe discendere dalle tribù perdute d'Israele che
sarebbero giunte sull'isola di Albione insieme ad emigranti fenici.
Queste idee
furono regolarmente ribadite e trasmesse in Gran Bretagna da vari
personaggi, a volte da rozzi illuminati come il marinaio Richard
Brothers (1757-1824) alla fine del XVIII secolo, e a volte
da fanatici religiosi come il quacchero William Bryan
(1733-1780), che pubblicò a Londra nel 1795 un libro intitolato
A
Testimony on the Spirit of Truth («Una
testimonianza sullo spirito di verità»), ma persino da persone
colte, come il parlamentare e orientalista Nathaniel Brassey
Halhed (1751-1830), o l'avvocato scozzese John Finleyson
(1770-1854), che pubblicarono numerosi opuscoli sull'argomento nella
prima metà del XIX secolo.
Sopra: da sinistra,
Nathaniel Brassey
Halhed, John Finleyson
e l'opera
A
Testimony on the Spirit of Truth.
Tuttavia, il fondatore della sètta del British-Israel
era figlio di un povero tessitore di Kilmarnock, John Wilson
(1804-1875), che sosteneva che l'Inghilterra fosse la moderna erede
di Israele nel campo spirituale, il che non impediva agli inglesi
essere - nel vero senso del termine - i discendenti delle tribù
perdute. Egli presentò la sua tesi in una serie di conferenze, prima
in Irlanda, che visitò nel 1840, poi in Inghilterra e in Scozia.
«Egli aveva un grande talento come oratore, attirando in
particolare le classi medie, e il libro in cui sviluppò le
sue teorie, intitolato "Le nostre origini ebraiche", ebbe un
enorme successo. Wilson fondò anche le prime riviste di
quello che in seguito sarebbe divenuto un movimento su larga
scala, ma che, nella sua vita, non superò i limiti di un
gruppo piuttosto libero di simpatizzanti e discepoli. Morì
nel 1871. Solo dopo la sua morte, i suoi discepoli
svilupparono la loro attività di propaganda come parte di
un'associazione missionaria [...]. Ci vollero molti
anni per mettere un po' d'ordine nei ranghi della sètta e
per stabilire una parvenza di unità dottrinale. Nacque così
la "Federazione Mondiale degli Israeliti Britannici", una
sorta di collegamento tra i diversi gruppi sorti in tutti i
Paesi occupati dalle popolazioni anglosassoni»
37.
Vedremo in
seguito come questo messianismo ha influenzato la politica mondiale.
Il messianismo islamico
L'ex
presidente libico Muammar
Gheddafi (1942-2011)
tenne
una conferenza a
Timbuctù
il 10 aprile
2006, in cui disse:
«Tutti
devono diventare musulmani. Oggi, qui a Timbuctù stiamo
rettificando la storia. Abbiamo 50 milioni di musulmani
in Europa. Ci sono segni che Allàh ci garantirà una
grande vittoria: niente spade, niente fucili,
niente conquiste. I 50 milioni di musulmani in Europa
trasformeranno quest'ultima in un continente
musulmano. Allàh mobilita la Turchia, una nazione
musulmana, e consentirà il suo ingresso nell'Unione Europea.
Ci saranno quindi 100 milioni di musulmani in Europa.
L'Europa sta subendo il nostro proselitismo, così come
l'America. Essa deve scegliere se diventare musulmana o dichiarare guerra ai musulmani» 38.
Questa idea
secondo cui l'islam deve conquistare il mondo intero è condivisa da
tutti i musulmani, sunniti o sciiti, fanatici o moderati. Gli sciiti
stanno aspettando il Mahdi (il «Promesso»), un essere umano
puro e perfetto che riempirà questo mondo di giustizia e di pace,
ovviamente islamica! Il desiderio di egemonia dell'islam non è
nuovo; è noto fin dalle sue origini e grandi pensatori hanno
ricordato, nel XX secolo, la sua tragica attualità.
L'inizio
di una colonizzazione a rovescio
Ecco
ciò che il
saggista francese Charles Maurras (1868-1952) scrisse sulla
rivista L'Action Française (del 13 luglio 1926), in un
articolo intitolato «La mosquée», quando la moschea di Parigi
era stata appena inaugurata in occasione della visita del sultano
del Marocco, Moulay Youssef (1881-1927):
«Probabilmente
stiamo facendo una grande sciocchezza. Questa moschea in
piena Parigi non mi dice nulla di buono [...]. Se c'è
in corso un risveglio dell'islam - e non credo che ciò possa
essere messo in dubbio - un trofeo della fede coranica sulla
collina di Sainte-Geneviève dove tutti i più grandi dottori
del cristianesimo hanno predicato contro l'islam, più che
un'offesa per il nostro passato mi sembra una minaccia per
il nostro futuro. Si potrebbero garantire all'islam - a casa
sua - tutte le garanzie e il rispetto dovuto [...]. Ma in
Francia, tra protettori e vincitori, dal semplice punto di
vista politico, la costruzione ufficiale della moschea e
soprattutto la sua inaugurazione con grande fasto
repubblicano, esprimono qualcosa che sembra una penetrazione
del nostro Paese [...]. Essi ci conquisteranno
inevitabilmente mediante un'oscura ammissione di
debolezza. Qualcuno mi ha detto ieri: "Chi stabilisce
ora chi è colonizzato? Loro o noi"? Vedo qua e là sorrisi
di superiorità. Ho sentito, ho letto queste affermazioni
sull'uguaglianza dei culti e delle razze. Sarà saggio non
lasciarli diffondere da altoparlanti troppo potenti. Il
conquistatore, troppo attento alla fede del conquistato, è
un conquistatore che non dura a lungo. Abbiamo appena
trasgredito i giusti limiti della tolleranza, rispetto ed
amicizia. Abbiamo appena commesso il crimine di eccesso.
Voglia il cielo che non dobbiamo pagarlo per molto tempo, e
che i nobili popoli del passato ai quali dobbiamo un
contributo così prezioso, non siano mai state inebriate dal
sentimento della nostra debolezza».
Sopra:
manifestanti musulmani a Londra
nel 2013 mostrano cartelli su cui è scritto:
«L'islam dominerà il mondo» o
«I musulmani si risolleveranno e stabiliranno la shariah» (la
legge coranica).
Maurras era un
buon profeta!
Alcuni anni
dopo, lo storico cattolico Louis Bertrand (1866-1941) scrisse
nella sua Histoire d'Espagne («Storia della Spagna»),
pubblicata nel 1932:
«Questa
storia lontana, questo interminabile duello dello spagnolo
contro il moro, è solo un episodio dell'eterna lotta
dell'Oriente contro l'Occidente. Da segni infallibili, si
ritiene che questa lotta riprenderà con un risveglio
d'intensità. Sarebbe un grave errore credere che il ruolo
globale dell'islam sia finito. Tredici secoli fa,
approfittando del declino della civiltà nel mondo
mediterraneo, dell'irreparabile indebolimento e
disintegrazione dell'Impero, della rovina delle istituzioni
e dell'anarchia universale, l'islam è stato in grado di
diffondersi con la rapidità di un incendio e propagarsi,
come vincitore, in tre continenti. C'è da temere che una
tale possibilità sfruttata dai suoi leader, con tutte le
armi della civiltà in declino e tutte le energie intatte del
barbaro, che un giorno o l'altro si ripresenti. Quindi, se
l'Occidente non vuole morire, dovrà, come la Spagna d'El Cid,
di Alfonso e Ferdinando, iniziare la battaglia e il lavoro
sfibrante della Riconquista» 39.
