titolo la santa inquisizione: mito o realtà

di Marian Therese Horvat 1

Docente di Storia Medievale

 

postato: 1º dicembre 2016

 

stendardo dell'inquisizione spagnola

Sopra: stendardo dell'Inquisizione spagnola.

 

Secoli di falsa propaganda hanno convinto tantissime persone, tra cui molti buoni cattolici, che l'Inquisizione è stata una delle peggiori istituzioni mai concepite. Presentiamo qui una preziosa difesa in cui Marian Therese Horvat, docente di Storia Medievale, ridimensiona completamente cinque dei miti più comuni inerenti questo tribunale ecclesiastico.

 

Introduzione

 

Per la sensibilità del XXI secolo, mettere le parole «santa» e «Inquisizione» nella stessa frase potrebbe suonare come una contraddizione. Non ho mai incontrato un argomento così controverso e su cui è stato scritto di tutto come la Santa Inquisizione. La mentalità moderna ha una naturale difficoltà a comprendere l'utilità di un'istituzione come l'Inquisizione, in quanto il processo inquisitoriale sembra incompatibile con certe dottrine liberali, come la libertà di pensiero, un tema divenuto centrale nella cultura occidentale a partire dal XVII secolo.

 

La mentalità moderna ha grandi difficoltà a concepire la credenza religiosa come qualcosa di oggettivo, al di fuori dal regno del libero giudizio privato. Inoltre, la mentalità moderna non riesce a considerare la Chiesa cattolica come una società suprema perfetta in cui l'ortodossia dev'essere mantenuta ad ogni costo. L'intolleranza religiosa non è un prodotto esclusivo del Medioevo: ovunque e sempre nel passato gli uomini erano convinti che il bene comune e la pace pubblica fossero minacciati soprattutto dai dissensi e dai conflitti religiosi.

 

società medievale

 

Nel Medioevo, gli uomini erano convinti che il genere più grave di crisi fosse quello che minacciava l'unità e la sicurezza della Chiesa latina, e il non procedere contro gli eretici con ogni mezzo a disposizione della società cristiana non solo era considerato un atteggiamento sciocco, ma un tradimento di Cristo stesso. Il concetto moderno di Stato laico, neutrale verso tutte le religioni, avrebbe scioccato la mentalità medievale. L'uomo moderno sperimenta la difficoltà di capire questa istituzione perché ha perso di vista tre fatti fondamentali:

  • Prima di tutto, esso ha cessato di concepire la credenza religiosa come qualcosa di oggettivo, come un dono di Dio, e quindi al di fuori del foro del libero giudizio privato.

  • Secondo, egli non vede più nella Chiesa una società perfetta suprema, basata sostanzialmente su di una Rivelazione pura e autentica, il cui primo e più importante dovere consiste naturalmente nel mantenere inalterato il deposito originale della fede. Che questa ortodossia doveva essere mantenuta ad ogni costo sembrava ovvio alla mentalità medievale. Poiché colpisce l'anima, l'eresia era considerata un crimine più efferato dell'omicidio, giacché la vita immortale dell'anima ha un valore molto più elevato della vita mortale della carne.

  • E infine, l'uomo moderno non vive più in una società in cui la Chiesa e lo Stato costituiscono due poteri distinti, ma allo stesso tempo uniti nel raggiungimento del fine ultimo dell'uomo. Fino al protestantesimo, l'autorità spirituale era inseparabilmente intrecciata con il potere civile allo stesso modo in cui l'anima è unita al corpo. Dividere le due componenti in due compartimenti separati, a tenuta stagna, a quei tempi era qualcosa di impensabile. Lo Stato non poteva essere indifferente al bene spirituale dei suoi sudditi senza essere colpevole di alto tradimento verso il suo primo Sovrano, Nostro Signore Gesù Cristo. Prima della rivoluzione religiosa del XVI secolo, questo era il pensiero comune di ogni cristiano 2.

Come ha scritto l'autore cattolico William Thomas Walsh (1891-1949) in Characters of The Inquisition («Personaggi dell'Inquisizione»), la repressione positiva dell'eresia da parte dell'autorità ecclesiastica e di quella civile nella società cristiana è vecchia quanto il monoteismo stesso (in nome della religione, Mosé mise a morte più persone di quante ne abbia fatto giustiziare Torquemada 3). Tuttavia, l'Inquisizione di per sé, come tribunale ecclesiastico distinto, è molto più tardiva.

 

william thomas walsh - characters of the inquisition

Sopra: William Thomas Walsh

e il suo libro Characters of The Inquisition.

 

Storicamente, essa operò come una fase nella crescita della legislazione ecclesiastica che adattò certi elementi della procedura legale romana. Nella sua epoca, essa non venne certamente concepita come viene presentata ai nostri giorni 4. Come indica l'esperto in Diritto Canonico Edward Peters nel suo libro fondamentale Inquisition, la leggenda nera del'Inquisizione fu un'«invenzione» nata in margine alle dispute religiose e ai conflitti politici del XVI secolo.

 

edward peters - inquisition

Sopra: Edward Peters e il suo libro Inquisition.

 

Più tardi, tale leggenda fu adattata per servire la causa della tolleranza religiosa e dell'illuminazione intellettuale, filosofica e politica del XVII e del XVIII secolo. Questo processo, che è sempre stato sempre anti-cattolico e di solito anti-spagnolo, fu universalizzato. E infine, l'Inquisizione divenne rappresentativa di tutte le religioni repressive che si oppongono alla libertà di coscienza, alla libertà politica e all'illuminazione intellettuale e filosofica.

 

Mito nº 1: l'Inquisizione fu repressiva

 

- Mito: l'Inquisizione medievale fu repressiva, onnicomprensiva, onnipotente, un organo coercitivo eretto dalla Chiesa cattolica

 

- Realtà: eccetto che nella fiction, l'Inquisizione come tribunale onnipotente e orribile, i «cui agenti lavorarono ovunque per contrastare la verità religiosa, la libertà intellettuale e politica, finché venne rovesciata nel XIX secolo illuminato», non è mai esistita. Il mito dell'Inquisizione venne plasmato dalle mani degli «anti-ispanici e dei riformatori religiosi nel XVI secolo» 5. Si tratta di un'immagine assemblata mettendo insieme un corpo di leggende e di miti che presero forma nel contesto dell'intensa persecuzione religiosa del XVI secolo.

 

La Spagna, la più grande potenza europea che aveva assunto il ruolo di difensore del cattolicesimo, fu oggetto di una propaganda che dipinse l'Inquisizione come la più perniciosa e caratteristica arma cattolica usata contro il protestantesimo. Più tardi, i nemici di ogni tipo di tutte le persecuzioni religiose ripresero questa immagine fantasiosa. In realtà, l'Inquisizione non era qualcosa di monolitico, ma un'istituzione che assunse tre forme ben distinte.

 

Stampa anti-cattolica che dipinge l'Inquisizione come brutale e repressiva.

 

- L'Inquisizione medievale nacque nel 1184 nella Francia meridionale in risposta all'eresia catara, e venne sciolta alla fine del XIV secolo, ossia dopo la scomparsa del catarismo. Diversi studi moderni hanno dimostrato che non esiste alcuna evidenza che i cattolici dell'Europa medievale abbiano concepito l'Inquisizione come un organo centralizzato di governo. I Papi dell'epoca non avevano alcuna intenzione di stabilire un tribunale permanente 6.