Sopra:
lo storico
e il suo libro Histoire d'Espagne.
Per quanto
riguarda i politici francesi odierni, avremo una buona idea della loro
lungimiranza ascoltando ciò che ha dichiarato l'ex Primo Ministro
Dominique de Villepin,
il 14 giugno 2003 al Senato di Francia:
«I
mondi dell'islam e dell'Occidente sono intrecciati. I cinque
milioni di musulmani in Francia ci dimostrano che la
dimensione islamica è parte integrante dell'Europa [...].
I musulmani europei, autentici traghettatori culturali,
rappresentano un'opportunità che le nostre società devono
cogliere per proiettarsi nel futuro. Sì, l'islam ha il suo
posto in Europa, e lo avrà ancor di più in futuro».
Questo
ottimismo è anche imposto dalla legge repubblicana giacché un
decreto della Corte d'Appello di Parigi, del 9 ottobre 1997,
stabilisce che
«prospettare la presenza della comunità
musulmana come una nuova invasione e una minaccia per la
Francia contiene gli estremi di un crimine razzista»
40.
NOTA DEL
CENTRO CULTURALE SAN GIORGIO
Senza dubbio,
spinto dalla sua volontà di potenza l'islam coltiva da
sempre un progetto di conquista globale. Tuttavia, allo stato attuale
delle cose, è evidente che la religione di Maometto - grazie
soprattutto ad ondate migratorie incontrollate - è
divenuta uno strumento nelle
mani dell'élite dell'Alta Finanza e del
turbocapitalismo per distruggere l'identità della società
occidentale e cristiana.
III
I NEMICI DELLA
CARITÀ
Ecco un testo,
pubblicato nel 2004, di un Generale russo, Leonid Ivashov, in
cui analizza con grande rilevanza la situazione attuale del mondo:
«Ho
parlato in diverse occasioni dell'emergere di una nuova materia, di
natura sovranazionale, sulla scena mondiale. Si tratta dell'élite
finanziaria e delle multinazionali, unite per dominare il
mondo, per controllare tutti i Paesi e tutti i rapporti tra i
vari Paesi. Questo nuovo fenomeno geopolitico è interessante
perché collega le persone più ricche del pianeta e una rete
di istituzioni finanziarie (oltre 500 tra le più potenti
multinazionali possiedono più di 16 trilioni di dollari e sono
responsabili di oltre il 25% della produzione industriale globale).
Senza dubbio, gli attori principali sono le 358 persone più
ricche del mondo, che possiedono più denaro dei tre miliardi di
persone che vivono nel Terzo Mondo. Le "élite" russe e quelle degli
ex Paesi dell'Est hanno aumentato il numero dei loro membri. La
particolarità di queste "élite" è che abbandonano gli interessi del
loro Paese e li sostituiscono con il sistema di valori di una
singola oligarchia globale. Per loro, lo Stato è
semplicemente un altro modo per diventare ancora più ricchi, uno
strumento per schiacciare ogni resistenza e controllare il mondo.
Gli strumenti di controllo e di dominio del mondo sono, tra gli
altri, gli strumenti finanziari (in particolare la piramide
finanziaria virtuale), la rete di istituzioni finanziarie
internazionali, le commissioni, i club e i governi di molti Paesi.
L'ideologia di questo ordine geopolitico è una miscela di due
modelli di relazioni internazionali: liberalismo radicale,
frontiere aperte per l'espansione da un lato, e regimi "democratici"
uniformi che obbediscono alla volontà degli oligarchi
dall'altro. I media, chiave di volta di questo sistema, alterano
fondamentalmente la visione e la psicologia del pubblico imponendo
allo Stato e agli individui un modello "permissivo" di comportamento
sociale» 41.
Dobbiamo prima concordare sulle parole: nel gergo
dei marxisti e dei socialisti di ogni tipo, il capitalismo è la
proprietà privata dei mezzi di produzione, e quest'ultimo è
accusato di essere responsabile di tutti i mali che tormentano
l'umanità. Ma non è così, perché la proprietà privata è
perfettamente conforme all'ordine naturale, e la
costituzione di un patrimonio familiare è una delle condizioni
necessarie per la sopravvivenza delle famiglie e della loro
indipendenza di fronte all'onnipotenza dello Stato. La Chiesa lo ha
sempre riconosciuto.
Una concezione pagana della proprietà
Ma il diritto di proprietà nelle società autenticamente cristiane
non è identico a quello dei pagani. Per quest'ultimo, la proprietà è
il diritto di usare e abusare, mentre per i cristiani è il diritto
di usare rispettando i requisiti di giustizia e carità. Abbiamo
quindi due valori dal Decalogo che trascendono il diritto di
proprietà e ne limitano l'esercizio. In una società ben ordinata,
questi valori si traducono in leggi che regolano il capitalismo per
prevenirne gli abusi.
La sventura è che a partire dalla Rivoluzione
Francese, le società occidentali hanno iniziato a rifiutare il
Decalogo e sono gradualmente tornate al paganesimo: la proprietà è
il diritto di usare e abusare senza rispettare né la giustizia né la
carità, in nome della libertà e dell'efficienza. La proprietà
privata è legittima, il capitale è legittimo; l'abuso del
capitale è letteralmente capitalismo, ma poiché questo abuso è
commesso in nome del liberalismo che sostiene la totale
libertà nelle relazioni sociali («la volpe libera nel pollaio
libero», come ha detto un umorista), è meglio chiamarlo «capitalismo
liberale» per evitare di confonderlo con la proprietà privata,
come vorrebbe la definizione marxista di capitalismo.
Sentite cosa dice
in proposito
lo scrittore cattolico inglese Gilbert Keith Chesterton
(1874-1936):
«Le
ho detto che le eresie e le false dottrine sono diventate banali e
ripetitive; tutti si sono abituati e nessuno ci fa più caso. Credeva che
mi riferissi al comunismo? Bene, era esattamente il contrario
[...]. Certamente, il comunismo è un'eresia, ma non è un'eresia
che si accetta ad occhi chiusi. È il capitalismo che non vedi
più, o meglio i vizi di un capitalismo che ha assunto le
caratteristiche di un darwinismo fuori moda. Ricordi, tutti
avete detto [...] che la vita è solo una lotta, che la
natura richiede la sopravvivenza del più adatto e che non importa se
il povero riceve o meno un salario ragionevole. Bene, questa è
l'eresia a cui vi siete abituato, amico mio; ed è un'eresia proprio
come il comunismo. È la morale o l'immoralità anticristiana che non
ti sconvolge» 42.
Un grande economista cattolico tedesco, il barone Karl von
Vogelsang (1818-1890) non esitò a scrivere:
«Il
capitalismo ha ottenuto una vittoria completa sul principio
dell'ordine sociale cristiano dei popoli d'Occidente [...].