 

Ad esempio, il titolo di inquisitore hereticæ pravitatis apparve solo nel 1367, quando il domenicano Alberico venne inviato in Lombardia. Papa Gregorio IX (1170-1241) non stabilì l'Inquisizione come un tribunale distinto e separato, ma nominò giudici permanenti affinché emettessero sentenze dottrinali in nome del Pontefice. Dove essi operarono ci fu l'Inquisizione. Una delle più dannose leggende che hanno circolato attraverso i secoli è l'immagine di un tribunale onnisciente e onnipotente, le cui mani avrebbero raggiunto ogni angolo della terra. Il piccolo numero di inquisitori e il loro compito ben delimitato smentisce questa retorica esagerata.

 

papa gregorio IX

Sopra: Papa Gregorio IX.

 

Alla fine del XIII secolo, c'erano solo due inquisitori per tutta la regione della Linguadoca (uno dei focolai dell'eresia albigese), due in Provenza e da quattro a sei per il resto della Francia 7. Quanto all'accusa che l'Inquisizione fosse un corpo onnipresente in tutta la cristianità, va detto che l'Inquisizione non si insediò mai nell'Europa settentrionale, nell'Europa orientale, in Scandinavia, in Inghilterra, nel Galles, in Irlanda e in Scozia. La maggior parte delle azioni intraprese nel XIII secolo fu diretta contro gli eretici albigesi nella Francia meridionale. Essa venne stabilita a Venezia solo nel 1289, e l'archivio di quella città mostra che la pena di morte venne inflitta dal potere secolare solamente in sei occasioni 8.

 

- El Santo Oficio de la Santa Inquisicion, più conosciuto come «Inquisizione spagnola», nacque nel 1478 come istituzione statale nominata per snidare l'eresia e le deviazioni dalla vera fede. Ma i regnanti Ferdinando e Isabella i Cattolici la istituirono anche per proteggere i conversos, o nuovi cristiani (gli ebrei convertiti) che spesso erano vittime dell'indignazione popolare, di pregiudizi, di timori e di cupidigia 9. É importante notare che l'Inquisizione aveva autorità unicamente sui cristiani battezzati, mentre i non battezzati erano completamente esenti delle sue sanzioni disciplinari, a meno che violassero il diritto naturale.

 

- E infine, il Sant'Uffizio iniziò le sue attività a Roma nel 1542, il meno attivo e più benevolo delle tre varianti 10. Un recente studio di John Tedeschi, intitolato The Prosecution of Heresy («L'accusa di eresia»), parla dell'Inquisizione romana, delle procedure dopo la sua ricostituzione avvenuta a metà del XVI secolo, e della lotta per preservare la fede e sradicare l'eresia.

 

john tedeschi - the prosecution of heresy

Sopra: John Tedeschi e il suo libro The Prosecution of Heresy.

 

Il valore dello studio di Tedeschi sta nel fatto che smonta diverse convinzioni di vecchia data sulla corruzione, sulla coercizione inumana e sull'ingiustizia dell'Inquisizione romana nel Rinascimento, idee che lo stesso Tedeschi condivideva quando iniziò la sua vasta indagine sui documenti. Ciò che cominciò a capire «molto gradualmente» fu che l'Inquisizione «non era una corte marziale, una camera degli orrori o un labirinto giudiziario dal quale era impossibile fuggire».

 

Tedeschi indica che il processo inquisitoriale prevedeva la presenza un avvocato difensore. Inoltre, l'accusato aveva il diritto di consultare e persino di possedere una copia autenticata dell'intero processo (con i nomi dei testimoni d'accusa cancellati), così da poter preparare la propria difesa. Al contrario, nelle corti laiche del tempo, l'avvocato difensore avendo unicamente un ruolo cerimoniale, e all'accusato era negato il diritto alla difesa (questo fino al 1836).

 

Le prove venivano lette solamente durante processo, nel corso del quale l'imputato aveva la possibilità di difendersi dalle accuse. Tedeschi conclude che l'Inquisizione romana dispensò la giustizia legale anticipando la giurisprudenza dell'Europa moderna, e giunge a dichiarare che «non si esagera, infatti, se si afferma che in molti aspetti il Sant'Uffizio fu un pioniere della riforma giudiziaria» 11.

 

inquisizione

 

Mito nº 2: l'Inquisizione fu intollerante

 

- Mito: l'Inquisizione nacque dal fanatismo, dalla crudeltà e dall'intolleranza del mondo medievale, dominato dalla Chiesa cattolica

 

- Realtà: L'Inquisizione ebbe i suoi inizi in un calmo, misurato ed intenzionale tentativo di preparare uno strumento giuridico di conformità in cui erano assenti il capriccio, la rabbia e il fanatismo delle folle. Inoltre, gli inquisitori medievali si trovavano a dover combattere un pericolo non solamente teologico, ma anche sociale.

 

Alla fine del XII secolo, l'Inquisizione si insediò nella Francia meridionale in risposta all'eresia albigese che era particolarmente presente nelle città della Lombardia e della Linguadoca. È importante evidenziare i pericoli sociali che correva ogni comunità a causa di questa eresia, che non era solo un prototipo del fondamentalismo protestante moderno visibile anche ai nostri giorni. Il termine «albigese» deriva dalla città di Albi, nella Francia meridionale, un centro dell'attività catara.

 

catari espuilsi da carcassonne

Sopra: gli eretici catari espulsi dalla città francese di Carcassonne.

 

I catari (nome che deriva dalla designazione dei suoi aderenti come cathaaroi, in greco «puri») credevano che due divinità - una materiale e cattiva, l'altra immateriale e buona - lottassero tra loro per il possesso delle anime degli uomini. Ogni creazione materiale era intrinsecamente malvagia ed era dovere di ogni uomo sfuggirla e rifiutare coloro che la riconoscevano come buona.

 

Il Dio dell'Antico che ha creato il mondo era cattivo e doveva essere ripudiato. Era il Nuovo Testamento, interpretato dai catari 12, che doveva essere adottato come guida per liberare la propria anima spirituale dalla materia cattiva (il corpo). Un'autorità del XIII secolo, il domenicano Raniero Sacconi, compendiò così le credenze del catari:

 

«Le credenze generali di tutti i catari sono le seguenti: il diavolo ha fatto questo mondo e tutto ciò che esso contiene. Anche tutti i sacramenti della Chiesa, vale a dire il battesimo conferito con l'acqua e gli altri sacramenti, non sono di alcun profitto per la salvezza, e non sono i veri sacramenti di Cristo e della Sua Chiesa, ma sono ingannevoli e diabolici, e appartengono alla chiesa del maligno [...]. Un'altra credenza comune a tutti i catari è che il matrimonio carnale è sempre un peccato mortale e che nella vita futura si incorre in una sanzione penale più per il matrimonio legittimo che per l'adulterio o l'incesto, né fra loro chiunque dev'essere punito più severamente per questi atti. I catari negano anche la risurrezione futura dei corpi. Essi credono che mangiare carne, uova, o formaggio, anche se non hanno altro da mangiare, sia peccato mortale, per la ragione che anch'essi sono generati dal coito. Fare un giuramento non è lecito in nessun caso, e di conseguenza anche questo atto è ritenuto un peccato mortale. Anche le autorità civili commettono peccato mortale punendo gli eretici. Nessuno può raggiungere la salvezza tranne che nella loro sétta» 13.  