Il regime capitalista, che, avendo posto il suo dominio assoluto su
tutto il mondo civilizzato, sembra ora essere andato oltre la vetta
e mira alla sua rovina. Questo regime è in assoluta
contraddizione con il corpo morale del cristianesimo. Tra i due
sistemi è impossibile stabilire una coesistenza in modo duraturo
[...]. L'ordine considerato come tale nel regime capitalista
non è nient'altro che opera del peccato e della debolezza umana. Questo
sedicente ordine non è, tutto sommato, che il disordine di una
plutocrazia anarchica, che è più pericoloso dell'anarchia
rivoluzionaria» 43.
Non possiamo immaginare che questo capitalismo liberale -
che tende a concentrare tutta la ricchezza del mondo nelle mani di
un numero sempre più sparuto di individui - sia un baluardo
contro il socialismo o il
comunismo. Al contrario, si sta
preparando per la sua vittoria futura perché il capitalismo
liberale è fondamentalmente altrettanto rivoluzionario e distruttivo
quanto il comunismo. Questo è ciò che ha spiegato il grande
scrittore cattolico Louis Bertrand nel 1933:
«Quali
sono i due grandi nemici della civiltà di cui ci vantiamo di essere
i detentori? Vi sono due cause, terribili in modo diverso, ma più
efficaci del malessere globale: la finanza o capitalismo
internazionale da un lato, e il bolscevismo o comunismo dall'altro.
Quest'ultimo è spesso solo la forma brutale del primo. In ogni caso,
essi mantengono legami strettissimi tra loro, aiutandosi l'un
l'altro mediante sovvenzionamenti. Entrambi creano panico, sono
preludio al terrore attraverso la diffusione di notizie false da
parte di una stampa asservita, che demoralizza l'avversario e
scoraggia la resistenza. Entrambe assoldano le rivoluzioni,
rovesciano i governi e depongono i sovrani. Entrambi organizzano la
spoliazione del risparmio e della proprietà. Entrambi producono o
impongono l'uguaglianza nella rovina e nella miseria. Spinto da
istinti di lucro o di dominio, fuorviato anche dall'impossibile
sogno di una Babele umanitaria, il capitalismo internazionale
impatta brutalmente sul mondo povero; rovescia, sconvolge e
saccheggia per la gratificazione dell'avidità più grossolana, o la
realizzazione di assurde chimere. Con tutti i suoi calcoli, il
capitalismo agisce come una forza cieca, producendo e distruggendo
con l'incoscienza della natura. Se da una parte il capitale è
saggio, regolato, conservatore, e preveda in linea di principio,
dall'altra il capitalismo internazionale è rivoluzionario per
essenza, incurante della misura, della stabilità come del futuro,
ignaro del bene e del male e amoralista assoluto. Fino a che punto
il comunismo bolscevico può fare a meno di questa finanza
distruttiva, seminatrice di rivoluzioni, guerre atroci
e rovine? Ecco ciò che dovremmo essere in grado di esaminare da
vicino. Coloro che giocano a questo sinistro gioco non si mostrano a
viso aperto» 44.
Liberalismo e comunismo: stessa lotta, stessi obiettivi, stesso
risultato finale, come aveva ben visto quel grande conoscitore
della storia contemporanea che era noto in letteratura con il nome
di Pierre Nord (1900-1985). Ecco cosa scrisse nel 1961:
«Il trust,
la concentrazione dei beni, il monopolio statale o privato preparano
la via al comunismo? Karl Marx disse l'ultima parola sulla
questione. È certo che l'estrema centralizzazione dei mezzi di
produzione e distribuzione renda facile il passaggio dal capitalismo
al comunismo. Basta sostituire il consiglio d'amministrazione con un
curatore, che abbia davanti a sé solo impiegati, per i quali il
cambiamento non è vitale. I commissari del popolo non hanno a che
fare con una folta classe media di combattenti, determinati a
difendersi perché le loro riserve o il loro capitale non provengono
dal furto, ma dal lavoro, il frutto della loro opera sacra»
45.
È quindi perfettamente normale che oggi, negli Stati Uniti come in
Francia, gli ultra-liberali di destra siano ex militanti di sinistra
che usano il capitalismo come strumento di rivoluzione. In Francia,
la Fondation pour l'Innovation Politique è il loro strumento
46.
Democrazia totalitaria
Il braccio armato del capitalismo liberale è la democrazia
totalitaria, in quanto formidabile e molto più efficace di qualsiasi
dittatura. Ascoltate ciò che lo scrittore Georges
Bernanos (1888-1948) ha scritto a questo proposito:
«Affermo
che un'organizzazione è stata totalitaria e concentrata fin
dall'inizio, quando ha assunto la maschera e il nome della
libertà, dal momento che il liberalismo ha schiavizzato l'uomo
all'economia in modo che lo Stato - o
questa specie
di parassita al quale non abbiamo ancora il coraggio di dare questo
nome - potrebbe impadronirsi di tutto, quando verrà il momento
dell'uomo e dell'economia, il capitalismo dei trust aprirà la strada
al trust supremo, al trust unico: allo Stato tecnocratico e
divinizzato, al dio di un universo senza Dio»
47.
Lo storico
francese Jacques Bainville (1879-1936) aveva visto molto chiaramente ai suoi tempi il
carattere essenziale dei governi della Repubblica francese:
«Una democrazia come la nostra ha per ambizione spirituale
l'istituzione di una sorta di unità morale, una vaga religione di
Stato diretta principalmente contro il cattolicesimo. Come ambizione
materiale, essa persegue il livellamento delle condizioni di tutti i cittadini e la
mediocrità generale» 48.
Per
la democrazia totalitaria il cattolicesimo è il nemico da
sconfiggere. Lo ha affermato in un discorso alla Camera dei Deputati
René Viviani (1863-1925), socialista e massone, Ministro della
Pubblica
Istruzione, e nel 1914 Presidente del Consiglio:
«La
IIIª Repubblica ha chiamato attorno a sé i figli dei
contadini, i figli degli operai, e in questi cervelli oscuri, in
queste coscienze ottenebrate, essa ha gradualmente riversato il
germe rivoluzionario dell'educazione. Tutto ciò non è bastato. Tutti insieme, in
passato, ci siamo dedicati ad un'opera di anticlericalismo,
ad un'opera
di irreligione. Abbiamo strappato le coscienze alla credenza.
Quando quel disgraziato, stanco del peso della giornata, sempre inginocchiato,
lo abbiamo sollevato e gli abbiamo detto che dietro alle nuvole c'erano solo
chimere, insieme e con un gesto magnifico, abbiamo spento, nel
cielo, le stelle che non riaccenderemo mai più [...]. Questo è il nostro
lavoro, il nostro lavoro rivoluzionario»
49.
La democrazia totalitaria forma i cittadini per manipolarli
meglio; essa usa i media - principalmente la televisione - ma soprattutto
la scuola. Ecco ciò che uno specialista in questioni educative
ha osservato di recente:
«La democrazia assoluta e
ideologizzata, generalmente ostile
all'esistenza della scuola libera, tende a monopolizzare lo Stato, a
stabilire il monopolio della scuola statale e a rendere la democrazia
assoluta una specie di religione laica. La democrazia
assoluta è una forma originale di governo totalitario. La sua
originalità risiede in un interessante carattere paradossale. Ad
esempio, essa è una società permissiva, ma estremamente
restrittiva, anti-autoritaria, ma totalmente oppressiva,
super-critica, ma incapace di uscire dal suo "pensiero unico",
anti-dogmatica in religione, ma al contempo super-dogmatica, in
quanto è assolutamente obbligatorio rifiutare l'obbligo e obbedire
ad un principio di disobbedienza universale. La democrazia
assoluta e ideologizzata ha la sua scuola: la scuola ideologica. Il
principale contenuto di insegnamento della scuola ideologica è il
relativismo dogmatico. La vera forma della pedagogia è il
rifiuto del principio d'autorità. I risultati sono
analfabetismo, ignoranza, cretinismo pretenzioso ed abiezione
morale. Certo, non ci sarebbe nulla di più manipolabile di simili
"cittadini". Il governo democratico tenderebbe quindi a ridursi alla
manipolazione dei cosiddetti zombi autonomi da parte di
un'oligarchia cinica e libertina. La passione e il pregiudizio
dell'autonomia assoluta sarebbero le due principali leve che
consentirebbero all'oligarchia ideologica di condurre al guinzaglio
una massa incolta che non sarebbe più nemmeno un popolo»
50.
Già nel 1910,
Papa San Pio X (1835-1914) aveva profetizzato le conseguenze
fatali del trionfo della democrazia universale, che fu preparata
congiuntamente, sia al di fuori della Chiesa che nella Chiesa, dalla
Massoneria e dal Sillon di Marc Sangnier (1873-1950).
Il Sillon, scrisse il Papa,
«forma
solo un misero affluente del grande movimento di apostasia,
organizzato, in tutti i Paesi, per l'instaurazione di una Chiesa
universale, che non avrà né dogmi né gerarchia, né regole
per lo spirito, né freno per le passioni, e che, con il pretesto
della libertà e della dignità umana, ristabilirebbe nel mondo,
qualora potesse trionfare, il regno legale dell'astuzia e della
forza, e l'oppressione dei deboli, di quelli che soffrono e che
lavorano» 51.
Sopra:
a sinistra,
Marc Sangnier,
fondatore del Sillon; a destra,
Papa San Pio X,
il Pontefice che condannò Sangnier e il suo movimento.
Inizierò con un
aneddoto rivelatore: alla fine della Seconda Guerra Mondiale, il
Maresciallo sudafricano Jan Christiaan
Smuts (1870-1950), un ex combattente boero, e quindi
un calvinista di origine olandese e un ex nemico degli inglesi, dichiarò
ufficialmente che la Francia era finita e che
«la
cosa migliore che le vecchie democrazie dell'Europa occidentale
potrebbero fare sarebbe di rinunciare alle idee obsolete di razza,
nazionalità e sovranità, al fine di preservare l'essenza delle
loro libertà entrando nel Commonwealth britannico»
52.
Potremmo pensare
che si
sia trattato di una una tesi bizzarra partorita da uno spirito stravagante; in
realtà, l'idea era già nell'aria da un bel po' di tempo e, poiché
non era stata realizzata nel 1940, ci riprovarono nel 1956.
Già nel 1939,
apparve negli Stati Uniti un libro del giornalista atlantista
Clarence Kirschmann Streit
(1896-1986) intitolato Union Now («Unione ora»), che
preconizzava la federazione delle quindici democrazie parlamentari
più grandi al mondo attorno alla Gran Bretagna e agli Stati Uniti.
Sopra: Clarence Kirschmann Streit
e la sua opera
Union Now.
Questo libro
venne
ampiamente diffuso negli ambienti economici da un
tecnocrate di nome Emmanuel Monick (1893-1983), ispettore delle
finanze, addetto finanziario all'ambasciata francese a Washington
nel 1930, poi a quella di Londra dal 1934 al 1940; dopo la
liberazione, egli divenne Ministro delle Finanze, poi governatore
della Banca di Francia, e infine presidente della Banca di Parigi e
dei Paesi Bassi. Monick fu un convinto attivista dell'ideologia
sovranazionale, che ispirò il politico francese Jean Monnet (1888-1979) con l'idea che
l'unità
dell'Europa sarebbe stata il preludio ad un Governo Mondiale.
Il piano fallì, ma i suoi promotori non persero di vista il loro
obiettivo, e nel 1956 il massone e socialista Guy Mollet
(1905-1975), Presidente del Consiglio
della Quarta Repubblica, durante una visita al suo omologo
britannico Anthony Eden (1897-1977), propose a quest'ultimo
di creare la «Franghilterra»,
unendo politicamente i due Paesi. Alla fine questa idea di «unione»
venne
respinta, ma Guy Mollet fece un'altra proposta, quasi altrettanto
radicale: l'adesione della Francia al Commonwealth, un fatto che avrebbe reso
la regina Elisabetta II (1926-2022) capo dello Stato francese.
La proposta
venne accolta con entusiasmo dal governo britannico, ma non venne
mai realizzata.
Questo progetto, francese e socialista, asservì la Francia
all'Inghilterra e la dice lunga sul grado di corruzione
intellettuale dei politici francesi. Tutto ciò è stato accuratamente
tenuto segreto dal governo francese, ed è stato rivelato solo nel
gennaio del 2007, dopo che la BBC che rinvenne e rese
pubblici i documenti ufficiali britannici sull'argomento.
Se il piano fallì,
probabilmente non fu certo a causa della prevedibile opposizione
dell'opinione pubblica britannica e francese, ma per via di una
strategia costante degli oligarchi anglosassoni che tende da sempre
all'unione e all'egemonia esclusiva della razza anglosassone,
secondo l'ideologia diffusa dal British-Israel.
Il potere
globale anglo-americano
Abbiamo trovato
questa traccia grazie alle informazioni fornite nel 2001 dal
giornalista franco-israeliano Michel Gurfinkiel al
settimanale francese Valeurs Actuelles:
«L'idea
di una federazione di nazioni di lingua inglese è stata in auge per
diversi anni a Washington, Londra, Ottawa e Canberra. Essa venne
sostenuta dal canadese Conrad Black, patron dell'editrice
Hollinger, e dall'inglese Paul Johnson, un brillante
intellettuale di destra» 53.
Ma al giorno
d'oggi non è più la Gran Bretagna che deve esercitare la sua
leadership prima sul mondo anglosassone e in seguito su tutto il
mondo; questa missione è stata naturalmente affidata agli Stati
Uniti, che dal 1944 è la prima potenza mondiale. Sentiamo di nuovo
Michel Gurfinkiel:
«All'inizio
del 1943, il progetto americano per il dopoguerra, il "grande
disegno", come lo chiamava Roosevelt, era a grandi linee già pronto
[...]. Due conferenze internazionali lo avrebbero coinvolto nei
fatti. Preparate nell'ottobre del 1943, esse si svolsero durante
l'estate del 1944 [...]. A luglio, i rappresentanti di
quarantaquattro Paesi alleati riuniti nella tranquilla località
estiva di Bretton Woods, a tre ore d'auto da New York, esaminarono
un piano per riorganizzare l'economia globale preparato da esperti
americani e britannici. Keynes era presente, ovviamente, e la sua
influenza era palpabile in ogni fascicolo. In sostanza, la
conferenza venne indetta per ratificare il trasferimento del
potere economico mondiale da Londra - dove si era stabilito a
partire dal XVIII secolo - a Washington»
54.