 

san domenico e gli albigesi

Sopra: San Domenico di Guzman ordina che

siano bruciati gli scritti degli albigesi.


 I catari ritenevano che la Messa fosse idolatria, che l'Eucaristia fosse una frode, che il matrimonio fosse un male, e che la Redenzione fosse ridicola. Prima della morte, il seguace riceveva il consolamentum, l'unico sacramento permesso che lo rendeva libero dalla materia e gli permetteva di rendere l'anima a Dio. Per questa ragione, non solo il suicidio per soffocamento o per fame era permesso, ma era considerato un atto lodevole.

 

Predicare che il matrimonio fosse una cosa malvagia, che ogni giuramento fosse proibito, che il suicidio religioso fosse buono, che gli uomini fossero privi di una volontà libera (e che quindi non potessero essere ritenuti responsabili delle loro azioni), che l'autorità civile non avesse alcun diritto di castigare i criminali o di difendere il Paese con le armi, minacciava alla radice la società medievale.

 

Ad esempio, il semplice rifiuto di giurare avrebbe minato l'intero tessuto di strutture legali e feudali in cui la parola data aveva lo stesso peso - se non maggiore - dell'atto scritto. Persino Henry Charles Lea (1825-1909), uno storico protestante che si oppose tenacemente alla Chiesa cattolica, ha dovuto ammettere nel suo libro A History of The Inquisition in the Middle Ages:

 

«La causa dell'ortodossia era la causa del progresso e della civiltà. Se il catarismo fosse divenuto dominante, o se gli fosse stato concesso di esistere, la sua influenza sarebbe divenuta disastrosa» 14.

 

 henry charles lea - a history of the inquisition in the middle ages.

Sopra: Henry Charles Lea e il suo libro

A History of The Inquisition in the Middle Ages.

 

In risposta alla frequente severità e alla brutalità con cui la Francia settentrionale intraprese la Crociata contro gli albigesi, durante la quale molti eretici furono uccisi senza un processo formale o una sentenza, Papa Innocenzo III (1161-1216) mise in moto un processo di investigazione per snidare le sétte segrete. Un altro problema che dovette affrontare il papato fu sì la disponibilità da parte del laicato a prendere misure più severe contro l'eresia, ma senza grande preoccupazione per la conversione degli eretici e per la loro salvezza eterna.

 

Si considera che il vero padre dell'istituzione medievale fu Papa Gregorio IX, amico di San Francesco d'Assisi e San Domenico di Guzman. Egli fece appello ai nuovi Ordini mendicanti ad assumersi il pericoloso, arduo e indesiderato compito di inquisitori. Quella che Papa Gregorio IX istituì era una corte straordinaria per investigare e giudicare le persone accusate di eresia. La crescita senza precedenti degli albigesi nella Francia meridionale giocò certamente una parte importante nella sua decisione.

 

papa innocenzo III

Sopra: Papa Innocenzo III.

 

Anche nella Francia settentrionale la Chiesa stava facendo fronte alla sporadica violenza del popolo che spesso colpiva degli innocenti. La pratica di mettere gli eretici a morte bruciandoli al rogo stava assumendo la forza di un costume ben radicato. Il Papa si preoccupò anche dei rapporti provenienti dalla Germania su di una sétta nota come i luciferini, una società segreta con rituali fissi durante i quali veniva profanata un'Ostia consacrata 15.

 

Sul piano civile, il Sommo Pontefice stava affrontando un potere formidabile, l'imperatore Federico II (1194-1250), in apparenza un regnante «moderno» e «liberale», in realtà del tutto indifferente al benessere spirituale della Chiesa e continuamente in contrasto con il Papato. L'imperatore Federico II, «cristiano» di nome e non di fatto, fu pesantemente influenzato dagli astrologi e dai costumi musulmani (anche lui aveva un harem...).

 

Egli mandò a monte due crociate, e venne scomunicato per ben due volte. Nel marzo del 1224, egli ordinò che qualsiasi eretico condannato in Lombardia fosse bruciato vivo (l'antica sanzione penale romana per alto tradimento), o come minore sanzione penale, che gli fosse strappata la lingua. Papa Gregorio IX, sapendo che Federico II stava mandando al rogo uomini che non erano eretici, ma soltanto suoi nemici personali, cercò di trovare un modo più misurato di affrontare il problema.

 

federico II

Sopra: l'imperatore Federico II di Svevia.

 

Nel 1233, il Pontefice rispose con una sua soluzione personale: sostituire la legge del linciaggio con un processo legale regolare sotto la direzione dei domenicani e dei francescani. Essi sarebbero stati esaminatori e giudici addestrati in modo speciale per scoprire e convertire gli eretici, protetti dall'avidità e dalla corruzione dal voto di povertà e garanti della giustizia.

 

Perciò, il primo punto da notare a proposito dell'Inquisizione mendicante è che essa entrò in azione in risposta ad un bisogno ben definito. In materia di eresia, essa presentò delle leggi, un sistema e una giustizia laddove si era presentato il bisogno di porre un limite alla gratificazione della gelosia politica, all'animosità personale e all'odio popolare. Quando troviamo uno storico che descrive l'introduzione dell'Inquisizione come un «passo avanti nella teoria giuridica», dobbiamo intenderlo in questo senso 16.

 

In latino, inquisitio significa «investigazione», e questa era la preoccupazione del Papa: una vera investigazione, una procedura giudiziaria anziché un linciaggio diretto, al posto di atti motivati dall'irrazionalità, dalle emozioni e dalla vendetta privata. Il secondo punto che dobbiamo tenere in considerazione è che gli ordini mendicanti furono incaricati di preservare non solo l'integrità della fede, ma anche la sicurezza sociale. Il fallimento di arginare la marea montante di questa eresia avrebbe causato il crollo della cristianità occidentale. Uno di tribunali più efficaci della Storia riuscì ad estirpare il veleno anti-sociale albigese, e così preservò l'unità morale dell'Europa per altri trecento anni.

 

Mito nº 3: la procedura inquisitoriale fu brutale e disumana

 

- Mito: le orrende procedure dell'Inquisizione furono ingiuste, crudeli, inumane e barbare. L'Inquisizione arrostì i piedi delle sue vittime col fuoco, li appese alle pareti a languire per un'eternità, colpì le loro giunture con martelli e li scorticò vivi sulla ruota

 

- Realtà: a dispetto degli avvincenti racconti gotici, l'evidenza ci conduce ad una conclusione totalmente diversa. Le procedure dell'Inquisizione sono ben conosciute grazie ad un'intera serie di Bolle pontificie e ad altri autorevoli documenti, ma soprattutto attraverso i formulari e i manuali, come quello redatto da San Raimondo di Peñafort (1180-1275), il grande canonista spagnolo, e da Bernardo Gui (1261-1331), uno degli inquisitori più celebri dell'inizio del XIV secolo. Gli inquisitori erano certamente degli interrogatori, ma erano soprattutto degli esperti teologi che seguivano meticolosamente le regole e le istruzioni, e venivano congedati e puniti quando non mostravano riguardo per la giustizia.

 

san raimondo di peñafort

bernardo gui

San Raimondo Bernardo Gui

 

Ad esempio, quando nel 1223 Robert di Bourger annunciò allegramente il suo intento di bruciare gli eretici senza tentare di convertirli, venne immediatamente sospeso dal suo incarico e incarcerato a vita da Gregorio IX 17. Le procedure inquisitoriali erano sorprendentemente giuste e clementi. In contrasto con quelle in uso presso gli altri tribunali di tutta l'Europa di quel tempo, esse appaiono quasi illuminate. Il processo iniziava con una convocazione del fedele alla chiesa in cui l'inquisitore predicava un sermone solenne, l'«Editto di Fede».