L'informazione
è cruciale: per Michel Gurfinkiel, che conosce molto bene questa
materia, esiste una potenza economica mondiale che è stata insediata
a Londra nel XVIII secolo e che ora è a Washington.
Liberalismo
politico e sincretismo religioso
Questo potere
economico è al servizio di un'ideologia al tempo stesso
imperialista, repubblicana e libertaria, che è direttamente derivata
dagli padri fondatori puritani del XVII secolo, eredi dell'ideologia dei
«Livellatori», che è stata mantenuta dalla Massoneria e che ha
conquistato l'intera società americana. Ecco un paio di citazioni
interessanti su questo argomento:
In primo
luogo, una profezia di Mons. John Ireland
(1838-1918), Arcivescovo di St. Paul (nel Minnesota) e
principale predicatore di quell'«americanismo»
55 che Papa Leone XIII
(1810-1903) ha condannato nel 1899:
«Lo spirito
della libertà americana diffonde il suo prestigio sugli oceani e sui
mari, e pone le basi per la diffusione di idee e costumi
americani [...]. In un futuro non molto lontano,
l'America guiderà il mondo [...]. Essa sarà la
regina, il conquistatore, l'amante, l'insegnante dei secoli a
venire» 56.
Allo stesso
tempo, il Tablet, un giornale cattolico inglese, difese la
memoria di Padre Isaac Hecker (1819-1888), figura di
spicco dell'americanismo, definendolo «l'araldo dell'idea».
Ecco cosa ha scritto Padre Berthe a questo riguardo:
«L'idea è che la razza anglosassone, l'America
- in compagnia
dell'Inghilterra - presto governerà il mondo intero e avrà una grande
influenza sulle idee, sulle aspirazioni e persino sulle virtù
caratteristiche del popolo cristiano del futuro [...]. La
Chiesa insisterà meno sull'obbedienza all'autorità e
più sullo sviluppo della personalità; meno sulla docilità del bambino e più sul
ruolo dell'uomo libero» 57.
Come si poteva prevedere, questo liberalismo
massonico-clericale avrebbe porterebbe all'anarchia
religiosa. Padre Berthe scrisse a Mons.
Henri Delassus (1836-1921)
58:
«Siate certo che
l'America
confermerà pienamente la vostra tesi. Questo Paese di tutti i
culti e di tutte le libertà deteriorerà sempre più le religioni per
fonderle nell'Alleanza Universale predicata da Israele, o
piuttosto nell'indifferentismo assoluto, che equivale alla
stessa cosa [...]. Guai al mondo se l'America diventerà, come
si può facilmente prevedere, la conquistatrice dei popoli e
l'istruttrice dei secoli a venire» 59.
Ma il clero americano stava solo riproponendo le
idee messianiche che sono alla base della nazione
americana:
«Il
mantenimento del fuoco sacro della libertà
e il futuro del modello di governo repubblicano
si basano sull'esperienza affidata al popolo
americano e rimessa nelle sue mani»;
«Ogni passo che abbiamo fatto verso
l'istituzione di una nazione indipendente sembra
essere stato realizzato tramite una mediazione
provvidenziale».
Queste due citazioni sono del primo presidente degli
Stati Uniti, il massone George Washington
(1732-1799). Questo messianismo democratico e
liberale ha naturalmente portato ad un desiderio di
dominio mondiale. Le manovre
politico-economiche in atto dopo gli
attentati dell'11 settembre 2001 sono spiegate molto meglio
dal disegno di egemonia che gli Stati Uniti non si
preoccupano nemmeno di nascondere.
Sopra:
il massone
George Washington.
Nel 1993,
Zbigniew Brzezinski (1928-2017), ex Ministro
degli Esteri dell'amministrazione Carter, membro del
Council on Foreign Relations (CFR)
e del Gruppo
Bilderberg, fondatore,
insieme a David Rockefeller (1915-2017),
della Commissione Trilaterale, ha affermato
nel suo libro
Out of Control: Global Turmoil on the Eve of
the 21th Century
(«Fuori controllo: scompiglio globale alla vigilia
del XXI secolo») che
«se l'America
vuole controllare il mondo - e lo vuole - allora deve
esercitare la supremazia sull'Eurasia, in particolare sulla sua
periferia occidentale (l'Unione Europea) e sul suo cuore (la
Russia), sul Medio Oriente, sull'Asia centrale e sulle riserve di
petrolio presenti in questi territori» 60.
Sopra:
il mondialista
Zbigniew Brzezinski e il suo libro
Out of Control: Global Turmoil on the Eve of
the 21th Century.
Queste idee sono state riportate apertamente dalla
stampa americana, poiché, secondo Michel Gurfinkiel,
già nell'agosto 2001 la rivista americana Science
aveva previsto una carenza di idrocarburi per il
2010, tanto che il Wall Street Journal spinse il governo degli Stati Uniti ad assumere un
«ruolo
imperialista» nel controllo del Medio Oriente
attraverso un «mandato internazionale»
61.
Una sintesi mondialista
Ciò che è accaduto sotto i nostri
occhi a partire dagli anni '90 è stata una
sintesi di socialismo e di capitalismo liberale
che mira ad installare, sulle rovine delle nazioni,
il Governo Mondiale pianificato dagli iniziati.
Questo progetto, come abbiamo visto, esiste da
diversi secoli, ma il processo di realizzazione
mediante una sintesi di socialdemocrazia e comunismo è
più recente.
CONCLUSIONE
COSA POSSONO FARE COLORO CHE SI BATTONO
PER IL REGNO SOCIALE DI GESù
CRISTO?
Sorge ora una domanda cruciale: la
lotta intrapresa dal nemico in questo momento
procede senza intoppi e ci porta dritti al governo
dell'Anticristo, oppure il nemico sta andando
incontro - com'è spesso è successo nel corso della
Storia - ad una bruciante sconfitta?
In altre parole, i due secoli di
disfatte successive che abbiamo subito a
partire dal 1789, finiranno con il regno
dell'Anticristo o con quello del Sacro Cuore?
Combattimento spirituale o combattimento
temporale?
La rivista Le Sel de la Terre
62, ha pubblicato una
notevole analisi di una conferenza tenuta il 24
febbraio 1959 dal filosofo francese Louis Jugnet (1913-1973) sul
tema «La fine di una civiltà». Jugnet si è
posto una domanda concreta: cosa fare? È qui ha
risposto che vi sono diverse opinioni tra coloro che hanno
compreso che è in atto il crollo del cosiddetto
«mondo moderno».
Sta a noi cercare di capire i
diversi atteggiamenti e di vedere se possiamo
armonizzarli. Jugnet ha quindi distinto cinque
posizioni tra i controrivoluzionari del tempo. Ma da
allora la situazione è notevolmente peggiorata e se
proviamo ad adattare l'analisi di Louis Jugnet alla
nostra situazione attuale, possiamo vedere che ci
sono solo tre posizioni ragionevolmente concepibili,
che possiamo così riassumere:
•
La fine dei tempi e la Parusia sono vicine
(troviamo segni sempre più convergenti, come
l'apostasia diffusa, l'ascesa del mondialismo,
il carattere proteiforme e molteplice
dell'errore e del male, ecc...). Conseguenza: la
lotta temporale è inutile, tutto andrà sempre
peggio, e quindi dobbiamo concentrare i nostri
sforzi sul piano spirituale;
•
Il crollo globale della civiltà moderna
consentirà la nascita di una nuova civiltà
cristiana, grazie alle attuali isole di
resistenza;
•
Le forze temporali dell'Occidente sono ancora
«salvabili»; una resistenza temporale può ancora
risultare efficace;
Tuttavia, queste tre posizioni non sono
contraddittorie, ma complementari e possono essere
armonizzate. Le opere di Jean Vaquié
(1911-1992) - e specialmente Réflexions sur les
ennemis et sur la manœuvre - ci possono essere
di grande aiuto. Può darsi che i tempi della fine e
della Parusia siano vicini, ma non è certo. Jean Vaquié,
da parte sua, non ci credeva.
Pensava che il tempo
dell'Anticristo non fosse ancora arrivato, ma che la
«Grande Opera» della moderna Babele
(l'instaurazione di un Governo Mondiale ispirato
allo spiritualismo luciferino) era destinato a
crollare miseramente dopo essersi avvicinato alla
vittoria totale. Di conseguenza, anche se tutto
continuerà ad andare male per un po', non abbiamo il
diritto di concludere che la lotta temporale sia
inutile; tuttavia, poiché Dio deve essere «servito
per primo», dobbiamo dare la priorità ai nostri
sforzi sul piano spirituale, ossia mediante la
conversione personale, la preghiera e il
combattimento nella sfera religiosa.
Infatti,
se il nostro combattimento temporale non si basa
sulla vita eucaristica, se non conduce alla vita
soprannaturale di Cristo in noi e quindi alla nostra
unione con Dio attraverso la grazia santificante,
allora non ha senso. Osserviamo e preghiamo che
tutte le nostre azioni siano guidate dalla grazia
divina e tendiamo solo a rispettare le regole della
giustizia divina.
Sopra:
lo scrittore cattolico Jean Vaquié e il numero
monografico della rivista francese Lecture et
Tradition (nº 126, luglio-agosto 1987)
intitolato
Réflexions sur les
ennemis et sur la manœuvre («Riflessioni sui
nemici e sulla manovra»).
Se l'opera perversa della Contro-Chiesa
è destinata al collasso, quest'ultimo sarà
probabilmente accompagnato da altre due disfatte:
quella della civiltà moderna (che i Papi hanno
costantemente condannato fino al Concilio Vaticano
II) e quella della nuova religione inaugurata dal
Concilio Vaticano II (che è stato solo un
tentativo di sposare la Chiesa con la civiltà moderna).
Ciò consentirà la nascita di una nuova civiltà
cristiana, grazie alle attuali isole di resistenza.
Ma questo suppone che questi isolotti siano
mantenuti e persino rafforzati, il che deve
comportare due tipi di combattimenti da parte
nostra:
•
In primo luogo,
una lotta incessante in campo
intellettuale per evitare la sovversione di
queste isole da parte di dottrine perverse che
la Chiesa ha sempre condannato, dottrine che
costantemente rinascono sotto maschere diverse,
che sono supportate da tutti i poteri temporali
e che vengono diffuse da tutti gli agenti della
Contro-Chiesa infiltrati nei nostri ranghi;
l'essenziale è mantenere la rettitudine
dottrinale: diffondere la buona dottrina e
combattere quelle cattive.
•
Un combattimento temporale, se è necessario, non
dev'essere offensivo (che sarebbe una follia
data la sproporzione dei nostri mezzi paragonati
a quelli
dell'avversario), ma difensivo in quanto si
tratta di mantenere le forze temporali che
consentono l'esistenza di isole di resistenza.
In altre parole, quando la persecuzione
minaccerà di distruggere fisicamente queste
isole, se vengono soddisfatte le condizioni
stabilite dalla teologia classica per la
legittimità della resistenza all'oppressione, si
può prendere in considerazione il combattimento
temporale. Ma due virtù sono necessarie per
svolgere efficacemente la buona battaglia:
prudenza e umiltà. Sono sempre state
indispensabili e sfortunatamente sono state - e
lo sono ancora - raramente praticate da
combattenti anti-sovversivi.
Sopra: Davide
affronta il gigante e Golia, un'immagine che ben
riflette
l'attuale
situazioni di chi si oppone al Nuovo Ordine
Mondiale.
Controrivoluzione e prudenza
La prudenza consiste nel praticare sempre una stima
adeguata delle nostre forze e di quelle
dell'avversario, il che richiede sempre di avere la
preoccupazione dell'intelligenza di conoscere, per
quanto possibile, gli uomini e le tattiche impiegate
dal nemico giacché queste tattiche non variano.
Fondamentalmente esse si riducono a tre:
•
Infiltrazione del nemico nei nostri ranghi da
parte di agenti intelligenti e astuti
(spesso massoni);
•
La corruzione delle nostre idee da parte di
una propaganda intelligente (spesso
gnostico-occultista);
•
L'esaurimento
delle nostre forze in azioni condannate al
fallimento (ad esempio, la lotta
elettorale).
Ecco
ciò che scrisse nel 1930 la
Revue internationale
des sociétés secrètes (RISS),
di Mons. Ernest Jouin (1844-1932):
«La
Massoneria ha sempre sconfitto i suoi avversari con gli stessi
mezzi: l'infiltrazione di elementi di disturbo
abilmente mimetizzati negli organismi creati contro di essa; tali
elementi segreti agiscono con forza e nascostamente per distruggere
il potere dell'azione antimassonica. Quindi prudenza! Solo gli
elementi sicuri dovrebbero essere accettati e il nuovo lavoro
dovrebbe iniziare solo dopo aver cercato consulenza e mantenuto uno
stretto contatto con coloro che si sono già messi in mostra e sono al di
sopra di ogni sospetto» 63.
Sopra:
Mons. Jouin e la sua
Revue Internationale des
Sociétés Secrètes.
Questo consiglio risulterà
particolarmente utile per i giovani militanti.
In generale, la controrivoluzione deve procedere con
discrezione in campo politico; essa deve condurre la
lotta dei deboli contro i forti, vale a dire una
sorta di guerriglia; per essere agli occhi del nemico
meno visibile essa deve agire con saggezza e
certamente, dopo un'attenta preparazione, combattere
solo sul terreno intellettuale che ha scelto e non
su quello su cui il nemico vuole che si vada.
Dovremmo sempre tenere presente il consiglio dello
stratega cinese Sun Tzu (544-496 a.C.) nella
sua opera L'arte della guerra:
«La
tattica suprema consiste nel non presentare una forma che può essere
chiaramente ben definita. In questo caso, sfuggirai alle
indiscrezioni delle spie più perspicaci e le menti più sagaci non
potranno elaborare un piano contro di te» 64.