 

Tutti gli eretici venivano esortati a farsi avanti e a confessare i loro errori. Questo periodo era conosciuto come il «tempo di grazia» - che di solito durava 15-30 giorni - durante il quale tutti i trasgressori non avevano nulla da temere. Alla fine, dopo confessione della colpa, venivano riammessi alla comunione dei fedeli con una penitenza appropriata. Bernardo Gui affermò che il «tempo di grazia» era un'istituzione assai salutare e preziosa, e che molte persone furono riconciliate con la Chiesa mediante questa pratica 18.

 

Lo scopo principale del processo era di far tornare l'eretico in grazia di Dio; solamente di fronte alla sua persistente caparbietà la Chiesa lo abbandonava alla scarsa misericordia dello Stato. L'Inquisizione era prima di tutto e soprattutto un'istituzione penitenziale e proselitistica, e non un tribunale penale. Se questo aspetto viene ignorato, l'Inquisizione appare come una mostruosità inintelligibile e insignificante. In teoria, chi stava in piedi davanti all'inquisitore era un peccatore e non un criminale. Se la pecorella smarrita ritornava all'ovile l'inquisitore era riuscito nel suo intento.

 

eretici penitenti

Sopra: eretici penitenti.

 

Se invece l'eretico moriva in uno stato di ribellione aperta contro Dio e lontano da Lui, l'inquisitore aveva totalmente fallito nella sua missione. Durante questo «tempo di grazia», i fedeli venivano spinti a fornire più informazioni possibili all'inquisitore a riguardo degli eretici che conoscevano. Se si riteneva che ci fossero le ragioni sufficienti per procedere contro una persona, gli veniva inviata un'ordinanza in cui lo si invitava a comparire davanti ad un inquisitore in una data specificata, sempre accompagnata da una documentazione scritta redatta dall'inquisitore in cui venivano elencate le accuse a suo carico.

 

A volte, se l'accusato non si presentava spontaneamente, cosa che accadeva raramente, l'inquisitore poteva emettere un formale mandato di cattura a suo carico. Se anche in quel caso l'accusato non si presentava davanti all'inquisitore, poteva incorrere nella scomunica e veniva proscritto, ossia non poteva essere protetto o aiutato da chiunque, sotto pena di anatema. Anche se i nomi di testimoni contro l'accusato venivano cancellati, all'accusato veniva data l'opportunità di difendersi da false accuse fornendo all'inquisitore un elenco dettagliato dei nomi dei suoi nemici personali.

 

Con questo documento egli poteva invalidare una o più testimonianze contro di lui. Egli aveva anche il potere per fare appello ad un'autorità più elevata, e persino al Papa se fosse stato necessario 19. Un ultimo vantaggio dell'accusato era che, se scoperti, i falsi testimoni venivano puniti senza pietà. Ad esempio, Bernardo Gui descrive il caso in cui un padre accusò falsamente suo figlio di eresia. L'innocenza del figlio venne rapidamente alla luce, e il padre venne processato e condannato alla prigione a vita.

 

Nel 1264, Papa Urbano IV (1195-1264) aggiunse la regola secondo cui l'inquisitore avrebbe dovuto sottoporre le prove contro l'accusato ad un corpo di periti o boni viri, e solo dopo la loro sentenza egli avrebbe potuto procedere ad una eventuale condanna. Agendo più o meno in qualità di giurati, questo gruppo poteva annoverare trenta, cinquanta o anche ottanta membri. Questa misura servì a diminuire l'enorme responsabilità personale che cadeva sull'inquisitore. Anche in questo caso, è importante sottolineare che si trattava di una corte ecclesiastica che non pretendeva di esercitare la sua giurisdizione su coloro che erano al di fuori della comunione di fede, come nel caso di un infedele o di un ebreo. Solamente coloro che si erano convertiti al cristianesimo e che in seguito erano ritornati alla loro religione di provenienza cadevano sotto la giurisdizione dell'Inquisizione medievale 20.

 

La tortura venne autorizzata da Papa Innocenzo IV (1195-1254) nella Bolla Ad exstirpanda, del 15 maggio 1252, in un primo tempo con il limite che non si potesse provocare la perdita di un membro del corpo o mettere in pericolo la vita del torturato, e che tale pratica poteva essere applicata solamente una volta, e poi unicamente nel caso in cui l'accusato sembrasse già virtualmente condannato di eresia con prove multiple e certe. Alcuni recenti studi obiettivi portati a termine da diversi studiosi hanno portato alla conclusione che la tortura era praticamente ignota nel processo inquisitoriale medievale.

 

papa urbano IV

papa innocenzo IV

Papa Urbano IV Papa Innocenzo IV

 

Il registro di Bernardo Gui, inquisitore a Tolosa per sei anni, che esaminò più di seicento eretici, contiene solamente un caso in cui fu usata la tortura. Inoltre, nelle 930 sentenze registrate tra il 1307 e il 1323 (e vale la pena di notare che meticolosi archivi erano conservati da notai scelti dalle corti civili), la maggioranza degli accusati fu condannata alla prigione, ad indossare croci e fare penitenza. Solamente quarantadue furono abbandonati al braccio secolare e arsi al rogo 21.

 

Le leggende sulla brutalità dell'Inquisizione, sul numero delle persone condannate alla prigione e su quelle abbandonate al potere secolare per essere arse vive si sono dilatate nel corso degli anni. Lavorando attentamente sui registri esistenti e sui documenti disponibili, il Prof. Yves Dossat ha calcolato che nella Diocesi di Tolosa, negli anni 1245-1246, 5.000 persone sono comparse davanti all'inquisitore. Di queste, 945 furono giudicate colpevoli di eresia o di coinvolgimento nell'eresia. Delle restanti, 105 furono condannate alla prigione, mentre 840 ricevettero penitenze più lievi.

 

Dopo un'accurata analisi di tutti i dati disponibili, Dossat ha concluso che nella prima metà del XIII secolo, solamente uno su cento eretici condannati dall'Inquisizione fu consegnato al braccio secolare per essere giustiziato, e solamente il 10-12% ricevette pene detentive. Inoltre, in molti casi gli inquisitori ridussero le pene e spesso le commutarono in altre minori 22. I numerosissimi roghi presentati come certi dai vari manuali di Storia sono o generalmente non autenticati, o sono l'invenzione intenzionale di propagandisti anti-cattolici dei secoli successivi. Di fronte ad una crescente evidenza, possiamo asserire con certezza che l'integrità generale del Sant'Uffizio fu mantenuta ad un livello straordinariamente alto, molto più alto di quella delle corti civili contemporanee.

 

Mito nº 4: l'Inquisizione spagnola fu efferata

 

- Mito: l'Inquisizione spagnola si macchiò di mostruose barbarie, terrorizzando tutta di società con le sue pratiche tiranniche e crudeli

 

- Realtà: il 6 novembre 1994, la BBC londinese mandò in onda una sorprendente testimonianza a riguardo delle falsità contenute nel documentario intitolato The Myth of the Spanish Inquisition («Il mito dell'Inquisizione spagnola»). In esso, diversi storici ammisero che «questa immagine è falsa. È una distorsione storica diffusa quattrocento anni fa e accettata fin da allora. Ogni caso che è stato esaminato dall'Inquisizione spagnola nel corso dei suoi trecento anni di esistenza aveva il proprio archivio».

 

Ai nostri giorni quegli archivi sono stati raggruppati e sono stati esaminati scientificamente per la prima volta. Il Prof. Henry Kamen, un esperto in questo campo, ha ammesso candidamente che gli archivi sono assai dettagliati, esaurienti e permettono di accendere ad una versione ben diversa dell'Inquisizione spagnola. Le antipatie protestanti hanno nutrito per secoli questa campagna di propaganda contro la Chiesa cattolica e contro Carlo V (1500-1558), il potente imperatore della dinastia degli Asburgo che comandò gli eserciti più potenti d'Europa.

 

Le paure dei protestanti si intensificarono specialmente dopo la battaglia di Mulburg, nel 1547, dove i nemici di Carlo vennero virtualmente annichiliti 23. La successione di Filippo II (1527-1598) al trono spagnolo e la sua forte opposizione al protestantesimo ravvivarono tali paure. Nel 1566, Filippo II scrisse al suo ambasciatore a Roma:

 

«Lei può assicurare a Sua Santità che piuttosto che far soffrire il minimo danno alla religione e al servizio di Dio, sarei disposto a perdere tutti i miei stati e cento vite se li avessi. Non voglio né desidero essere il capo degli eretici» 24.

 

henry kamen

carlo V d'asburgo

filippo II di spagna

Henry Kamen Carlo V Filippo II

 

Tuttavia, mentre gli spagnoli trionfavano spesso sul campo di battaglia spesso, perdevano miseramente nella guerra della propaganda. Essi non si difesero contro la leggenda della crudeltà e della barbarie spagnola, cosicché l'Europa iniziò a simpatizzare per la rivolta protestante nei Paesi Bassi. Diffamare l'Inquisizione spagnola divenne l'arma preferita per raggiungere questo fine. Molti opuscoli e pamphlet, troppo numerosi e orrendi per essere qui enumerati, furono scritti a partire dal XVI secolo. Basta menzionarne solamente alcuni: L'Apologia di Guglielmo d'Orange, scritto nel 1581 dall'ugonotto francese Pierre Loiseleur de Villiers (1535-1590), un pamphlet che racchiudeva tutta la propaganda anti-Inquisizione degli ultimi quarant'anni e che divenne un documento politico che «convalidò» la rivolta olandese.

 

Nel 1567, Reinaldo González Montano pubblicò il suo Sanctæ Inquisitionis Hispanicæ Artes aliquota detectæ ac palam traductæ, un'opera che venne rapidamente tradotta in tutte le lingue più importanti dell'Europa Occidentale e che circolò ovunque. Questo libro contribuì decisamente alla stesura di quella che in seguito divenne nota come la «Leggenda Nera», che associò l'Inquisizione con gli orrori della camera della tortura 25. Tali racconti furono ripresi e arricchiti da altri scrittori protestanti, come il reverendo Ingram Cobain che nel XIX secolo scrisse uno dei suoi articoli falsi sulla tortura: in esso veniva illustrata una bella bambola di grandezza naturale che tagliava la vittima con un aggeggio con mille coltelli che quest'ultima era costretta ad abbracciare.

 

sanctae inquisitionis hispanicæ artes aliquota detectæ ac palam traductæ

Sopra: il frontespizio dell'opera Sanctae Inquisitionis

Hispanicæ Artes aliquota detectæ ac palam traductæ.

 

Il mito era stato creato e avrebbe assunto proporzioni confinanti con il ridicolo nella letteratura, nei rapporti dei viaggiatori, nei resoconti massonici, nella satira (Voltaire, Zaupser), nei drammi e nell'opere (Schiller, Verdi), nelle storie (Victor Hugo) e nei romanzi gotici dei secoli successivi 26. Riguardo alla tortura, il Prof. Kamen ha recentemente affermato:

 

«In realtà, l'Inquisizione usò molto raramente la tortura. In Valencia, ho scoperto che su 7.000 casi solamente il 2% fu sottoposto a qualche forma di tortura, e di solito per non più di quindici minuti [...]. Inoltre, dalle mie ricerche è emerso che nessuno è stato torturato più due volte».

 

camera di tortura - inquisizione

Sotto: una delle tantissime immagini che circolano sul web e che

dipingono fantasiosamente l'Inquisizione come l'anticamera della morte.

 

Il Prof. Jaime Contreras è dello stesso avviso:

 

«Se paragoniamo l'Inquisizione spagnola con gli altri tribunali di Spagna scopriamo che l'Inquisizione usò la tortura molto meno dei tribunali laici. E se paragoniamo l'Inquisizione spagnola con i tribunali degli altri Paesi, scopriamo che anche in questo caso l'Inquisizione usò molto meno la tortura» 27.

 

jaime contreras

Sopra: il Prof. Jaime Contreras.

 

Durante lo stesso periodo, nel resto d'Europa, la crudeltà fisica era comune. In Inghilterra, i trasgressori venivano giustiziati per aver danneggiato gli alberi nei giardini pubblici, per la caccia di frodo al cervo, per aver rubato il fazzoletto di una donna e per aver tentato il suicidio. In Francia, i ladri di pecore venivano sventrati. Durante il regno di Enrico VIII (1491-1547), gli avvelenatori venivano bolliti vivi in un calderone.

 

Molto più tardi, ossia nel 1837, 437 persone vennero giustiziate in Inghilterra nel corso di un anno per vari crimini, e fino al passaggio alla Reform Bill, la pena di morte era la pena inflitta per la contraffazione di documenti, per il conio di monete false, per il furto di cavalli, per il furto con scasso, per l'incendio doloso, per il furto o la lettura della posta e per il sacrilegio 28. É chiaro che nell'accusare l'Inquisizione spagnola incolpandola di crudeltà fisica e di brutalità incallita, dobbiamo procedere con circospezione.

 

Il mito del potere illimitato e del controllo esercitato dall'Inquisizione spagnola è risultato essere del tutto infondato. Nel XVI secolo, l'Inquisizione spagnola era suddivisa in venti tribunali, ciascuno dei quali doveva prendersi cura di migliaia di chilometri quadrati di territorio. Inoltre, ogni tribunale poteva contare su due o tre inquisitori e una manciata di impiegati amministrativi. Scrive il Prof. Kamen:

 

«Questi inquisitori non avevano affatto quel potere per controllare la società che gli storici moderni gli attribuiscono. Essi non avevano potere, non avevano funzione, non avevano gli strumenti per compiere il loro lavoro. Rafforzando quell'immagine fantasiosa, gli abbiamo fornito gli attrezzi che non sono mai esistiti» 29.

 

autodafé

Sopra: due eretici vengono portati davanti al giudice

dell'Inquisizione per l'autodafé («atto di fede»).

 

In realtà, il contatto limitato dell'Inquisizione con la popolazione della ragione non attrasse l'ostilità degli spagnoli. Tranne che le città più grandi, è probabile che le altre città abbiano visto un inquisitore una volta ogni dieci anni o addirittura una volta in un secolo. Una delle ragioni per cui la popolazione sostenne l'Inquisizione fu proprio perché la videro raramente, e ancor meno ne sentirono parlare.