Questo desiderio di oscurità sarà anche un
eccellente esercizio di umiltà; questa virtù ci
ricorderà sempre che davanti a Dio siamo solo servi
inutili. Possa Dio Onnipotente essere in grado di
sconvolgere i piani del demonio e dei suoi
servitori, e se è la Sua volontà che combattiamo
prima di tutto per la nostra santificazione. La
lotta che stiamo combattendo deve sempre avere Dio
come principio e fine: Dio primo servito!
Non per
nostra vanità, per il nostro orgoglio o con le
nostre sole forze. L'opera di Dio dev'essere
compiuta prima di tutto nelle nostre anime; ma se
siamo pieni di noi stessi non ci sarà posto per Dio!
E se siamo tentati, a volte, di scoraggiamento,
ricordiamo sempre la promessa di Nostro Signore Gesù
Cristo fatta durante le apparizioni del Sacro Cuore
a Paray-le-Monial nel 1689: «Regnerò nonostante
i miei nemici», e l'annuncio della Vergine
SS.ma a Fatima nel 1917: «Alla fine il mio
Cuore immacolato trionferà». Queste promesse
non sono state fatte invano. Sta a noi, ancorati
alla fede, animati dalla speranza e ispirati dalla
carità, lottare per giungere alla loro
realizzazione.
APPENDICE
«Assisteremo
all'invasione di tutto ciò che è spirituale, la filosofia,
la scienza, la legge, l'educazione, l'arte, la stampa, la
letteratura, il teatro e la religione [...]. Sento
intorno a me degli innovatori che voglio smantellare la
Sacra Cappella, distruggere la fiamma universale della
Chiesa, respingere i suoi ornamenti, darle il rimorso del
suo passato storico [...]. Verrà un giorno in
cui il mondo civile rinnegherà il suo Dio, in cui la
Chiesa dubiterà come dubitava di Pietro. Essa sarà
tentata di credere che l'uomo sia diventato Dio,
che il suo Figlio sia solo un simbolo, una filosofia come
tante altre, e nelle chiese i cristiani cercheranno invano
la lampada rossa dove Dio li attende, come la peccatrice che
piange davanti alla tomba vuota: "Dove l'avete messo"? Sono
ossessionato dalle confidenze della Vergine alla piccola
Lucia di Fatima. Questa ostinazione della Buona Signora di
fronte al pericolo che minaccia la Chiesa è un divino
avvertimento contro il suicidio rappresentato dall'alterazione
della fede nella sua liturgia, nella teologia e nella
sua anima».
Sopra:
il Cardinale Pacelli, futuro Pio XII.
Note
1 Traduzione dell'originale francese Les forces en presence dans le combat actuel (Action Familiale et Scolaire, 2018, nº E055), a cura di Paolo Baroni. Sito web Action Familiale et Scolaire: https://www.afs.ovh/ 2 Cfr. Sant'Agostino, De civitate Dei, XIV, 28. 3 Cfr. Esprit et Vie, L'Ami du Clergé, Anno IC, 10ª serie, n° 15, del 13 aprile 1989, pagg. 209 e 216. 4 Cfr. N. Émont, La Franc-Maçonnerie («La Massoneria»), Pion-Marne, 1995, pagg. 340-341). In tutto l'articolo il grassetto nelle citazioni è nostro. 5 Molti studi sulla Gnosi hanno adottato un tesi diversa sulle relazioni tra Gnosi e Kabbalah, che è supportata da molti autori, secondo cui la Gnosi sarebbe un derivato della Kabbalah. 6 Cfr. W. L. Wilmshurst, The Masonic Initiation («L'iniziazione massonica»), Rider & Co, Londra s.d., pag. 190; cit. in L. de Poncins, Christianisme et Franc-maçonnerie («Cristianesimo e Massoneria»), DPF, Chiré-en-Montreuil 1975, pag. 158. 7 Cfr. L. de Poncins, op. cit., pag. 152. 8 Dal testo inglese del 1723 delle Costituzioni di Anderson, EDIMAF, Parigi 1998, pag. 179. 9 Ibid., pag. 187. 10 Cfr. Encyclopédie de la Franc-Maçonnerie («Enciclopedia della Massoneria»), Le Livre de Poche, Parigi 2000, voce «Constitutions d'Anderson», pag. 183. 11 Ibid., pag. 187. 12 Cfr. Mons. E. Jouin, La Guerre de 1914 et la judéo-maçonnerie («La guerra del 1914 e la giudeo-Massoneria»), in Revue Internationale des Sociétés Secrètes, vol. XIX, n° 25, del 22 giugno 1930, pag. 588. 13 Cfr. J. M. Roberts, La mythologie des sociétés secrètes («La mitologia delle società segrete»), Payot, 1979, pag. 93. 14 Cfr. A. de Mun, Discours au 3e Congrès des cercles catholiques («Discorso al 3º Congresso dei circoli cattolici), pronunciato il 22 maggio 1875. 15 Cfr. J. Ousset, Pour qu'il règne («Affinché Egli regni»), La Cité Catholique, 1959, pag. 97, nota nº 30. 16 Discorso alla Camera dei Deputati, novembre 1878. 17 Cfr. M. Albrecht, «La spiritualité du Nouvel Âge; données générales», in New Religious Up-Date, vol. V, nº 2, agosto 1981, Université d'Aarhus; cit. in C. Matrisciana, Les dieux du Nouvel Âge («Gli dèi della Nuova Era»), EBV, Bâle 1990, pagg. 21-22. 18 Cfr. P. J. Vernette, Jésus dans la nouvelle religiosité. Ésotérisme, gnoses et sectes d'aujourd'hui («Gesù nella nuova religiosità. Esoterismo, gnosi e sètte odierne»), Desclée, 1987, pag. 92. 19 Per i cristiani dell'antichità, la parola «ichthys» era un acronimo di Iēsous Christos, Theou Yios, Sōtēr, ossia «Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore». 20 Cfr. M. Ferguson, The Aquarian Conspiracy, Jeremy P. Tarcher, 1980, pag. 15. 21 Cfr. Faits et Documents, n° 244, del 15 ottobre 2007, pag. 4. 22 Cfr. Lectures Françaises, maggio-giugno 2007. 23 Cfr. B. Lazare, L'antisémitisme, son histoire et ses causes («L'antisemitismo, la sua storia e le sue cause»), Documents et témoignages, 1969, pag. 14. 24 Cfr. A. Livni, Le retour d'Israël et l'espérance du monde, Éd. du Rocher, Monaco 1984, pag. 340. 25 Ibid., pag. 346. Abraham Isaac Hacohen Kook è stato un rabbino e filosofo russo, ebreo aschenazita, fondatore della Yeshiva sionista religiosa Merkaz HaRav, rabbino-capo durante il mandato britannico della Palestina, intellettuale halakhista, cabalista e rinomato studioso della Toràh. È stato uno dei rabbini più famosi e influenti del XX secolo (N.d.T.). Egli è l'autore di numerose opere in ebraico: Rrot, Oral haquodesh, Orot hatorah, Orot hatéchouvah, ecc... 26 Cfr. A. I. Kook, Orot, pag. 156; cit. in A. Livni, op. cit., pag. 346. 