 

Kamen ha scoperto in ogni periodo della storia dell'Inquisizione, ci sono periodi di forte critica e di aspra opposizione. Basandosi sullo sfruttamento dei documenti inquisitoriali prima da parte dello spretato Juan Antonio Llorente (1756-1823), e poi del protestante Henry Charles Lea, gli studiosi hanno commesso l'errore di studiare l'Inquisizione senza inserirla in un quadro comprendente tutte le altre dimensioni della cultura e della società spagnola, come se avesse avuto un ruolo centrale nella religione, nella politica, nella la cultura e nell'economia, e come se nessuna opposizione o critica fossero permesse 30. La satira di Marcelino Menéndez y Pelayo (1856-1912) su coloro che hanno additato il tribunale dell'Inquisizione come la causa di tutti i mali di Spagna sottolinea questa visione:

 

«Perché non c'è l'industria in Spagna? A causa dell'Inquisizione. Perché noi spagnoli siamo pigri? A causa dell'Inquisizione. Perché ci sono le corride in Spagna? A causa dell'Inquisizione. Perché gli spagnoli fanno la siesta? Per colpa dell'Inquisizione» 31.

 

juan antonio llorente

marcelino menéndez y pelayo

Juan Antonio Llorente M. Menéndez y Pelayo

 

L'Inquisizione non può essere incolpata per la «decadenza della cultura e della letteratura spagnola», afferma Peters nel suo studio obiettivo e acclamato sull'Inquisizione, nonostante le pretese dello storico protestante Charles Lea o dello storico cattolico Lord Acton (1834-1902). Scrive ancora Peters:

 

«Dopo il frastuono causato dalla creazione dell'Indice del 1559, che fu diretto principalmente contro la pietà vernacolare, non ci fu mai nessun attacco contro la letteratura spagnola e non uno dei cento scrittori spagnoli entrò in conflitto con l'Inquisizione. Effettivamente, molto dopo le misure delle 1558-1559, la Spagna continuò ad avere una vita intellettuale attiva basata su un'esperienza del mondo molto più vasta di quella di qualsiasi altra nazione europea» 32.

 

lord acton

Sopra: sir John Emerich Edward Dalberg-Acton comunemente

conosciuto come Lord Acton, un cattolico liberale favorevole

alla tesi dell'Inquisizione colpevole di atti barbarici.

 

Rimane ora da esaminare l'ultimo e più importante mito.

 

Mito nº 5: l'uomo è libero quando la religione non è pubblica

 

- Mito: l'uomo è più libero e felice quando lo Stato non fa pubblica professione di una vera religione. Perciò, il vero progresso poggia sulla separazione tra Chiesa e Stato

 

- Realtà: ecco il nocciolo della questione. L'elemento più dinamico, la questione più essenziale si trova nell'atteggiamento dello spirito umano in relazione alle questioni di religione e di filosofia. Per comprendere pienamente la risposta, è necessario assumere molti presupposti. Il concetto cattolico di Storia è basato sul fatto che i Dieci Comandamenti sono norme fondamentali di comportamento umano che corrispondono al diritto naturale. Per aiutare l'uomo nella sua debolezza, guidarlo, dirigerlo e preservarlo dalla sua tendenza verso al male e all'errore, che è il risultato del peccato originale, Gesù Cristo ha fornito la Sua Chiesa di un Magistero infallibile per insegnare e guidare le nazioni.

 

dieci comandamenti

 

L'adesione dell'uomo al Magistero della Chiesa è frutto della fede. Senza la fede l'uomo non può conoscere durevolmente e completamente la pratica dei Comandamenti. Perciò, nella misura in cui l'uomo si eleva nell'ordine della grazia mediante la pratica della virtù ispirata dalla grazia, elabora una cultura, un ordine politico, sociale ed economico in consonanza con i principî basilari immutabili del diritto naturale. Queste istituzioni e questa cultura così formata nel suo insieme può essere chiamata «civiltà cristiana». Inoltre, le nazioni e i popoli possono raggiungere una civiltà perfetta, una civiltà in completa armonia con il diritto naturale all'interno del quadro della civiltà cristiana e attraverso la corrispondenza alla grazia e le verità di fede.

 

Per questa ragione, l'uomo deve fermamente riconoscere la Chiesa cattolica come l'unica vera Chiesa di Dio e il suo Magistero universale autentico come infallibile. Perciò, l'uomo deve conoscere, professare e praticare la fede cattolica. Storicamente, ci si deve chiedere quando questa civiltà cristiana è esistita. La risposta può scioccare e persino irritare molte persone. C'è stato un tempo in cui una grande porzione dell'umanità conosceva questo ideale di perfezione, lo conosceva e tendeva ad esso con fervore e sincerità.

 

potere civile e potere spirituale

 

Questo periodo, talvolta definito come l'epoca d'oro del cristianesimo, è va dal XII al XIII secolo, quando l'influenza della Chiesa in Europa era al suo zenit. I principî cristiani dominavano le relazioni sociali più pienamente che in ogni altro periodo - prima e dopo - e lo Stato cristiano si avvicinò quasi al suo pieno sviluppo. Papa Leone XIII (1810-1903) si riferì a questo periodo nella sua Enciclica Immortale Dei (del 1º novembre 1885) in questi termini:

 

«Vi fu un tempo in cui la filosofia del Vangelo governava la società: allora la forza della sapienza cristiana e lo spirito divino erano penetrati nelle leggi, nelle istituzioni, nei costumi dei popoli, in ogni ordine e settore dello Stato, quando la religione fondata da Gesù Cristo, collocata stabilmente a livello di dignità che le competeva, ovunque prosperava, col favore dei prìncipi e sotto la legittima tutela dei magistrati; quando sacerdozio e impero procedevano concordi e li univa un fausto vincolo di amichevoli e scambievoli servigi. La società trasse da tale ordinamento frutti inimmaginabili, la memoria dei quali dura e durerà, consegnata ad innumerevoli monumenti storici, che nessuna mala arte di nemici può contraffare od oscurare».

 

Un ritratto della società cattolica implica soprattutto un'idea esatta di quelle che dovrebbero essere le relazioni tra la Chiesa e la società temporale. Per principio, lo Stato ha il dovere di professare pubblicamente la verità della fede cattolica, e, per conseguenza, di proibire il proselitismo agli eretici. Poiché non solo la Chiesa, ma tutta la società temporale è stata creata per la salvezza delle nostre anime, come San Tommaso d'Aquino (1225-1274) mostra alla fine del suo De Regimine Principum.

 

In esso, San Tommaso ci mostra come tutte le cose fatte da Dio furono create per la salvezza delle nostre anime e devono essere intese positivamente per la santificazione della nostra. Gli uomini stessi furono creati per la salvezza l'uno dell'altro. Ecco perché essi vivono insieme in società. E dunque, sia la società temporale che quella spirituale dovrebbero concorrere allo scopo primario dell'esistenza dell'uomo: la salvezza eterna della sua anima. Questo ideale di società implica una piena comprensione della gerarchia dei valori, in cui i valori spirituali hanno un valore più elevato di quelli materiali.

 

Ad esempio, nella Summa Theologica (II, II, ii 3), San Tommaso nota che se da una parte è giusto condannare a morte i falsificatori, allo stesso modo è necessario mettere a morte coloro che hanno commesso il peggiore dei crimini: la falsificazione della fede. Giacché la salvezza eterna deve essere considerata come molto più importante della proprietà temporale, e il benessere di tutti dev'essere ritenuto maggiore del benessere dell'individuo. Queste affermazioni hanno delle conseguenze dolorose per lo spirito liberale dei nostri giorni.