27 Si tratta di tre talmudisti celebri nell'ebraismo: i Maharal di Praga è rabbi Yéhouda Lœw ben Betsalel (1512-1609), nato a Poznan, che fu rabbino di Praga e che pretendeva di discendere da re Davide; il Gaon di Vilnus è il rabbino Eliahou ben Chlomo Zalmane (1720-1797), che fu rabbino di Vilnius, oggi in Lituania. 28 Cfr. A. Livni, op. cit., pag. 339. 29 Ibid., pag. 346. 30 Cfr. H. Ryssen, Psychanalyse du Judaïsme, pag. 5. Un'antologia rivelatrice può essere trovata nelle due recenti opere di Hervé Ryssen Les Espérances planétariennes (Baskerville, 2005) e Psychanalyse du judaïsme (Baskerville, 2006). Consigliamo vivamente di leggere, ma con una riserva, il primo libro, per il fatto che - probabilmente a causa dell'ignoranza e anche perché l'Autore non ha la fede cattolica - attacca l'Antico Testamento in alcuni punti con argomenti tratti da Voltaire e smentiti da lungo tempo dagli apologeti cristiani. 31 Cfr. Faits et Documents, n° 225, del 15 novembre 2006, pag. 13. 32 Cfr. H. W. Armstrong, Les Anglo-Saxons selon la prophétie («Gli anglosassoni secondo la profezia»), La Pure Vérité, Pasadena 1982, pag. 101. 33 Ibid., pag. 117. 34 Ibid., pag. 35. 35 Cfr. A.-F. Villemain, Histoire de Cromwell, d'après les mémoires du temps et les recueils parlementaires («Storia di Cromwell secondo le memorie del tempo e le raccolte parlamentari»), Maradan, Parigi 1819, vol. I, pagg. 242-243. 36 Manasse ben Israel (o Meneehe ben Yisrael) era figlio di un marrano che era sfuggito dalle mani dell'Inquisizione. Egli visse ad Amsterdam e scrisse molte opere di difesa dell'ebraismo. Pubblicò Speranza d'Israele, un'opera in cui sosteneva che gli indiani d'America fossero d'origine ebraica, perché dopo la conquista del regno d'Israele da parte degli assiri nel 721 a.C., le dieci tribù disperse si sarebbe stabilite in America. 37 Cfr. E. Larsen, Sectes et cultes étranges («Sètte e culti strani»), Payot, 1973, pagg. 124, 126. 38 Cfr. Faits & Documents, n° 216, 1-15 giugno 2006, pag. 9. 39 Cfr. L. Bertrand, Histoire d'Espagne, Arthème Fayard, 1932, pag. 18. 40 Cfr. Faits et Documents, n° 132, del 15 maggio 2002, pag. 12. 41 Testo apparso sulla rivista Sovetskaya Rossiya (dell'8 aprile 2004); tradotto dal russo da S. Girier-Dufournier e pubblicato su Nexus, gennaio-febbraio 2005. 42 Cfr. G. K. Chesterton, Le scandale du père Brown («Lo scandalo di padre Brown»), Éd. Ch. Bourgeois, coll. 10/18, 1990, pag. 184. 43 Cfr. P. de Pascal, Morale et économie sociale («Morale ed economia sociale»), Bloud, Parigi 1908, pagg. 15 e 54. 44 Cfr. L. Bertrand, Le livre de consolation («Il libro di consolazione»), Fayard, 1933, pagg. 64-66. 45 Cfr. P. Nord, Vols de vautours sur le Congo («Voli degli avvoltoi sul Congo»), Fayard, 1961, pag. 187. 46 Cfr. E. Ratier, «La Fondation pour l'Innovation Politique», in Faits & Documents, n° 176, del 15 giugno 2004, pag. 6. 47 Cfr. P. Simon, L'Esprit et l'Histoire. Essai sur la conscience historique dans la littérature du XIX' siècle («Lo spirito e la storia. Saggio sulla coscienza storica nella letteratura del XIX secolo»), Armand Colin, 1954, pag. 108. 48 Cfr. J. Bainville, La France, Les îles d'or, éditions Self, Parigi 1947, vol. I, pag. 6. 49 Cfr. J. Ousset, Pour qu'Il règne («Affinché Egli regni»), DMM, 1998. 50 Cfr. H. Hude, «101 thèses sur la liberté de l'éducation» («101 tesi sull'a libertà dell'educazione»), in Liberté politique, n° 5, Estate 1998, pag. 92. 51 Cfr. San Pio X, Lettera Apostolica agli Arcivescovi e ai Vescovi francesi, Notre charge apostolique, Roma, 25 agosto 1910. Il Sillon (in francese «solco») era un movimento politico francese simile alla nostra Democrazia Cristiana (N.d.T.). 52 Cfr. H. Bordeaux, Histoire d'une vie. XII Lumière au bout de la nuit («Storia di una vita. XII luce alla fine della notte»), Plon, 1970, pag. 207. 53 Cfr. M. Gurfinkiel, «Au-delà de Kaboul» («Aldilà di Kabul»), in Valeurs Actuelles, del 26 ottobre 2001. 54 Cfr. M. Gurfinkiel, «Notre monde est né en juin» («Il nostro mondo è nato in giugno»), in Valeurs Actuelles, del 4 giugno 1994. 55 L'americanismo è stato definito come «il principio protestante al servizio del liberalismo totale». «Americanismo» è un termine coniato nel XIX secolo nell'uso cattolico romano ed è riferito ad un gruppo di eresie correlate, che furono definite come l'approvazione della separazione tra Chiesa e Stato. Gli ecclesiastici conservatori europei pensavano che loro rivelassero i segni del modernismo o del liberalismo del tipo che il Papa aveva condannato nell'Elenco degli Errori del 1864. Temevano che queste dottrine fossero mantenute e insegnate da molti membri della gerarchia cattolica negli Stati Uniti d'America negli anni 1890. Esso si traduceva anche in un abbandono della vita spirituale interiore a vantaggio di attività esterne. 56 Cit. in una lettera di Padre Berthe a Mons. Henri Delassus, del 15 aprile 1899. 57 Ibid. 58 Mons. Delassus aveva appena pubblicato l'opera L'Américanisme et la conjuration anti-chrétienne («L'americanismo e la congiura anti-cristiana). 59 Cit. in una lettera di Padre Berthe a Mons. Henri Delassus, del 15 aprile 1899. 60 Testo del Generale russo Ivashov apparso sulla rivista Sovetskaya Rossiya (dell'8 aprile 2004). 61 Cfr. M. Gurfinkiel, «Au-delà de Kaboul». 62 N° 47, pagg. 212-213. 63 Cfr. Revue internationale des sociétés secrètes, vol. XIX, Anno 1930, n° 37, del 14 settembre 1930, pag. 878. 64 Cfr. Sun Tzu, L'arte della guerra, art. VI, Del pieno e del vuoto.
65
Cfr. D. Le Roux,
Pierre m'aimes-tu? («Pietro mi ami tu»?),
éd. Fideliter, 1988,
pag. 1. Così il Cardinale Eugenio Pacelli al conte Pietro Enrico
Galeazzi. |