 

san tommaso d'aquino

Sopra: San Tommaso d'Aquino.

 

Poiché se lo Stato proclama quella singola religione come l'unica vera, ha per principio l'obbligo di proibire la diffusione delle sétte ereticali. É evidente che in una società cattolica lo scopo più elevato delle Stato consiste nel riconoscere pubblicamente la Chiesa cattolica, nel difenderla, nell'applicare le sue leggi e nel servirla. In una società cattolica, il Papa gode di un'autorità indiretta su tutto ciò che riguarda gli interessi della Chiesa.

 

Ne consegue che il Sommo Pontefice è al di sopra di qualsiasi potere temporale. Qualora un capo di Stato diventasse eretico, il Papa ha diritto a deporlo, come nel caso di Enrico IV (1553-1610), il pretendente legittimo al trono di Francia. In altre parole, un eretico non ha il diritto di governare un Paese cattolico. Come Padre Denis Fahey s.j. (1883-1954) scrive nella sua opera The Kingship of Christ («La Regalità di Cristo»), nel Medioevo lo Stato adempì al suo obbligo di professare quella religione che Dio stesso ha stabilito e che attraverso la quale vuole adorato e venerato: la religione cattolica.

 

il papa è superiore a qualsiasi autorità terrena

 

Quando i cattolici rispondono alle obiezioni dei non-cattolici sull'Inquisizione, sembrano perdere vista il principio formale di ordine che ha animato la civiltà medievale. Se uno Stato proclama che una religione è l'unica vera religione, ha per principio il dovere di proibire la diffusione dell'eresia e delle sètte ereticali. Questo obbligo è il punto più difficile da accettare per la mentalità liberale. Nel Medioevo l'eresia era considerata un crimine perché lo Stato riconosceva la religione cattolica per quello che è obiettivamente, ossia la vera ed unica religione stabilita da Dio, e non una semplice sistemazione provvisoria, che oggi e qui e domani è là. Nel presentare i principî della Regalità di Cristo, scrive Padre Denis Fahey:

 

«La verità è che lo Stato fece suo il principio formale di organizzazione sociale ordinata nel mondo attuale e che l'Inquisizione era stata istituita per difendere quell'ordine contro i fomentatori del disordine [...]. Questo stesso principio è stato plasmato da Dio per poter rispondere alle nuove esigenze e circostanze di tutti i secoli a venire. Socialmente organizzato, l'uomo nel mondo redento da Nostro Signore non è come Dio vuole che sia, a meno che egli accetti la soprannaturale e sovrannazionale Chiesa cattolica. Il mondo moderno ha invertito questo ordine e sta soffrendo per la sua apostasia e per il suo disordine. Questa grande verità ha bisogno di essere proclamata inequivocabilmente, cosicché la vita interiore con cui celebriamo la festa di Cristo Re possa essere approfondita. È molto meglio cadere lottando per la verità integrale che ottenere un'apparente vittoria che diminuisca tale verità» 33.

 

denis fahey - the kingship of christ.

Sopra: Padre Denis Fahey s.j. e il suo libro The Kingship of Christ.

 

La diffamazione della santa Inquisizione trova evidentemente le sue radici in questa tendenza assai estesa - purtroppo anche tra molti uomini di Chiesa - di «diminuire» i principî dell'ordine sociale cattolico. Se da una parte il problema della santa Inquisizione dovrebbe essere esaminato a livello filosofico, non c'è alcun dubbio che attraverso i secoli l'Inquisizione abbia assunto dimensioni mostruose lontane dalla realtà dei fatti. Durante la Riforma, le penne dei propagandisti protestanti iniziarono questo processo di mitizzazione dipingendo l'Inquisizione come un altro esempio dei mali di Roma. Nelle loro opere questo tribunale venne presentato come lo strumento supremo dell'intolleranza.

 

Essi scrissero che ovunque il cattolicesimo avesse trionfato, non solo la libertà religiosa, ma la stessa libertà civiltà si era estinta. Secondo questa interpretazione, la Riforma aveva provocato la liberazione dello spirito umano dalle catene dell'oscurantismo e della superstizione. La propaganda lungo queste linee si dimostrò notevolmente efficace. Nondimeno, man mano che gli studiosi di questi ultimi decenni procedono nell'esame degli archivi, i loro studi stanno dimostrando che il bene della verità esige che il ruolo dell'Inquisizione sia ricondotto alle sue dimensioni reali.

 

La sua importanza può essere grossolanamente esagerata se contiamo il gran numero di stampe e immagini fittizie presentate prima dai propagandisti protestanti, e in seguito dai filosofi dell'Illuminismo e dagli esponenti del romanticismo e del liberalismo. Questi scrittori - incluso Lord Acton - pretesero sbagliandosi che l'Inquisizione fosse parte integrante di una filosofia speciale dell'intolleranza e della crudeltà. In realtà, essa si evolse come un prodotto della società che serviva. In definitiva, per quelle menti cattoliche e obiettive che militano contro gli errori del liberalismo e del modernismo dei nostri tempi e che guardano con ammirazione lo spirito e le istituzioni di quell'era di fede, la santa Inquisizione può essere ancora oggetto di una salubre approvazione.

 

cristo re dell'universo

 

papa leone XIII

«La stessa libertà, se considerata nell'ambito della società, pretende che lo Stato non faccia propria alcuna forma di culto divino e non voglia professarlo pubblicamente; pretende che nessun culto sia anteposto ad un altro, ma che tutti abbiano gli stessi diritti, senza tener conto della volontà popolare, se il popolo si dichiara cattolico. Ma perché fossero corretti tali principî, dovrebbe essere vero che gli obblighi della società civile verso Dio o sono nulli o possono essere impunemente disattesi: e ciò è falso in entrambi i casi [...]. Perciò è necessario che la società civile, proprio in quanto società, riconosca Dio come padre e creatore suo proprio, e che tema e veneri il suo potere e la sua sovranità. Pertanto, la giustizia e la ragione vietano che lo Stato sia ateo o checadendo di nuovo nell'ateismoconceda la stessa desiderata cittadinanza a tutte le cosiddette religioni, e gli stessi diritti ad ognuna indistintamente».

 

- Papa Leone XIII, Lettera Enciclica Libertas, del 20 giugno 1888.

 

banner centro culturale san giorgio

 

Note

 

1 Traduzione dell'originale inglese The Holy Inquisition: Myth or Reality, a cura di Paolo Baroni. Scritto reperibile alla pagina web

http://www.catholicapologetics.info/apologetics/protestantism/holinquisit.htm

2 L'ideale luterano si riconosce nella Pace di Westphalia, del 1648, che permise ad ogni Stato protestante la libertà di organizzare la sua particolare forma di religione come un dipartimento di Stato. Quella «pace», scrive Padre Denis Fahey s.j., è «stata giustamente definita il funerale dell'ordine cattolico del mondo. La separazione di Lutero del cristiano dal cittadino preparò il modo alla deificazione dello Stato, realizzata nei tempi moderni, e così l'influenza sociale della società protestante facilitò l'avvento dell'uomo pubblico moderno che può, come cittadino privato, essere cattolico, ma come uomo pubblico può trovarsi esposto al culto protestante o in alcune occasioni al pericolo di assistervi» (cfr. P. D. Fahey, The Kingship of Christ, 3ª ed., Palmdale 1990, pagg. 40-41).

3 Cfr. W. T. Walsh, Characters of The Inquisition, Rockford, 1987, III, pagg. x-xi.

4 A partire dal 1230, ebbe luogo una rivoluzione sostanziale nel pensiero legale e procedurale nella maggior parte dell'Europa occidentale che incluse l'introduzione della procedura inquisitoriale ispirata al diritto romano, che in molti aspetti potrebbe essere considerata una modernizzazione delle pratiche legali del tempo (cfr. E. Peters, Inquisition, New York-Londra 1988, pagg. 52-57).

5 Cfr. E. Peters, op. cit., pagg. 231-233.

6 Richard Kieckhefer ha indicato che è improprio parlare di «Inquisizione» in un contesto medievale. Le fonti mostrano che anche l'istituzionalizzazione regionale e locale della procedura inquisitoriale era parziale e fragile, dipendendo principalmente dalla cura e dal potere organizzativo messi in campo del singolo inquisitore e dal bisogno concreto di un'azione percepita in un tempo e in un luogo specifico (cfr. R. Kieckhefer, «The Office of Inquisition and Medieval Heresy: The Transition from Personal to Institutional Jurisdiction», in Journal of Ecclesiastical History, nº 46, gennaio 1995, pag. 59; R. Kieckhefer, Repression of Heresy in Medieval Germany, Philadelphia-Liverpool, 1979, pag. 5).

7 Cfr. A. L. Maycock, The Inquisition from Its Establishment to the Great Schism («L'Inquisizione dalla sua istituzione fino al grande scisma»), New York 1969, pag. 117.

8 Ibid., pag. 100.

9 Ci furono incidenti e tumulti popolari a Toledo, nel 1449, insurrezioni civili nel 1470, a Valladolid, e uccisioni di conversos a Jaén e a Cordoba tre anni più tardi. In tutti questi casi, lo strumento diretto della violenza fu il popolino (cfr. H. Kamen, Inquisition and Society in Spain, Bloomington 1985, pagg. 30-31).

10 A partire dal XVIII secolo, la Congregazione del Sant'Uffizio non ebbe virtualmente potere o influenza fuori dagli Stati Pontifici. Tra i suoi compiti principali ricordiamo la censura del clero e dei libri stampati, affiancata dalla Congregazione dell'Indice. Il Sant'Uffizio fu soppresso durante l'esilio del Papa dall'Italia nel periodo 1809-1814, dopo di che fu ripristinato con poteri ulteriormente limitati. Nel 1965, Paolo VI cambiò il suo nome in Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede, e nel 1966 egli abolì l'Indice dei libri proibiti.

11 Cfr. J. Tedeschi, The Prosecution of Heresy: Collected Studies on The Inquisition in Early Modern Italy. Medieval and Renaissance Texts and Studies, vol. LXXVIII, Binghampton 1991, XI-XIV, pagg. 7-9.

12 Albert Clement Shannon fornisce un chiarimento particolareggiato delle credenze dei catari e delle loro prove bibliche citando un trattato albigese scritto intorno alla fine del XII secolo. Ad esempio, per provare che il corpo dell'uomo proviene dal diavolo i catari citavano il versetto Gv 8, 44: «Avete per padre è il diavolo», e 1 Gv 3, 8: «Chi commette il peccato viene dal diavolo» (cfr. A. C. Shannon, The Medieval Inquisition, Washington D.C. 1983, pagg. 2-19).

13 Cfr. Summa di Rainerius Sacconi, trascritta in G. L. Wakefield-A. P. Evans, Heresies of the High Middle Ages (Eresie del'alto Medioevo), New York 1969, pag. 330.

14 Cfr. H. C. Lea, A History of The Inquisition in the Middle Ages («Una storia dell'Inquisizione nel Medioevo»), New York 1906-1908, vol. I, pag. 1064.

15 Cfr. A. L. Maycock, op. cit.. pagg. 77, 52-53; W. T. Walsh, op. cit., pagg. 41-43.

16 Cfr. G. Schnürer, Kirche und Kultur in Mittelalter («La Chiesa e la cultura nel Medioevo»), Paderborn 1926, II, pag. 434.

17 Cfr. A. L. Maycock, op. cit.. pagg. 128-129.

18 Nel 1323, l'inquisitore Bernardo Gui (ingiustamente calunniato nel romanzo di Umberto Eco Il Nome della Rosa) redasse la Practica officii inquisitionis heretice pravitatis, un manuale inquisitoriale elaborato ed equilibrato. Le dottrine e le procedure degli inquisitori erano state dedotte dalla teologia, dal Diritto Canonico, dalle opere dei Padri della Chiesa, dai Concilî generali dall'insegnamento dei Papi (cfr. E. Peters, op. cit., pagg. 60-64).

19 Nonostante l'apparente proibizione di poter ricorrere in appello (appelatione remota), Papa Gregorio IX e il suo successore Innocenzo IV permisero ripetutamente appelli fatti da accusati e rovesciarono sentenze ingiuste. In tutto questo periodo, sembra che numerosi ricorsi in appello giunsero a Roma per risarcimenti. Infatti, prendendo a modello le regolamentazioni del Codice di Giustiniano, da lungo tempo dimenticato, la Chiesa, attraverso il processo inquisitoriale introdusse la procedura dell'appello nella legislazione medievale, mentre l'appello era totalmente ignorato dalle autorità locali e dalle corti feudali. A causa del suo successo, il sistema giudiziario ecclesiastico venne poi adottato dai tribunali laici che inclusero l'appello come procedura regolare, riorganizzando e centralizzando i sistemi della corte (cfr. A. C. Shannon, op. cit., pagg. 139-140).

20 Cfr. B. Hamilton, The Medieval Inquisition («L'Inquisizione medievale»), Holmes & Meier Publishers, 1981, pagg. 150-51, 130-33, 140-41.

21 Ibid., pag. 160.

22 Cfr. I. Dossat, Les Crises de l'Inquisition toulousaine au XIIIeme siècle (1233-1273), Imprimerie Bière, Bordeaux 1959, pagg. 247-268.

23 Cfr. H. Kamen, op. cit., pagg. 252-254.

24 Cfr. E. Peters, op. cit., pag. 121.

25 Cfr. J. Foxe, The Book of Martyrs («Il libro dei martiri»), Londra 1863, pag. 1060; E. Peters, op. cit., pag. 133; 152-154; H. Kamen, op. cit., pag. 254.

26 Per un resoconto più dettagliato di come il mito prese forma nella letteratura, vedi E. Peters, op. cit., pagg.152-262.

27 Cfr. «The Myth of the Spanish Inquisition», documentario mandato in onda dalla il 6 novembre 1994.

28 Cfr. A. L. Maycock, op. cit.. pagg. 41-259.

29 Cfr. «The Myth of the Spanish Inquisition», documentario mandato in onda dalla il 6 novembre 1994.

30 Cfr. H. Kamen, op. cit., pagg. 257-258.

31 Cfr. M. Menéndez y Pelayo, La Ciencia Española («La scienza spagnola»), Madrid 1953, pagg. 102-103.

32 Cfr. E. Peters, op. cit., pag. 260-261.

33 Cfr. P. D. Fahey s.j., Kingship of Christ according to the Principles of St. Thomas Aquinas («La Regalità di Cristo secondo i principî di San Tommaso d'Aquino»), Palmdale 1931, pag. 38.

 

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